martedì 31 luglio 2018

Riccione, in classe c'è un bimbo con l'epilessia: ogni compagno ha un ruolo per le emergenze


Il piccolo ha 9 anni: la maestra ha spiegato ai suoi amici come rendersi utili in caso di crisi

RICCIONE - C'è un bambino di 9 anni che ha l'epilessia. E compagni di classe pronti a soccorrerlo quando lui ne ha più bisogno, perché la maestra ha spiegato loro cosa sia questo problema di salute, che conseguenze e che manifestazioni abbia, e come occorra intervenire, con lucidità e rapidità. E' stata la mamma del bambino a raccontare in una lunga lettera su un gruppo Facebook come l'insegnante abbia deciso di rendere ciascun compagno di classe consapevole di poter essere d'aiuto: ha affidato a ciascuno di loro un ruolo, nel caso il loro amico abbia una crisi in classe. I genitori del piccolo hanno scoperto quel foglio di istruzioni quasi per caso, andando ai colloqui.

Se il ruolo di regista dei soccorsi spetta ovviamente all'insegnante, c'è poi "chi prende il farmaco, chi avverte i bidelli, chi prende dall'armadietto il cuscino", ed è prevista persino una turnazione degli incarichi, mese per mese, e sostituti, perché non manchi mai sostegno al bambino. In questo modo, spiega la madre, i suoi compagni si preparano “ad essere utili e a reagire in caso di necessità. Io mi sono fortemente commossa”, scrive. “La maestra ha compiuto un gesto di estrema importanza perché li ha resi partecipi e preparati per una cosa importantissima: Aiutare. Questo è un grande insegnamento di solidarietà. Questi bambini un giorno per strada si fermeranno ad aiutare chi ha bisogno e non si volteranno dall'altra parte! Io ho il magone in gola perché so che in classe non vedono l'ora di avere il nome scritto lì sopra. Noi famigliari insegnamo a casa certi valori e principi ma poi è di fondamentale importanza che anche la società segua un certo percorso. Questo foglio per me è la Vita, è amore per il prossimo”, scrive a caratteri cubitali, “è altruismo. Quando una maestra può fare un enorme differenza. Mio figlio sta vivendo tranquillo non solo per noi a casa che cerchiamo di fare un cammino amorevole ma anche perché ha risposte così meravigliose dall'esterno ma che è sempre un ambiente dove vive. Grazie è poco maestra Elena Cecchini”.

6 aprile 2018

FONTE: Repubblica.it


Storia semplice ma bellissima, che ci dice più che mai quanto basti poco, in fin dei conti, per rendere migliore la società in cui viviamo. Quello che ha fatto questa maestra di scuola è veramente splendido, un gesto di meravigliosa, squisita umanità, altruismo e solidarietà, un gesto che rende partecipi tutti i suoi alunni i quali, c'è da scommetterci, non dimenticheranno mai questo meraviglioso insegnamento e se lo porteranno dappresso per tutta la loro vita.

Marco

sabato 28 luglio 2018

Un pulmino in regalo ad un ragazzo che non si è mai arreso


Un gruppo di imprenditori varesini ha regalato un pulmino a Luca Alfano, un ragazzo costretto in sedia a rotelle da una grave malattia rara, ma che non ha mai perso la voglia di vivere

Un regalo speciale per un ragazzo dalla volontà di ferro. È ciò che hanno deciso di fare alcuni imprenditori del Varesotto, donando un pulmino Opel Combo attrezzato per il trasporto di disabili a Luca Alfano, un ragazzo di Varese affetto da una grava malattia incurabile.

Luca Alfano era un giovane calciatore, quando venne colpito da questa rara malattia che lo costrinse sulla sedia a rotelle. Questo segnò profondamente la vita del ragazzo, che vide distrutto il suo sogno di diventare un giocatore professionista. Luca decise però di non lasciarsi sopraffare dalla malattia, riuscì a reagire con grande coraggio e diventò un vero esempio per moltissimi ragazzi. Il giovane scrisse anche un libro intitolato “Più unico che raro” in cui, nonostante i problemi e le brutte vicende raccontate, si celebra con forza la vita.

Per premiare la forza di volontà che Luca ha dimostrato in questi anni la società Delta di Alessandro Carlomagno in collaborazione con molti altri imprenditori del Varesotto ha deciso di comprare un pulmino Opel Combo per facilitare gli spostamenti del ragazzo. Oltre al prezzo del veicolo verranno coperte anche tutte le spese per i prossimi quattro anni.

La carrozzeria rossa del pulmino e i suoi adesivi bianchi ricordano i colori del Varese Calcio, la società tanto amata da Luca Alfano. Gli imprenditori sono convinti che il mezzo non solo si dimostrerà molto utile al coraggioso ragazzo, ma che porterà anche fortuna al club varesino.

La cerimonia della consegna si è tenuta domenica 22 luglio al Tourlé di Gazzada, che oltre a partecipare all’acquisto del pulmino ha messo a disposizione la sua struttura. L’evento è stato animato da Massimiliano Pipitone in arte Tony Manero di Colorado Cafè, che con la sua simpatia ha reso la giornata ancora più festosa.

di Alessandro Guglielmi

23 luglio 2018

FONTE: Varesenews.it

domenica 22 luglio 2018

Papà Nayak, analfabeta, scava a mano la strada per consentire ai figli di andare a scuola. Adesso è un eroe


Alla fine la sua impresa durata due anni è stata segnalata dalla gente del posto a un quotidiano regionale: il governo lo ha premiato con uno stipendio adeguato al lavoro svolto

BANGKOK - Spinto dalla motivazione di dare un'educazione ai suoi figli, il venditore di frutta indiano Jalandhar Nayak, 45 anni, ha scavato a mano da zolle e roccia una strada di 8 chilometri che va dal suo piccolo villaggio di Gumsahi alla scuola di Phulbani.

Per completare oltre la metà del percorso l'uomo ha impiegato due anni cercando di combinare i suoi affari con 8 ore di scavi quotidiani a colpi di piccone, zappa e scalpello per aggirare lo sperone di roccia che costringeva i suoi tre bambini a impiegare oltre tre ore per andare e venire dalle lezioni, in ogni condizione atmosferica.

Alla fine la sua impresa è stata segnalata dalla gente del posto a un quotidiano regionale che ha trasformato Nayak in un eroe popolare e, di conseguenza, il governo lo ha premiato con uno stipendio adeguato al lavoro svolto. Non solo.

Secondo un'intervista concessa dal fruttivendolo alla tv locale News World Odisha, il governatore si è anche incaricato di completare con il suo aiuto gli ultimi 7 km che ancora mancano alla mèta, destinati ad accorciare ulteriormente le distanze. “I miei bambini avevano difficoltà a camminare sulle pietre - ha raccontato Nayak - Li avevo visti spesso inciampare contro le rocce”. Da qui la decisione di rimboccarsi le maniche e scavare la strada attraverso le colline.

Oltre alla commovente storia del sacrificio di papà Nayak che non è mai andato a scuola e sognava un destino diverso per i figli, la sua vicenda cela la malinconica sorte di una delle tante piccole comunità piano piano spopolate dai vecchi abitanti in cerca di centri più grandi dove vivere, prosperare e muoversi con facilità.

Gumsahi è infatti così tagliato fuori dal mondo che solo la sua famiglia ha resistito a vivere nel villaggio. Sarebbe toccato alle autorità collegare anche le aree più remote e permettere ai bambini di esercitare il loro diritto allo studio. Ma non sono poche le cause delle negligenze, inclusa la corruzione che impedisce a panchayat di villaggio e municipi di spendere i soldi nei servizi per le comunità isolate.

Per questo le azioni individuali nel generale lassismo delle autorità finiscono per trasformare i protagonisti in eroi, spesso onorati e col tempo anche venerati nell'India rurale dove personaggi veramente esistiti finiscono negli altari degli spiriti locali. Già l'impresa del fruttivendolo analfabeta è stata paragonata a quella di un abitante del poverissimo Bihar passato alla storia dopo essere morto dieci anni fa al termine di una impresa ancora più faticosa della sua.

Si chiamava Dasrath Manjhi, ed era illetterato e di umili origini come Nayak. Spese 22 anni della sua vita a creare con martello e scalpello una strada lunga 100 metri, larga nove e profonda sette per accorciare da 55 a soli 15 km il tragitto dei viandanti tra Atri e Wazirganj vicino alla città di Gaia. Quando si spense, gli furono concessi funerali di Stato tra ali di folla che hanno accompagnato il suo feretro attraverso quella fenditura costruita senza chiedere una rupia, per il semplice beneficio della sua gente.

di Raimondo Bultrini

12 gennaio 2018

FONTE: Repubblica.it


E' veramente sorprendente vedere quello che riescono a fare certe persone, povere, spesso poverissime, ma armate di tanta forza di volontà, ingegno e intraprendenza. E anche e sopratutto di Amore, aggiungo io, perchè quello che ha fatto quest'uomo lo ha fatto per Amore del proprio figliolo, per permettergli di andare a scuola e istruirsi come invece lui non ha mai potuto fare nella propria vita.
Onore e merito quindi a quest'uomo, Jalandhar Nayak, e a tutti coloro che si spendono, si sacrificano e si donano per il bene della propria famiglia, della società e dell'intera umanità. Il mondo tutto vive e si regge grazie a queste meravigliose persone, grazie all'Amore di questi uomini così ricchi interiormente. E questa è la sola e unica ricchezza che conta veramente!

Marco

venerdì 13 luglio 2018

Le lacrime di Padre Pio


Quando pensiamo o parliamo di Padre Pio, spesso rimaniamo affascinati dai tanti Doni e Carismi straordinari di cui il Signore lo aveva così generosamente dotato, nonché dagli aspetti più “mirabolanti” della sua vita, così ricca di episodi significativi a stretto contatto col soprannaturale. Viene quasi spontaneo legare la figura del Santo di Pietrelcina a questa cose, mentre spesso tendiamo a mettere in secondo piano altri aspetti più “ordinari” della sua vita, perché “solleticano” meno il nostro interesse. Ma la Santità di uomo non si vede solamente dagli eventi straordinari della propria esistenza, ma anche, e forse ancor di più, da quegli aspetti della vita che rientrano nell'ordinarietà, vissuti però con Amore straordinario. E in questo contesto vorrei mettere in evidenza un aspetto peculiare della vita di Padre Pio: quello delle lacrime!
Padre Pio ha sempre avuto il Dono delle “lacrime”, ovvero quello di piangere spesso.... ma non per frivoli o superficiali sentimentalismi, ma bensì per Amore, Amore vero nei confronti delle anime che spesso, spessissimo gli laceravano il cuore con i loro peccati, con il loro cattivo comportamento, con la loro lontananza o indifferenza nei confronti del Signore. E per questi peccati Padre Pio piangeva molto, soprattutto durante la notte, nelle sue lunghe, intense e spesso dolorose notti passate nella propria celletta del convento di San Giovanni Rotondo, quasi sempre senza dormire. Ma il Santo di Pietrelcina piangeva anche per altri motivi, aveva tante ragioni per farlo, ma sempre a motivo del suo grande, sconfinato Amore per Gesù e la Madonna. A questo proposito c'è un aneddoto molto significativo che ho appreso attraverso l'emittente televisiva Padre Pio TV e raccontato da quel bravissimo frate cappuccino che risponde al nome di Frate Marciano Morra. Questo aneddoto riguarda il Santo di Pietrelcina nel suo periodo di noviziato, e penso sia una bella cosa farlo conoscere.
Durante questo periodo, il giovane Francesco Forgione (non aveva ancora assunto, naturalmente, il nome di Padre Pio) assieme ai suoi giovani confratelli, passava tutti i giorni un certo periodo di tempo meditando la Passione e Morte di nostro Signore Gesù Cristo, così come prevedeva la regola di allora. Al termine di questo tempo di meditazione ogni aspirante frate, a turno, doveva riassettare la stanza dove si erano riuniti insieme, sistemando i banchi, spazzando per terra e così via. Uno dei compagni di noviziato del futuro Santo, ci ha lasciato a questo proposito una preziosa testimonianza. Lui, come ciascun altro novizio, al termine di questa meditazione, poteva perfettamente capire in quale posto si era seduto Padre Pio, perché dovunque lui si mettesse rimaneva sempre una piccola “pozzanghera” di acqua sul pavimento. Ma donde veniva quest'acqua? Veniva dagli occhi del futuro Santo, occhi che piangevano lacrime di Amore e di Dolore nel meditare la Passione di Gesù, una meditazione che non lasciava certamente indifferente il giovane Francesco il quale non riusciva mai, mai a trattenere le lacrime.... era più forte di lui! Queste lacrime erano la prova più tangibile del suo vero, grandissimo Amore per Gesù, un Amore profondo, vissuto, partecipato.... così partecipato che, di lì a poco, lo avrebbe persino rivissuto nella propria carne! La Santità del resto è proprio questo: non si è Santi perché si hanno Doni o Carismi straordinari.... questi semmai vengono donati dallo Spirito Santo come conseguenza di questa Santità. Ma la Santità consiste nell'amare, nell'amare intensamente, fortemente, anche dolorosamente..... e amare significa fare dono di sé, fare la Volontà di Colui che si ama, Gesù in questo caso, e volergli piacere in tutto e per tutto! E le lacrime sono una prova tangibile di questo Amore!
Le lacrime sono un grande Dono, e lo stesso Papa Francesco ci invita a chiederlo al buon Dio questo Dono! Le lacrime, come ci ha lasciato detto il Papa, sono “una lente d'ingrandimento” che ci aiuta a vedere meglio Dio!

Marco

mercoledì 11 luglio 2018

Dipende dalle mani

Un pallone da Basket nelle mie mani vale 20 Euro.
Nelle mani di Michael Jordan vale circa 30 milioni di Euro.
Dipende dalle mani in cui si trova.

Una palla da baseball nelle mie mani vale 4 Euro.
Nelle mani di Mark McGuire vale circa 17 milioni di Euro.
Dipende dalle mani in cui si trova.

Una racchetta da tennis nelle mie mani è praticamente inutile.
Nelle mani di Venus Williams, è la vittoria in un torneo.
Dipende dalle mani in cui si trova.

Un bastone nelle mie mani mi accompagna in montagna.
Un bastone, nelle mani di Mosè divise il Mar Rosso.
Dipende dalle mani in cui si trova.

Una fionda nelle mie mani è un giocattolo per bambini.
Una fionda nelle mani di Davide abbattè Goliat.
Dipende dalle mani in cui si trova.

Due pesci e cinque pani nelle mie mani sono una buona merenda.
Due pesci e cinque pani nelle mani di Dio sfamarono una moltitudine di persone.
Dipende dalle mani in cui si trovano.

I chiodi nelle mie mani possono produrre solo dolore.
Nelle mani di Gesù Cristo hanno prodotto Salvezza per il mondo intero.
Dipende dalle mani in cui si trovano.

Come vedi, tutto dipende dalle mani in cui gli oggetti si trovano.
Allora, metti i tuoi ragionamenti, le tue preoccupazioni, le tue paure le tue speranze, i tuoi sogni, la tua famiglia e i tuoi rapporti con gli altri nelle mani di Dio, perché...
tutto dipende dalle mani in cui si trovano.

SIAMO NELLE MANI DI DIO e li siamo al SICURO!