venerdì 30 ottobre 2020

Anna voleva abortire. Papa Francesco la chiama e la convince a non farlo


La donna, divorziata, era rimasta incinta di un uomo che aveva già una famiglia. Dopo la gravidanza indesiderata ha iniziato a pressarla...

Non doveva proseguire la gravidanza. Perché l’uomo che l’aveva lasciata incinta non avrebbe riconosciuto il figlio. Di fronte a lei la soluzione che si prospettava era l’aborto.

Poi una chiamata, inattesa, improvvisa. Dall’altro capo del telefono c’è Papa Francesco, che come un buon padre la fa ragionare e le spiega perché vale la pena di portare avanti la gravidanza. Anna, originaria di Arezzo, riceve la chiamata che le cambia la vita. Accetta il consiglio di Francesco e decide di non interrompere la gravidanza. Una favola a lieto fine.

La richiesta dell’uomo

Anna è una donna divorziata. Che dopo aver perso il lavoro, decide di trasferirsi da Roma in Toscana. Qui scopre di essere incinta di un uomo che però ha già una famiglia. E non intende riconoscere il bambino. Lui la pressa, lei è debole, e cede alla sua richiesta: abortire.

Prima di farlo, però, decide di scrivere una lettera a una persona speciale. Mette nero su bianco tutta la sua storia; sulla busta l’indirizzo è semplice: «Santo Padre Papa Francesco, Città del Vaticano, Roma». imbuca la lettera senza pensarci troppo. Poi, pochi giorni dopo il telefono inizia a squillare.

“Ho letto la tua lettera”

Sul display un numero sconosciuto, con il prefisso di Roma. Risponde e resta pietrificata: «Pronto Anna, sono Papa Francesco. Ho letto la tua lettera. Noi cristiani non dobbiamo farci togliere la speranza, un bambino è un dono di Dio, un segno della Provvidenza».

«Le sue parole mi hanno riempito il cuore di gioia – è il racconto di Anna – Mi ha detto che ero stata molto coraggiosa e forte per il mio bambino».

In quei lunghi minuti al telefono con Papa Francesco, Anna avverte che la sua volontà non è uccidere la vita che porta in grembo. Esprime a Francesco il suo vero desiderio, cioè di non interrompere la gravidanza, e poi gli dice che ha intenzione di battezzare quel figlio in arrivo, ma che ha paura non sia possibile perché divorziata.

“Sappi che ci sono sempre io”

Il Papa le risponde con la semplicità di un autentico pastore: «Sono convinto che non avrai problemi a trovare un padre spirituale e poi – ha aggiunto – in caso contrario, sappi che ci sono sempre io».

E così si è conclusa la telefonata che ha cambiato per sempre la vita di Anna.

Una storia emblematica, quella di Anna, rilanciata da Famiglia Cristiana (22 maggio) in occasione dei 40 anni della legge sull’aborto (22 maggio 1978).


di Gelsomino Del Guercio

23 maggio 2018

FONTE: Aleteia

martedì 20 ottobre 2020

Il “Codice Celeste” nella tesi di laurea. «Ora aiuteremo altri bambini»


Arianna, 26enne di Zelarino, ha creato il linguaggio per la piccola affetta da Sma

MESTRE Il nome può trarre in inganno, ma il “Codice Celeste” non è materia da astrofisici. E' un linguaggio, forse ancora (per poco) segreto, che una ragazza ha inventato un paio d'anni fa per parlare con una bambina malata di Sma 1, l'atrofia muscolare spinale. Quella bimba oggi ha 8 anni, e il codice lo usa per raccontarsi, senza la fatica di una speciale tastiera che utilizza per studiare o scrivere, quando è più istintiva o nei momenti più impensabili. Come poco tempo fa quando, per la prima volta in ferry boat in direzione Lido di Venezia, ha detto ai suoi genitori: «Che strana sensazione. Io sono ferma ma qui tutto si muove».

LA COMUNICAZIONE

A permetterle di esprimersi, in ogni momento, quel codice che mamma e papà hanno imparato con i loro tempi, ma che lei e Arianna usano con una disinvoltura tale da diventare, per gli altri, incomprensibili. Il Codice Celeste è stato premiato anche dalla commissione universitaria che mercoledì si è trovata di fronte proprio Arianna Natural, 26enne di Zelarino. Dopo anni di lavoro come assistente alla comunicazione di Celeste, ha trasformato quel codice che ha creato per lei in una tesi, che le ha fruttato il punteggio massimo nella discussione. In sala, a fare il tifo per lei, c'era anche Celeste che, con la sua famiglia, ha organizzato a Venezia una speciale festa.
Ora Arianna, con la sua laurea magistrale in Scienze del linguaggio sogna, insieme a Elisabetta e Giampaolo, genitori di Celeste, di mettere questo prezioso linguaggio a disposizione di tutte le famiglie di persone con gravi disabilità.

CREATO UN MANUALE

«I miei progetti ora sono quelli di continuare a seguire Celeste – racconta Arianna -, in futuro vedremo. In questi anni studiare e lavorare è stata dura, ma le soddisfazioni sono grandi». Ora che il percorso di laurea è concluso, parte quindi il progetto di realizzazione e successiva diffusione del manuale del Codice che ha permesso a Celeste di uscire dal guscio e sdoganare la sua personalità.
Il linguaggio, infatti, nasce da una combinazione di quei minimi movimenti degli occhi che la bambina riesce a controllare e i brevi suoni che emette con la voce. Linguaggio che, prima che imparasse a scrivere, le ha permesso di comunicare le sue esigenze e poi, passo dopo passo, di raccontare storie e confidare i suoi pensieri.

UN GRUPPO DI LAVORO

Solo attraverso il codice, per esempio, si è scoperto che Celeste era in grado di leggere: poche parole con cui ha corretto la maestra, che aveva volontariamente fatto un errore alla lavagna. «Il nostro grande sogno – conclude Arianna - È che il “Codice Celeste” possa essere utile ad altri bambini con la stessa specialità».
E' stata un'amica in comune a far incontrare la famiglia Carrer e la studentessa di Zelarino, un sodalizio da cui è poi nata anche la Onlus “Gli occhi di Celeste” in cui lavora, gratuitamente, un team di professionisti che si mette a disposizione per aiutare i bambini. Gruppo da cui stanno nascendo vari progetti, destinati a facilitare la vita delle persone con disabilità e le loro famiglie.


Di Melody Fusaro

Luglio 2018

venerdì 2 ottobre 2020

Carlo Acutis verrà beatificato il 10 ottobre: chi era


Indicato dal Papa come modello di santità giovanile, è sepolto ad Assisi. Il vescovo: "Una gioia anche per i giovani, che trovano in lui un modello di vita". È stato proposto come patrono di internet

La diocesi di Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino è in festa per la notizia della beatificazione del venerabile Carlo Acutis che avverrà ad Assisi sabato 10 ottobre, alle 16, nella basilica papale di San Francesco. “La gioia che da tempo stiamo aspettando ha finalmente una data – afferma il vescovo Domenico Sorrentino –. Parliamo della beatificazione del venerabile Carlo Acutis. La presiederà il cardinale Angelo Becciu, prefetto della Congregazione per le Cause dei santi. È bello che la notizia arrivi mentre ci prepariamo alla festa del Corpo e del Sangue del Signore. Il giovane Carlo si distinse per il suo amore per l’Eucaristia, che definiva la sua autostrada per il Cielo”. “La notizia – aggiunge il presule – costituisce un raggio di luce in questo periodo in cui nel nostro Paese stiamo faticosamente uscendo da una pesante situazione sanitaria, sociale e lavorativa. In questi mesi abbiamo affrontato la solitudine e il distanziamento sperimentando l’aspetto più positivo di internet, una tecnologia comunicativa per la quale Carlo aveva uno speciale talento, al punto che Papa Francesco, nella sua lettera Christus vivit rivolta a tutti i giovani del mondo, lo ha presentato come modello di santità giovanile nell’era digitale”.

Lo scorso 22 febbraio, ricevendo il cardinale Angelo Becciu, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, Papa Francesco aveva autorizzato il Dicastero a promulgare tra gli altri, il decreto riguardante il miracolo, attribuito alla intercessione del ragazzo morto a 15 anni per una leucemia fulminante.

Il corpo del venerabile Carlo è sepolto al Santuario della Spogliazione di Assisi.
Una gioia grande per questa Chiesa particolare - aveva scritto già allora la diocesi di Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino - , che lo ha visto camminare sulle orme di San Francesco verso la santità. Una gioia grande per la Chiesa ambrosiana, che gli ha dato i natali e lo ha accompagnato nel suo incontro con Gesù. Una gioia grande per gli ormai tanti devoti di Carlo in tutto il mondo. Una gioia grande soprattutto per i giovani, che trovano in lui un modello di vita.

Noti alcuni i suoi "slogan": “Non io ma Dio”,
Tutti nasciamo originali, molti moriamo fotocopie”. “L’Eucaristia è la mia autostrada per il Cielo”. Al Santuario della Spogliazione - conferma la diocesi - Carlo sta già attirando migliaia di giovani e devoti da tutto il mondo. Mi auguro - conclude monsignor Domenico Sorrentino - che la sua beatificazione possa farne ancor più un punto di riferimento e un incoraggiamento alla santità. Essa è vocazione per tutti. Anche per i giovani.

Acutis è uno dei giovani indicati da Papa Francesco come modelli nella Christus vivit, insieme a tre italiani (san Domenico Savio e i beati Piergiorgio Frassati e Chiara Badano) e altre figure, europee ed extraeuropee. In virtù della sua buona frequentazione della Rete è stato proposto come patrono di Internet.

Carlo Acutis: chi era (di Andrea Galli)

Carlo Acutis è morto il 12 ottobre 2006 a Monza; aveva 15 anni ed è spirato a causa di una leucemia fulminante. Una tragedia, umanamente parlando. Una fine assurda per la repentinità e per la parabola che si veniva ad interrompere, così in ascesa, così ricca di prospettive.

Rampollo di una famiglia di primo piano del mondo finanziario italiano, adolescente prestante, dal carattere vivace e particolarmente socievole, Acutis era un ragazzo che, come si suol dire, avrebbe potuto fare di tutto nella vita. Ma Dio aveva su di lui un piano diverso.

La sua fama di santità è esplosa a livello mondiale, in modo misterioso – spiegava qualche tempo fa monsignor Ennio Apeciti, responsabile dell’Ufficio delle cause dei santi dell’arcidiocesi di Milano - come se Qualcuno, con la "Q" maiuscola, volesse farlo conoscere. Attorno alla sua vita è successo qualcosa di grande, di fronte a cui mi inchino.

Carlo, nato a Londra nel 1991, dove i genitori si trovavano per motivi di lavoro, fu segnato da una pietà profonda quanto precoce. Fece la Prima Comunione, con un permesso speciale, a sette anni. Fu un adolescente da Messa e Rosario quotidiani. Maturò un amore vivo per i santi, per l’Eucaristia, fino ad allestire una mostra sui miracoli eucaristici che oggi è rimasta online e ha avuto un successo inaspettato, anche all’estero.

Sportivo e appassionato di computer, come tanti coetanei, brillava per la virtù della purezza. Padre Roberto Gazzaniga, gesuita, incaricato della pastorale dell’Istituto Leone XIII, storica scuola della Compagnia di Gesù a Milano, ha ricordato così l’eccezionale normalità di Acutis, arrivato lì, a liceo classico, nell’anno scolastico 2005-2006:
L’essere presente e far sentire l’altro presente è stata una nota che mi ha presto colpito di lui. Allo stesso tempo eracosì bravo, così dotato da essere riconosciuto tale da tutti, ma senza suscitare invidie, gelosie, risentimenti. La bontà e l’autenticità della persona di Carlo hanno vinto rispetto ai giochi di rivalsa tendenti ad abbassare il profilo di coloro che sono dotati di spiccate qualità.

Carlo inoltre
non ha mai celato la sua scelta di fede e anche in colloqui e incontri-scontri verbali con i compagni di classe si è posto rispettoso delle posizioni altrui, ma senza rinunciare alla chiarezza di dire e testimoniare i principi ispiratori della sua vita cristiana. Il suo era il flusso di un’interiorità cristallina e festante che univa l’Amore a Dio e alle persone in una scorrevolezza gioiosa e vera. Lo si poteva additare e dire: ecco un giovane e un cristiano felice e autentico.

Grazie al suo esempio e al suo carisma anche il domestico di casa Acutis, un induista di casta sacerdotale bramina, decise di chiedere il battesimo. In ospedale, posto di fronte alla morte, nella tenerezza dei suoi 15 anni, Carlo disse:
Offro tutte le sofferenze che dovrò patire al Signore, per il Papa e per la Chiesa, per non fare il purgatorio e andare dritto in Paradiso. Scrisse un giorno questa frase: Tutti nasciamo come degli originali, ma molti muoiono come fotocopie. Non fu il suo caso.


15 giugno 2020

FONTE: Avvenire