Visualizzazione post con etichetta Fede. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Fede. Mostra tutti i post

lunedì 15 gennaio 2024

Dio è il nostro pilota



Una bambina di 8 anni sale su un aereo per New York, mostra il suo biglietto e prende il suo posto.
Apparentemente sicura, intelligente, tira fuori un libro da colorare.
Non è un volo molto rilassante, c'è molto vento e tanta turbolenza... ad un certo punto c'è una scossa forte, e tutti i passeggeri sono impauriti e nervosi, ma la bambina continua a colorare il suo libro con calma e tranquillità.
La donna seduta vicino a lei chiede incuriosita: "Ma come fai ad essere così calma?"
La bambina le risponde: "Mio padre è il pilota".

Nel lungo viaggio della vita, arriveranno certamente momenti di forte prova, di incertezza, paura e confusione... momenti dove non saprai più dove appoggiarti, dove andare, dove gridare aiuto. In quei momenti ricorda sempre una cosa: se avrai dato a Dio il posto da "pilota" nella tua vita non ci sarà nulla da temere... Papà sa dove ti sta portando!


Fonte: Web

martedì 26 settembre 2023

Fratel Biagio e Padre Pio


Fratel Biagio Conte ci racconta qual'è il suo rapporto con Padre Pio e come lo ha conosciuto.

Fratel Biagio: “ Il momento in cui ho conosciuto Padre Pio, ve lo devo dire, non l'ho conosciuto direttamente, ma in cammino.
Quando me ne andai via di casa, che ho lasciato tutto, nel 1990 a 26 anni.... Palermo al mare davanti e dietro le montagne. Da quelle montagne ho vissuto un periodo di eremitaggio all'interno della Sicilia, quasi un anno isolato da questo mondo che mi aveva ferito, deluso, la società, egoistica e indifferente.
A piedi poi... il buon Dio mi accompagna fino ad Assisi da San Francesco. Perché prima inseguivo le cose del mondo... ero fan dei giocatori, cantanti, attori... ero nella moda. Ma da quel momento la mia vita ha un cambiamento... seguo invece... divento fan di Gesù, di Maria, di San Giuseppe, di tutti i Santi e le Sante di Dio.
Padre Pio lo incontro grazie a un frate cappuccino nella zona della Campania. Mentre mi avviavo per Assisi a piedi, incontro un frate che veniva dall'Africa, da una missione dell'Africa. Lui mi parla di Padre Pio e mi da un immaginetta di Padre Pio. Io ne avevo sentito parlare ma mai avevo avuto un diretto.... e lui mi disse: “Tieni questa preghiera di Padre Pio”. E da allora Padre Pio mi accompagna, mi ha accompagnato ad Assisi ed il ritorno. Poi qui, io non volevo più tornare a Palermo, in Italia.... volevo andare in Africa, in India. Ma il buon Dio mi ha detto: “L'Africa è qua, qui c'è tanto da fare. Volevi aiutare, ecco datti da fare!”.
Qui inizia la missione e Padre Pio mi accompagna da allora, anche con i francescani, i cappuccini. Inizia un primo incontro con i cappuccini qui a Palermo, alle catacombe, in quanto loro facevano già un servizio di carità, e andavo a portare i fratelli, che ancora non avevo la struttura, li portavo lì a fare la doccia. Mi davano la biancheria, il mangiare.
Allora ecco che nasce un incontro, un legame. Allora Padre Pio è presente, è qui con noi. E oggi tanti gruppi, come oggi in particolare, siete venuti a dare conforto, sostegno, a noi che operiamo in questa comunità. Con un impegno enorme, delicato, che il Signore ci ha inviato ad alleviare la sofferenza dei più deboli, degli ultimi, dei senzatetto ”.


Fonte: You Tube


lunedì 20 marzo 2023

Una caffetteria Cattolica nella terra dei fuochi per diffondere i valori e i principi Cristiani


Nata nel 1996 nel cuore della tristemente nota "terra dei fuochi" tra i comuni di Marano e Calvizzano in provincia di Napoli, la Caffetteria Bethlehem Cafè è sorta grazie all'intraprendenza di Rossella e Stefania, due ragazze piene di voglia di fare e di creare qualcosa di nuovo e originale.

L'idea di creare una caffetteria Cattolica è nata prendendo spunto dalle parole dell'indimenticabile Papa Giovanni Paolo II: “Nell’umile grotta di Betlemme giace, su un po’ di paglia, il "chicco di grano" che morendo porterà "molto frutto"”.
Da queste parole ecco allora prendere forma questo bar, nato per diffondere i valori e principi Cristiani, in cui si può parlare senza remore delle proprie esperienze personali di Fede, come se si facesse parte di una grande famiglia.

In questo locale, come è giusto e sacrosanto che sia, non esistono slot machine, troppo spesso causa di gravi dipendenze da "gioco" da parte di molte persone, sostituite da una sana e utilissima libreria Cattolica.

Nel corso degli anni all'interno di questo locale sono state promosse anche numerose manifestazioni di carattere sociale, come la presentazione di diversi libri, e per due anni consecutivi l'evento "Caffè con il Vescovo", con la presenza di Sua Eccellenza Angelo Spinillo.
Non sono mancati neppure eventi legati alla musica, come i Concerti di Natale con la partecipazione del famoso coro Gospel, di fama nazionale, Flowin' Gospel.

Dove c'è Fede e buona volontà nasce sempre qualcosa di Bello, e anche questo originale e genuino locale ne è una prova tangibile.


Marco

martedì 20 dicembre 2022

Addio a Sinisa Mihajlovic, campione nello sport e nella vita, con tanta Fede e un rapporto “speciale” con Medjugorje

Venerdì 16 dicembre 2022 ci ha lasciati Sinisa Mihajlovic, indimenticabile campione di calcio e allenatore, vincitore di due Coppe dei Campioni con la Stella Rossa di Belgrado all'inizio degli anni novanta e poi militante in diverse squadre italiane come la Roma, la Sampdoria, la Lazio e l'Inter. Giocatore dal carattere forte e indomabile, ma leale e carismatico, si ricordano in particolar modo i suoi famosi calci di punizione, dalle traiettorie spesso imparabili per i portieri avversari.
Notevole anche la sua carriera come tecnico, in cui ha allenato squadre come Bologna, Sampdoria, Fiorentina Milan e Torino.

La Malattia, la sua Fede e il legame forte con Medjugorje

Nel 2019 Sinisa scopre di essere affetto da leucemia mieloide acuta, malattia terribile con la quale lotterà fino alla fine, e causa del suo decesso avvenuto pochi giorni fa all'età di 53 anni.

Per chi lo ha conosciuto ci sono solamente parole buone per Sinisa, vero e proprio campione dello sport ma anche nella vita, e persona dalla vera e genuina Fede.
Da sempre credente, lui amava definirsi metà ortodosso e metà cattolico, e viveva la propria Fede, a detta di sua figlia Viktorija, in maniera discreta e riservata.
Indimenticabile, per lui, è stato un pellegrinaggio fatto a Medjugorje nel 2008, che lo ha profondamente toccato e cambiato. Come lui stesso ha raccontato al giornale Tuttosport: «In quel posto mi è successa una cosa che non mi era mai accaduta, non avevo mai provato. Quando sono arrivato là mi sono sentito di colpo come un bambino. Mi sono seduto su una panchina e sarei potuto stare così all’infinito, stavo benissimo. È stato il momento più bello della mia vita, ero beato! In quella circostanza ho pianto tre o quattro volte ma non so dire perché. Su quella panchina è come se mi fossi ripulito, come se avessi tolto una pietra dal cuore. Da lì ho iniziato a pregare. Solo che commettevo uno sbaglio, pregavo solo quando avevo bisogno, un po’ come tutti. Sono andato un po’ in conflitto, a volte Dio mi aiutava a volte no. Poi ho capito che bisogna pregare sempre, da prima della malattia prego due volte al giorno. Ma non bisogna dire “voglio, voglio…”, ma “grazie, grazie…”».

La figlia Viktorija rivela che c'era l'intenzione di tornare a Medjugorje tutti insieme con la propria famiglia, ma purtroppo, a causa della pandemia, questo pellegrinaggio non si è potuto attuare.

Belle e profonde anche le parole di Chiara Amirante, fondatrice della Comunità Nuovi Orizzonti, e di don Davide Banzato, giovane sacerdote della stessa Comunità, che lo ricordano con molto affetto. A questo proposito Chiara Amirante, sui social dove è presente, ricorda di lui: «Al suo primo viaggio a Medjugorje era venuto a trovarci nella comunità Nuovi Orizzonti incontrando e ascoltando le storie dei ragazzi usciti da diversi inferni. C'era anche Mirijana presente (una dei sei veggenti di Medjugorje) che ha fatto la sua testimonianza personale e abbiamo vissuto un momento intimo molto intenso di condivisione, dove avevo potuto raccontare la storia della comunità, e ricordo le sue lacrime di commozione e un abbraccio unico, di uomo davvero fuori dal comune, a pochi anni da una guerra tremenda nell'ex Jugoslavia. Sinisa Mihajlovic non aveva nascosto le sue lacrime da guerriero con un cuore immenso, dicendo parole, per chi ha vissuto quel momento, straordinarie quanto la sua anima, sigillate da un abbraccio autentico e spontaneo che a noi potrebbe sembrare semplice, ma che invece è stato potente per i ragazzi presenti».

Importante, per la sua vita di uomo e di Cristiano, è stato anche un incontro avvenuto con Papa Francesco durato ben tre ore. Sinisa ricorda il Papa come un «uomo saggio, gentilissimo e anche simpatico con la battuta pronta».

Uomo profondamente buono e sempre disponibile, la scomparsa di Sinisa lascia un grande vuoto dietro di sé, soprattutto nella propria famiglia, ma da persona di Fede non dubitiamo affatto che il buon Dio lo accoglierà tra le Sue Braccia e gli riserverà un posto meraviglioso nel Suo Beatissimo Regno.

Ciao caro Sinisa, fai tanto del Bene da Lassù e intercedi per tutti quanti noi, pellegrini su questa terra. Sii eternamente Felice!


Marco

lunedì 22 agosto 2022

La Fede di Lucio Dalla


Forse non tutti lo sanno ma Lucio Dalla, uno dei più grandi cantautori nella storia della musica italiana, di cui si è detto, scritto e parlato moltissimo a proposito della sua musica, è stato anche una persona dalla viva e genuina Fede, come possono confermare tutti coloro che gli erano amici e che lo conoscevano bene. Lo stesso Lucio non ha mai nascosto la sua Fede, di cui sovente parlava anche durante delle interviste fatte con lui. Non la sbandierava ai quattro venti ma non la teneva neppure nascosta. Proprio pochi giorni prima di morire (la sua morte è avvenuta a Montreux, Svizzera, il 1° marzo del 2012) si era confessato in San Petronio a Bologna e aveva partecipato alla S. Messa nella chiesa dei Celestini, di fronte al balcone di casa sua.
Il domenicano padre Bernardo Boschi, suo amico e confessore, non nascondeva che A volte si ritirava con noi in convento, anche due o tre giorni, per meditare e pregare (Fonte: Avvenire 3-3-2015).

In un intervista fatta con lui nel 2000 da padre Vito Magno, Lucio Dalla sottolinea chiaramente il suo essere Cristiano Cattolico e parla della sua Fede come uno dei pochi punti fermi e delle certezze della mia vita, la quale però non gli proibiva di immaginare, di sperimentare anche possibilità che non contrastano con la sua certezza religiosa, ma che fanno parte della sua struttura di uomo contemporaneo. Uomo di Fede sì quindi, ma anche e soprattutto "uomo", con le sue idee e il suo modo di vedere le cose che traspaiono chiaramente nei testi delle sue canzoni.
In questa intervista Lucio si professa Credente fin da quando era bambino e sente la Fede quasi come una "necessità" da parte dell'uomo di oggi in un mondo, una società sempre più complessa ed enigmatica. Non nasconde il suo amore per i Salmi (che ha anche cantato) e per le Sacre Scritture, anche se su queste ultime ha sempre preferito non parlare perché, per sua stessa ammissione, “Mi manca la conoscenza teologica e storica per farlo”, pur sottolineandone l'intensità e il mistero, un mistero “destinato a scoprirlo solamente chi viaggia nell'anima e non nella conoscenza scientifica”. (Fonte Radio Vaticana)

Anche il domenicano padre Giovanni Bertuzzi, direttore del Centro San Domenico a Bologna, ricorda con affetto Lucio Dalla, descrivendolo come una persona molto disponibile, aperta e gioviale. Padre Giovanni tra l'altro, essendo bolognese come Lucio, lo ha conosciuto fin da quando era ragazzo, sottolineandone le qualità sia come cantante che, ancor di più, come musicista, già dagli esordi, quando faceva parte di un gruppo jazz assieme a Renzo Arbore e a Pupi Avati.
Di lui, padre Giovanni, ricorda un interessante aneddoto: durante la celebrazione di una Santa Messa, celebrata proprio da padre Giovanni e con Lucio Dalla presente tra i tanti fedeli, c'era anche un coro di studenti che cantavano durante il Rito. Al termine della Celebrazione Lucio si presentò in sacrestia, colpito dalla voce di uno di questi studenti, e lo chiamò a cantare con lui in uno dei suoi dischi di maggior successo. Padre Giovanni non si era accorto del talento di questo ragazzo, Lucio Dalla invece sì.
Padre Giovanni rimarca il fatto che Lucio viveva il suo essere Cattolico praticante attraverso una Fede molto spontanea, nel bel mezzo però di una vita molto movimentata e anche un po' "anarchica". Aveva una notevole sensibilità musicale ma anche religiosa, che gli faceva sentire la Presenza di Dio nella natura e nella sua vita in generale.
Era disponibile e generoso nel confronto degli altri, era facile interloquire con lui, nonostante la sua popolarità, e si comportava da persona qualunque senza particolari riservatezze e mai con altezzosità. Era una persona semplice e umile.
Padre Giovanni, sempre tirando fuori aneddoti dalla "scatola dei ricordi", ci tiene a dire come la sua celebre canzone "Caro amico ti scrivo" fu composta da Lucio nel parlatorio del convento assieme a padre Michele Casali, il fondatore del centro San Domenico, oggi diretto proprio da padre Giovanni Bertuzzi. Lucio e padre Michele si vedevano molto spesso tra loro, e da uno di questi colloqui praticamente è nato il testo di questa famosa canzone.

E' giusto ricordare che Lucio Dalla nel 1997 cantò davanti a Giovanni Paolo II, accanto a Bob Dylan, Bocelli, Morandi, Celentano e tanti altri, e quell'evento, per stesse parole di Lucio rimane uno dei più grandi momenti della mia vita. Cantai "Henna", che esprime il valore redentivo della sofferenza e dell’amore e la dedicai a Papa Wojtyla.
Lucio Dalla curò anche la colonna sonora del cortometraggio "Il giorno del sole", per il Congresso Eucaristico del 1987. In quell'occasione racconta la sua Fede, il suo rapporto con Padre Pio e il suo bisogno di pregare:
Qualche volta vorrei essere dimenticato per andare in chiesa a pregare.
Per Lucio la sua musica era preghiera, e citava spesso Sant’Agostino: Qui bene cantat bis orat .

La vita di Fede di Lucio Dalla e la sua vita di musicista spesso "urtavano" l'una contro l'altra.... non è facile infatti vivere la Fede in un mondo come quello della musica e dello spettacolo, che spesso vanno controcorrente rispetto a certi Valori. Non mancavano, per queste ragioni, certe "contraddizioni" nella sua vita.... ed ecco che allora Lucio sentiva il bisogno di confessarsi spesso.


Marco

domenica 3 luglio 2022

Il bicchiere di latte

Un giorno un ragazzo povero, che per pagare i suoi studi vendeva beni di porta in porta, si accorse che gli era rimasta solamente una monetina da dieci centesimi, e aveva fame. Così decise di chiedere da mangiare alla prossima casa che avrebbe visitato. Ma si smontò subito quando vide che ad aprire la porta era una giovane donna.
Invece di un pasto, gli riuscì solo di chiedere un bicchier d’acqua. Lei però lo vide così affamato e assetato che pensò di portargli un bel bicchierone di latte. Il ragazzo lo bevve lentamente e poi gli chiese: “Quanto le devo?
Non mi deve niente – rispose lei – Mamma ci ha insegnato a non accettare mai compensi per una gentilezza”.
Lui le disse: “Allora la ringrazio di cuore”.
Quando Howard Kelly lasciò quella casa, non si sentiva più forte solo fisicamente, ma anche la sua Fede in Dio e nell’uomo si erano rafforzate. Poco prima era stato quasi sul punto di mollare tutto.

Anni dopo quella giovane donna si ammalò gravemente. I dottori locali non sapevano come cavarsela e alla fine la mandarono in una grande città, perché degli specialisti studiassero la sua malattia rara.
Anche il Dott. Howard Kelly fu chiamato per un consulto, e quando sentì il nome della città da cui proveniva, una luce strana riempì i suoi occhi. Immediatamente si levò e corse giù verso la camera d’ospedale della donna. Avvolto nel suo camice da dottore andò a visitarla e subito la riconobbe. Uscì da quella stanza determinato a fare tutto il possibile per salvarle la vita. Da quel giorno riservò grandi attenzioni al caso e, solo dopo una lunga lotta, la battaglia fu vinta.

Il Dott. Kelly chiese all’amministrazione di comunicargli il conto, per la sua approvazione. Dopo averlo visionato, scrisse qualcosa in un angolo e lo fece recapitare nella stanza della donna.
Lei temeva di aprirlo, perché sapeva che ci avrebbe messo una vita per pagarlo tutto. Alla fine aprì la busta e qualcosa richiamò la sua attenzione. Su un bordo della fattura ospedaliera c'era scritto: 
Tutto pagato tanti anni fa con... un bicchiere di latte. Grazie da parte del dottor Howar Kelly

FONTE: Web




Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia

Matteo 5,7

venerdì 17 giugno 2022

L'Inferno e il Paradiso

Un Sant'uomo alla fine dei suoi giorni terreni fu accolto in Paradiso, siccome era stato un uomo giusto, mite ed umile di cuore il Signore Dio decise di esaudire un suo desiderio, l’uomo allora gli chiese: "Signore, mi piacerebbe poter vedere sia l' Inferno che il Paradiso".
Dio condusse il Sant'uomo verso due porte. Aprì una delle due e gli permise di guardare all'interno.
Al centro della stanza, c'era una grandissima tavola rotonda.
Al centro della tavola, si trovava un grandissimo recipiente contenente cibo dal profumo delizioso. Il Sant'uomo sentì l'acquolina in bocca.
Le persone sedute attorno al tavolo erano magre, dall'aspetto livido e malato. Avevano tutti l'aria affamata.
Ognuno era munito di cucchiai dai manici lunghissimi, attaccati alle loro braccia.
Tutti potevano raggiungere il piatto contenente il cibo e raccoglierne un po', ma poiché il manico del cucchiaio era più lungo del loro braccio, non potevano accostare il cibo alla bocca.
Il Sant'uomo tremò alla vista della loro miseria e delle loro sofferenze.
Dio disse: "Hai appena visto l'Inferno!"

Dio e l'uomo si diressero verso la seconda porta. Dio l'aprì.
La scena che l'uomo vide era identica alla precedente. C'era la grande tavola rotonda, il recipiente colmo di cibo delizioso che gli fece ancora venire l'acquolina. Le persone intorno alla tavola avevano anch'esse i cucchiai dai lunghi manici. Questa volta, però, le persone erano ben nutrite e felici e conversavano tra di loro sorridendo.
Ognuno prendeva il cibo dal proprio piatto con il cucchiaio e imboccava il dirimpettaio.
Dio disse: "Questo è il Paradiso!"




mercoledì 18 maggio 2022

Un sogno che si avvera: nasce a Medjugorje il Pronto Soccorso della Pace

Alle volte i desideri che si hanno nel cuore diventano realtà, soprattutto se alle spalle di un desiderio c'è tanta determinazione, lavoro e, in questo caso, anche tanta Fede.

E' quello che sta accadendo a Medjugorje, cittadina della Bosnia Erzegovina conosciuta in tutto il mondo per le Apparizioni della Regina della Pace che stanno avvenendo dal 1981, quindi da oltre 40 anni.
Paolo Brosio, uno dei più grandi estimatori di Medjugorje, sei anni fa ha avviato un progetto per realizzare un grande Pronto Soccorso in questa cittadina, terra di Fede autentica per tantissimi pellegrini, ribattezzato “Pronto Soccorso della Pace”.
Dopo un iter costituito da un lungo percorso di raccolta fondi, organizzazione e produzione, si è giunti finalmente al termine, e nel giro di qualche settimana prenderanno il via i primi lavori sul posto, partendo con la prima parte del progetto denominata “Mattone del Cuore”.

Tutto questo è stato reso possibile grazie al grande impegno di Paolo Brosio e della sua Associazione Olimpiadi del Cuore Onlus, ma anche grazie al presidente della Regione Toscana Eugenio Giani, che ha dimostrato subito un grande entusiasmo per il progetto di Paolo, cercando di supportarlo in ogni modo.
Non si può tralasciare la collaborazione del Comune di Forte dei Marmi e quello di tante altre istituzioni e poi, naturalmente, alla base di tutto c'è la grande generosità della gente, che con numerosissime donazioni ha permesso a questo grande sogno di divenire presto una concreta realtà.

Questo Pronto Soccorso costituisce un vero e proprio “segno” di Pace in questo particolare periodo storico in cui i “venti di guerra” soffiano più forti che mai, soprattutto a causa dell'orribile conflitto tra Russia e Ucraina.

La soddisfazione di Paolo Brosio per questa bellissima opera ormai prossima ad essere avviata è evidente, un opera rivolta a tutti, senza nessuna distinzione di ceto sociale, credo politico, religione o altro. Un opera che sorgerà, e non a caso, in una zona costituita dagli altopiani dell'Erzegovina caratterizzata dalla presenza di molti piccoli villaggi, frazioni e comuni, a circa 40 Km da Mostair (dove è presente l'unico, vero, ospedale della zona), in cui non esiste alcun sistema sanitario di pronto soccorso d’urgenza, ma solo ambulatori medici.

Anche Papa Francesco è informato di questa bellissima opera, ed esso stesso, nel 2015, ha voluto benedire personalmente il simbolo di questo pronto soccorso che dovrà diventare un messaggio di pace per tutte le etnie e le religioni.

Chiunque volesse sostenere questo progetto, molto impegnativo da un punto di vista economico, col proprio obolo, lo può fare attraverso il sito internet dell'associazione Olimpiadi del Cuore Onlus fondata da Paolo Brosio, alle coordinate indicate.

Pensiamo sempre che l'oceano è formato da tante piccole gocce e, ciascuno di noi, può rappresentare quella goccia di Solidarietà e Amore che può permettere a questo progetto di realizzarsi e andare avanti.
Chiunque non fosse nelle condizioni di poter fare delle donazioni, può comunque contribuire a questa opera facendola conoscere e supportandola con la propria preziosissima preghiera.
Grazie di vero cuore a chi lo farà.


Marco

lunedì 24 gennaio 2022

Suor Maria Irene, per oltre quarant'anni a fianco di suor Lucia, la veggente di Fatima

Lei si chiama suor Maria Irene ed ha vissuto per oltre quarant'anni a fianco di suor Lucia, una dei tre veggenti delle Apparizioni di Fatima, l'unica dei tre sopravvissuta alla "spagnola" del 1918 e poi "nata al Cielo" il 13 febbraio 2005 all'età di 98 anni.
Vivere per tanto tempo a fianco della veggente è stata un esperienza straordinaria per suor Maria Irene, religiosa carmelitana, ed è spesso motivo di tante domande per i numerosi pellegrini che, di anno in anno, varcano la soglia del convento di Coimbra, in Portogallo, che è stata la casa dove suor Lucia è vissuta per 57 anni. Cinquantasette lunghi anni vissuti da suor Lucia nel silenzio e nella preghiera, ma anche nella Gioia di una Vocazione a cui lei ha risposto senza riserve e in assoluta pienezza. Suor Lucia ci «scherzava sopra» a proposito della sua lunga vita, ricorda col sorriso sulle labbra suor Maria Irene, rimarcando quindi il carattere ilare e gioioso della veggente. Del resto la Madonna stessa le aveva detto a Fatima: «Giacinta e Francesco li porto in Cielo fra poco, ma tu resterai qui ancora per qualche tempo. Gesù vuole servirsi di te per farmi conoscere ed amare». Parole che si sono immancabilmente avverate, anche se forse nemmeno lei avrebbe pensato che quel “qualche tempo”, in realtà sarebbe stato un tempo così lungo, lungo almeno per i nostri "parametri" terreni.

«Suor Lucia era sempre allegra e ben disposta», racconta suor Maria Irene, «e quando ci lamentavamo perché eravamo un po' stanche per il continuo via vai di pellegrini che desideravano incontrarla, lei ci incoraggiava: “Voi passate ora quello che ha passato la mia famiglia subito dopo le Apparizioni, quando eravamo sottoposti alle domande dei curiosi e anche veri e propri interrogatori delle autorità”» (cit. rivista "Maria con Te" N. 1 13 maggio 2018).
Effettivamente la vita dei 3 pastorelli di Fatima all'inizio non fu affatto facile anche a causa di questo clima di grande sospetto nei loro confronti, da parte delle autorità civili.

Oggi nel Carmelo di Coimbra, dove vige la clausura, vivono 18 consorelle, tuttavia le monache, a turno, possono accogliere i tanti pellegrini che arrivano, nella chiesa conventuale. I pellegrini che arrivano sono molti, ma dopo la morte di suor Lucia sono aumentati ancor di più, come la stessa suor Lucia aveva predetto alle consorelle.
A poca distanza dalla chiesa, per venire incontro ai tanti pellegrini desiderosi di amare Gesù e la Madonna, ma anche di conoscere qualche cosa di più della veggente di Fatima, hanno allestito un piccolo museo-memoriale dove sono conservati gli oggetti personali di suor Lucia, sue fotografie e parte della sua vastissima corrispondenza. Suor Maria Irene, infatti, ricorda che tantissima gente scriveva a suor Lucia, da ogni parte del mondo, e lei, con grande attenzione e cura, rispondeva personalmente con una macchina da scrivere. Era un apostolato per corrispondenza molto prezioso questo, e suor Lucia archiviava con grande cura tutto: missive e santini, conservando persino i francobolli. Quando suor Lucia è morta sono state raccolte qualcosa come 60 valige piene di corrispondenza!
Tutte queste lettere sono state vagliate poi, con grande attenzione, quando Papa Benedetto XVI ha aperto la causa di Beatificazione di suor Lucia, un lavoro certamente enorme, ma necessario. Attualmente, suor Lucia, è "Serva di Dio".

Suor Lucia è stata una vera e propria "Mistica" e molte persone pensano erroneamente che i suoi rapporti con il Divino si siano esauriti con gli avvenimenti di Fatima. Ma non era così..... lei ha continuato anche dopo ad avere esperienze mistiche. La stessa suor Maria Irene ricorda queste cose. Infatti, alle volte, suor Lucia arrivava in ritardo agli appuntamenti comunitari del monastero, ma questo avveniva proprio perché si tratteneva in "dialogo" con la Madonna. E questo dialogo non poteva certamente interrompersi.


Marco

Fonte fotografia: Rivista "Maria con Te" N. 1 del 13 maggio 2018

venerdì 12 novembre 2021

La semplice e genuina devozione di Alberto Sordi per la Madonna

Alberto Sordi è stato senza ombra di dubbio uno degli attori più popolari ed amati del nostro cinema italiano. Maestro ed ispirazione per tanti attori, era istrionico ed effervescente sul palco, ma nella vita privata, assicura chi l'ha conosciuto da vicino, era molto diverso, assai più tranquillo e rigoroso. Ed era anche molto devoto alla SS. Vergine, aspetto questo che forse non in molti conoscono.

Alberto Sordi, nato a Trastevere il 15 giugno del 1920, ha abitato vicino alla basilica di Santa Maria in Trastevere negli anni della sua giovinezza, chiesa che è stata, in un certo senso, il primo palcoscenico” del piccolo Alberto, ovvero il primo luogo in cui il futuro attore si è approcciato al pubblico per la prima volta nella sua vita quando lui, da bambino, faceva il chierichetto. E lo faceva talvolta in maniera un po' troppo “plateale”, agitando l'incensiere e cantando a voce alta, tanto da meritarsi, in qualche occasione, una “tiratina d'orecchie” da parte del parroco del tempo.
In questo ambiente molto semplice e pieno di calore, Albero ha maturato una devozione Mariana che non l'ha mai più abbandonato, anche perché l'attore si è sempre considerato un “miracolato” proprio per mano dalla Vergine SS. . Negli anni della sua infanzia, infatti, Alberto è rimasto vittima di un grave incidente stradale: mentre stava giocando con le sorelle attraversò improvvisamente la strada non accorgendosi che nel frattempo stava sopraggiungendo un'auto (allora ancora abbastanza rare) a velocità sostenuta. L'auto per poco non lo investì in pieno, ma il piccolo Alberto evitò l'impatto per un nonnulla. Immediatamente sul luogo accorse la mamma Maria che prese suo figlio in braccio e subito si diresse verso la vicina basilica per portare il suo “piccolo” dinanzi alla statua della Vergine Immacolata, ringraziandola devotamente per lo scampato pericolo.
Questo è uno di quegli episodi che ti “segna” la vita per sempre, e da allora Alberto è sempre stato un uomo molto religioso e molto devoto alla Santa Madre di Dio!

Carlo Verdone, anche lui grande attore italiano, romano verace come Alberto di cui era molto amico e con cui ha anche lavorato insieme in due film, racconta di lui: «In pubblico Alberto Sordi sprizzava allegria, gioia, si divertiva, azzardava. Ma non appena tornava a casa, cambiava, diventava un uomo normale, molto rigoroso. Sbaglia chi crede che gli attori comici siano comici anche nel privato. Gli ambienti della casa di Sordi erano molto austeri. Se ti guardavi intorno non vedevi, a parte una foto di Soraya sulla scrivania, foto di attori e gente del cinema. La persona più fotografata era un Papa, Giovanni Paolo II. Wojtyla è presente in ogni angolo della casa. Sordi teneva una sua foto anche nella barberia, dove ogni mattina si faceva tagliare la barba. Alberto aveva una ammirazione e una devozione straordinaria per questo Papa ed era davvero un uomo molto religioso. Un’altra figura sempre presente a casa Sordi è quella della Vergine, con statuine, ceramiche e dipinti di varie epoche» (cit. “Maria con te”).

Una statua dell'Immacolata è presente anche nel giardino della sua villa di via Druso, voluta fortemente da Alberto e verso la quale lui si rivolgeva ogni giorno lanciandole un fiore e pregando devotamente. Questo semplice ma bellissimo gesto quotidiano non è stato dimenticato neppure quando, il 24 febbraio 2003, la vita di Alberto arriva al suo termine. Il giorno successivo, prima di essere portato alla camera ardente allestita in Campidoglio, il feretro di Sordi é stato fatto sostare per qualche minuto dinanzi alla statua della Madonna tanto amata. Un gesto questo che Alberto avrebbe certamente voluto e che si è attuato per preciso volere della sorella. Un modo molto toccante per “chiudere” in bellezza la vita dell'attore romano, con la “carezza” della Vergine SS. che è sempre stata presente in ogni giorno della sua vita.


Marco

giovedì 4 novembre 2021

Da promessa della pallacanestro italiana a suora di clausura. Ed ora Oriana è divenuta suor Chiara Luce

Ha lasciato i palazzetti dello sport, per seguire la Chiamata del Signore

Lei si chiama Oriana Milazzo, viene da Agrigento, ed è stata una grande promessa della pallacanestro italiana. Per anni ha giocato nel campionato di A1 ed ha vestito anche la maglia della Nazionale.

Tutto ha inizio a soli 14 anni quando Oriana si trasferisce ad Alcamo per inseguire il suo sogno di diventare una giocatrice affermata di pallacanestro. Non molto tempo dopo  si trasferisce a Priolo dove i suoi sogni si realizzano: giocare nel campionato di A1 e arrivare a vestire persino la maglia della Nazionale.

Eppure, nonostante questo successo nel mondo dello sport, Oriana sente di non essere totalmente soddisfatta della propria vita, sente che le manca "qualcosa" dentro di sé, un qualcosa che non la rende realmente felice. Oriana va in crisi, e matura sempre più dentro il suo cuore il desiderio di essere "utile" agli altri. In questo periodo matura così la decisione di proseguire gli studi alla facoltà di medicina con il desiderio di diventare un medico missionario, mentre aumenta sempre più il suo impegno in parrocchia. Ma anche quando giunge a Roma per continuare gli studi, Oriana sente dentro di sé un senso di insoddisfazione che non sa spiegare. Partecipa alla GMG di Madrid e qui Oriana sente chiaramente che il Signore la sta chiamando. Si sente fortemente attratta dal monastero di Alcamo, già frequentato da giovane per la Messa domenicale, e capisce che è qui che il Signore la vuole.

Per Oriana inizia una nuova vita: lasciati i palazzetti dello sport, inizia il suo cammino nella famiglia delle sorelle povere di Santa Chiara ad Alcamo, in provincia di Trapani. Due anni di postulantato, un anno di noviziato nel monastero di Città della Pieve e altri due ad Alcamo, fino al giorno tanto agognato, il 13 maggio 2019, con la professione temporanea. Ora Oriana diviene suor Chiara Luce.

Con voce ferma e un sorriso di vera, autentica felicità, suor Chiara Luce legge la formula di rito con la quale consacra la sua vita a Dio: «Chiedo per amore di Dio di essere ammessa alla professione dei voti temporanei in questa fraternità di sorelle povere di Santa Chiara per seguire la via della povertà e dell’umiltà del Signore Gesù Cristo ed essere con questa comunità un cuore solo e un’anima sola» (cit. Avvenire).

Ora suor Chiara Luce si sente veramente realizzata, non rinnega il suo passato di promessa dello sport, che l'ha aiutata a crescere umanamente, ma la strada della sua vita è questa, quella per cui Gesù l'ha chiamata.
In questo bellissimo giorno per lei, non mancano naturalmente i ringraziamenti alle persone care che le hanno voluto Bene, in primis la sua famiglia, che l'ha sempre accompagnata, sostenuta e fatta sentire amata, nella scelta di vita di consacrarsi a Dio.


Marco

Gennaio 2020

lunedì 25 ottobre 2021

Simone, disabile grave, ha realizzato il desiderio di ricevere la S. Cresima nel suo giardino

Simone ha una gravissima disabilità, non può parlare e non può muoversi, ma questa domenica ha realizzato il suo grande desiderio di ricevere la S. Cresima nel giardino della sua casa, trasformata in una piccola chiesa, dalle mani del Vescovo e del diacono che lo conoscono bene.

ROMASimone è un ragazzo gravemente disabile a causa di una forte afasia complicata da diversi altri gravi problemi, non può né parlare e né muoversi dal suo letto, ma ciò nonostante non ha mai perduto la voglia di vivere né di comunicare con le persone che gli sono intorno. E ha sempre manifestato una forte Spiritualità, tanto da voler ardentemente ricevere i Sacramenti, prima la S. Comunione e ora, da questa domenica, la S. Cresima. Per fare ciò, la sua casa, in cui vive assieme a sua mamma Sara, nel quartiere Tiburtino di Roma, si è trasformata in una piccola chiesa all'aperto, con la presenza di tanti amici, del diacono e del Vescovo.
Simone, munito di un particolare “tubetto”, uno strumento che gli permette di comunicare attraverso leggere pressioni con le dita, ha fatto chiaramente capire che era suo desiderio ricevere questo importante Sacramento, e tutto questo si è realizzato nel giardino della sua nuova casa, ottenuta quest'ultima a costo di lunghe e faticose battaglie dalla sua instancabile madre Sara.

La grande Fede di Simone

E' da diversi anni che Simone ha manifestato un sempre più grande desiderio di Spiritualità, nato probabilmente negli anni della scuola. Da anni Simone ascolta devotamente la S. Messa e i vari riti Cattolici delle più importanti Festività, quindi più recentemente ha scoperto anche il S. Rosario. Tutto questo ha coinciso, qualche anno fa, con l'intenzione di Simone di fare la prima Comunione, cosa non semplice da attuare a causa della sua gravissima disabilità, ma che alla fine è avvenuta. In questo modo Simone è entrato, di fatto, nella Comunità del suo quartiere, nonostante la sua impossibilità di muoversi dalle mura della sua casa. In tutto questo ha pesato molto la devozione e compostezza che Simone ha sempre manifestato tutte le volte che ha seguito la S. Messa, fatto questo che ha convinto tutti e tolto ogni dubbio sulla profondità e radicalità delle sue intenzioni.
Simone ha manifestato spesso anche l'intenzione di pregare insieme alle altre persone, spesso quando si manifestavano dei problemi legati alla sua salute, a problemi nati con la Asl o per altre ragioni ancora.

Il desiderio realizzato della Cresima nel suo giardino

Non c'è stata una presenza di persone molto numerosa alla Cresima di Simone, a causa della pandemia, ma tutte le persone a lui più care erano presenti, e tra queste il diacono Roberto Proietti, due responsabili della Caritas, un medico molto amico della famiglia e diverse altre persone ancora, tutte care amiche di Simone e di sua mamma Sara. Ed era presente anche il Vescovo, mons. Paolo Ricciardi, che ha avuto modo di conoscere il piccolo ma bel “mondo” che ruota attorno a Simone. Soprattutto ha conosciuto lui, con il suo “tubetto” comunicatore che gli permette di interagire con le altre persone.
Al termine della cerimonia c'è stato anche un piccolo ma gradevole rinfresco, e Simone, che è stato per tutto il tempo della Festa senza respiratore, era visibilmente felice, immerso totalmente in questo clima gioioso, di vero e profondo affetto.


Marco

23 ottobre 2021

venerdì 15 ottobre 2021

Suor Angelica Ballan, artista per diffondere il messaggio di Cristo all'uomo

A fare una statua ci vuole un artista,

a fare un santo ci vuole un artista.

Tu sei l’artista di te stesso

Don Giacomo Alberione (1884-1971)


Per poter comprendere il personaggio di oggi, basta guardarlo diritto negli occhi e si riesce ad intravedere quell’oceano di pace e serenità, tipici di chi è naturalmente riuscito a raggiungere la propria felicità, senza perdere nulla di se stessi. Il suo sorriso e la sua umiltà fanno poi il resto e costituiscono l’immagine tipica di chi è riuscito a mettere a servizio del prossimo un dono di Dio, un proprio ”talento”, nel senso evangelico del termine.

PRIMA DI OGNI COSA, PARLACI DI TE!
Sono Suor Angelica BALLAN delle Pie discepole del Divin Maestro, una delle congregazioni Paoline fondate da Don Giacomo Alberione, dedita a far conoscere, amare e adorare l’Eucarestia attraverso varie forme, una delle quali anche l’arte e, nello specifico, la scultura che per me è la mia principale forma di espressione.

COME NASCE LA TUA VOCAZIONE E COME RIESCI A CONIUGARLA CON QUESTA TUA PARTICOLARE PASSIONE?
Sono entrata in Congregazione molto giovane per soddisfare la mia personale vocazione di glorificare il Signore, aiutando i fratelli e compiendo la missione che mi sarebbe stata assegnata. Sin da bambina, tuttavia, ho sempre avvertito una particolare sensibilità per la bellezza e per la scultura. Durante la ricreazione mi chiudevo in una stanza e realizzavo le mie prime opere: volevo rappresentare l’anima in contemplazione di Dio. Preso atto di questa mia particolare versatilità, ho fatto presente alla madre Superiore di poter impiegare il mio tempo ricreativo per esprimere quanto sentivo attraverso la creazione di opere artistiche. In quel periodo, a dire il vero, non pensavo nemmeno di essere capace di poter realizzare un’opera d’arte, tuttavia avevo il bisogno interiore di concretizzare il mio sentimento, la mia poesia in una scultura. Volevo dar vita e rendere tangibile ciò che io custodivo nell’animo. Io lo facevo di nascosto in un locale lontano dagli sguardi delle mie sorelle: non volevo essere esibizionista ed ho anche rischiato a farmi avanti con la Superiora; avevo paura che mi mandasse via avendo chiesto un qualcosa che esulava dalla normalità del sentire comune delle mie consorelle.
Dovete capire che chiedere qualcosa di diverso, a quel tempo, poteva essere interpretato come incapacità di condividere e vivere in Comunità. La madre Superiore, invece, si è rivelata “madre” e mi ha risposto con un sorriso, invitandomi ad uscire dal mio nascondiglio segreto e spostare la mia passione in un luogo più ampio. Oggi, ringraziando Dio, la scultura, unitamente alla Preghiera, è la mia forma di apostolato e la mia principale ispirazione e fondamento di vita. Il mio servizio all’interno dell’Ordine oggi è proprio questo e testimonio, ovunque venga chiamata, la bellezza ed il messaggio salvifico del Vangelo.
Come richiesto dal nostro fondatore, la mia non è un’arte solo decorativa e fine a se stessa, in quanto questa è una prerogativa di tutti, ma è il mio sale con cui io cerco di dare un senso alla mia vita ed alla vita degli altri. Senza questo sale non avremmo alcuna ragione di esistere.

IN CHE MODO L’ABILITÀ MANUALE PUÒ DIVENIRE MEZZO EVANGELICO?
Ho già detto che la mia arte non è fine a se stessa, perché altrimenti non potrebbe adempiere al proprio fine: la mia missione di diffondere attraverso di essa il messaggio di Cristo. Io dico sempre che non si può esprimere ciò che non si possiede e per tale motivo la mia ispirazione parte proprio dal bisogno dell’uomo e dalla mia necessità di diffondere il Vangelo all’uomo di oggi. Parto, quindi, sempre da ciò che l’uomo di oggi potrebbe percepire dalla mia opera per avvicinarsi a Cristo.
Una volta sono stata chiamata a Philadephia per una mostra liturgica in occasione di un congresso eucaristico internazionale ed un giornalista, soffermandosi dinanzi alla statua di una mia Madonna, mi ha chiesto chi fosse. Alla mia risposta che era la madre di Gesù, costui mi riferì che aveva fotografato tante Madonne, ma che nessuna come quella che aveva dinanzi gli aveva fatto pensare alla Madonna. Mi basterebbe che anche un solo uomo possa convertirsi o pensare a Dio guardando le mie creazioni. Quello è il mio sale ed è ciò che mi spinge a vivere questo mio carisma come la mia missione su questa terra.

COSA PROVI QUANDO TERMINI UNA TUA CREAZIONE?
La prima sensazione è la coscienza delle sue imperfezioni: c’è sempre qualcosa da migliorare. Una volta, terminata una Madonna, mi sono accorta che vista frontalmente era perfetta ed incarnava il mio ideale e l’armonia delle forme. Purtroppo di fianco non aveva la stessa resa e mi sembrava meno armonica. Alla fine, tenuto conto che comunque la sua funzione principale l’avrebbe resa frontalmente, in quanto è in tale posizione che noi siamo soliti guardare a Maria, anche in funzione del suo posizionamento in una Chiesa, ho comunque dovuto lasciare il passo e ritenerla conclusa: il bello ha fatto un passo indietro rispetto alla sua funzione sacra. L’artista ha lasciato il passo alla religiosa. Comunque non c’è mai il senso della perfezione e della completezza.

TI CHIEDI MAI COSA PROVANO GLI ALTRI AD AMMIRARE UNA TUA OPERA?
Ogni volta che sto per terminare un’opera, la faccio visionare a più persone di diversa estrazione sociale e grado culturale, non solo alle mie sorelle. Le mia creazioni, infatti, nella maggior parte dei casi vengono inserite nelle Chiese, che vengono praticate da chiunque. È molto importante per me sapere e capire il punto di vista di terzi: la mia arte, che comunque parte da me, deve essere capace di mediare tra le varie istanze e di non tradire né l’ispirazione, né la funzione evangelizzatrice, né il senso artistico. Molto spesso le mie opere più importanti, come i portali, vengono anche vagliati dalla Commissione di Liturgia Arte Sacra. A prescindere dall’aspetto formale, quindi, ogni mia opera non può prescindere dal preliminare contatto umano con l’uomo, anche il più semplice.

DAI UN MESSAGGIO DI SPERANZA AI GIOVANI
L’arte e l’uso delle mani, unite alla ricerca del bello e del buono, sono il sale non solo della mia vita ed ogni giovane può intraprendere questa strada che sicuramente è una via sicura di bellezza disvelatrice del proprio animo. Ogni persona cerca la bellezza, specialmente voi giovani. Noi siamo portati naturalmente alla bellezza, il problema è saperla cercare e trovare, specialmente al giorno d’oggi ove siamo proiettati in una direzione totalmente opposta. Se si coltiva il bello, non si corre il rischio di poter incappare negli antri bui e negli inciampi della vita. La bellezza, anche involontariamente, ci conduce naturalmente a Dio. Lo dice anche una poesia ed è sentire comune… non solo il mio, ovvero di una religiosa.
Un’ultima cosa: SBAGLIARE È UMANO MA È DIVINO SAPERSI RISOLLEVARE. Forza e Coraggio… anzi “Buona Strada”.

Ho visto con i miei occhi le creazioni di Suor Angelica e sono di gran lunga più belle di quello che voglia farci credere. Sono veramente il suo legame con il Padre ed al di la’ della loro bellezza esprimono il significato di una vita vissuta alla ricerca di Dio e della sua perfezione, nella consapevolezza, tuttavia, della nostra umana finitudine. È veramente un “personaggione”… e se volete potrete incontrala qui a Roma ove le Pie discepole del Divin Maestro” – congregazione Paolina fondata da Don Giacomo Alberione – effettuano delle bellissime esperienze di manualità, di servizio e di spiritualità.


di Muflone Inarrestabile

a cura di Michele Zoncu

1 settembre 2017

giovedì 22 luglio 2021

Aiuta concretamente un bambino africano

L'Uganda é uno dei paesi più belli dell'Africa. Alcuni luoghi sono stati dichiarati patrimonio dell'umanità e ha ben 9 parchi naturali con leoni, antilopi, elefanti, gorilla e molti altri animali. Le sue bellezze naturali comprendono la savana, il lago Victoria, l'imponente massiccio montuoso Ruwenrozi. Il paese ha 44 milioni di abitanti e più della metà sono adolescenti al di sotto dei 15 anni. Quasi il 90 % della popolazione é di fede cristiana.
L'Uganda, che nei secoli passati ha avuto importanti regni, venne raggiunta nel 1875 dall'esploratore inglese Stanley e nel 1894 divenne un protettorato britannico. Nel 1962 ottenne l'indipendenza dal Regno Unito e da allora ha attraversato varie situazioni storiche drammatiche tra cui due guerre.

Attualmente l'Uganda ha varie situazioni problematiche tra le quali l'emergenza Covid che nonostante le misure di sicurezza e i vaccini deve ancora essere debellato così come non é stato ancora debellato in Italia, la povertà che colpisce milioni di persone adulte e bambini, la diffusione dell'Aids: 25 milioni di persone sono sieropositive anche se c'é una campagna di informazioni per tentare di bloccare l'ulteriore espansione della malattia.
A causa di conflitti, Aids e povertà ci sono in Uganda molti bambini orfani. E proprio per dare un futuro sereno, educazione e protezione ai bambini orfani il signor Moses Omara, un maestro di Storia e materie letterarie, assistente sociale, con varie, importanti esperienze di lavoro in associazioni internazionali tra le quali la FAO, ha fondato SORD (Stanford Foundation for Orphans and Rural development) che tradotto in italiano vuol dire Fondazione Stanford per gli orfani e lo sviluppo rurale. L' associazione ha fondato due scuole, una scuola a Kawenze, un distretto di Kampala, la capitale dell'Uganda e un'altra ad Amotalar, nel nord del paese, per i bambini orfani. Con il signor Omara collaborano alcuni determinati volontari, uomini e donne, sia ugandesi, sia inglesi e canadesi. Moses Omara ci racconta anche dell'amicizia tra SORD e due associazioni di volontariato in Italia: Friends and Bikers for Africa Onlus di Napoli, fondata da Francesco Maglione, di cui hanno scritto varie riviste tra cui "Famiglia Cristiana", che ha supportato le attività scolastiche della scuola di Kawempe dal 2018 al 2020 e Twins & Moto Club sempre di Napoli di Davide Liccardo che ha collaborato a costruire un'aula scolastica sempre a Kawempe. Inoltre Moses Omara ha intenzione se ci saranno altri volontari e volontarie italiani nelle due scuole di inserire nel programma di studi anche la nostra lingua e la nostra cultura. Già alcuni bambini stanno imparando il francese.
Quindi SORD ha un ottimo rapporto con l'Italia che speriamo diventi sempre più stretto in futuro.
Un altro progetto di SORD é stato donare ai bambini una capra. Avere una capra é molto importante per i bambini che vivono in zone povere e rurali perché assicura una quantità giornaliera di latte, elemento fondamentale dell'alimentazione sana dei bambini. Un altro progetto che si é attuato é stato piantare alberi per preservare l'ambiente che purtroppo é molto inquinato.

Le scuole di SORD sono non solo luogo di studio, di apprendimento, di socializzazione per i bambini orfani ma anche le loro abitazioni dove sono trattati con umanità e affetto fraterno. Inoltre i bambini saranno aiutati anche quando saranno più adulti e seguiti per ottenere un lavoro da loro scelto che garantirà loro l'indipendenza economica. Le lezioni si svolgono solo in lingua inglese. L'inglese e lo swahili sono le lingue ufficiali parlate in Uganda dove ci sono anche numerose lingue locali. Conoscere molto bene l'inglese offre l'opportunità di poter ottenere in futuro lavori qualificati e di poter comunicare molto di più. Moses Omara e sua moglie sono devoti cristiani e hanno tre figli.
SORD ha una bella pagina FB pubblica e un bel sito online dove in inglese si racconta la storia dell'associazione, dei volontari, si forniscono chiare informazioni, si spiegano le finalità delle scuole.
Nella pagina fb ci sono anche le fotografie di alcuni bambini e si raccontano le le loro storie. Frequentano le scuole più di 200 bambini e bambine di varie fasce d'età, dai 3 ai 15 anni e di diverse classi scolastiche, come ad esempio Abi, una bambina di 5 anni, Natasha di 8 anni, Emmanuel di 15 anni di cui possiamo vediamo le foto, sorridenti.
La nuova scuola di Amotalar ha urgentemente bisogno di utensili essenziali come scrivanie per gli studenti per un costo totale di 2.300 euro, letti per un costo totale di 2.100 euro, materassi per un costo totale di 1.000 euro.
Ogni donazione sarà di grande aiuto, si può avere le informazioni su come farla scrivendo un email a: info@sorduganda.org

Aiutare concretamente un bambino secondo le proprie possibilità, sia con una piccola sia con una grande donazione (ad esempio una signora ha donato 7 tablet ai bambini per poter studiare qualche tempo fa) sarà un vero, aiuto concreto. I bambini hanno bisogno di molte cose ma come ha comunicato Moses Omara stesso, scrivanie, letti e materassi sono ora gli utensili più urgenti che la scuola deve acquistare.

Aiutare concretamente un bambino vuol dire andare a dormire con la coscienza serena, soddisfatti che se un bambino avrà un letto con un materasso per dormire e una scrivania per studiare questo sarà dipeso anche da noi. Si tratta di necessità vitali che la nostra umanità, coscienza e senso della giustizia reclamano per tutti i bambini del pianeta.
Aiutiamo oggi i bambini orfani delle scuole della Fondazione Stanford.


di Lavinia Capogna

22 luglio 2021

giovedì 15 luglio 2021

Roberto Mancini: «Credo nelle apparizioni di Medjugorje, un posto che mi ha fatto crescere»

«Sono sempre stato religioso: sono cresciuto in parrocchia, anche calcisticamente, credo in Gesù e nella Madonna. Sono nato il 27 novembre, il giorno della Vergine della Medaglia Miracolosa. La fede? Ti aiuta nei momenti di difficoltà, anche a maturare», aveva detto appena un anno fa Roberto Mancini alla Gazzetta dello Sport. Che lo schivo ct degli azzurri fosse credente era risaputo. E si conosceva anche il fatto che Medjugorje esercita un certo richiamo su di lui. Ma a tanti era sfuggito il legame particolare che l’allenatore coltiva de tempo con la Vergine Maria e con i sei veggenti ai quali sarebbe apparsa nella piccola e aspra cittadina della Bosnia Erzegovina per la prima volta il 24 giugno 1981, esattamente 40 anni fa. A dire il vero, la storia l’aveva già raccontata con dovizia di particolari Paolo Brosio nel libro La Madonna scende in campo in cui racconta lo slancio di tanti sportivi per Medjugorje e i suoi fenomeni celesti. Ma a riportare alla grande attenzione questo lato poco conosciuto del “Mancio” è stata l’intervista introspettiva e a tratti emozionanti rilasciata dall’allenatore a Pierluigi Diaco, nella prima puntata del nuovo programma, Ti sento, trasmessa lo scorso 19 gennaio su Rai, in seconda serata.

Il vissuto di Roberto è emerso in modo coinvolgente, legato a suoni, immagini, suggestioni varie, riabbracciando nel percorso gli esordi calcistici, la famiglia, gli affetti, la fede. A un certo punto, Diaco gli ha chiesto: «Tu credi nelle apparizioni della Madonna a Medjugorje?». E lui, con gli occhi luccicanti d’emozione, ma senza incertezza alcuna nella voce: «Io credo. Sì io ci credo. Sono andato diverse volte, ho parlato con Vicka (Ivankovic, ndr), con gli altri veggenti...». «È vero che lei ti è apparsa in sogno, prima che tu la incontrassi? E questo sogno come la rappresentava?», gli ha domandato ancora il conduttore. E Mancini: «Mi aveva parlato di Medjugorje tanti anni fa il nostro parroco di Genova, il padre spirituale della Sampdoria. Lui andava nel periodo in cui era impossibile quasi andare, quindi stiamo parlando degli anni '80, '82-'83, era quando c'erano problemi. Io non l'avevo mai vista, cioè non l'avevo mai conosciuta, eppure prima di andare mi è apparsa in sogno, non ho proprio la minima idea del perché o del significato di tutto questo. Non lo so, è stata una cosa veramente stranissima. Poi sono andato e gliel'ho anche detto. Ci siamo parlati diverse volte, capisco che ci possano essere persone che non credono in questo, e penso che il loro pensiero vada rispettato. La mia è una posizione diversa. Sono per la libertà di pensiero assoluta. La fede mi ha aiutato nei momenti un po' più difficili della mia vita. Mi aiuta anche adesso... Quando vado a Messa passo un'ora migliore probabilmente delle altre volte. Ci sono stati momenti di difficoltà e mi ha aiutato».

L’esternazione ha fatto il giro del mondo come quando Mancini, l'ex tecnico di Inter e Manchester City, il 25 marzo 2012, casualmente giorno in cui la Chiesa ricorda l’Annunciazione andò per la prima volta a Medjugorje. Un mese prima Brosio gli aveva spedito un pacco con dei rosari benedetti dalla Regina della Pace venerata a Medjugorje. Nell’involucro c’erano anche delle pietre raccolte nel punto in cui ci sarebbero state altre apparizioni della Vergine al veggente Ivan Dragicevic. Il giorno dopo Mancini telefonò a Brosio e gli confiò del sogno, al quale ha accennato di recente a Diaco: «Ero in una stanza con un po' di gente e c'era con me la veggente Vicka che, a un certo punto, mi ha sorriso fissandomi negli occhi, tanto che, a un tratto, mi sono girato per vedere se stesse guardando un altro. Ma, di colpo, Vicka si è mossa e si è diretta verso di me, tanto che, a quel punto, non ho più avuto alcun dubbio. Mi è venuta incontro, si è avvicinata, mi ha fissato ancora guardandomi dritto negli occhi. Poi mi ha dato un bacio sulla fronte. Ho avvertito proprio la sensazione del contatto fisico di una persona che, però, non avevo mai visto né conosciuto in vita»

E così 9 anni fa ecco Mancini volare a Mostar e da lì raggiungere Medjugorje per la sua prima visita. Con l'allora allenatore del City viaggiano la moglie Federica e la figlia Camilla. Mancini incontra la veggente Vicka: «Come siamo entrati in casa Vicka ci ha accolti abbracciandoci e salutandoci con un affetto particolare. Ha parlato con Camilla e Federica e poi ci siamo messi in un angolo e le ho spiegato nei dettagli la sensazione che ho avuto quando ho ricevuto il suo bacio in questo sogno che sembrava reale. Vicka mi guardava con attenzione e sorrideva come se sapesse già tutto e mi ha detto: "È la Madonna che fa tutto, noi apriamo il nostro cuore e Lei ci dice cosa fare”. Poi ha cominciato a pregare su di noi, incessantemente e con grande intensità».
La cosa soprendente è che in quel frangente i Citizen di Manchester la sua squadra era dietro di otto punti dalla storica rivale lo United allenato da Ferguson e mancavano sei giornate. Dopo il viaggio a Medjugorje è iniziata un’imprevedibile rimonta, culminata con il sorpasso all’ultima giornata e la vittoria della Premier League, il 13 maggio 2012, festa della Madonna di Fatima. Per Brosio è certo segno dell’aiuto della Vergine. Mancini ha ripetuto più volte: «La fede mi ha aiutato molto nella vita, non nel lavoro, perché credo che il Signore e la Madonna abbiano cose ben più importanti da risolvere. Però, sono convinto che chi prega con fede riceve un aiuto». José Duque, dirigente portoghese del City, nato vicino a Fatima, comunque notò la coincidenza della data della sfida decisiva e gli fece intendere che «la Madonna ci avrebbe aiutato. Sono convinto che chi prega è aiutato da Dio».

Nell’intervista con Diaco, Mancini ha ricordato la sua maestra delle elementari «Si chiamava Anna Maria Bevilacqua. Io ero un po' vivace quando ero piccolo e quindi a scuola qualche volta creavo qualche problema, durante le lezioni... Ero poco attento o magari non studiavo molto, la maestra parlò con mia mamma e mio papà: “La mattina prima di venire in classe, anziché il latte, dategli la camomilla...” E quindi per un po' mi diedero la camomilla la mattina. Questa maestra mi voleva veramente bene, era molto affezionata». Alla domanda «Che cos'è che ti commuove?», Mancini ha risposto: «Mi commuovono i bambini o pensare che un bambino possa perdere i genitori da piccolo. Questa è una cosa che mi commuove molto perché penso che non sia giusto. Penso che non sia giusto che un bambino non possa crescere con i propri genitori». Roberto aveva spiegato già a Brosio «Dio è sempre stato nella mia vita. Perché sono nato e cresciuto nella mia parrocchia. Andavo a Messa tutte le domeniche e facevo il chierichetto, fin quando a 14 anni non sono andato a giocare al Bologna. E quindi mi ero poi allontanato e oggi ho anche capito il perché. Questo luogo ha qualcosa di particolare, parla al tuo animo. Se tutti ci comportassimo come le persone che vivono e operano a Medjugorje tutto andrebbe in modo diverso. Molti dicono che non hanno tempo per pregare, lo facevo anche io, ma bisogna fare come ci dice la Madonna: iniziare poco alla volta ed essere costanti, perché poi ci si rende conto che non se ne può più fare a meno. Dalla curiosità che mi portò per la prima volta a Medjugorje sono passato a una frequentazione più consapevole. Ho conosciuto e parlato con persone che mi hanno insegnato qualcosa. Anche il confronto con il dolore ti fa crescere. È un po' che non vado, ma ci tornerò presto».

La parrocchia d’infanzia cui accenna sempre il Mancio è quella di San Sebastiano a Jesi. Nel 2014 quando si è spento quasi novantenne don Roberto Vigo, il sacerdote che l’ha retta per oltre mezzo secolo, Mancini si è precipitato ai funerali, ricordando come, proprio nel campetto adiacente alla chiesa anche lui, che abitava proprio di fronte, mosse i primi passi e prese a calci un pallone come tutti i giovani del quartiere. Con lo stesso trasporto e spirito grato ha partecipato di recente a una messa in suffragio per Boskov, il mitico allenatore dei blucerchiati, officiata da don Mario Galli, quell’ex cappellano della Samp, che, per primo, gli parlò della Regina della Pace e delle mariofanie di Medjugorje.


di Tancredi Peschi

7 luglio 2021

FONTE: Famiglia Cristiana