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mercoledì 11 dicembre 2024

Bidello di 60 anni riceve in regalo un camioncino dai suoi colleghi, per aiutarlo nel suo lavoro


Robert Reed è un uomo di 60 anni che fa di professione il bidello. Secondo le notizie in nostro possesso, Robert lavora nella scuola Farmington Elementary di Germantown, in Tennessee, negli Stati Uniti. E svolge il suo lavoro con molta professionalità e attenzione, è sempre amichevole con gli studenti ed è ben visto da tutti.

Nonostante il suo lavoro Robert non naviga certo nell'oro, e così ha cercato anche un occupazione extra oltre alla sua da bidello, da svolgere nel tempo libero. Lui pensava di poter iniziare un attività di giardiniere, ma senza un mezzo a sua disposizione, questo non è stato possibile farlo.

Non solo: i suoi colleghi di lavoro alla scuola hanno scoperto che Robert per arrivare sul posto di lavoro, deve prendere un autobus e poi fare più di un Km a piedi, sia all'andata che al ritorno, con conseguente dispendio di energie e perdita di molto tempo. Tra una cosa e l'altra infatti, Robert non riesce a rincasare prima delle otto di sera.

E allora ecco che i colleghi di lavoro di Robert hanno deciso di fare qualcosa di molto importante per lui, ovvero organizzare una raccolta fondi online, col fine di comprare un mezzo di trasporto che gli possa permettere di arrivare sul posto di lavoro in tempi più brevi e anche di permettergli di svolgere questa attività extra di giardiniere, da lui tanto desiderata.

E così è stato: in breve hanno raccolto 7000 dollari e hanno acquistato un piccolo camioncino.

Robert quando ha visto l'inaspettato regalo è rimasto senza parole.... e si è perfino inginocchiato per ringraziarli.

Sono storie belle come queste che fanno andare avanti il mondo. Gesti belli, di vera e genuina Solidarietà, che ci ricordano che la nostra società, se lo vogliamo, può essere resa molto migliore da tutti quanti noi. Dobbiamo soltanto volerlo e fare ciascuno la propria parte.


Marco

Gennaio 2022

Fonte: Web




giovedì 14 dicembre 2023

Teresina e suo marito sono malati e con tanti debiti.... aiutiamoli ad avere un futuro più sereno!



Cari amici,

condivido sulle pagine di questo blog la dolorosa storia di Teresina, una mia cara amica che conosco oramai da diversi anni e che versa in gravi problemi sia di salute che finanziarie. E non solo lei, ma anche suo marito, recentemente passato attraverso ben tre ospedali e ora molto limitato nella deambulazione, tanto che la stessa Teresina è costretta ad aiutarlo quando si deve lavare e vestire.

Non mi dilungo troppo nel descrivere la loro situazione, in quanto la potete trovare sulla piattaforma GoFundMe cliccando qui: "Aiutiamo Teresina ad avere un futuro sereno"
raccolta fondi aperta proprio per poter aiutare questa famiglia bisognosa, affinché possano permettersi di pagare le tante spese che hanno e, soprattutto, i molti debiti che hanno contratto ultimamente.

In aggiunta a tutto quanto è esposto nella raccolta fondi GoFundMe, si aggiunga anche il fatto che Teresina e suo marito avrebbero bisogno di cambiare occhiali, di avere apparecchi acustici e, cosa molto importante, dovrebbero affrontare delle cure odontoiatriche che include anche la realizzazione di una dentiera.

E' sempre cosa triste e dolorosa constatare come delle persone oramai anziane e con varie problematiche di salute, debbano finire per indebitarsi fino al collo per potersi curare e andare avanti, stentatamente, con la propria vita.... quando, per contro, fuori c'è tanta gente che vive nell'abbondanza, con macchine e Suv costosi, grandi case, abbigliamento “di marca” e chi più ne ha più ne metta.
Questa “forbice” tra ricchi e poveri è sempre più marcata, quando invece non dovrebbe essere così!
La cosa più triste però è constatare come alle persone più povere, spesso, manca persino il necessario, tanto da non sapere proprio cosa fare per poter sbarcare il lunario.

E allora, con il cuore, tra le pagine di questo blog, vengo a chiedere a tutta la gente di buona volontà, di poter aiutare questa coppia con un offerta libera, ciascuno donando secondo le proprie possibilità.
E se per talune persone fosse proprio impossibile donare il proprio obolo, può comunque aiutare questa famiglia con la condivisione della loro storia e con la propria personale, sentita preghiera.

Come soleva dire l'indimenticabile Madre Teresa di Calcutta, tante gocce, tutte insieme, formano gli oceani. Cerchiamo allora di essere, anche noi, una goccia di Solidarietà e Amore in aiuto di questa coppia bisognosa.... e così anche per loro ci potrà essere un futuro più sereno e roseo, come ciascuna persona avrebbe il diritto di avere.

Grazie di vero cuore a tutti!


Marco

martedì 26 settembre 2023

Fratel Biagio e Padre Pio


Fratel Biagio Conte ci racconta qual'è il suo rapporto con Padre Pio e come lo ha conosciuto.

Fratel Biagio: “ Il momento in cui ho conosciuto Padre Pio, ve lo devo dire, non l'ho conosciuto direttamente, ma in cammino.
Quando me ne andai via di casa, che ho lasciato tutto, nel 1990 a 26 anni.... Palermo al mare davanti e dietro le montagne. Da quelle montagne ho vissuto un periodo di eremitaggio all'interno della Sicilia, quasi un anno isolato da questo mondo che mi aveva ferito, deluso, la società, egoistica e indifferente.
A piedi poi... il buon Dio mi accompagna fino ad Assisi da San Francesco. Perché prima inseguivo le cose del mondo... ero fan dei giocatori, cantanti, attori... ero nella moda. Ma da quel momento la mia vita ha un cambiamento... seguo invece... divento fan di Gesù, di Maria, di San Giuseppe, di tutti i Santi e le Sante di Dio.
Padre Pio lo incontro grazie a un frate cappuccino nella zona della Campania. Mentre mi avviavo per Assisi a piedi, incontro un frate che veniva dall'Africa, da una missione dell'Africa. Lui mi parla di Padre Pio e mi da un immaginetta di Padre Pio. Io ne avevo sentito parlare ma mai avevo avuto un diretto.... e lui mi disse: “Tieni questa preghiera di Padre Pio”. E da allora Padre Pio mi accompagna, mi ha accompagnato ad Assisi ed il ritorno. Poi qui, io non volevo più tornare a Palermo, in Italia.... volevo andare in Africa, in India. Ma il buon Dio mi ha detto: “L'Africa è qua, qui c'è tanto da fare. Volevi aiutare, ecco datti da fare!”.
Qui inizia la missione e Padre Pio mi accompagna da allora, anche con i francescani, i cappuccini. Inizia un primo incontro con i cappuccini qui a Palermo, alle catacombe, in quanto loro facevano già un servizio di carità, e andavo a portare i fratelli, che ancora non avevo la struttura, li portavo lì a fare la doccia. Mi davano la biancheria, il mangiare.
Allora ecco che nasce un incontro, un legame. Allora Padre Pio è presente, è qui con noi. E oggi tanti gruppi, come oggi in particolare, siete venuti a dare conforto, sostegno, a noi che operiamo in questa comunità. Con un impegno enorme, delicato, che il Signore ci ha inviato ad alleviare la sofferenza dei più deboli, degli ultimi, dei senzatetto ”.


Fonte: You Tube


venerdì 4 febbraio 2022

Le isole di Tonga colpite fortemente dall'eruzione del vulcano sottomarino Hunga-Tonga Hunga-Ha'apai. Aiutiamo questa popolazione in grande difficoltà!

L'eruzione del vulcano sottomarino Hunga-Tonga Hunga-Ha'apai del 15 gennaio, secondo i dati della Nasa, 500 volte più potente della bomba atomica sganciata su Hiroshima, ha creato dei danni enormi, in particolar modo nell'arcipelago delle isole di Tonga, costituito da 169 isole (anche se solo 36 sono abitate), per un totale di 100 mila persone. Le isole più periferiche dell'arcipelago sono state quelle maggiormente colpite ma, secondo la Federazione internazionale della Croce Rossa e Mezzaluna Rossa (Ifrc), almeno 80 mila persone potrebbero essere in gravi difficoltà, quindi la netta maggioranza della popolazione totale.

Le isole più colpite dalla furia di questa eruzione vulcanica sono quelle di Tongatapu, di Mango (completamente distrutta) e di Fonoifua. Danni ingenti anche per l'isola di Nomuka.
La situazione è critica soprattutto perché manca l'acqua potabile, contaminata dalla cenere vulcanica, piena tra l'altro di metalli pesanti come il rame, il cadmio e l'arsenico. Inoltre strade e ponti sono stati gravemente danneggiati e molti rifugi delle zono costiere sono stati travolti dagli tsunami.

Gli aiuti umanitari faticano ad arrivare a causa della cenere che rende difficilmente praticabile l'aeroporto Fuaamotu e, nonostante che siano passati diversi giorni, la cenere continua a ricoprire case, strade, spiagge e infrastrutture.

La Caritas Tonga, in collaborazione con Caritas Aotearoa/Nuova Zelanda e le autorità locali hanno stoccato rifornimenti nei magazzini di Tongatapu, da distribuire alla popolazione in grandi difficoltà. Anche la Caritas italiana si sta adoperando per aiutare queste popolazioni, in una situazione di così grave emergenza.

Pure l'Unicef si sta mobilitando con grande impegno in questi giorni di gravi difficoltà, con la preparazione di molti pallet di materiali d'emergenza. “Mentre i danni all’agricoltura sono inferiori rispetto a quanto si temeva, sono state sollevate preoccupazioni per l’approvvigionamento idrico, la qualità dell’aria e la disponibilità di carburante – informa Unicef -. Si teme anche l’insorgere di malattie legate all’acqua, dato che le ondate di marea hanno causato l’inondazione di 2-3 isolati nell’entroterra” (citazione: Agensir). Sono stati inviati anche molti kit ricreativi per le attività psicosociali a favore dei bambini, che il Ministero degli Affari Interni distribuirà in collaborazione con i volontari della Chiesa locale.
Secondo Save the Children, sono 28 mila i bambini colpiti da questo disastro, e ancora e sempre, è l'assenza dell'acqua potabile a costituire il problema maggiore.

Ora per le popolazioni delle isole di Tonga c'è anche tanta paura per il diffondersi del Covid-19. Finora, infatti, questo arcipelago di isole era stato un territorio Covid-free, ma con gli arrivi, assolutamente necessari, degli aiuti umanitari è arrivato anche il Coronavirus. Un altra brutta "tegola" da dover affrontare.

La situazione che si è abbattuta sull'arcipelago delle isole di Tonga è drammatica, ma chiunque di noi, con un po' di buona volontà, può fare qualcosa di veramente bello per aiutare queste popolazioni. E lo si può fare donando il proprio contributo attraverso la Caritas italiana che ha aperto una raccolta fondi a questo scopo (cliccare qui).
Anche la divulgazione di questo post o altri articoli simili può essere utile alla causa e poi, naturalmente, cosa importantissima, invito tutti a sostenere queste popolazioni con la propria preghiera.

Non manchiamo mai di fare del Bene laddove c'è bisogno.... e il bello è che chiunque, ma veramente chiunque, nessuno escluso, lo può fare.
Grazie di cuore!


Marco

mercoledì 8 dicembre 2021

La grande Generosità di Wué, povero che aiuta altri poveri

Quella che voglio raccontare oggi è una storia davvero particolare, che ho appreso per caso in televisione e che poi ho voluto approfondire, perché singolarissima e originale..... ma intrisa di tanta Bontà d'animo.

Lui si chiama Gian Piero, anche se per tutti è "Wuè", un ex-clochard di 74 anni che spende la sua vita per aiutare le persone povere come lui.
Originario di Genova, Wuè ha avuto fin dall'inizio una vita difficile, ha vissuto la propria infanzia in un orfanotrofio, dalla quale però è scappato perché subiva violenze fisiche e psicologiche. Successivamente ha studiato, si è diplomato nella scuola alberghiera e si è dedicato alla sua grande passione di allora, la pittura, ritraendo in particolar modo paesaggi. Coi suoi dipinti Wuè riusciva inizialmente a mantenersi, ma poi è arrivata la chiamata militare, il quale però è durata poco perché ha iniziato ad avere problemi di salute ed è stato riformato. Poi è arrivata un occasione lavorativa importante dall'America: Wué è diventato chef per gli importanti Hilton Hotel, ma anche in questo caso la salute ci si è messa di mezzo, gli è stata diagnosticata una malattia degenerativa e il lavoro è durato poco.
Wuè ha problemi fisici, non riesce a stringere le mani, ma non si da per vinto. Nel 1997 torna in Italia, a Viareggio, abita in una roulotte in Darsena e si occupa di tenere pulito il vialone. Balneari e negozianti del posto gli passano sempre qualcosa, così da poter andare avanti, quindi si trasferisce in piazza Viani, davanti alla sede della Capitaneria, vivendo da clochard in una zona un po' degradata della città. Wuè si occupa di tenere pulita la piazza, con tutto l'occorrente del caso, raccogliendo ogni giorno due o tre sacchi pieni di spazzatura. Ma la vera “Missione” di Wuè è quella di raccogliere i centesimi, tutte quelle monetine che spesso infastidiscono persino le persone comuni, e che lui invece raccoglie con grande pazienza e costanza, come qualcosa di molto prezioso. La gente del luogo che ha imparato a conoscerlo e ad apprezzarlo lo sa, e così quando lo incontrano gli riempiono le tasche di queste monetine (soprattutto i bambini), quindi Wuè si reca al vicino negozio "Lo Spaccio" che vende prodotti sfusi a filiera corta. Tutte queste monetine vengono "convertite" in generi alimentari come olio, pasta , pelati, burro, caffè, legumi ecc.... che poi Wuè distribuisce alle persone più povere, soprattutto senzatetto come lui e famiglie bisognose.
Un "povero" che aiuta altre persone povere, una cosa così distante dalla mentalità di molte persone, ma che tuttavia accade. Il 2019, ad esempio, è stato un anno molto positivo per lui: ha raccolto in totale 1100 euro, tutti devoluti in generi alimentari a vantaggio dei più bisognosi.
Wuè si avvale anche della sua pensione, che tuttavia è costretto a spendere in gran parte per le sue spese mediche, che gli costano 400 euro al mese.

La vicenda di Wuè è diventata molto nota grazie ad un articolo uscito nel 2019 su "La Nazione", e da allora la sua situazione è un poco migliorata. Ora non vive più a "cielo aperto" come faceva prima, ma in un magazzino che un’azienda della nautica gli ha offerto come riparo. La sua missione però non è cambiata, ed è sempre quella di raccogliere quelle piccole monetine di rame, spesso per i più, pesanti e fastidiose, da trasformare in generi di prima necessità per le persone più indigenti. Un azione questa così meritevole, che ha fatto vincere a Gian Piero detto “Wuè”, nientemeno che il "Premio Internazionale Bontà 2021" messo in palio ogni anno dal "Comitato della Croce" di Cavarzere in Provincia di Venezia e dedicato quest’anno (2021) alle vittime dell’11 settembre 2001, ai rappresentanti delle forze dell’ordine e ai magistrati deceduti nell’adempimento del loro servizio. Un premio vinto con la seguente motivazione: “Per colui che, come Cristo, è povero tra i poveri”.

Wuè è stato molto felice di ricevere questo riconoscimento, che lo ha avvicinato ancora di più alla gente, in particolar modo ai giovani. Ora, come prossimo obiettivo, nonostante i suoi problemi di salute e le sue 74 primavere, avrebbe quello di entrare a far parte della grande famiglia della Croce Rossaper avere momenti di condivisione e conforto”.

Qualsiasi cosa Wuè saprà ancora fare in futuro, non abbiamo alcun dubbio che sarà sempre a favore del suo prossimo, soprattutto quello più bisognoso, come il suo grande Cuore generoso gli suggerirà di fare.
Da parte mia, posso solamente dire: “Grazie Wuè, per tutto!”. Il mondo ha bisogno di gente altruista e nobile come te!


Marco

Giugno 2021

venerdì 3 dicembre 2021

Milionario cinese si prende cura delle persone del suo villaggio natale, regalando loro tante nuove case

Questa storia è di qualche anno fa, ma è così bella che dovevo necessariamente inserirla tra le pagine di questo blog.

Lui si chiama Xiong Shuihua ed è un ricco imprenditore cinese. Ma non è di quelle persone che pensano soltanto ai propri interessi personali, tralasciando tutto il resto, ma anzi ha pensato bene di voler aiutare i poveri del villaggio di Xiongkeng, vicino alla città di Xinyu, nella Cina meridionale, dove lui stesso era cresciuto ed aveva passato la propria giovinezza.
Con un progetto da 5 milioni di euro, ha raso al suolo le catapecchie di legno di questo povero villaggio e ne ha costruite tante altre nuove di zecca, destinandole alle 72 famiglie che ancora vivevano in quel villaggio. 18 di queste famiglie, quelle che maggiormente avevano aiutato Xiong negli anni difficili della sua giovinezza, hanno ricevuto delle villette vere e proprie di gran lusso, ma a tutti è stata destinata una nuova sistemazione. Inoltre il generoso mecenate si è preso l'impegno di garantire ogni giorno tre pasti caldi a tutti gli anziani del villaggio con reddito basso. Ora quella zona, prima poverissima e fatiscente, è stata completamente trasformata, con queste nuove e moderne abitazioni, con bei giardini, parchi giochi e statue.

Era un debito d'onore che Xiong Shuihua sentiva di dovere a quelle persone, così generose con lui negli anni della sia adolescenza. «Non potevo né volevo dimenticare le mie radici – ha spiegato il ricco magnate - e siccome sono uno che paga sempre i suoi debiti, ho voluto fare in modo che le persone che avevano aiutato me e la mia famiglia in passato venissero ripagate in qualche modo» (cit. Corriere della Sera).

La gente del villaggio di Xiongkeng è profondamente grata per il gesto del loro ex compaesano, che loro ricordano quando era un bambino, ma non me sono rimasti del tutto sorpresi, in quanto si ricordavano molto bene dei suoi genitori, due persone di gran cuore sempre pronti a prendersi cura degli altri, come era loro possibile. Evidentemente questo “cuore generoso” dei genitori è stato trasmesso al figlio, proprio come un albero buono, dai cui rami escono solo buoni frutti.
E avere un cuore altruista e generoso è la cosa più bella che ci possa essere!


Marco

Novembre 2014

martedì 19 ottobre 2021

Anonimo benefattore compra la casa di un disabile all'asta per poi restituirgliela

Ecco una storia di meravigliosa Solidarietà, di quelle che ti toccano il cuore, avvenuta tra un persona disabile, in gravi difficoltà economiche, e un “misterioso” benefattore che è voluto rimanere nell'anonimato.
Il primo protagonista si chiama Alessandro D'Oriano, ha 46 anni ed è disabile al 75%. L'uomo ha perduto il lavoro e ben presto si è trovato in grandi ristrettezze economiche, vista che la sua unica entrata è rappresentata dai 257 euro mensili che riceve dalla sua pensione d'invalidità. Una cifra purtroppo non sufficiente per far fronte alle spese quotidiane di tutti i giorni e, soprattutto, per pagare il mutuo della sua casa.
Terrorizzato da questa situazione e in ansia di perdere la sua abitazione, Alessandro, già cagionevole di salute, è stato colpito da un ictus ed è stato ricoverato all'ospedale di Volterra per una lunga e difficile riabilitazione.
Il misterioso benefattore, livornese e dalla grande sensibilità, saputo di questa spiacevolissima situazione si è messo in contatto con il sindaco di Livorno, Filippo Nogarin, chiedendogli espressamente di voler aiutare Alessandro, in così grande difficoltà. Saputo che Alessandro stava per perdere la casa, una volta che questa è stata messa all'asta giudiziaria, l'ha comprata lui stesso, con l'intento di restituirla allo sfortunato proprietario, non appena sarebbe uscito dall'ospedale. Un gesto meraviglioso e, come detto, fatto completamente nell'anonimato perché, per sue stesse parole: “Quando si fa del bene lo si fa e basta - ha detto - senza pubblicità, senza altri fini, come un imperativo categorico” (cit. Corriere.it).

Nonostante la volontà di rimanere nell'ombra, il gesto meraviglioso del benefattore è passato ben presto di bocca in bocca, e la notizia si è sparsa in tutta la città.
L'avvocato di Alessandro D'Oriano, Francesco Tanzini, ha avuto modo di conoscere il generoso benefattore, rimarcandone immediatamente la grande profondità umana e l'assoluta mancanza di secondi fini.
A dare la meravigliosa notizia della restituzione della casa ad Alessandro, è stato suo fratello Francesco, enormemente grato per tutte le persone che si non mosse in suo aiuto, in primis naturalmente l'anonimo mecenate livornese. E dopo tanto tempo, con grande gioia, non ha potuto nascondere di aver visto suo fratello Alessandro tornare finalmente a "sorridere" e a sperare in un futuro migliore.


Marco

Giugno 2017

venerdì 8 ottobre 2021

Il sogno di John si è realizzato: la generosità ha vinto!

A volte la solidarietà regala momenti di grande commozioni: è il caso di John, nigeriano da anni a Ciampino, dopo il bel gesto della comunità locale.

John ormai da anni tiene pulite le strade, mantenendosi in questo modo grazie alle offerte dei cittadini. Davanti ai luoghi in cui l’uomo ogni giorno si impegna con dignità, c’è anche il Geff Caffè. Così il gestore del locale, Cristian De Filippis, ha deciso di compere un gesto di affetto nei suoi confronti.

L’uomo vorrebbe tornare in Nigeria per piangere la madre defunta

Da qualche tempo infatti l’uomo vorrebbe tornare nel suo Paese d’origine, dopo la morte della madre, per poterla piangere. Ma non ha il denaro per farlo. Cristian, venuto a conoscenza di questa triste realtà, si è dato da fare e ha organizzato una colletta nel suo locale.

Conosceva infatti la sua storia, visto che da tempo lo aveva particolarmente a cuore. La raccolta fondi organizzata nel suo locale in poco tempo ha preso il via. In un breve periodo, infatti, il salvadanaio esposto sul bancone dell’esercizio commerciale si è riempito di monete e banconote. I clienti che passavano ogni giorno di lì ha contribuito con monete e piccole offerte.

Molti conoscevano l’impegno del giovane e hanno deciso di premiarlo

Molti conoscevano questo ragazzo e erano ben consci dell’impegno che mette ogni giorno per dare una sistemata alle tante cartacce, erbacce o altro che inquinano i marciapiedi. Alcune di queste offerte sono arrivate anche da fiori Ciampino.

Così è arrivato anche il grande giorno della consegna. Il gestore del bar ha fatto entrare John all’interno del locale con una scusa, per potergli consegnare il salvadanaio con il ricavato. C’erano poche persone in quel momento, e l’uomo era all’oscuro di tutto. Inizialmente, non capiva cosa gli stesse succedendo.

Così il sogno di John può realizzarsi, tra lacrime e ringraziamenti

Poi la realizzazione del sogno che si stava avverando, di fronte ai presenti che lo registravano con il telefonino per condividere la scena sui social network. Tutti si sono commossi di fronte alla reazione dell’uomo, visibilmente emozionato.

Questo salvadanaio è per te John, da parte di tutta Ciampino”, sono state le parole del gestore del bar, consegnandogli il prezioso regalo. L’uomo, portandosi le mani alla testa, è scoppiato in lacrime subito dopo averlo rotto. Dentro il salvadanaio c’erano alcune centinaia di euro, quanto basta per prenotarsi un viaggio in aereo andata e ritorno e andare a trovare sua madre nella tomba, deceduta da poco in piena pandemia.

Soldi meritati, è un gesto che abbiamo fatto con il cuore”, dice il gestore del locale mentre l’uomo ringrazia tutti. Ora, grazie a questo bel gesto di solidarietà, John potrà tornare in Nigeria dalla madre.


di Giovanni Bernardi

24 gennaio 2021

lunedì 4 ottobre 2021

Una pineta in Africa per pagare l'università

Una cooperativa di donne pianta alberi e li fa crescere dando una mano all'ambiente e alle casse domestiche. Viaggio nel nord dell'Uganda dove il possesso di una quota di bosco può permettere di far studiare i figli

Una pineta in Africa non è cosa facile da incontrare. Dove non ci sono bisogna piantare gli alberi, ripararli dal caldo, aspettare che crescano. Nel distretto di Gulu, per anni teatro di una guerra che ha disboscato terreni e famiglie, c'è una pineta meravigliosa curata da sole donne.
Il posto si chiama Opok. Nel nord dell'Uganda il tarlo della deforestazione minaccia il bacino del fiume Pece che manda le sue acque (sempre più scarse) nel grande Nilo. Qui la Watemu Lapainat Agroforestery gestisce una piantagione di dieci ettari. E' una cooperativa di 37 donne. Per loro gli alberi hanno un valore molto concreto. Per esempio Angela Anyua, una delle fondatrici, con la sua quota di pineta ha mandato la figlia all'università. Ci vogliono dieci anni per poter tagliare un albero e venderlo come legname da costruzione. Intanto si mandano al mercato i rami secchi come legna da ardere. Le donne di Lapainat piantano e seminano, seminano e piantano. In questo modo, il bosco rimane ancora alla terra e viceversa. Trattenendo l'umidità, la pineta fa bene all'ambiente e al bacino del fiume Pece. I lavori pesanti sono appaltati agli uomini di ascia muniti, ma i cordoni della borsa e le redini della strategia restano in mani femminili. Questa avventura verde, partita con un progetto di microcredito, vede il sostegno finanziario dell'Unione Europea e della Fao. Da europeo è bello vedere (e sostenere) queste donne vestite con i costumi tradizionali all'ombra della pineta di Opok. Perché non ci sono uomini nella cooperativa? Perché preferiscono i guadagni facili (da consumare in alcool), rispondono le anziane, piuttosto che i tempi lunghi che una piantagione richiede. Perché non ci sono ragazze? Perché le figlie più giovani, secondo il costume locale, quando si sposeranno dovranno trasferirsi lontano, nel villaggio del marito. E dunque per loro non avrebbe senso entrare nella cooperativa. Fortuna che in un'altra parte della foresta incontri Stella Apiwo, trentenne sposata con figli, che da quando è giovanissima gestisce un pezzo di piantagione con la sua famiglia. Stella arriva a controllare lo stato degli alberi in moto. Si capisce che viene da un'altra classe sociale rispetto alle signore delle cooperative. Evidentemente i suoi guadagni sono anche maggiori. Non ancora al livello di Langoya Dickson, un altro inquilino (finalmente un uomo!) del bosco orizzontale che da quelle parti è comunque una rarità. Ha lavorato per il Dipartimento Forestale dal 1988 al 2004 prima di mettersi in proprio. Langoya ha studiato agraria a Kampala e ad Aberdeen, in Scozia. L'azienda che ha messo in piedi con la moglie conta 150000 alberi: pini, teak ed eucalipti. «Entro il 2024 ognuno varrà sul mercato 8mila scellini ugandesi: in tutto fanno quasi 5 milioni di euro (contro gli 80mila investiti)». Mica male. L'uomo degli alberi fa i conti in tasca anche alle sue vicine. «Per una famiglia media nel villaggio il costo della vita è pari a 3900 euro all'anno. Se anche una famiglia piantasse 5 ettari di mais, non riuscirebbe a far fronte alle spese. Ma se si devolvesse anche solo un ettaro alle piante da frutta, l'obiettivo è raggiunto».
Dall'agricoltura della sopravvivenza si può (si deve) passare all'agricoltura che ha permesso ad Angela Anyua di mandare la figlia all'università. E' chiaro che il fattore tempo è importante: che cosa si mangia, mentre le piante crescono? La differenziazione è più facile per Langoya Dickson che per le 37 donne della Watemu. Che infatti hanno altre piccole fonti di reddito (bancarelle) e il loro piccolo campetto di mais. Ma il segnale è importante, per un continente come l'Africa (che con il Sudamerica perde 5 milioni di ettari di foreste all'anno). I boschi fanno bene all'ambiente. E all'economia domestica.


2 gemmaio 2018

Corriere della Sera buone notizie

mercoledì 22 settembre 2021

Sceglie di lasciare tutto e apre un ospedale per gli orfani in Kenia. La storia di Amy Hehe

Il coraggio e il grande cuore di una donna che ha scelto di dedicare la sua vita ai bambini

La storia di Amy Hehe dovrebbe essere divulgata con ogni mezzo in tutto il mondo. È la scelta di vita di una giovane donna americana che ha deciso di dar vita al suo sogno: quello di aiutare chi è malato ed ha bisogno.

Amy ha lasciato tutto per aprire un ospedale ed un centro di aiuto in Kenya. I suoi pazienti sono bambini rimasti orfani, e malati terminali. Persone cui la vita non ha certo presentato il suo lato migliore. A soli 13 anni Amy aveva già capito quale sarebbe stato il suo percorso di vita.

Mollare tutto e aprire un ospedale. Lasciare, lei nata e cresciuta nel ricco Kentucky, uno stile di vita pasciuto e dar vita a Ovi Children’s Hospital.
Al suo fianco c'è Rob, il marito, felice di condividere un progetto di vita che fa dell’aiuto concreto il suo significato più profondo.

Amy cura, assiste, e da speranza a tanti piccoli bambini affetti da malnutrizione, malaria, traumi di guerra, hiv. Creature che, senza il sostegno di questa grande donna, sarebbero abbandonate a loro stesse.

Sebbene questa vita è la realizzazione di un mio sogno, sono la prima ad ammettere che non è per niente facile” ha detto Amy in una recente intervista. L’ambiente del Kenya infatti, oltre a non essere un hotel a 5 stelle, presenta difficoltà ed insidie di ogni genere. Ecco perchè la scelta di mollare tutto ed aprire un ospedale ed un centro di assistenza rende questa storia unica e di assoluto valore.

Troppo spesso ci troviamo a parlare, commentare, suggerire e, perchè no, criticare. Tra tutti questi verbi ne manca uno. Fare!

Non volendoci accodare al coro di coloro che parlano e basta non possiamo che inchinarci di fronte ad esperienze come questa. Divulgarla, perchè possa essere da monito e spunto di riflessione.

15 dicembre 2019

FONTE: Notizie Cristiane

martedì 21 settembre 2021

Gira la città e taglia gratis i capelli ai senzatetto: il potere di un piccolo atto d’Amore

In un mondo dove l’indifferenza spesso regna sovrana, questa giovane parrucchiera gira la città con le sedie rosse del suo salone per aiutare le persone lasciate ai margini della società.
Katie Steller non solo taglia gratis i capelli ai senzatetto, ma offre loro la sua amicizia aiutandoli a non sentirsi più invisibili: “Tutto è iniziato nel 2013, prima di aprire il mio salone a Minneapolis. Avevo tutte le attrezzature nel mio soggiorno e quest’unica sedia. Allora mi è venuta un’idea: mettere la sedia nel portabagagli, andarmene in giro e offrire tagli di capelli gratis, proprio lì dove le persone si trovavano e mostravano i loro cartelli chiedendo aiuto. Di recente ho deciso di rispolverare quell’idea, e mi ha cambiato la vita”.

Così almeno una volta alla settimana chiude le porte del suo negozio, per dedicarsi a questa speciale missione d’amore: “Portare dietro una sedia pieghevole sarebbe molto più semplice, ma in fin dei conti la ragione principale per cui faccio tutto questo non riguarda solo tagliare i capelli, è usare ciò in cui sono brava come uno strumento per connettermi con le persone. E poi non tutti possono provare l’esperienza di mettersi comodi in poltrona, ma anche loro meritano di viverla”.

Katie ha imparato a non giudicare la vita degli altri, perché anche lei per tanto tempo si è sentita "diversa". Dopo un’operazione che l’ha privata del colon a 13 anni a causa di una grave colite ulcerosa, come conseguenza, ha iniziato a perdere i capelli: “Come sempre, ci accorgiamo del valore delle cose solo quando le perdiamo. In quel momento ho compreso quanto anche un semplice taglio di capelli sia importante nella vita di una persona”.

Il buon esempio di questa ragazza ha dato vita a una rete di beneficenza, che tra le altre cose offre ai bisognosi beni di prima necessità; dai calzini agli snack, dai prodotti per l’igiene personale alle scarpe. Anche se il regalo più prezioso resta quello che non si può comprare e che ognuno è in grado di offrire: il proprio tempo!Lasciare il segno nella vita di un'altra persona non richiede grandi gesti o enormi somme di denaro. Non sottovalutate mai il potere di un piccolo atto di gentilezza!”.


2 ottobre 2019

FONTE: Fanpage

sabato 18 settembre 2021

Il falegname dell'Iowa che ha pagato il college a 33 studenti bisognosi

Appena prima della sua morte, avvenuta nel 2005, un falegname dell'Iowa chiamato Dale Schroeder decise di donare i risparmi di una vita per aiutare gli studenti più bisognosi del luogo ad andare al college. Cresciuto in povertà e vissuto con uno stile di vita frugale, Schroeder aveva infine accumulato 3 milioni di dollari. Nei 14 anni successivi alla sua morte, la sua donazione ha mandato al college ben 33 studenti.

Nato nel 1919, Dale Schroeder lavorò come falegname, a Des Moines in Iowa, per ben 67 anni. Quandò venne a mancare, nel 2005, aveva messo da parte quasi 3 milioni di dollari.

Cresciuto in povertà, ebbe uno stile di vita estremamente frugale. Secondo il suo amico e avvocato, Steve Nielsen, Schroeder aveva solo due paia di jeans: uno per il lavoro e uno per andare in chiesa. Non si sposò mai e non aveva discendenti.

Prima della sua morte, nel 2005, Schroeder entrò nell'ufficio di Nielsen e gli disse che voleva avviare un programma per delle borse di studio. Non aveva avuto la possibilità di andare al college, ma voleva che gli altri fossero in grado di ricevere un'educazione. I suoi soldi, nei 14 anni successivi alla sua morte, sono andati a ben 33 ragazzi provenienti da famiglie poco agiate e hanno permesso loro di andare al college. Molti di loro, oggi, sono dottori, insegnanti e psicologi.

Nel 2019 i "Dale's Kids" si sono incontrati per una cena, per onorare l'uomo che aveva reso possibili i loro sogni. Si sono seduti attorno al vecchio cestino del pranzo del falegname per condividere aggiornamenti sulle loro vite.

L'ultima è stata Kira Conard, che aveva il sogno di diventare psicoterapeuta. “Per essere un uomo che non mi ha mai incontrato, questo gesto è incredibile” ha detto. Dopo aver mandato al college 33 ragazzi, il fondo si è putroppo esaurito.


13 luglio 2021

FONTE: Fatti strani dal mondo

lunedì 30 agosto 2021

Da quattro anni dona frutta e verdura invenduta ai bisognosi: il bell’esempio di Luca Fauri

CITTÀ DI CASTELLO – Da oltre quattro anni regala ai bisognosi la frutta e la verdura inveduta al mercato di Città di Castello: il nome di questo benefattore è Luca Fauri, titolare di un’azienda ortofrutticola di circa 20 ettari che produce, nella piana di Lugnano, frutta e verdura di stagione.

Originaria del Nord Italia, la famiglia Fauri arriva a Città di Castello nel 1965, quando la madre Grazia, da cui l’azienda porta il nome, decide di esportare in Umbria l’attività di famiglia. Anche oggi la gestione è rimasta interna, con il figlio ed attuale titolare Luca Fauri, che si occupa di tutto, avvalendosi di 4 operai in pianta stabile e alcuni occasionali. Lo stand di Luca Fauri è un riferimento per i tifernati che frequentano il mercato cittadino: il martedì con la versione biologica a chilometri zero in Piazza Gabriotti e il sabato mattina nel parcheggio Raniero Collesi.

Esclusivamente frutta e verdura di stagione, come chiarisce il sito dell’azienda, ed in particolare mele e pere, specialità per le quali Fauri è famoso e che distribuisce in tutta Italia. Qualche anno fa, in occasione dell’inaugurazione dell’Emporio di San Giorgio a San Giacomo aveva iniziato a donare le quantità di frutta non vendute durante la mattina del martedì alla Caritas diocesana per le varie forme di solidarietà, tra cui la mensa e l’emporio. Oggi alla fine della mattina del martedì volontari della Caritas passano a ritirare quando è rimasto nelle cassette per impiegarlo nelle iniziative di sostegno alimentare, sia in forma diretta con la mensa che attraverso l’Emporio di San Giorgio, dove una tessera sociale, rilasciata dal Comune permette di rifornirsi di generi alimentari gratuitamente sulla base dell’Isee.

La disponibilità che Luca Fauri ha dimostrato e continua a dimostrare è encomiabile e vorremmo che altri colleghi seguissero il suo esempio, secondo la filosofia dello spreco utile e della riduzione del rifiuto” ha detto l’assessore alle Politiche sociali Luciana Bassini, incontrando l’imprenditore nel suo stand in Piazza Gabriotti.
Frutta e verdura, che altrimenti andrebbero al macero, ora servono per dare un pasto a chi non ne avrebbe e ad aiutare famiglie in difficoltà. Non è un gesto scontato ma un atto di vero civismo che esprime consapevolezza della complessità del momento e un’etica di mutualità su cui l’Amministrazione si trova d’accordo, specialmente nel distribuire il surplus delle società del benessere. Grazie dunque a Luca Fauri, che fin dall’inizio ha compiuto la sua buona azione in silenzio. Pensiamo però che sia arrivato il momento di dare un riconoscimento a lui e ai molti altri che danno una mano senza pubblicità per smussare le disuguaglianze e permettere che ad ogni persona nella nostra città siano garantite le esigenze primarie”.


22 luglio 2019

FONTE: ATV Report

giovedì 19 agosto 2021

Il landlord di New York che ha rinunciato agli affitti di tutti i suoi inquilini per sostenerli durante il coronavirus

Il proprietario di alcuni edifici di New York ha rinunciato a chiedere l'affitto di aprile di tutti i suoi inquilini, per sostenerli durante l'emergenza coronavirus. “Gli ho soltanto detto di prendersi cura l'un l'altro, assicurandosi che tutti abbiano cibo in tavola” ha detto.

Ha un nome italiano l'"angelo" di New York che ha sollevato il velo di disperazione che si era posato su circa 80 famiglie della City, dopo che l'emergenza coronavirus ha fatto perdere il lavoro a moltissime persone, così come è successo – purtroppo – anche a molti cittadini italiani.
Mario Salerno, che possiede diversi edifici residenziali (da lui costruiti negli anni '90), ha detto ai suoi inquilini che l'affitto del mese di aprile non era da pagare.
State al sicuro, aiutate i vostri vicini e lavatevi le mani! ha scritto sul cartello che ha appeso su tutti gli edifici.

New York è una delle metropoli statunitensi con più affittuari, e molti di loro sopravvivono un mese alla volta, spendendo gran parte dello stipendio in affitti. Il collasso improvviso dell'economia ha lasciato molti newyorkesi letteralmente nella disperazione, dal momento che rischiano di perdere la casa. Anche i proprietari hanno iniziato ad andare nel panico, appena hanno capito che molti affittuari non sarebbero stati in grado di pagare (anche più del 40% di loro).
L'effetto collaterale per gli stessi proprietari è che potrebbero non sapere come pagare le bollette dell'acqua e le varie tasse.

Mr. Salerno ha detto che a lui non interessa, e non calcola neanche la cifra persa ad aprile dai suoi 80 appartamenti. “La mia preoccupazione è la salute di tutti. Gli ho soltanto detto di prendersi cura l'un l'altro, assicurandosi che tutti abbiano cibo in tavola”.

Uno dei suoi inquilini, Mr. Gentile, di 28 anni, ha commentato il gesto ricordando che Salerno è un proprietario davvero particolare, soprattutto rispetto agli standard di New York, dimostrandosi sempre disponibile a risolvere ogni problema. Mr. Gentile è una delle persone che hanno perso il lavoro: faceva l'avvocato per una compagnia di assicurazione, e passava la maggior parte del tempo nei tribunali, finché non sono stati chiusi il 18 marzo.


6 aprile 2020

FONTE: Fatti strani dal mondo

giovedì 12 agosto 2021

Licenziati dormono in auto: imprenditore offre loro lavoro e un alloggio

L'imprenditore, un noto ristoratore di Velletri, è venuto a conoscenza della situazione e ha deciso di aiutare i tre che da mesi dormivano in auto

Finalmente, dopo due mesi, hanno un letto in cui dormire. Una storia commovente questa che arriva da Velletri. Protagonisti di questa vicenda a lieto fine sono tre persone rimaste disocuppate.

"Fino al 2015 ho lavorato come operaio edile per una ditta, poi venni licenziato e cominciò anche il declino del mio matrimonio. L’anno dopo ho divorziato e mi sono trovato a vivere ospite di amici dove capitava. Sono andato avanti con piccoli lavoretti saltuari, manutenzione, giardinaggio. Poi neanche più quello e si è aperto il baratro. Ho chiesto lavoro dovunque ma quando dico di avere 47 anni mi chiudono la porta in faccia", ha spiegato Massimo Solinas al Messaggero. L'auto in cui ha dormito insieme ad altri due è proprio la sua. Ora però, dopo due mesi di agonia, la situazione ha avuto una svolta insaspettata.

A tendere una mano ai tre caduti in disgrazia è stato un imprenditore consapevole della propria fortuna e intenzionato ad offrire una possibilità per rialzarsi. Si tratta di Daniele Santini, un ristoratore di Velletri titolare del ristorante Paradiso. L'uomo non ha esitato a rispondere alla loro richiesta di aiuto e ha deciso di offrire loro una sistemazione abitativa, il vitto e la speranza di un lavoro in una delle sue attività ristorative. "La decisione di intervenire per aiutare Antonella, Paolo e Massimo l’ho presa insieme a mio padre Francesco, mia madre Giuliana mio fratello Claudio e mia moglie Luisa - ha dichiarato Daniele Santini al Messaggero - Da sempre la mia famiglia non si è mai tirata indietro quando si è trattato di poter tendere una mano. L’ho fatto nella speranza che sia di buon esempio per altri ed anche per far riflettere coloro che si lamentano sempre, di quanto siano in realtà fortunati ad avere un lavoro ed una casa".


di Rachele Nenzi

6 giugno 2019

FONTE: il Giornale

giovedì 5 agosto 2021

Emporio solidale "7 ceste", un aiuto importante per le famiglie in difficoltà

La Caritas Diocesana di Assisi – Nocera Umbra – Gualdo Tadino, in collaborazione la Fondazione Assisi Caritas, gestisce l’emporio solidale diocesano “7 Ceste” di Santa Maria degli Angeli, dando una risposta concreta alle tante famiglie che, a causa della povertà e delle difficoltà sociali, non riuscirebbero ad accedere ai beni di prima necessità.

L’emporio è concepito come un vero e proprio piccolo mercato dove, in base alla possibilità concessa da un’apposita commissione, si procede con la spesa di prodotti freschi, surgelati e a lunga conservazione. Infatti si opera in stretto coordinamento con le Caritas Parrocchiali, i CVS locali e soprattutto con il Comune di Assisi, partner del progetto fin dall’apertura di aprile 2016, che mette a disposizione i locali. Nel tempo si sono aggiunti anche i Comuni di Bastia Umbra e Bettona.

A seguito della grave situazione economica e sociale che si è sviluppata con la diffusione del COVID-19, l’emporio solidale ha visto un incremento della richiesta di aiuto da parte di famiglie in difficoltà economica a causa della pandemia e contemporaneamente ha dovuto riorganizzare gli spazi in ottemperanza alle indicazioni dei DPCM.

Nei primi mesi della pandemia durante la primavera 2020 si è pensato di dare accesso all’emporio a tutte le famiglie che ne facevano richiesta, nessuno escluso. L’assortimento di prodotti di prima necessità si è reso necessario quasi con cadenza giornaliera, acquistando quanti più prodotti possibili per evitare di trovarsi con scarse quantità a fronte della richiesta sempre più numerosa di aiuti. Con l’obiettivo di potenziare l’approvvigionamento di derrate alimentari e forniture di beni di prima necessità, è stato attivato un servizio di consegna di beni a domicilio finalizzato a sostenere necessità sommerse e nuovi poveri.

Inoltre si è deciso di implementare il servizio di ascolto utilizzando la tecnologia informatica: si è attivato un ascolto in modalità da remoto che ha consentito ai volontari di raggiungere le persone difficoltà il più velocemente possibile e in maniera più completa rispetto alla semplice telefonata, mantenendo vive le relazioni con i più fragili.

Per contribuire invia un’offerta a

Fondazione Assisi Caritas

IBAN: IT32Y 02008 38278 000104548803

causale: EMPORIO 7 CESTE


FONTE: Caritas Diocesana

martedì 27 luglio 2021

Operaio perde lavoro e casa: i suoi concittadini gliela ricomprano

La casa era stata pignorata dalla banca e messa all’asta dopo che Tomasino, un operaio di Tula (Sardegna), ha perso il lavoro e non è più riuscito a sostenere le spese del mutuo. I suoi concittadini hanno quindi deciso di aiutarlo ricomprando l’immobile e donandoglielo.

Si chiama Tomasino, è un operaio di 56 anni sposato e con due figli che vive a Tula, in provincia di Sassari, e la sua è una storia di solidarietà e amicizia bellissima: dopo aver perso il lavoro, e nell'impossibilità di sostenere il pagamento delle rate del mutuo, l'uomo è rimasto anche senza casa, il frutto di anni e anni di sacrifici. A quel punto però sono scesi in campo i suoi concittadini, che dopo aver fatto una "colletta" hanno ricomprato l'immobile e gliel'hanno restituito dopo il pignoramento da parte della banca erogatrice del finanziamento. La storia di Tomasino e della sua comunità è un esempio di solidarietà in tempi dominati dall'egoismo.

Le disavventure dell'operaio sono arrivate al culmine all'inizio del 2019. Dopo aver perso il lavoro l'uomo, in grande difficoltà, ha deciso di rivolgersi ai servizi sociali. Il sindaco di Tula Gino Satta è stato uno tra i primi a muoversi e si è rivolto direttamente ai cittadini e alle associazioni. "Facciamo tutti qualcosa per salvare la casa dell'operaio Tomasino". La risposta all'appello del primo cittadino è sorprendente e commovente: associazioni, chiesa e comitati dei festeggiamenti si sono subito attivati con determinazione nella raccolta dei fondi. L'ultima asta del tribunale era fissata al prezzo di 27.000 euro.

La somma di denaro è stata raccolta a tempo di record con lotterie, sottoscrizioni e grazie al ricavato delle sagre. La casa è stata ricomprata dai cittadini di Tula e donata al vecchio proprietario. Tomasino e la sua famiglia sono quindi potuti rientrare tra quelle mura, per cui hanno tanto sudato. Gino Satta, sindaco della cittadina sarda, è orgoglioso della sua comunità: "È stata una mobilitazione straordinaria, noi come amministratori abbiamo cercato, in maniera discreta, di sollevare il problema. Tutti si sono impegnati ed in pochi mesi si è raggiunta la cifra per salvare la casa di Tomasino".


di Davide Falcioni

7 settembre 2019

FONTE: Fanpage

giovedì 22 luglio 2021

Aiuta concretamente un bambino africano

L'Uganda é uno dei paesi più belli dell'Africa. Alcuni luoghi sono stati dichiarati patrimonio dell'umanità e ha ben 9 parchi naturali con leoni, antilopi, elefanti, gorilla e molti altri animali. Le sue bellezze naturali comprendono la savana, il lago Victoria, l'imponente massiccio montuoso Ruwenrozi. Il paese ha 44 milioni di abitanti e più della metà sono adolescenti al di sotto dei 15 anni. Quasi il 90 % della popolazione é di fede cristiana.
L'Uganda, che nei secoli passati ha avuto importanti regni, venne raggiunta nel 1875 dall'esploratore inglese Stanley e nel 1894 divenne un protettorato britannico. Nel 1962 ottenne l'indipendenza dal Regno Unito e da allora ha attraversato varie situazioni storiche drammatiche tra cui due guerre.

Attualmente l'Uganda ha varie situazioni problematiche tra le quali l'emergenza Covid che nonostante le misure di sicurezza e i vaccini deve ancora essere debellato così come non é stato ancora debellato in Italia, la povertà che colpisce milioni di persone adulte e bambini, la diffusione dell'Aids: 25 milioni di persone sono sieropositive anche se c'é una campagna di informazioni per tentare di bloccare l'ulteriore espansione della malattia.
A causa di conflitti, Aids e povertà ci sono in Uganda molti bambini orfani. E proprio per dare un futuro sereno, educazione e protezione ai bambini orfani il signor Moses Omara, un maestro di Storia e materie letterarie, assistente sociale, con varie, importanti esperienze di lavoro in associazioni internazionali tra le quali la FAO, ha fondato SORD (Stanford Foundation for Orphans and Rural development) che tradotto in italiano vuol dire Fondazione Stanford per gli orfani e lo sviluppo rurale. L' associazione ha fondato due scuole, una scuola a Kawenze, un distretto di Kampala, la capitale dell'Uganda e un'altra ad Amotalar, nel nord del paese, per i bambini orfani. Con il signor Omara collaborano alcuni determinati volontari, uomini e donne, sia ugandesi, sia inglesi e canadesi. Moses Omara ci racconta anche dell'amicizia tra SORD e due associazioni di volontariato in Italia: Friends and Bikers for Africa Onlus di Napoli, fondata da Francesco Maglione, di cui hanno scritto varie riviste tra cui "Famiglia Cristiana", che ha supportato le attività scolastiche della scuola di Kawempe dal 2018 al 2020 e Twins & Moto Club sempre di Napoli di Davide Liccardo che ha collaborato a costruire un'aula scolastica sempre a Kawempe. Inoltre Moses Omara ha intenzione se ci saranno altri volontari e volontarie italiani nelle due scuole di inserire nel programma di studi anche la nostra lingua e la nostra cultura. Già alcuni bambini stanno imparando il francese.
Quindi SORD ha un ottimo rapporto con l'Italia che speriamo diventi sempre più stretto in futuro.
Un altro progetto di SORD é stato donare ai bambini una capra. Avere una capra é molto importante per i bambini che vivono in zone povere e rurali perché assicura una quantità giornaliera di latte, elemento fondamentale dell'alimentazione sana dei bambini. Un altro progetto che si é attuato é stato piantare alberi per preservare l'ambiente che purtroppo é molto inquinato.

Le scuole di SORD sono non solo luogo di studio, di apprendimento, di socializzazione per i bambini orfani ma anche le loro abitazioni dove sono trattati con umanità e affetto fraterno. Inoltre i bambini saranno aiutati anche quando saranno più adulti e seguiti per ottenere un lavoro da loro scelto che garantirà loro l'indipendenza economica. Le lezioni si svolgono solo in lingua inglese. L'inglese e lo swahili sono le lingue ufficiali parlate in Uganda dove ci sono anche numerose lingue locali. Conoscere molto bene l'inglese offre l'opportunità di poter ottenere in futuro lavori qualificati e di poter comunicare molto di più. Moses Omara e sua moglie sono devoti cristiani e hanno tre figli.
SORD ha una bella pagina FB pubblica e un bel sito online dove in inglese si racconta la storia dell'associazione, dei volontari, si forniscono chiare informazioni, si spiegano le finalità delle scuole.
Nella pagina fb ci sono anche le fotografie di alcuni bambini e si raccontano le le loro storie. Frequentano le scuole più di 200 bambini e bambine di varie fasce d'età, dai 3 ai 15 anni e di diverse classi scolastiche, come ad esempio Abi, una bambina di 5 anni, Natasha di 8 anni, Emmanuel di 15 anni di cui possiamo vediamo le foto, sorridenti.
La nuova scuola di Amotalar ha urgentemente bisogno di utensili essenziali come scrivanie per gli studenti per un costo totale di 2.300 euro, letti per un costo totale di 2.100 euro, materassi per un costo totale di 1.000 euro.
Ogni donazione sarà di grande aiuto, si può avere le informazioni su come farla scrivendo un email a: info@sorduganda.org

Aiutare concretamente un bambino secondo le proprie possibilità, sia con una piccola sia con una grande donazione (ad esempio una signora ha donato 7 tablet ai bambini per poter studiare qualche tempo fa) sarà un vero, aiuto concreto. I bambini hanno bisogno di molte cose ma come ha comunicato Moses Omara stesso, scrivanie, letti e materassi sono ora gli utensili più urgenti che la scuola deve acquistare.

Aiutare concretamente un bambino vuol dire andare a dormire con la coscienza serena, soddisfatti che se un bambino avrà un letto con un materasso per dormire e una scrivania per studiare questo sarà dipeso anche da noi. Si tratta di necessità vitali che la nostra umanità, coscienza e senso della giustizia reclamano per tutti i bambini del pianeta.
Aiutiamo oggi i bambini orfani delle scuole della Fondazione Stanford.


di Lavinia Capogna

22 luglio 2021

mercoledì 21 luglio 2021

Il villaggio di Assam allestisce la "Blessing Hut" per aiutare i bisognosi durante la pandemia

Questa iniziativa guidata dai giovani del villaggio di Nutan Leikul vicino ad Haflong, è uno spazio in cui chiunque può donare cose che ritiene utili, come cibo, vestiti e persino libri.

Poiché molte famiglie in tutta l'India sono state ridotte alla povertà a causa della pandemia , un villaggio nell'Assam sta conquistando i cuori online per aver fatto la sua parte per aiutare i bisognosi. In un'iniziativa guidata dai giovani, è stato creato un magazzino dove le persone bisognose possono prendere tutto ciò che vogliono gratuitamente.

Iniziato una settimana fa, alcuni giovani nel villaggio di Nutan Leikul vicino ad Haflong hanno aperto la "Blessing Hut" per portare sollievo alle persone che lottano finanziariamente a causa della pandemia e del coprifuoco in corso.

La premessa dell'iniziativa è molto semplice, ed è ricca di cura e compassione. Le persone disposte a donare possono regalare tutto ciò che ritengono utile, che si tratti di prodotti alimentari come verdure e cereali o articoli per la casa come vestiti, scarpe, libri e persino giocattoli.

"Prendi quello che ti serve, lascia quello che puoi", recita un cartello visto sulla capanna. Le foto del commovente progetto stanno facendo il giro anche sui social media.

Secondo i rapporti locali, la capanna è nata dopo che l'idea è stata condivisa su un gruppo WhatsApp del villaggio. Poiché il progetto ha evidenziato i bisogni delle persone economicamente arretrate nella pandemia, molti abitanti dei villaggi hanno contribuito a sostenersi a vicenda.

Secondo The Sentinel, il progetto sembra funzionare bene e in effetti si è rivelato una benedizione per molti. Secondo il suo rapporto, il capo del villaggio di N Leikul, con l'aiuto del N Leikul Youth Club e degli abitanti del villaggio di Leikul, aveva precedentemente organizzato uno spazio per conservare le verdure locali per aiutare i bisognosi in tempi così difficili.


di Trends Desk

4 giugno 2021

FONTE: Indian Express

sabato 17 luglio 2021

Dalla strada al ristorante

In Cambogia l'organizzazione Mith Samlanshi ha avviato programmi di assistenza e tirocinio professionale. Negli ultimi anni si è occupata di oltre 100 mila bimbi poverissimi abbandonati a se stessi che ora sono meccanici, elettricisti o (tantissimi di loro) cuochi e camerieri in locali di successo

Quando Sebastian Marot si fermò al passaggio a Phnom Penh durante un viaggio verso il Giappone, nel 1994, mai avrebbe pensato che quella tappa esotica avrebbe cambiato tanto la sua vita. Conosceva bene l'Asia, aveva servito a lungo presso l'ambasciata francese a Tokio, ma la miseria estrema della Cambogia sopravissuta al genocidio dei khmer rossi e poi all'autoritarismo della Repubblica popolare di Kampuchea lo scosse profondamente. Migliaia di orfani vagavano per la città, senza casa o parenti, abbandonati a se stessi, spesso vittime di abusi di ogni genere.

Tarantole al pepe nero

La vista dei bambini di strada che dormivano sui fogli di cartone vicino al Mercato Centrale gli fecero cambiare i piani”, ricorda il Cambodia Daily, riportando le sue parole. «Ricostruire un paese senza “ricostruire” i bambini non ha alcun senso per me; è uno spreco inaudito». E' partita così l'avventura cambogiana di questo espatriato francese e di un gruppo di suoi amici stranieri che decisero di aprire un rifugio per bambini e ragazzi di strada a Phnom Penh, offrendo loro rifugio e un'educazione di base.
La maggior parte non sapeva né leggere né scrivere. Nel primo anno l'organizzazione Mith Samlanh (“Amici stretti” in lingua khmer) cambiò la vita a 17 bambini. Ad oggi ne ha salvati dalla vita di strada oltre 100.000 attraverso svariati programmi di assistenza e di tirocinio professionale, alcuni rivolti anche ai genitori. Quello di maggior successo, sopratutto a livello di immagine, è il “vocational training” nella ristorazione.
L'idea di affiancare l'attività assistenziale tradizionale al social business è nata quasi per caso quando uno chef tedesco, Gustav Auer, arrivò nella capitale cambogiana per un periodo di volontariato diciassette anni fa. A quei tempi l'offerta gastronomica a Phnom Penh era ancora alquanto limitata e così Auer suggerì a Marot di aprire un ristorante con un'offerta più evoluta del consueto cibo di strada e al contempo di addestrare “in diretta” i ragazzi a diventare cuochi, camerieri, maitre di sala. Friends The Restaurant è stato subito un successo.
Oggi riuscire a mangiare ai tavolini affacciati sulla vivace Street 13, a pochi passi dal Museo Nazionale dove sono custodite alcune delle più belle sculture khmer, è un must per i visitatori più attenti: il menù è stuzzicante e raffinato (da provare le khmer style scotch eggs, uova d'anatra con carne di maiale, lime e salsa all'aglio), il conto un po' più alto della media cambogiana ma comunque ridicolo rispetto al prezzo di una cena europea. E l'incasso viene reinvestito nei progetti del gruppo, che oggi vanta un secondo ristorante a Phnom Penh – Romdeng, con menù “all-khmer” (per gli avventurosi, “tarantole striscianti con salsa di lime al pepe nero”) - e altri sei sparsi fra Cambogia, Laos e Myanmar.

Sette regole d'oro


A Siem Reap il ristorante Marum propone forse il menù più stravagante. I più audaci possono assaggiare mini-hamburger con carne di coccodrillo, formiche rosse di albero soffritte con lime e peperoncino, ma anche una deliziosa zuppa di pesce al tamarindo e bella di giorno.
I volontari di Friends raccontano che vendendo fiori e giornali, o peggio mendicando e spacciando droga, si fanno soldi facili in Cambogia. La sfida è riuscire a convincere i giovani che un tirocinio professionale di almeno un anno può portare a un futuro migliore. «Spesso quando sei povero puoi permetterti di pensare a quello che accadrà tra un anno», secondo Gustav Auer. La sfida però finora ha avuto successo.
«Ogni anno aiutiamo 1500 giovani a conquistare nuove competenze e ottenere un posto di lavoro», assicura Sebastien Merot. In fondo, sostiene il fondatore di Friends International (www.friends-international.org), non ci vuole molto: «Addestrare uno studente costa solo 50 dollari al mese».
Accanto ai ristoranti ha avviato programmi di addestramento per parrucchieri, barbieri, estetiste, meccanici, elettricisti, impiegati d'albergo, oltre ad offrire servizi d'assistenza a chi vive ai margini della società, come gli alcolisti, i tossicodipendenti, i malati di Hiv. Uno dei programmi più interessanti si rivolge direttamente ai turisti.
In quasi tutti gli hotel di Phnom Penh (e in diversi altri Paesi dove Friends già opera) gli ospiti trovano sul comodino un depliant con sette regole d'oro da rispettare.
La campagna “ChildSafe” ha un obbiettivo chiaro e la lista merita di essere riportata qui, perchè vale anche per molti altri Paesi in via di sviluppo.
1 – I bambini non sono un attrazione turistica, non trattarli come tali
2 – Fare volontariato con i bambini ci fa sentire bene ma per loro potrebbe essere dannoso (i bambini meritano maestri preparati ed esperti che conoscano la lingua e la cultura locale)
3 – I bambini pagano cara la vostra generosità; non dare nulla ai bambini che mendicano
4 – I professionisti sanno cosa fare, chiamali se un bambino ha bisogno di aiuto
5 – Il sesso con i bambini è un crimine, denuncia il turismo sessuale
6 – I bambini non dovrebbero lavorare invece di andare a scuola, denuncia il lavoro infantile
7 Child-Safe Traveller (per maggiori informazioni: www.thinkchildsafe.org).


di Sara Gandolfi

2 gennaio 2018

FONTE: Corriere della Sera buonenotizie