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lunedì 18 gennaio 2021

Valsesia. Imprenditore dona un milione per i malati di Alzheimer

Il regalo di un industriale per un progetto della Comunità montana del suo territorio. Unica condizione: sia realizzato subito

Dona alla Comunità montana del suo territorio un milione di euro, purché siano destinati a un progetto sociale che si concretizzi in breve tempo.

Un milione. Tanto l’imprenditore metalmeccanico valsesiano Achille Burocco ha voluto offrire all’inizio dell’anno in corso in memoria della sorella Lidia, preferibilmente per un’iniziativa rivolta a pazienti affetti da Alzheimer o altre malattie neurodegenerative. Ma soprattutto con una condizione inderogabile: che il progetto potesse avere una ricaduta rapida ed evidente sui settori a cui è indirizzato.

Detto fatto: l’Unione Montana Valsesia, nonostante la pandemia che ha dilatato un po’ i tempi, si è messa in moto per dare concretezza alla straordinaria donazione di cui l’ente è beneficiario e grazie alla dirigente ai Servizi sociali Renata Antonini e ai suoi collaboratori ha elaborato "La pagina bianca", un programma del quale è prevista la partenza già il 1° gennaio.

Articolata in tre parti, corrispondenti ad altrettante tranches di erogazione economica da circa 300mila euro ciascuna, l’iniziativa prevede nella fase iniziale la ricerca e formazione di personale medico e paramedico specializzato in problematiche neurodegenerative, quindi varie azioni per sostenere i pazienti e le loro famiglie sia nei centri diurni dell’Unione Montana in Valsessera e Valsesia, sia a livello domiciliare.

«Insieme al presidente Pierluigi Prino, sono onorato e ringrazio Achille Burocco per il significativo gesto di grande altruismo – commenta Francesco Nunziata, assessore ai Servizi socio-assistenziali – che premia tra l’altro il lavoro dei nostri operatori a favore dei soggetti più deboli del territorio. Da parte nostra, abbiamo voluto dare una risposta di grande serietà alla donazione con l’impegno immediato per redigere una proposta che potesse offrire le garanzie giustamente richieste dal benefattore».

Diversi soggetti hanno lavorato in sinergia per rendere concreto il progetto: in particolare, oltre allo staff dei Servizi sociali, la vice-sindaca di Coggiola Pierangela Bora Barchietto. «La donazione Burocco è un grande gesto d’amore per il territorio – conclude Nunziata – che darà grande sollievo a tante famiglie afflitte dal senso di impotenza che si percepisce quando si assistono persone affette da malattie neurodegenerative. Grazie a questi cospicui fondi riusciremo ad offrire supporto in diversi modi e a molti più pazienti di quelli che seguiamo attualmente. Un grande ringraziamento dunque a un imprenditore il cui amore per la sua terra e i compaesani si è espresso attraverso un gesto capace di cambiare tante vite».


di Paolo Usellini

24 dicembre 2020

FONTE: Avvenire

sabato 16 gennaio 2021

Lino Banfi: “Prego la Madonna di poter morire insieme a mia moglie”

Una vita intera vissuta assieme e, ora che la malattia ha colpito uno dei due, c’è il desiderio di andare in Cielo insieme. La preghiera di Lino Banfi.
“Prego la Madonna di poter morire insieme a mia moglie”. Una frase che fa commuovere, ma che allo stesso tempo, racconta il calvario di Lino Banfi.


Lino Banfi: “La mia devozione a Maria”

Più di 50 anni di vita passati insieme, mai un tradimento, mai una discussione. Ma ora la malattia c’ha messo il suo zampino. Lino Banfi si racconta e, in particolare, sceglie di spiegare perché la sua devozione alla Madonna è così forte e radicata.

Appena ti svegli, prima di tutto devi pregare e ringraziare la Madonna. Perché parlare proprio con la Madonna? Perché lei parla col Padreterno” – spiega l’attore. La sua fede particolare inizia all’età di 5 anni, quando suo nonno Giuseppe comincia a parlargli di Gesù e di Maria. Il pregare prima di andare a scuola ma, soprattutto, pregare come prima cosa da fare ogni giorno. Lei mi ha guarito quando avevo il tifo”.

Ma c’è stato un episodio particolare grazie al quale Lino Banfi ha capito che Maria aveva steso la mano sulla sua testa: “A dieci anni stavo morendo, avevo il tifo e la malaria […] Il medico veniva a visitarmi tutti i giorni e mi faceva delle iniezioni. Non mangiavo più, ero magrissimo, pieno di croste. Quando la malattia si aggravò, giacevo nel letto e non riuscivo più a parlare. All’improvviso, una mattina mi svegliai e chiesi a mia madre la gazzosa. Nella notte, le croste erano cadute”.

Un miracolo? Assolutamente sì: “Mia madre mi raccontò che quella notte avevo sognato una donna con un bambino in braccio ed ero guarito […] Penso fosse la Madonna di Canosa” – continua.

Lino Banfi: “Il mio incontro con Papa Francesco”

La fede, la preghiera, il suo sentirsi "il nonno d’Italia", ma anche un attaccamento particolare a Papa Francesco: “Quando ho incontrato Papa Francesco, gli ho fatto notare che abbiamo la stessa età. E, presentandomi come il nonno d’Italia, lui candidamente, in spagnolo, mi ha risposto: “Lei è il nonno del mondo” – ha raccontato, con gioia, l’attore pugliese. “Oggi prego Maria per mia moglie. Le chiedo di farci morire insieme

Oggi, la preghiera a Maria di Lino Banfi è per sua moglie, malata di Alzheimer: “In questo periodo le chiedo di aiutarmi con mia moglie Lucia […] Nessuno ti dice quello che devi fare con le persone care che non stanno bene. Alla Vergine imploro: “Se tu e Gesù mi amate, fatemelo sentire” […]
Ditemi la verità: quanti anni di vita mi date ancora? Se possibile, cercate di far morire insieme mia moglie e me perché l’uno senza l’altro non riusciremmo a stare” – conclude.

Un amore indissolubile, quasi come se fossero nati per stare sempre l’uno accanto all’altro. Ed ora, davanti alla sofferenza, Lino prega sì, ma chiede soprattutto di non staccarsi mai da sua moglie, neanche in punto di morte.


di Rosalia Gigliano

8 gennaio 2012

FONTE: la luce di Maria

venerdì 28 settembre 2018

Mega-donazione per il centro alzheimer. Il benefattore è Cassio Morosetti


Il celebre fumettista italiano, fra gli jesini più illustri, ha deciso di donare 800 mila euro per realizzare in via Finlandia la struttura a servizio degli anziani affetti da demenza degenerativa

JESIÈ Cassio Morosetti il benefattore che ha donato 800 mila euro alla sua città natale per realizzare il centro Alzheimer. Proprio oggi (7 settembre 2018), il sindaco Massimo Bacci, accompagnato dall’assessore ai servizi sociali, Marialuisa Quaglieri, è in trasferta a Milano, dove il celebre fumettista vive da tempo, per siglare l’accordo e accettare ufficialmente l’enorme donazione, che consentirà appunto di edificare una struttura a disposizione degli anziani affetti da demenza degenerativa in via Finlandia, completa di arredi e attrezzature.

Trattandosi infatti di una somma non di modico valore, e tenuto anche conto della destinazione vincolata, è obbligatorio un atto formale di accettazione da parte del Municipio.

«Un grande atto di mecenatismo – commenta il sindaco Bacci – con il quale Morosetti vuole farsi ricordare dalla sua città natale che, come mi ha avuto modo di confidare, non è stata riconoscente con lui. Desidero ringraziare Jesi e la sua Valle che ha facilitato il nostro incontro e ha permesso a questo artista di poter esprimerci la propria volontà. Ho avuto modo di parlare con Cassio Morosetti, ho conosciuto una persona brillante, estremamente lucida, molto più giovanile dei suoi 96 anni, che mi ha raccontato di aver lasciato Jesi ed essersi arruolato volontario nel 1940 perché estremamente povero, di essere rimasto in un campo di concentramento per lunghi anni e per tornarvi poi con promesse non mantenute».

Morosetti se ne è andato quasi subito da Jesi, per poi compiere un percorso professionale straordinario grazie alla sua caparbietà e alle sue grandi doti naturali. Ha iniziato con la celebre Settimana Enigmistica, avviando subito dopo un crescendo di collaborazioni con migliaia di vignette su quotidiani, riviste, house organ, inserti pubblicitari in Italia e non solo.

«Oggi – ha aggiunto Bacci – ha quasi preso una rivincita con la sua città che negli anni ‘40 lo aveva a suo modo messo in disparte. Da personalità di grande spessore qual è ha voluto quasi testimoniarci che quel trattamento non se lo meritava. Sarà per questa Amministrazione un onore trovare il modo di rendere duraturo il senso di riconoscenza per questa donazione. Il nuovo centro per l’Alzheimer è un preciso obiettivo del nostro programma di mandato che completa il centro demenze aperto provvisoriamente in via San Giuseppe, rendendo tale servizio ancor più strutturato e con una maggiore possibilità di accogliere ospiti. Ci metteremo subito al lavoro per realizzarlo quanto prima in un’area all’interno della città, ma dotata di ampio verde».

Nato a Jesi nel 1922, Morosetti partecipò alla guerra in Libia e, dopo tre anni di prigionia, si stabilì a Milano dove iniziò a pubblicare alcune vignette su la Settimana Enigmistica. Negli anni ’50 crea il suo personaggio più famoso, lo sceriffo Botticella, divenuto noto grazie al Corriere dei Piccoli. Si deve a Morosetti la nascita della Disegnatori riuniti, un’agenzia che ha rappresentato gli umoristi italiani per oltre quarant’anni. Nel 2010 è uscita la sua autobiografia, intitolata In divisa nell’orto dietro casa. Nel 2013, a seguito di una mostra delle sue opere organizzata a Jesi dal 15 al 26 settembre, è uscito il libro-catalogo intitolato Cassio Morosetti (una vita da umorista).

di Matteo Tarabelli

7 settembre 2018

FONTE: Centro Pagina

lunedì 2 aprile 2018

Mantova, muore benestante e senza eredi: lascia sei milioni agli anziani


Con i soldi nascerà un centro Alzheimer

MANTOVA - Ha voluto lasciare il suo patrimonio di oltre sei milioni di euro a chi si occupa dell’assistenza agli anziani. Carla Alberti, vedova Catellani, ha destinato 5 milioni al Comune di Mantova, la sua città; e il resto ad altri centri d’assistenza. La bella storia è stata raccontata ieri, all’apertura del testamento della benefattrice, scomparsa il 5 marzo scorso.
La signora Alberti da giovane aveva lavorato nella Banca Agricola Mantovana, un’istituzione legatissima al territorio (da anni entrata però nella galassia di Montepaschi). In banca aveva conosciuto il marito che negli anni Ottanta era arrivato alla carica di vicedirettore generale di Bam. I regolamenti allora vietavano che una dipendente fosse sposata con un alto dirigente e allora la signora si era dimessa per fare la casalinga. Senza figli, la coppia ha condotto una vita dignitosa e morigerata.

I risparmi erano stati investiti in attività proficue. Alla morte del marito, una decina d’anni fa, il patrimonio era stato seguito da un curatore. E proprio lui, Gianfranco Lodi, in qualità di esecutore testamentario, assieme al sindaco di Mantova Mattia Palazzi, ha illustrato la destinazione dell’ingente eredità. Un milione e 10mila euro sono stati destinati a case di riposo del territorio, non solo in città ma anche dei comuni della provincia. Un lascito di 100mila euro ciascuno è andato all’Airc (associazione per la ricerca sul cancro) e allo Iom (Istituto oncologico mantovano); altri 100mila euro agli Sherpa, gruppo di volontari che assiste assiste i malati terminali. Al Comune sono andati 5 milioni: «Li destineremo a un’opera duratura a favore degli anziani», si è impegnato il sindaco Palazzi. Si tratterà molto probabilmente di una dimora assistita dove potranno trovare posto i malati di Alzheimer, una patologia che non solo nel Mantovano si diffonde ogni anno di più.

di Tommaso Papa

25 marzo 2018

FONTE: Il Giorno

martedì 4 novembre 2014

Bill e Glad, quando l' Amore supera ogni barriera


Prometto di amarti nella buona e nella cattiva sorte, in ricchezza e in povertà, in salute e in malattia, ripongo la mia fiducia in te ora e per sempre!

Queste sono le parole che vengono pronunciate in ogni matrimonio.... ma sono più che semplici parole, sono una vera promessa d'Amore che lega i novelli sposi per tutta la vita. O almeno così dovrebbe essere.

Certamente questa promessa d'Amore Bill e Glad, quando l'hanno pronunciata, esattamente 50 anni fa, l'hanno presa molto sul serio e hanno continuato  a tenerne fede nonostante l'incedere degli anni e le vicissitudini della vita.
Il loro primo incontro iniziò quando Glad aveva appena 8 anni e suo fratello e Bill crebbero insieme divenendo grandi amici. E così, di conseguenza, anche Glad conobbe Bill divenendo sua amica. Lei amava stare con il fratello e Bill quando giocavano insieme, ma allora Bill non si dimostrava interessato a lei. Poi qualcosa cambiò quando Bill compì 17 anni e Glad ne aveva 16; la vide diversa, non più con gli occhi di un bambino, ma con quelli di un ragazzo.... e fu colpo di fulmine, sia pure con qualche anno di ritardo.

Bill racconta di ricordare il profumo dei capelli di Glad, come qualcosa di “particolare, davvero speciale”.
Bill l'andava a trovare ogni volta che poteva, in bicicletta, percorrendo 5 Km ad andare e 5 a tornare. E anche insieme amavano passeggiare in bicicletta, all'aria aperta, così come non persero questa abitudine quando arrivarono i loro figli, montando un seggiolino per i loro piccoli. Possiamo ben dire che la bicicletta è sempre stato un mezzo che ha legato indissolubilmente questa splendida coppia.

Attorno al 2004 Bill inizio a notare qualcosa di strano in Glad.... c'era qualcosa che non andava. A Glad venne diagnosticato il morbo di Alzheimer. Questo fatto però non turbò più di tanto Bill che, con intraprendenza e volontà, costruì una bike-chair, ovvero una bicicletta speciale che, al posto dei seggiolini per i bimbi, aveva una sedia a rotelle per la moglie, così da poterla portare con sé anche adesso, da malata, visto che con l'età e la malattia non avrebbe potuto seguirlo in nessun altro modo.

Bill non si limita solo a questo, ma si prende cura della sua Glad in tutto e per tutto: le lava i denti, le spazzola i capelli, la veste.
Lo considero un privilegio prendersi cura di una persona che ho amato per tutti questi anni, e che continuo ad amare.” Dice Bill.


Dio ci ha amato incondizionatamente, e so che Egli ha messo il suo amore nel mio cuore, e affinchè io realizzi quanto Dio ha amato, io devo amare ugualmente mia moglie. Glad ha fatto così tanto per me in questi anni, e io glielo devo, lo voglio. Lei è la mia principessa, io il suo William”.

In un epoca in cui le coppie e le famiglie si sciolgono con grande facilità, il loro è veramente un esempio meraviglioso. Questo è vero Amore, è l'Amore coniugale così come dovrebbe essere, oltre ogni limite di età, di salute, oltre ogni barriera.
Grazie Bill, grazie Glad, grazie di vero cuore.

Marco

Marzo 2014