martedì 21 dicembre 2021

Toto, 13 anni, è colpito da leucemia acuta. Parte la Solidarietà per aiutare lui e suo padre Andrea nella loro difficile situazione

Questa è una storia drammatica, ma al contempo stesso commovente, perché intrisa di tanta Solidarietà.
Lui, il padre, si chiama Andrea Giorgi e ha 61 anni, mentre suo figlio si chiama Toto, ha 13 anni, e da alcuni mesi combatte contro una forma aggressiva di leucemia, grazie al Cielo però non fulminante.
Tutto ha avuto inizio il 28 maggio scorso quando papà Andrea ha portato suo figlio Toto ad una visita ospedaliera all'ospedale di Ravenna per quello che allora sembrava un banale dolore ad una gamba; ed invece era una cosa assai più seria: una leucemia acuta! Il ragazzo è stato inviato immediatamente al reparto pediatrico dell'ospedale di Rimini per tutti gli accertamenti del caso e per iniziare le terapie chemioterapiche.

Da quel 28 maggio tutto è cambiato per questa famiglia, Toto ha iniziato a fare un dentro-fuori dall'ospedale di Rimini per intraprendere le cure necessarie. L'inizio è stato molto doloroso, con il ragazzo che aveva febbre ricorrente, fino anche a 42°, con perdita dei capelli e il morale che, inevitabilmente, ne ha molto risentito. Poi le cose hanno iniziato a migliorare, Toto ha ritrovato il sorriso e la voglia di scherzare e ha ripreso anche a studiare, tanto che il ragazzo ha fatto l'esame di terza media dal computer nel letto d'ospedale, superandolo brillantemente con il massimo dei voti. Ed è stato molto bello, per lui, rivedere tramite computer, professori e compagni di classe.

Se tutta questa vicenda è stata molto dura per il figlio Toto, non di meno si può dire che la sia stata per il padre Andrea, unico genitore del ragazzo, che ha anche una sorella, di 16 anni. Questo perché Andrea ha sposato una donna indonesiana, dalla quale ha avuto i due figli, la quale però dopo alcuni anni vissuti in Indonesia e poi uno vissuto in Italia, è voluta tornare al suo paese di origine, lasciando però i figli completamente a carico del marito e tagliando tutti i ponti con loro. E tutto questo quando Toto aveva solamente 1 anno e mezzo. Andrea ha quindi dovuto fare tutto da solo, col suo lavoro da imbianchino che tuttavia ha dovuto smettere per seguire il figlio malato. Adesso Toto ha iniziato a frequentare il liceo, sia pure a distanza perché immunodepresso, e così la figlia, anch'essa impegnata con gli studi.

Con i figli che studiano, le spese per le cure di Toto (che ammontano a circa 1000 euro al mese e che la sanità non ricopre totalmente), un affitto di 500 euro al mese da pagare e il lavoro che, giocoforza, il papà ha dovuto lasciare, la situazione della famiglia ha iniziato a farsi "traballante" anche se papà Andrea, grazie al Cielo, aveva qualcosa da parte.
Ma la generosità degli italiani, lo sappiamo, in situazioni come questa è grande, e così la Comunità di Lido di Classe, il paese dove vive questa famiglia, ha iniziato ad aiutarli con donazioni e iniziative benefiche. A questo proposito dice Andrea: Vivo da sempre a Lido di Classe, per anni sono stato nel comitato cittadino, ho sempre cercato di fare del bene - dice l'uomo - Mia mamma mi diceva sempre: "Andrea, dove passi lascia il profumo, non la puzza"... E ora mi rendo conto che il bene che ho fatto mi sta tornando indietro. Quando in paese si è saputo di mio figlio, mi si sono stretti tutti attorno. In tanti già mi hanno fatto donazioni in denaro, altri mi portano la spesa a casa, altri semplicemente hanno manifestato la loro vicinanza con un messaggio, un abbraccio. Tutte cose che fanno bene al cuore e che non mi offendono assolutamente, non ho nulla di cui vergognarmi e, anzi, chiedo un aiuto a tutti. Ben vengano cose belle come questa in un anno così difficile. (cit. Ravennatoday)

Tra le donazioni ricevute, c'è anche quella che viene dal Joko Park, il parco giochi di Lido di Classe, gestito da una giovane coppia, Simona e il fidanzato Simone che, appresa della situazione di Andrea e suo figlio Toto, si sono adoperati a loro favore devolvendo una parte degli incassi della loro attività.

Chiunque, se lo vuole, può aiutare questa famiglia nel difficile percorso che stanno intraprendendo con una offerta libera da inviare, tramite bonifico all'Iban IT09S0306923603100000003032, oppure portando direttamente il proprio contributo a Filippi Elettrodomestici in via Vasco de Gama 21.

Come per ogni situazione simile a questa, l'unione di tante persone fa la forza, e ciascuno di noi può essere quella "forza motrice" che può aiutare questa bella famiglia ad affrontare la loro difficile situazione.
Una Grazie di vero cuore a chi vorrà e potrà farlo!


Marco

mercoledì 8 dicembre 2021

La grande Generosità di Wué, povero che aiuta altri poveri

Quella che voglio raccontare oggi è una storia davvero particolare, che ho appreso per caso in televisione e che poi ho voluto approfondire, perché singolarissima e originale..... ma intrisa di tanta Bontà d'animo.

Lui si chiama Gian Piero, anche se per tutti è "Wuè", un ex-clochard di 74 anni che spende la sua vita per aiutare le persone povere come lui.
Originario di Genova, Wuè ha avuto fin dall'inizio una vita difficile, ha vissuto la propria infanzia in un orfanotrofio, dalla quale però è scappato perché subiva violenze fisiche e psicologiche. Successivamente ha studiato, si è diplomato nella scuola alberghiera e si è dedicato alla sua grande passione di allora, la pittura, ritraendo in particolar modo paesaggi. Coi suoi dipinti Wuè riusciva inizialmente a mantenersi, ma poi è arrivata la chiamata militare, il quale però è durata poco perché ha iniziato ad avere problemi di salute ed è stato riformato. Poi è arrivata un occasione lavorativa importante dall'America: Wué è diventato chef per gli importanti Hilton Hotel, ma anche in questo caso la salute ci si è messa di mezzo, gli è stata diagnosticata una malattia degenerativa e il lavoro è durato poco.
Wuè ha problemi fisici, non riesce a stringere le mani, ma non si da per vinto. Nel 1997 torna in Italia, a Viareggio, abita in una roulotte in Darsena e si occupa di tenere pulito il vialone. Balneari e negozianti del posto gli passano sempre qualcosa, così da poter andare avanti, quindi si trasferisce in piazza Viani, davanti alla sede della Capitaneria, vivendo da clochard in una zona un po' degradata della città. Wuè si occupa di tenere pulita la piazza, con tutto l'occorrente del caso, raccogliendo ogni giorno due o tre sacchi pieni di spazzatura. Ma la vera “Missione” di Wuè è quella di raccogliere i centesimi, tutte quelle monetine che spesso infastidiscono persino le persone comuni, e che lui invece raccoglie con grande pazienza e costanza, come qualcosa di molto prezioso. La gente del luogo che ha imparato a conoscerlo e ad apprezzarlo lo sa, e così quando lo incontrano gli riempiono le tasche di queste monetine (soprattutto i bambini), quindi Wuè si reca al vicino negozio "Lo Spaccio" che vende prodotti sfusi a filiera corta. Tutte queste monetine vengono "convertite" in generi alimentari come olio, pasta , pelati, burro, caffè, legumi ecc.... che poi Wuè distribuisce alle persone più povere, soprattutto senzatetto come lui e famiglie bisognose.
Un "povero" che aiuta altre persone povere, una cosa così distante dalla mentalità di molte persone, ma che tuttavia accade. Il 2019, ad esempio, è stato un anno molto positivo per lui: ha raccolto in totale 1100 euro, tutti devoluti in generi alimentari a vantaggio dei più bisognosi.
Wuè si avvale anche della sua pensione, che tuttavia è costretto a spendere in gran parte per le sue spese mediche, che gli costano 400 euro al mese.

La vicenda di Wuè è diventata molto nota grazie ad un articolo uscito nel 2019 su "La Nazione", e da allora la sua situazione è un poco migliorata. Ora non vive più a "cielo aperto" come faceva prima, ma in un magazzino che un’azienda della nautica gli ha offerto come riparo. La sua missione però non è cambiata, ed è sempre quella di raccogliere quelle piccole monetine di rame, spesso per i più, pesanti e fastidiose, da trasformare in generi di prima necessità per le persone più indigenti. Un azione questa così meritevole, che ha fatto vincere a Gian Piero detto “Wuè”, nientemeno che il "Premio Internazionale Bontà 2021" messo in palio ogni anno dal "Comitato della Croce" di Cavarzere in Provincia di Venezia e dedicato quest’anno (2021) alle vittime dell’11 settembre 2001, ai rappresentanti delle forze dell’ordine e ai magistrati deceduti nell’adempimento del loro servizio. Un premio vinto con la seguente motivazione: “Per colui che, come Cristo, è povero tra i poveri”.

Wuè è stato molto felice di ricevere questo riconoscimento, che lo ha avvicinato ancora di più alla gente, in particolar modo ai giovani. Ora, come prossimo obiettivo, nonostante i suoi problemi di salute e le sue 74 primavere, avrebbe quello di entrare a far parte della grande famiglia della Croce Rossaper avere momenti di condivisione e conforto”.

Qualsiasi cosa Wuè saprà ancora fare in futuro, non abbiamo alcun dubbio che sarà sempre a favore del suo prossimo, soprattutto quello più bisognoso, come il suo grande Cuore generoso gli suggerirà di fare.
Da parte mia, posso solamente dire: “Grazie Wuè, per tutto!”. Il mondo ha bisogno di gente altruista e nobile come te!


Marco

Giugno 2021

venerdì 3 dicembre 2021

Milionario cinese si prende cura delle persone del suo villaggio natale, regalando loro tante nuove case

Questa storia è di qualche anno fa, ma è così bella che dovevo necessariamente inserirla tra le pagine di questo blog.

Lui si chiama Xiong Shuihua ed è un ricco imprenditore cinese. Ma non è di quelle persone che pensano soltanto ai propri interessi personali, tralasciando tutto il resto, ma anzi ha pensato bene di voler aiutare i poveri del villaggio di Xiongkeng, vicino alla città di Xinyu, nella Cina meridionale, dove lui stesso era cresciuto ed aveva passato la propria giovinezza.
Con un progetto da 5 milioni di euro, ha raso al suolo le catapecchie di legno di questo povero villaggio e ne ha costruite tante altre nuove di zecca, destinandole alle 72 famiglie che ancora vivevano in quel villaggio. 18 di queste famiglie, quelle che maggiormente avevano aiutato Xiong negli anni difficili della sua giovinezza, hanno ricevuto delle villette vere e proprie di gran lusso, ma a tutti è stata destinata una nuova sistemazione. Inoltre il generoso mecenate si è preso l'impegno di garantire ogni giorno tre pasti caldi a tutti gli anziani del villaggio con reddito basso. Ora quella zona, prima poverissima e fatiscente, è stata completamente trasformata, con queste nuove e moderne abitazioni, con bei giardini, parchi giochi e statue.

Era un debito d'onore che Xiong Shuihua sentiva di dovere a quelle persone, così generose con lui negli anni della sia adolescenza. «Non potevo né volevo dimenticare le mie radici – ha spiegato il ricco magnate - e siccome sono uno che paga sempre i suoi debiti, ho voluto fare in modo che le persone che avevano aiutato me e la mia famiglia in passato venissero ripagate in qualche modo» (cit. Corriere della Sera).

La gente del villaggio di Xiongkeng è profondamente grata per il gesto del loro ex compaesano, che loro ricordano quando era un bambino, ma non me sono rimasti del tutto sorpresi, in quanto si ricordavano molto bene dei suoi genitori, due persone di gran cuore sempre pronti a prendersi cura degli altri, come era loro possibile. Evidentemente questo “cuore generoso” dei genitori è stato trasmesso al figlio, proprio come un albero buono, dai cui rami escono solo buoni frutti.
E avere un cuore altruista e generoso è la cosa più bella che ci possa essere!


Marco

Novembre 2014

giovedì 25 novembre 2021

"Vorrei guarire dall'MCS per tutto l'Amore che mi ha dato mia madre, ma ho bisogno di aiuto!"

Vivo le pene dell'inferno, una vita di vessazioni. Ho una patologia gravissima che ancora la scienza tende a scansare, benché vi sia a disposizione moltissima letteratura specifica. Si tratta in apparenza di una di quelle situazioni apparentemente invisibili, resa possibile anche da una discreta presenza, che tende a mitigare la mia prigionia. L'acronimo è MCS, Multiple Chemical Sensitivity. Una sindrome mitocondriale, che giorno dopo giorno distrugge tutti gli organi e anche lo spirito, per chi come me ha ancora la forza di sorridere alla vita, nonostante tutto! Sono completamente abbandonata dalle istituzioni, ignorata per tantissime ragioni, soprattutto perché del mio caso in pochissime persone sono a conoscenza. La classica eminenza grigia che vive nell'ombra di se stessa, dietro un anfratto che mi sta uccidendo e nel modo più subdolo, cioè lentamente!
In un solo anno ho aumentato a dismisura l'intensità della mia sofferenza e del corteo di tutti i sintomi con i quali convivo. Non fosse altro che se disponessi di cure e di una casa bonificata, potrei recuperare un minimo del poco che resta di me stessa. Cosa resta?? Tanta dignità prima di tutto, non ho mai chiesto aiuti a nessuno, ho sempre evitato pensando di poter lavorare e sostenermi da sola. Non ho le forze per proseguire in questo modo, la sindrome si è portata via quasi tutto del mio mondo, ed io ero una ragazza piena di talento, voglia di fare, sogni da realizzare soprattutto, tanti!

Ma io sono anche una persona sola nella vita di ogni giorno, ignorata da mia sorella che non ha mai creduto alla mia sindrome, l'ha sempre contestata, umiliandomi talvolta e facendomi vergognare di esistere. Anche adesso che mi racconto penso che se dovessi chiudere gli occhi, smetterei di soffrire per sempre! Sì perché fa anche tanto freddo dove mi trovo e non posso permettermi neppure il riscaldamento, oltre al fatto che non tollero i caloriferi elettrici Soffro da troppo tempo per non aver considerato di raccontare un minimo la mia situazione. Con il Covid nessuna persona accetta di prendermi un poco a casa sua al caldo, ogni giorno prego Dio che questo succeda, ma anche quando sembra che io stia arrivando alla vetta di questo "sogno", ritorno bruscamente alla durissima realtà e resto qui al freddo e tra poco anche al gelo! Ho tante patologie insieme alla MCS, di cui la Rendu-Osler, motivo per la quale non posso andare a certe altezze collinari e montane. Causa di questo sono anche molto anemica e non posso permettermi alimenti di sostentamento che contrastino questa ennesima piaga. Ho problemi molto gravi coi denti ma non tollero anestesie! Ho la muffa in casa, non posso rimuoverla perché ne morirei. Intorno a me è tutto un cantiere.

Ogni stagione convivo con la passerella dei turisti sotto la finestra di casa mia, ogni secondo passa una persona, vi lascio immaginare, odori di ogni genere, profumi, ammorbidenti, tutto quello che passa mi entra in casa perché il mio piccolissimo buco esistenziale, è un pied a terre. Di fatto avrei anche una bella vista,  che detta così parrebbe il sogno di chiunque! Le poche volte che mi sono azzardata a fare una passeggiata, sono dovuta rientrare piena di odori addosso, che poi mi restano nella così definita memoria epiteliale; odori che si mischiano al gusto e all'olfatto, mangio qualcosa e sento quegli odori che si sono trasferiti sul mangiare. Tutto impossibile da sopportare, inenarrabile! Mio padre è anziano ed è seguito da un badante, non posso stargli accanto, malgrado gli voglia un bene infinito, ma lui è malato e ha bisogno di essere seguito giorno e notte, io sono malata e non riesco ad aiutarlo.

Vi prego di aiutarmi, chi potrà farlo leggendo questo scritto, si metta in contatto con me e mi dia un'opportunità di vita vera, non so cosa sia vivere in un vero appartamento. Non cerco cose sontuose, vorrei solo offrire a me stessa, per quel piccolo lasso di tempo che Dio mi concederà ancora in questo mondo, di provare l'emozione del vivere una casa "normale", lontana da qualsiasi fonte chimica. L'inverno sta bussando, non posso morire qui al gelo, sono sicura che da qualche parte del mondo qualcuno vorrà prendersi a cuore il mio caso. Sono una persona serissima e saprò disporre dell'autenticità di queste mie parole. Grazie a chiunque mi verrà in soccorso.

Qualcuno diceva che "Ci sono rimaste tre cose in paradiso: le stelle della notte, i fiori del giorno e gli occhi dei bambini" (Dante Alighieri)...... i miei occhi sono uguali a quelli di quei bambini, ho ancora desideri puri nel cuore, vorrei riscattarmi anche dal lutto di mia madre, facendole sapere che la mia vita è migliorata, glielo devo, mi ha dato tutto, mi ha insegnato a vivere.

Manuela


Per contattare Manuela allo scopo di poterla aiutare, scrivere a
marcolavocedellaverita@virgilio.it

Grazie di vero cuore a chi vorrà e potrà farlo!

lunedì 15 novembre 2021

La piccola Sara, 3 anni, ha un tumore raro. La bambina e la sua famiglia hanno bisogno dell'aiuto di tutti noi!

Quella di cui voglio parlare oggi, sulle pagine di questo blog, è una storia molto dolorosa e difficile, una vicenda che ha bisogno dell'aiuto e dell'Amore di tante persone!

Sara è una bambina di tre anni e ha un tumore raro e molto grave, un neuroblastoma maligno al quarto stadio, che colpisce soprattutto i bambini al di sotto dei cinque anni, con possibilità di guarigione del 50 %.
Purtroppo la famiglia di Sara, composta dal padre Mattia Cantagalli, 37enne lughese, e dalla sua compagna Maria Valgimigli, 41 anni, residenti a Faenza, sono in una situazione economica estremamente difficile. Papà Mattia e mamma Maria infatti, per poter seguire la loro figlia malata nei suoi continui trasferimenti dentro e fuori dall'ospedale, iniziati nel mese di maggio, hanno perduto il lavoro. Lui e la sua compagna lavoravano per un fast food di Faenza come driver, ovvero si occupavano di fare le consegne a domicilio. Un lavoro non troppo remunerato, che gli consentivano di portare a casa 800 euro al mese in due. Di questa cifra però, ben 450 euro erano spesi per l'affitto, inoltre la coppia si deve occupare anche di un altro figlio, di 11 anni, con tutte le spese che ovviamente si possono immaginare. La coppia, grazie al Cielo, è stata supportata dalle rispettive famiglie, le quali però non possono fare più di tanto, perché anch'esse di ceto piuttosto modesto.
Con la perdita del lavoro dei genitori, con un altro figlio da seguire, con l'affitto da pagare e con i continui via-vai tra Rimini e Faenza per le chemioterapie e le trasfusioni della piccola Sara, la situazione della famiglia si è ulteriormente aggravata e, come se ciò non bastasse, incombe su di loro anche la scadenza del contratto d'affitto. Gli assistenti sociali del loro Comune di appartenenza si sono detti disponibili ad aiutarli a pagare l'affitto, ma bisogna comunque vincere le "reticenze" dei proprietari, non troppo fiduciosi delle rassicurazioni dello Stato. La famiglia Cantagalli è naturalmente inserita nella lista di attesa per poter avere un alloggio popolare da parte del Comune, ma la lista è lunga e, al momento, non ci sono alloggi disponibili.

Quella della famiglia Cantagalli è una situazione difficile, delicata, piena di incognite ed incertezze, ed è per questo che è nata l'idea di chiedere aiuto alla gente, al quel popolo italiano che in tante occasioni si è distinto per altruismo e generosità. Dice a questo riguardo papà Mattia: Racconto tutto questo senza vergogna, nella speranza di ricevere qualche aiuto. Sara oltre alla chemioterapia dovrà affrontare anche l'intervento chirurgico, il trapianto di midollo e la radioterapia. Cure lunghe che porteranno a grosse spese. Spero che la mia storia molto difficile possa raggiungere le persone di buon cuore che ancora esistono, anche un piccolo granello di sabbia può fare la differenza (cit. Ravennatoday).

Per poter aiutare la famiglia Cantagalli nella loro difficile situazione, si può donare un contributo libero al loro
IBAN  IT30X36772223000EM001525165
intestato a Mattia Cantagalli

Per poter seguire l'evoluzione della storia della piccola Sara, è nata anche la pagina Facebook “La piccola Sara, corredata da tante belle fotografie e notizie.


A fianco della famiglia Cantagalli, recentemente, sono scese in capo anche numerose realtà della zona come alcuni commercianti ravennati che hanno deciso di mettere a disposizione del progetto "Aiutiamo Sara" la loro esperienza e i loro prodotti. Al loro fianco è scesa anche in campo l'associazione "Cuore & Territorio", lanciando una campagna di raccolta fondi. Pertanto chi volesse sostenere la famiglia di Sara, potrà effettuare una donazione anche sul Conto Corrente bancario attivato presso la Cassa di Risparmio Ravenna,
IBAN IT 02 F 06270 13100 CC0000027952
intestato a CUORE E TERRITORIO APS
Causale “Aiutiamo Sara”.

Altri eventi solidali sono in fermento, come quello organizzato dal titolare del negozio "Gourmet" che ha organizzato per martedì 16 novembre, al Ristorante "Vecchia Canala", un evento culinario con parte dell’incasso che sarà devoluto alla bambina, e similmente farà lo stesso anche la pizzeria Take Away, che dal 12 al 30 novembre devolverà il 10% degli incassi giornalieri per questa nobile causa.

La Generosità del popolo italiano non si smentisce mai in situazioni come queste, anche se il percorso della piccola Sara è sicuramente ancora lungo, tortuoso e incerto.
Ciascuno di noi può dare il proprio personale contributo, per piccolo o grande che sia, come una goccia che, assieme a tante altre, si trasforma nel mare, un mare di Solidarietà e di Amore per una bimba di 3 anni che lotta per avere una vita normale.
Grazie di vero cuore a chi lo farà!


Marco

venerdì 12 novembre 2021

La semplice e genuina devozione di Alberto Sordi per la Madonna

Alberto Sordi è stato senza ombra di dubbio uno degli attori più popolari ed amati del nostro cinema italiano. Maestro ed ispirazione per tanti attori, era istrionico ed effervescente sul palco, ma nella vita privata, assicura chi l'ha conosciuto da vicino, era molto diverso, assai più tranquillo e rigoroso. Ed era anche molto devoto alla SS. Vergine, aspetto questo che forse non in molti conoscono.

Alberto Sordi, nato a Trastevere il 15 giugno del 1920, ha abitato vicino alla basilica di Santa Maria in Trastevere negli anni della sua giovinezza, chiesa che è stata, in un certo senso, il primo palcoscenico” del piccolo Alberto, ovvero il primo luogo in cui il futuro attore si è approcciato al pubblico per la prima volta nella sua vita quando lui, da bambino, faceva il chierichetto. E lo faceva talvolta in maniera un po' troppo “plateale”, agitando l'incensiere e cantando a voce alta, tanto da meritarsi, in qualche occasione, una “tiratina d'orecchie” da parte del parroco del tempo.
In questo ambiente molto semplice e pieno di calore, Albero ha maturato una devozione Mariana che non l'ha mai più abbandonato, anche perché l'attore si è sempre considerato un “miracolato” proprio per mano dalla Vergine SS. . Negli anni della sua infanzia, infatti, Alberto è rimasto vittima di un grave incidente stradale: mentre stava giocando con le sorelle attraversò improvvisamente la strada non accorgendosi che nel frattempo stava sopraggiungendo un'auto (allora ancora abbastanza rare) a velocità sostenuta. L'auto per poco non lo investì in pieno, ma il piccolo Alberto evitò l'impatto per un nonnulla. Immediatamente sul luogo accorse la mamma Maria che prese suo figlio in braccio e subito si diresse verso la vicina basilica per portare il suo “piccolo” dinanzi alla statua della Vergine Immacolata, ringraziandola devotamente per lo scampato pericolo.
Questo è uno di quegli episodi che ti “segna” la vita per sempre, e da allora Alberto è sempre stato un uomo molto religioso e molto devoto alla Santa Madre di Dio!

Carlo Verdone, anche lui grande attore italiano, romano verace come Alberto di cui era molto amico e con cui ha anche lavorato insieme in due film, racconta di lui: «In pubblico Alberto Sordi sprizzava allegria, gioia, si divertiva, azzardava. Ma non appena tornava a casa, cambiava, diventava un uomo normale, molto rigoroso. Sbaglia chi crede che gli attori comici siano comici anche nel privato. Gli ambienti della casa di Sordi erano molto austeri. Se ti guardavi intorno non vedevi, a parte una foto di Soraya sulla scrivania, foto di attori e gente del cinema. La persona più fotografata era un Papa, Giovanni Paolo II. Wojtyla è presente in ogni angolo della casa. Sordi teneva una sua foto anche nella barberia, dove ogni mattina si faceva tagliare la barba. Alberto aveva una ammirazione e una devozione straordinaria per questo Papa ed era davvero un uomo molto religioso. Un’altra figura sempre presente a casa Sordi è quella della Vergine, con statuine, ceramiche e dipinti di varie epoche» (cit. “Maria con te”).

Una statua dell'Immacolata è presente anche nel giardino della sua villa di via Druso, voluta fortemente da Alberto e verso la quale lui si rivolgeva ogni giorno lanciandole un fiore e pregando devotamente. Questo semplice ma bellissimo gesto quotidiano non è stato dimenticato neppure quando, il 24 febbraio 2003, la vita di Alberto arriva al suo termine. Il giorno successivo, prima di essere portato alla camera ardente allestita in Campidoglio, il feretro di Sordi é stato fatto sostare per qualche minuto dinanzi alla statua della Madonna tanto amata. Un gesto questo che Alberto avrebbe certamente voluto e che si è attuato per preciso volere della sorella. Un modo molto toccante per “chiudere” in bellezza la vita dell'attore romano, con la “carezza” della Vergine SS. che è sempre stata presente in ogni giorno della sua vita.


Marco

domenica 7 novembre 2021

Il grande cuore dei Sammarinesi: 1000 ore di ferie donate per assistere il figlio disabile

Da oltre tre anni la vita della famiglia Toccacelli è radicalmente cambiata.
Il 1° maggio 2018, Bryan Toccacelli, 26 anni, campione di motocross della Repubblica di San Marino, ha un terribile incidente mentre si stava allenando sulla pista di motocross della Baldasserona: durante un salto la moto si spegne e Bryan cade rovinosamente a terra. Si capisce immediatamente che si tratta di una cosa molto seria: Bryan riporta le fratture delle vertebre C3 e C4 con gravi lesioni al midollo. La prognosi è infausta: paralisi totale dal petto in giù, quindi totale immobilità di gambe e braccia.
Da questo momento in avanti inizia una nuova vita per Bryan e la sua famiglia, una vita che tuttavia decidono di affrontare di petto, senza darsi per vinti. Iniziano 10 lunghi mesi di ricovero in un centro di riabilitazione di Imola, dopo di che Bryan torna a casa, ma ha bisogno di una assistenza continua, 24 ore su 24.

La madre Sabrina Guerra, cuoca delle scuole elementari, e il papà di Bryan, gommista, hanno bisogno di aiuto.... e questo arriva provvidenziale da parte dell'amica e collega di lavoro di Sabrina, Cristina Severi, che le suggerisce di lanciare un appello sui social network, ma anche attraverso il "passaparola", facendo leva su una Legge della piccola Repubblica che riconosce la possibilità di usufruire di "ferie solidali" non utilizzate, donate da dipendenti pubblici e privati, per poter assistere familiari disabili bisognosi di assistenza. Si tratta di un vero e proprio dono del "tempo", preziosissimo in situazioni gravose come queste.

In Italia, questa Legge che regola ferie e riposi solidali è stata introdotta dal Jobs Act nel 2015. A San Marino, questo decreto del 2018 si aggiunge a una Legge presente fin dal 2013 che prevede per l'assistenza e la cura di un portatore di handicap grave, permessi speciali retribuiti.

L'appello lanciato da Sabrina e Cristina ha un enorme successo, viene accolto da un numero grandissimo di persone, ciascuna donando il proprio: chi un giorno, chi cinque, chi dieci, il direttore del posto di lavoro di Sabrina addirittura 27! Non mancano "donazioni" anche da parte di personale medico e sanitario, cosa quanto mai meritevole, vista l'emergenza Covid in atto.

Da tre anni a questa parte Sabrina riceve giorni di ferie donate dal grande cuore dei suo concittadini, cosa che gli ha permesso di poter stare a casa dal suo luogo di lavoro, senza tuttavia perderlo, per stare a fianco e assistere suo figlio Bryan in ogni ora, minuto e secondo della propria vita. In tutto questo Sabrina è stata aiutata anche da tanti suoi amici, che non hanno mai fatto sentire solo Bryan, accompagnandolo sovente anche fuori per farlo svagare.
Mamma Sabrina non ha mai nascosto la sua commozione dinanzi a tanta Generosità: “Le persone mi stanno donando ferie dal mese di novembre del 2018. I primi tempi i numeri erano piccoli, poi nei mesi successivi sono stata inondata di ferie e d’Amore. Non posso che dire grazie. (cit. Il Resto del Carlino)

Le ferie di mamma Sabrina termineranno il 4 gennaio 2022, dopo probabilmente dovrà riprendere il suo lavoro di cuoca. La situazione però, nel frattempo, è nettamente migliorata: suo figlio Bryan sta meglio e ha imparato a muovere il mouse del computer con la testa, cosa questa che gli ha persino permesso di trovare lavoro presso la segreteria dell'Ufficio Turistico.

Qualsiasi cosa accadrà in futuro, c'è da scommettere che Bryan e la sua splendida famiglia se la sapranno cavare egregiamente. La voglia di vivere non è mai venuta meno e il grande cuore dei sammarinesi saprà fare certamente il resto.


Marco

Novembre 2021

giovedì 4 novembre 2021

Da promessa della pallacanestro italiana a suora di clausura. Ed ora Oriana è divenuta suor Chiara Luce

Ha lasciato i palazzetti dello sport, per seguire la Chiamata del Signore

Lei si chiama Oriana Milazzo, viene da Agrigento, ed è stata una grande promessa della pallacanestro italiana. Per anni ha giocato nel campionato di A1 ed ha vestito anche la maglia della Nazionale.

Tutto ha inizio a soli 14 anni quando Oriana si trasferisce ad Alcamo per inseguire il suo sogno di diventare una giocatrice affermata di pallacanestro. Non molto tempo dopo  si trasferisce a Priolo dove i suoi sogni si realizzano: giocare nel campionato di A1 e arrivare a vestire persino la maglia della Nazionale.

Eppure, nonostante questo successo nel mondo dello sport, Oriana sente di non essere totalmente soddisfatta della propria vita, sente che le manca "qualcosa" dentro di sé, un qualcosa che non la rende realmente felice. Oriana va in crisi, e matura sempre più dentro il suo cuore il desiderio di essere "utile" agli altri. In questo periodo matura così la decisione di proseguire gli studi alla facoltà di medicina con il desiderio di diventare un medico missionario, mentre aumenta sempre più il suo impegno in parrocchia. Ma anche quando giunge a Roma per continuare gli studi, Oriana sente dentro di sé un senso di insoddisfazione che non sa spiegare. Partecipa alla GMG di Madrid e qui Oriana sente chiaramente che il Signore la sta chiamando. Si sente fortemente attratta dal monastero di Alcamo, già frequentato da giovane per la Messa domenicale, e capisce che è qui che il Signore la vuole.

Per Oriana inizia una nuova vita: lasciati i palazzetti dello sport, inizia il suo cammino nella famiglia delle sorelle povere di Santa Chiara ad Alcamo, in provincia di Trapani. Due anni di postulantato, un anno di noviziato nel monastero di Città della Pieve e altri due ad Alcamo, fino al giorno tanto agognato, il 13 maggio 2019, con la professione temporanea. Ora Oriana diviene suor Chiara Luce.

Con voce ferma e un sorriso di vera, autentica felicità, suor Chiara Luce legge la formula di rito con la quale consacra la sua vita a Dio: «Chiedo per amore di Dio di essere ammessa alla professione dei voti temporanei in questa fraternità di sorelle povere di Santa Chiara per seguire la via della povertà e dell’umiltà del Signore Gesù Cristo ed essere con questa comunità un cuore solo e un’anima sola» (cit. Avvenire).

Ora suor Chiara Luce si sente veramente realizzata, non rinnega il suo passato di promessa dello sport, che l'ha aiutata a crescere umanamente, ma la strada della sua vita è questa, quella per cui Gesù l'ha chiamata.
In questo bellissimo giorno per lei, non mancano naturalmente i ringraziamenti alle persone care che le hanno voluto Bene, in primis la sua famiglia, che l'ha sempre accompagnata, sostenuta e fatta sentire amata, nella scelta di vita di consacrarsi a Dio.


Marco

Gennaio 2020

lunedì 25 ottobre 2021

Simone, disabile grave, ha realizzato il desiderio di ricevere la S. Cresima nel suo giardino

Simone ha una gravissima disabilità, non può parlare e non può muoversi, ma questa domenica ha realizzato il suo grande desiderio di ricevere la S. Cresima nel giardino della sua casa, trasformata in una piccola chiesa, dalle mani del Vescovo e del diacono che lo conoscono bene.

ROMASimone è un ragazzo gravemente disabile a causa di una forte afasia complicata da diversi altri gravi problemi, non può né parlare e né muoversi dal suo letto, ma ciò nonostante non ha mai perduto la voglia di vivere né di comunicare con le persone che gli sono intorno. E ha sempre manifestato una forte Spiritualità, tanto da voler ardentemente ricevere i Sacramenti, prima la S. Comunione e ora, da questa domenica, la S. Cresima. Per fare ciò, la sua casa, in cui vive assieme a sua mamma Sara, nel quartiere Tiburtino di Roma, si è trasformata in una piccola chiesa all'aperto, con la presenza di tanti amici, del diacono e del Vescovo.
Simone, munito di un particolare “tubetto”, uno strumento che gli permette di comunicare attraverso leggere pressioni con le dita, ha fatto chiaramente capire che era suo desiderio ricevere questo importante Sacramento, e tutto questo si è realizzato nel giardino della sua nuova casa, ottenuta quest'ultima a costo di lunghe e faticose battaglie dalla sua instancabile madre Sara.

La grande Fede di Simone

E' da diversi anni che Simone ha manifestato un sempre più grande desiderio di Spiritualità, nato probabilmente negli anni della scuola. Da anni Simone ascolta devotamente la S. Messa e i vari riti Cattolici delle più importanti Festività, quindi più recentemente ha scoperto anche il S. Rosario. Tutto questo ha coinciso, qualche anno fa, con l'intenzione di Simone di fare la prima Comunione, cosa non semplice da attuare a causa della sua gravissima disabilità, ma che alla fine è avvenuta. In questo modo Simone è entrato, di fatto, nella Comunità del suo quartiere, nonostante la sua impossibilità di muoversi dalle mura della sua casa. In tutto questo ha pesato molto la devozione e compostezza che Simone ha sempre manifestato tutte le volte che ha seguito la S. Messa, fatto questo che ha convinto tutti e tolto ogni dubbio sulla profondità e radicalità delle sue intenzioni.
Simone ha manifestato spesso anche l'intenzione di pregare insieme alle altre persone, spesso quando si manifestavano dei problemi legati alla sua salute, a problemi nati con la Asl o per altre ragioni ancora.

Il desiderio realizzato della Cresima nel suo giardino

Non c'è stata una presenza di persone molto numerosa alla Cresima di Simone, a causa della pandemia, ma tutte le persone a lui più care erano presenti, e tra queste il diacono Roberto Proietti, due responsabili della Caritas, un medico molto amico della famiglia e diverse altre persone ancora, tutte care amiche di Simone e di sua mamma Sara. Ed era presente anche il Vescovo, mons. Paolo Ricciardi, che ha avuto modo di conoscere il piccolo ma bel “mondo” che ruota attorno a Simone. Soprattutto ha conosciuto lui, con il suo “tubetto” comunicatore che gli permette di interagire con le altre persone.
Al termine della cerimonia c'è stato anche un piccolo ma gradevole rinfresco, e Simone, che è stato per tutto il tempo della Festa senza respiratore, era visibilmente felice, immerso totalmente in questo clima gioioso, di vero e profondo affetto.


Marco

23 ottobre 2021

martedì 19 ottobre 2021

Anonimo benefattore compra la casa di un disabile all'asta per poi restituirgliela

Ecco una storia di meravigliosa Solidarietà, di quelle che ti toccano il cuore, avvenuta tra un persona disabile, in gravi difficoltà economiche, e un “misterioso” benefattore che è voluto rimanere nell'anonimato.
Il primo protagonista si chiama Alessandro D'Oriano, ha 46 anni ed è disabile al 75%. L'uomo ha perduto il lavoro e ben presto si è trovato in grandi ristrettezze economiche, vista che la sua unica entrata è rappresentata dai 257 euro mensili che riceve dalla sua pensione d'invalidità. Una cifra purtroppo non sufficiente per far fronte alle spese quotidiane di tutti i giorni e, soprattutto, per pagare il mutuo della sua casa.
Terrorizzato da questa situazione e in ansia di perdere la sua abitazione, Alessandro, già cagionevole di salute, è stato colpito da un ictus ed è stato ricoverato all'ospedale di Volterra per una lunga e difficile riabilitazione.
Il misterioso benefattore, livornese e dalla grande sensibilità, saputo di questa spiacevolissima situazione si è messo in contatto con il sindaco di Livorno, Filippo Nogarin, chiedendogli espressamente di voler aiutare Alessandro, in così grande difficoltà. Saputo che Alessandro stava per perdere la casa, una volta che questa è stata messa all'asta giudiziaria, l'ha comprata lui stesso, con l'intento di restituirla allo sfortunato proprietario, non appena sarebbe uscito dall'ospedale. Un gesto meraviglioso e, come detto, fatto completamente nell'anonimato perché, per sue stesse parole: “Quando si fa del bene lo si fa e basta - ha detto - senza pubblicità, senza altri fini, come un imperativo categorico” (cit. Corriere.it).

Nonostante la volontà di rimanere nell'ombra, il gesto meraviglioso del benefattore è passato ben presto di bocca in bocca, e la notizia si è sparsa in tutta la città.
L'avvocato di Alessandro D'Oriano, Francesco Tanzini, ha avuto modo di conoscere il generoso benefattore, rimarcandone immediatamente la grande profondità umana e l'assoluta mancanza di secondi fini.
A dare la meravigliosa notizia della restituzione della casa ad Alessandro, è stato suo fratello Francesco, enormemente grato per tutte le persone che si non mosse in suo aiuto, in primis naturalmente l'anonimo mecenate livornese. E dopo tanto tempo, con grande gioia, non ha potuto nascondere di aver visto suo fratello Alessandro tornare finalmente a "sorridere" e a sperare in un futuro migliore.


Marco

Giugno 2017

venerdì 15 ottobre 2021

Suor Angelica Ballan, artista per diffondere il messaggio di Cristo all'uomo

A fare una statua ci vuole un artista,

a fare un santo ci vuole un artista.

Tu sei l’artista di te stesso

Don Giacomo Alberione (1884-1971)


Per poter comprendere il personaggio di oggi, basta guardarlo diritto negli occhi e si riesce ad intravedere quell’oceano di pace e serenità, tipici di chi è naturalmente riuscito a raggiungere la propria felicità, senza perdere nulla di se stessi. Il suo sorriso e la sua umiltà fanno poi il resto e costituiscono l’immagine tipica di chi è riuscito a mettere a servizio del prossimo un dono di Dio, un proprio ”talento”, nel senso evangelico del termine.

PRIMA DI OGNI COSA, PARLACI DI TE!
Sono Suor Angelica BALLAN delle Pie discepole del Divin Maestro, una delle congregazioni Paoline fondate da Don Giacomo Alberione, dedita a far conoscere, amare e adorare l’Eucarestia attraverso varie forme, una delle quali anche l’arte e, nello specifico, la scultura che per me è la mia principale forma di espressione.

COME NASCE LA TUA VOCAZIONE E COME RIESCI A CONIUGARLA CON QUESTA TUA PARTICOLARE PASSIONE?
Sono entrata in Congregazione molto giovane per soddisfare la mia personale vocazione di glorificare il Signore, aiutando i fratelli e compiendo la missione che mi sarebbe stata assegnata. Sin da bambina, tuttavia, ho sempre avvertito una particolare sensibilità per la bellezza e per la scultura. Durante la ricreazione mi chiudevo in una stanza e realizzavo le mie prime opere: volevo rappresentare l’anima in contemplazione di Dio. Preso atto di questa mia particolare versatilità, ho fatto presente alla madre Superiore di poter impiegare il mio tempo ricreativo per esprimere quanto sentivo attraverso la creazione di opere artistiche. In quel periodo, a dire il vero, non pensavo nemmeno di essere capace di poter realizzare un’opera d’arte, tuttavia avevo il bisogno interiore di concretizzare il mio sentimento, la mia poesia in una scultura. Volevo dar vita e rendere tangibile ciò che io custodivo nell’animo. Io lo facevo di nascosto in un locale lontano dagli sguardi delle mie sorelle: non volevo essere esibizionista ed ho anche rischiato a farmi avanti con la Superiora; avevo paura che mi mandasse via avendo chiesto un qualcosa che esulava dalla normalità del sentire comune delle mie consorelle.
Dovete capire che chiedere qualcosa di diverso, a quel tempo, poteva essere interpretato come incapacità di condividere e vivere in Comunità. La madre Superiore, invece, si è rivelata “madre” e mi ha risposto con un sorriso, invitandomi ad uscire dal mio nascondiglio segreto e spostare la mia passione in un luogo più ampio. Oggi, ringraziando Dio, la scultura, unitamente alla Preghiera, è la mia forma di apostolato e la mia principale ispirazione e fondamento di vita. Il mio servizio all’interno dell’Ordine oggi è proprio questo e testimonio, ovunque venga chiamata, la bellezza ed il messaggio salvifico del Vangelo.
Come richiesto dal nostro fondatore, la mia non è un’arte solo decorativa e fine a se stessa, in quanto questa è una prerogativa di tutti, ma è il mio sale con cui io cerco di dare un senso alla mia vita ed alla vita degli altri. Senza questo sale non avremmo alcuna ragione di esistere.

IN CHE MODO L’ABILITÀ MANUALE PUÒ DIVENIRE MEZZO EVANGELICO?
Ho già detto che la mia arte non è fine a se stessa, perché altrimenti non potrebbe adempiere al proprio fine: la mia missione di diffondere attraverso di essa il messaggio di Cristo. Io dico sempre che non si può esprimere ciò che non si possiede e per tale motivo la mia ispirazione parte proprio dal bisogno dell’uomo e dalla mia necessità di diffondere il Vangelo all’uomo di oggi. Parto, quindi, sempre da ciò che l’uomo di oggi potrebbe percepire dalla mia opera per avvicinarsi a Cristo.
Una volta sono stata chiamata a Philadephia per una mostra liturgica in occasione di un congresso eucaristico internazionale ed un giornalista, soffermandosi dinanzi alla statua di una mia Madonna, mi ha chiesto chi fosse. Alla mia risposta che era la madre di Gesù, costui mi riferì che aveva fotografato tante Madonne, ma che nessuna come quella che aveva dinanzi gli aveva fatto pensare alla Madonna. Mi basterebbe che anche un solo uomo possa convertirsi o pensare a Dio guardando le mie creazioni. Quello è il mio sale ed è ciò che mi spinge a vivere questo mio carisma come la mia missione su questa terra.

COSA PROVI QUANDO TERMINI UNA TUA CREAZIONE?
La prima sensazione è la coscienza delle sue imperfezioni: c’è sempre qualcosa da migliorare. Una volta, terminata una Madonna, mi sono accorta che vista frontalmente era perfetta ed incarnava il mio ideale e l’armonia delle forme. Purtroppo di fianco non aveva la stessa resa e mi sembrava meno armonica. Alla fine, tenuto conto che comunque la sua funzione principale l’avrebbe resa frontalmente, in quanto è in tale posizione che noi siamo soliti guardare a Maria, anche in funzione del suo posizionamento in una Chiesa, ho comunque dovuto lasciare il passo e ritenerla conclusa: il bello ha fatto un passo indietro rispetto alla sua funzione sacra. L’artista ha lasciato il passo alla religiosa. Comunque non c’è mai il senso della perfezione e della completezza.

TI CHIEDI MAI COSA PROVANO GLI ALTRI AD AMMIRARE UNA TUA OPERA?
Ogni volta che sto per terminare un’opera, la faccio visionare a più persone di diversa estrazione sociale e grado culturale, non solo alle mie sorelle. Le mia creazioni, infatti, nella maggior parte dei casi vengono inserite nelle Chiese, che vengono praticate da chiunque. È molto importante per me sapere e capire il punto di vista di terzi: la mia arte, che comunque parte da me, deve essere capace di mediare tra le varie istanze e di non tradire né l’ispirazione, né la funzione evangelizzatrice, né il senso artistico. Molto spesso le mie opere più importanti, come i portali, vengono anche vagliati dalla Commissione di Liturgia Arte Sacra. A prescindere dall’aspetto formale, quindi, ogni mia opera non può prescindere dal preliminare contatto umano con l’uomo, anche il più semplice.

DAI UN MESSAGGIO DI SPERANZA AI GIOVANI
L’arte e l’uso delle mani, unite alla ricerca del bello e del buono, sono il sale non solo della mia vita ed ogni giovane può intraprendere questa strada che sicuramente è una via sicura di bellezza disvelatrice del proprio animo. Ogni persona cerca la bellezza, specialmente voi giovani. Noi siamo portati naturalmente alla bellezza, il problema è saperla cercare e trovare, specialmente al giorno d’oggi ove siamo proiettati in una direzione totalmente opposta. Se si coltiva il bello, non si corre il rischio di poter incappare negli antri bui e negli inciampi della vita. La bellezza, anche involontariamente, ci conduce naturalmente a Dio. Lo dice anche una poesia ed è sentire comune… non solo il mio, ovvero di una religiosa.
Un’ultima cosa: SBAGLIARE È UMANO MA È DIVINO SAPERSI RISOLLEVARE. Forza e Coraggio… anzi “Buona Strada”.

Ho visto con i miei occhi le creazioni di Suor Angelica e sono di gran lunga più belle di quello che voglia farci credere. Sono veramente il suo legame con il Padre ed al di la’ della loro bellezza esprimono il significato di una vita vissuta alla ricerca di Dio e della sua perfezione, nella consapevolezza, tuttavia, della nostra umana finitudine. È veramente un “personaggione”… e se volete potrete incontrala qui a Roma ove le Pie discepole del Divin Maestro” – congregazione Paolina fondata da Don Giacomo Alberione – effettuano delle bellissime esperienze di manualità, di servizio e di spiritualità.


di Muflone Inarrestabile

a cura di Michele Zoncu

1 settembre 2017

sabato 9 ottobre 2021

Premana. Al via un progetto di ricerca sulla malattia di Gloria e Samuel

Primo passo per lo studio dell’Atassia da mutazione della neurofascina.
A raccogliere la sfida l’equipe del professor Comi del Centro Dino Ferrari di Milano

PREMANALa malattia rara dei fratelli premanesi Gloria e Samuel adesso non soltanto ha un nome, ma anche una sperimentazione dedicata. Grazie alla raccolta fondi, i ricercatori del Centro Dino Ferrari di Milano la potranno riprodurre in laboratorio utilizzando organoidi cerebrali per studiarne fisiologia e patogenesi.

Un viaggio che ha inizio il 23 febbraio 2019: con un concerto del Coro Nives si dà il via alla raccolta fondi per Gloria e Samuel, i fratelli premanesi affetti da una patologia unica al mondo, una neuropatia demielinizzante che porta alla progressiva perdita della coordinazione muscolare. L’11 luglio dello stesso anno si ripete con l’iniziativa Corriamo con Gloria e Samuel, in cui un nutrito gruppo di atleti di altissimo livello si sfida in una spettacolare corsa a eliminazione per le vie di Premana. Per l’occasione, diversi campioni delle più svariate discipline sportive donano cimeli personali per un’asta benefica. Il tesoretto derivato fa scattare la molla per la creazione di un Comitato di cittadini a favore della ricerca sulla malattia, presieduto da mamma Maria Carla e papà Giordano.

Il primo passo del Comitato è la raccolta delle idee e dei proventi, che raggiungono l’interessante cifra di 70 mila euro. Si decide, quindi, di appoggiarsi alla Fondazione Comunitaria del Lecchese Onlus e si cerca di capire come muoversi per far sì che questi soldi vengano investiti in ricerca. A raccogliere la sfida è l’equipe del Professor Comi del Centro Dino Ferrari dell’Università degli Studi di Milano, Fondazione IRCCS Ca’ Granda – Policlinico Ospedale Maggiore, guidata dal Dottor Alessio di Fonzo, già coinvolta nella diagnosi. Partendo dalle cellule della pelle di Gloria e Samuel, opportunamente riprogrammate e differenziate, i ricercatori svilupperanno degli organoidi cerebrali, strutture che ricapitolano dei piccoli cervelli in vitro. L’obiettivo è quello di comprendere i meccanismi biologici alla base della malattia, al fine di sviluppare una terapia mirata.

Desidero esprimere a voi e a tutta la comunità premanese che si è stretta intorno ai vostri figli Gloria e Samuel, i più sentiti ringraziamenti per la disponibilità a contribuire al progetto di ricerca ‘Studio della neurofascina negli organoidi cerebrali. Dalla fisiologia del neurosviluppo alla patogenesi della nodopatia ereditaria da mutazione della neurofascina’. Sarà ovviamente nostra cura produrre una rendicontazione scientifica ed economica dell’impiego dei fondi devoluti”, queste le parole della Dottoressa Marialuisa Gavazzeni Trussardi, presidente dell’Associazione Dino Ferrari di Milano. Il cammino sarà lungo e costoso, ma la speranza di raggiungere dei risultati per Gloria, Samuel e gli altri bambini nati con questa malattia rara sarà il motore per tutti, scienziati e finanziatori.

Per eventuali prossime donazioni il versamento potrà essere effettuato sul conto corrente:

Banca della Valsassina Credito cooperativo Filiale di Lecco
IBAN: IT87B0851522900 000000501306
Causale del bonifico: Ricerca per Gloria e Samuel


Le informazioni finora disponibili sono reperibili sul sito dell’associazione.


28 settembre 2021

venerdì 8 ottobre 2021

Il sogno di John si è realizzato: la generosità ha vinto!

A volte la solidarietà regala momenti di grande commozioni: è il caso di John, nigeriano da anni a Ciampino, dopo il bel gesto della comunità locale.

John ormai da anni tiene pulite le strade, mantenendosi in questo modo grazie alle offerte dei cittadini. Davanti ai luoghi in cui l’uomo ogni giorno si impegna con dignità, c’è anche il Geff Caffè. Così il gestore del locale, Cristian De Filippis, ha deciso di compere un gesto di affetto nei suoi confronti.

L’uomo vorrebbe tornare in Nigeria per piangere la madre defunta

Da qualche tempo infatti l’uomo vorrebbe tornare nel suo Paese d’origine, dopo la morte della madre, per poterla piangere. Ma non ha il denaro per farlo. Cristian, venuto a conoscenza di questa triste realtà, si è dato da fare e ha organizzato una colletta nel suo locale.

Conosceva infatti la sua storia, visto che da tempo lo aveva particolarmente a cuore. La raccolta fondi organizzata nel suo locale in poco tempo ha preso il via. In un breve periodo, infatti, il salvadanaio esposto sul bancone dell’esercizio commerciale si è riempito di monete e banconote. I clienti che passavano ogni giorno di lì ha contribuito con monete e piccole offerte.

Molti conoscevano l’impegno del giovane e hanno deciso di premiarlo

Molti conoscevano questo ragazzo e erano ben consci dell’impegno che mette ogni giorno per dare una sistemata alle tante cartacce, erbacce o altro che inquinano i marciapiedi. Alcune di queste offerte sono arrivate anche da fiori Ciampino.

Così è arrivato anche il grande giorno della consegna. Il gestore del bar ha fatto entrare John all’interno del locale con una scusa, per potergli consegnare il salvadanaio con il ricavato. C’erano poche persone in quel momento, e l’uomo era all’oscuro di tutto. Inizialmente, non capiva cosa gli stesse succedendo.

Così il sogno di John può realizzarsi, tra lacrime e ringraziamenti

Poi la realizzazione del sogno che si stava avverando, di fronte ai presenti che lo registravano con il telefonino per condividere la scena sui social network. Tutti si sono commossi di fronte alla reazione dell’uomo, visibilmente emozionato.

Questo salvadanaio è per te John, da parte di tutta Ciampino”, sono state le parole del gestore del bar, consegnandogli il prezioso regalo. L’uomo, portandosi le mani alla testa, è scoppiato in lacrime subito dopo averlo rotto. Dentro il salvadanaio c’erano alcune centinaia di euro, quanto basta per prenotarsi un viaggio in aereo andata e ritorno e andare a trovare sua madre nella tomba, deceduta da poco in piena pandemia.

Soldi meritati, è un gesto che abbiamo fatto con il cuore”, dice il gestore del locale mentre l’uomo ringrazia tutti. Ora, grazie a questo bel gesto di solidarietà, John potrà tornare in Nigeria dalla madre.


di Giovanni Bernardi

24 gennaio 2021

lunedì 4 ottobre 2021

Una pineta in Africa per pagare l'università

Una cooperativa di donne pianta alberi e li fa crescere dando una mano all'ambiente e alle casse domestiche. Viaggio nel nord dell'Uganda dove il possesso di una quota di bosco può permettere di far studiare i figli

Una pineta in Africa non è cosa facile da incontrare. Dove non ci sono bisogna piantare gli alberi, ripararli dal caldo, aspettare che crescano. Nel distretto di Gulu, per anni teatro di una guerra che ha disboscato terreni e famiglie, c'è una pineta meravigliosa curata da sole donne.
Il posto si chiama Opok. Nel nord dell'Uganda il tarlo della deforestazione minaccia il bacino del fiume Pece che manda le sue acque (sempre più scarse) nel grande Nilo. Qui la Watemu Lapainat Agroforestery gestisce una piantagione di dieci ettari. E' una cooperativa di 37 donne. Per loro gli alberi hanno un valore molto concreto. Per esempio Angela Anyua, una delle fondatrici, con la sua quota di pineta ha mandato la figlia all'università. Ci vogliono dieci anni per poter tagliare un albero e venderlo come legname da costruzione. Intanto si mandano al mercato i rami secchi come legna da ardere. Le donne di Lapainat piantano e seminano, seminano e piantano. In questo modo, il bosco rimane ancora alla terra e viceversa. Trattenendo l'umidità, la pineta fa bene all'ambiente e al bacino del fiume Pece. I lavori pesanti sono appaltati agli uomini di ascia muniti, ma i cordoni della borsa e le redini della strategia restano in mani femminili. Questa avventura verde, partita con un progetto di microcredito, vede il sostegno finanziario dell'Unione Europea e della Fao. Da europeo è bello vedere (e sostenere) queste donne vestite con i costumi tradizionali all'ombra della pineta di Opok. Perché non ci sono uomini nella cooperativa? Perché preferiscono i guadagni facili (da consumare in alcool), rispondono le anziane, piuttosto che i tempi lunghi che una piantagione richiede. Perché non ci sono ragazze? Perché le figlie più giovani, secondo il costume locale, quando si sposeranno dovranno trasferirsi lontano, nel villaggio del marito. E dunque per loro non avrebbe senso entrare nella cooperativa. Fortuna che in un'altra parte della foresta incontri Stella Apiwo, trentenne sposata con figli, che da quando è giovanissima gestisce un pezzo di piantagione con la sua famiglia. Stella arriva a controllare lo stato degli alberi in moto. Si capisce che viene da un'altra classe sociale rispetto alle signore delle cooperative. Evidentemente i suoi guadagni sono anche maggiori. Non ancora al livello di Langoya Dickson, un altro inquilino (finalmente un uomo!) del bosco orizzontale che da quelle parti è comunque una rarità. Ha lavorato per il Dipartimento Forestale dal 1988 al 2004 prima di mettersi in proprio. Langoya ha studiato agraria a Kampala e ad Aberdeen, in Scozia. L'azienda che ha messo in piedi con la moglie conta 150000 alberi: pini, teak ed eucalipti. «Entro il 2024 ognuno varrà sul mercato 8mila scellini ugandesi: in tutto fanno quasi 5 milioni di euro (contro gli 80mila investiti)». Mica male. L'uomo degli alberi fa i conti in tasca anche alle sue vicine. «Per una famiglia media nel villaggio il costo della vita è pari a 3900 euro all'anno. Se anche una famiglia piantasse 5 ettari di mais, non riuscirebbe a far fronte alle spese. Ma se si devolvesse anche solo un ettaro alle piante da frutta, l'obiettivo è raggiunto».
Dall'agricoltura della sopravvivenza si può (si deve) passare all'agricoltura che ha permesso ad Angela Anyua di mandare la figlia all'università. E' chiaro che il fattore tempo è importante: che cosa si mangia, mentre le piante crescono? La differenziazione è più facile per Langoya Dickson che per le 37 donne della Watemu. Che infatti hanno altre piccole fonti di reddito (bancarelle) e il loro piccolo campetto di mais. Ma il segnale è importante, per un continente come l'Africa (che con il Sudamerica perde 5 milioni di ettari di foreste all'anno). I boschi fanno bene all'ambiente. E all'economia domestica.


2 gemmaio 2018

Corriere della Sera buone notizie

venerdì 1 ottobre 2021

Un aiuto per Alessandro Di Mauro, paraplegico, ma con tanta voglia di vivere!

Alessandro Di Mauro è nato ad Augusta 27 anni fa e, nel luglio del 2008, in un momento di allegria e spensieratezza, compie un tuffo nel mare di Brucoli durante la festa di San Nicola che ha però, purtroppo, un esito terribile: un impatto “sbagliato” con l'acqua lo lascia infatti gravemente invalido. Da ora in avanti per Alessandro nulla è più come prima, inizia una seconda vita fatta di dolore fisico, di privazioni, di numerosi interventi chirurgici (ad oggi, ne ha subiti ben 38), ma anche ricolma di speranza e di voglia di vivere perché Alessandro non si è mai arreso, aiutato e supportato dalla sua meravigliosa famiglia e da tanti splendidi amici.

Dal giorno di questo tragico incidente iniziano anni molto difficili per Alessandro e la sua famiglia, tanto che sono costretti a vendere la propria casa di Augusta per far fronte alle tante spese mediche di questo periodo. Il primo immediato ricovero Alessandro lo ha avuto a Siracusa, seguito da un trasferimento al centro riabilitativo di Montecatone per un totale di due anni. Le complicanze purtroppo non sono mai mancate, compresa un’emorragia interna che lo ha fatto finire in sala operatoria all’ospedale di Bologna, una ferita al torace che si porta dietro da quando aveva 14 anni e che non si è mai rimarginata come si deve, il femore fuori posto e problemi alla vescica. Nel 2016 ha subito anche un operazione d'urgenza al Niguarda di Milano a causa di un rene che non funzionava più.... poi, grazie al Cielo, il rene riprende a funzionare correttamente anche se solo all'80%.
Sono tanti i problemi che deve affrontare Alessandro in questi anni, i dolori sono continui, si divide costantemente tra il letto e la carrozzina e ha bisogno di assistenza 24 ore su 24.

Alessandro e famiglia si sono trasferiti al Nord per poter affrontare la loro difficile situazione, al sud ci sono le strutture ma non c'è abbastanza personale. Essere al nord però comporta maggiori spese perché la vita è più cara ed inoltre, il padre, è dovuto rimanere “fermo”, senza lavoro, per parecchio tempo.
Ecco che allora, alcuni carissimi amici di Alessandro, hanno avuto l'idea di aprire una raccolta fondi a suo favore, per permettere a lui e alla sua famiglia di far fronte alle tante spese mediche che devono affrontare, oltre a tutto il resto, come la benzina per i viaggi, le bollette, la spesa di ogni giorno e ogni altra cosa. L'intento di questa raccolta fondi è anche quella di poter acquistare un computer capace di supportare i programmi di cui necessita Alessandro, che gli possano permettere una maggiore autonomia e indipendenza, e magari poter avere una maggior privacy con i suoi amici.

La raccolta fondi si trova sulla piattaforma gofundme all'indirizzo:
https://www.gofundme.com/f/help-alessandro-pay-for-the-costs-of-his-operation

Ma si può aiutare Alessandro anche attraverso un bonifico bancario da versare a queste coordinate:

BANCA UNICREDIT
INTESTATO A: ALESSANDRO DI MAURO
IBAN: IT 95A 02008 21001 000104588783

Alessandro Di Mauro è diventato un punto di riferimento per i suoi amici e per tutti quelli che lo conoscono: nonostante le sue difficilissime condizioni di salute, ha un grandissimo Amore per la vita ed è un vero esempio per tutti!
Alessandro ci insegna a non dare mai nulla per scontato, ma che ogni situazione nella vita non è altro che un ostacolo da affrontare per migliorare sé stessi, per essere più completi e per essere felici, sempre!
Una piccola donazione per Alessandro non è una rinuncia, ma un atto d'Amore nei suoi confronti. E così come ogni goccia forma l'oceano, ciascuno di noi può essere quella “goccia d'Amore” che può aiutare concretamente Alessandro e la sua splendida famiglia ad avere un futuro migliore.


Marco

martedì 28 settembre 2021

Modena: i colleghi gli regalano un giorno di ferie a testa per assistere il padre malato

Una storia di solidarietà tra lavoratori alla vigilia della Festa del Primo maggio. Il figlio: "Mio padre è morto, ma vorrei che questi gesti si moltiplicassero anche per altri"

MODENA - Tutti i colleghi, anche il direttore dello stabilimento, hanno regalato un loro giorno di ferie per poter permettere a Davide Durante, 38 anni, operaio, di assistere il padre malato. Un dono collettivo nato in fabbrica, alla Stilma Acciai di San Cesario sul Panaro, nel modenese. Una storia di solidarietà tra lavoratori alla vigilia della Festa del Primo maggio.

Il papà di Davide, Giorgio, 65 anni che avrebbe compiuto a giugno, si è ammalato di tumore al polmone lo scorso anno. "Le cose sembravano migliorare, sembrava in ripresa sino a febbraio scorso quando le metastasi sono arrivate al cervello - racconta il figlio - Avevo usato in questo periodo i miei giorni di 104 e di ferie, ma quando ha cominciato a dover fare la radioterapia ogni giorno non sapevo come fare". Anche Giorgio era operaio alla Stilma Acciai, storica azienda emiliana nel settore siderurgico (porta nel marchio il tridente Maserati): era tra i più anziani, gli volevano bene tutti, i più giovani lo chiamavano zio. E cosi un giorno Davide si è trovato il regalo: "Usa le nostre ferie". Più di un mese. Sono una trentina i dipendenti, tutti hanno partecipato. "Sono rimasto senza parole. Purtroppo a situazione di mio padre è precipitata a fine marzo, non era previsto nemmeno dai medici. Quei giorni regalati dai colleghi mi hanno permesso di condividere con lui le ultime ore. Lui è morto. Rimane la mia gratitudine rispetto a questo gesto fatto con il cuore".

A distanza di alcune settimane Davide ha deciso di raccontare la sua storia alla Gazzetta di Modena. "Volevo ringraziare i miei colleghi e l'azienda pubblicamente e far sapere che si possono usare giorni in questo modo. Vorrei, con la mia testimonianza, che in altri contesti di lavoro possa nascere questa straordinaria e incredibile solidarietà".


29 aprile 2019

FONTE: Repubblica