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venerdì 3 febbraio 2017

Asciano adotta una famiglia di Amatrice: “Ricostruiremo la loro casa”


Solidarietà per Amatrice. Asciano ‘adotta’ una famiglia terremotata per aiutarla nella ricostruzione della casa. E ricominciare a vivere

Salvare tutti sarà impossibile. Ci piacerebbe, ma è quello che vorrebbe tutta l’Italia. Nel nostro piccolo però, abbiamo scelto una famiglia di Amatrice, con la speranza di aiutarli a costruire la loro nuova casa”.
Si muovono da mesi ormai le associazioni della provincia per aiutare le zone colpite dal forte sisma che ha messo in ginocchia una nazione. Tra le tante iniziative, vogliamo raccontare quella del gruppo Asciano La voce del Garbo: un piccolo paese unito nella raccolta fondi per la famiglia Cesarei. Soldi che serviranno a mamma Paola, insieme al marito e ai tre figli, per ricostruire la loro casa proprio nel punto in cui il terremoto ha spazzato via i loro affetti, la loro vita. “Ma ricominciare si può – ci racconta Lorenzo Collini, uno degli amministratori del gruppo – se tutti diamo una mano. E noi vogliamo essere vicini a questa famiglia più che possiamo”.

Come mai la scelta di aiutare una sola famiglia e non più di una?

È chiaro che sarebbe fantastico poter ricostruire le abitazioni di tutti. Ne abbiamo scelta una perché c’è dietro una bellissima storia. La proposta è partita da Paola Pacca, la mamma di Daniela Cerrachio. Daniela aveva poco più di vent’anni quando una malattia rarissima l’ha portata via. L’iniziativa è nata dopo che la donna si è recata ad Amatrice per donare libri per l’infanzia nelle scuole, in ricordo della figlia. Lì ha conosciuto la famiglia Cesarei: mamma Paola e i suoi tre bambini. C’è stata subito una grande sintonia e la voglia di aiutarsi. Così Paola Pacca ha contattato un’amica ascianese, Simona Agresti, che si è subito mossa per portare avanti questa iniziativa. La famiglia Cesarei ha perso tutto dopo le terribili scosse di agosto: la loro casa e la loro attività, un negozio ben avviato. Il terremoto ha portato via anche la bottega del marito, falegname. Da un giorno all’altro si sono ritrovati senza casa, lavoro e automobile. E con tre figli da mantenere. Si sono sistemati come potevano, hanno dormito in un camper, poi è arrivato il container. Con le temperature gelide dei giorni scorsi, mamma Paola ha dovuto fare i conti con le deboli condizioni di salute dei figli. Raffreddori, febbre, un giorno su due erano malati. Il nostro gruppo Facebook ha promosso l’iniziativa di fare una raccolta fondi e aprire un conto che possa raccogliere quanti più soldi possibili per permettergli di ricostruire una vera e propria abitazione”.

E con Facebook avete messo in moto tutto questo?

Esatto. La grande forza dei social che, se usati nel modo giusto, possono davvero essere di grande aiuto. Asciano si racconta e si aiuta attraverso questo gruppo. Siamo più di 1300, esiste da un anno ed è diventato quasi l’unico mezzo di comunicazione del paese. Ci aiutiamo scrivendoci sulle condizioni della strada, se viene smarrito un cane o un gatto, se viene fatto qualche evento importante. Un vero sostegno per tutti. Il paese si è messo subito in prima linea per poter aiutare Paola e il marito. Tra un post e un commento, abbiamo iniziato a discutere sul da farsi. È venuta fuori l’idea di una raccolta fondi, supportata dal Comune di Asciano. Il sindaco ci ha messo a disposizione l’assessore alla cultura Lucia Angelini, che ha fatto girare una email alle altre associazioni del paese. Una richiesta di aiuto che spingesse gli altri gruppi a fare da promotori e punto di raccolta”.

Perché ricostruire una casa proprio lì?

Quello che più manca a questa gente è la loro casa, quelle quattro mura dove ti sentivi al sicuro. Vivono l’incubo di non poter più essere al sicuro nemmeno nella terra in cui vivono. Così Paola e il marito hanno pensato di ricostruire la loro casa nello stesso punto della precedente, ma con una struttura in legno, antisismica. Si sono mossi per avere i permessi e li stanno ottenendo. Dovranno rispettare dei parametri, ma sarà possibile ricostruire. Quello che mancano sono i soldi, visto che hanno perso entrambi la loro attività. Noi vogliamo muoverci per questo, anche se non riusciremo a trovare i fondi necessari per ricostruire un’intera casa. Ma ce la metteremo tutta e consegneremo direttamente a loro la somma raccolta”.

Qual è stato il contributo delle altre associazioni?

Si sono mosse tutte, dopo la lettera dell’assessore e soprattutto dopo che abbiamo iniziato a far circolare la locandina dell’iniziativa su Facebook. Un riscontro davvero positivo, si vede che c’è tanta solidarietà nel nostro territorio. Le prime associazioni, come la Compagnia Teatrale La Scialenga, Noi ci siamo e il Coccio hanno dato la disponibilità per fare punto di raccolta. La compagnia teatrale farà uno spettacolo a Rapolano e i soldi saranno devoluti alla famiglia. Poi si sono mossi Arci, Donatori di Sangue, insieme a Rinascita e Corale. Il 17 marzo sarà organizzata una cena dove verrà a trovarci direttamente la famiglia Cesarei, a cui daremo direttamente i soldi raccolti durante tutto questo periodo”.

La vostra iniziativa ha avuto un seguito anche fuori dal territorio provinciale?

Si, e non ce lo aspettavamo! Questo ha portato anche a contatti con altre zone, ad esempio al nord dell’Italia stanno facendo la stessa cosa che facciamo noi. Lo stesso al sud, dalle parti di Napoli, dove ci hanno chiesto come attivarsi per adottare una famiglia. Speriamo sia stata una goccia che si possa espandere a macchia d’olio. Le donazioni arrivano da ogni parte, non solo dalla provincia. Varie associazioni si muovono internamente alla nostra per organizzare altri eventi e raccogliere fondi. Lunedì chiederemo al comune l’estratto conto e vedremo come va il bilancio. Il bello verrà per la cena e durante la lotteria”.

di Michela Piccini

1 febbraio 2017

FONTE: Sienanews.it


Per contribuire ad aiutare la famiglia Cesarei, queste sono le Coordinate del C/C messo a disposizione dall'Amministrazione Comunale dedicato alla Solidarietà:



IBAN IT15 Z088 8571 7600 0000 0005 700

Intestato a Gruppo Donatori Sangue Fratres di Asciano

Causale : UN AIUTO PER PAOLA DI AMATRICE E LA SUA FAMIGLIA. 




Condivido tramite le pagine di questo blog, questo appello rivolto ad aiutare la famiglia Cesarei di Amatrice, messa in ginocchio dal terribile terremoto del centro Italia di quest'ultimo periodo. L'iniziativa è nata dalle più sane e genuine intenzioni di voler fare del Bene reale a questa famiglia, e quindi invito tutti a dare il proprio contributo, il proprio "obolo" di Solidarietà attraverso una donazione, anche piccola, in denaro, oppure attraverso la partecipazione degli eventi benefici che si stanno organizzando a tale scopo, o per chi non avesse la possibilità di fare questo, anche attraverso una semplice condivisione, un passaparola o una preghiera.
Nessuno è incapace di fare del Bene e ciascuno può dare la propria piccola "goccia", per grande o piccola che sia, in questa direzione. E tante "gocce", tutte insieme, formano l'oceano.... quell'oceano di Amore e Solidarietà che contribuisce a rendere migliore il mondo in cui viviamo.
Grazie di vero cuore a chi vorrà contribuire per questa giusta e nobile causa.

Marco

martedì 27 settembre 2016

Terremoto ad Amatrice. Suor Marjana Lleshi: salvata dalle macerie da un "angelo" di nome Louis


Il racconto di suor Marjana Lleshi delle Ancelle del Signore. La religiosa è stata tratta miracolosamente in salvo da un ragazzo colombiano che nell'istituto per anziani faceva il badante. Il suo "angelo". “Pensando alle suore che sono ancora sotto le macerie - racconta -, devo dire che io non sono più santa di loro. Allora, mi chiedo: perché io mi sono salvata e loro no? Ho capito che Dio non guarda la perfezione della nostra fedeltà ai suoi comandamenti, ma è Amore e Misericordia” 

L’eroe che l’ha salvata, anzi l’angelo che l’ha strappata alle macerie, si chiama Louis. E’ un colombiano, di professione fa il badante e si trovava ad Amatrice per assistere una famiglia di anziani in villeggiatura proprio nell’Istituto delle suore "Ancelle del Signore" di padre Minozzi. Si trova all’ingresso della cittadina laziale e, come tutto il centro storico, anche la struttura è stata completamente rasa al suolo. A raccontare quella drammatica notte del 24 agosto è suor Marjana Lleshi. La sua foto, che la ritrae distesa per strada e sanguinante, è diventata l’immagine-simbolo della tragedia che ha colpito l’Italia. 15 erano gli ospiti presenti: sono morti quattro anziani e tre suore. Si cercano ancora dispersi sotto le macerie. Suor Marjana, 35 anni, albanese, si è salvata insieme ad altre due consorelle, ora ricoverate all’Ospedale di Rieti. Lei, invece, si trova attualmente ad Ascoli Piceno dove è stata curata ed è tenuta sotto controllo medico.

Suor Marjana, ci racconti come è andata?

Mi sono accorta del terremoto solo mezz’ora dopo la prima scossa, quando tutto mi cadeva addosso. Mi sono guardata attorno e ho visto che tutto crollava. Avevo un taglio sulla testa e ho chiesto aiuto. Ho guardato verso la strada, dove le persone erano perse e confuse. Nessuno mi rispondeva. Continuava a crollare tutto. Ho fatto in tempo a coprirmi con un maglione, indossare il velo e mi sono di nuovo rifugiata sotto il letto dicendomi che era meglio rimanere lì finché non fossero arrivati gli aiuti. E’ stato a quel punto che mi sono rassegnata.
Chiedevo aiuto invano. Ho cominciato, allora, a inviare messaggi alle persone più care per avvisare che c’era il terremoto, che non c’era più speranza, che sarei morta e che quello era un saluto di addio. In quel momento, ho sentito una voce che chiamava e in fondo al corridoio dove prima c’era una porta ho visto un ragazzo che era ospite da noi. Mi ha preso e mi ha invitato a seguirlo sulle macerie, conducendomi in salvo.


Che cosa c’era attorno a voi?

Tra le macerie ho sentito una nostra sorella che chiedeva aiuto. Mentre cercavamo di capire da dove provenisse la voce, abbiamo sentito un’altra suora lamentarsi perché le mancava il respiro e aveva le gambe bloccate. Siamo rimasti accanto a loro cercando di rasserenarle. Non potevamo smuovere le macerie, perché tutta la zona era pericolante. Poi sono arrivati gli aiuti con la guardia forestale e le due suore sono state tratte in salvo e portate all’ospedale di Rieti. 


Che pensieri ha avuto quando ha salutato i suoi cari pensando per l’ultima volta?


La voglia di vivere e di non mollare. Ma quando vedevo che non c’era nessuno ed ho perso ogni speranza, la prima cosa è stato pensare alle persone che mi sono più care. Ho quindi ripercorso la mia vita ed ho visto che la scelta di offrirla per gli altri era l’unica che valeva fare. E’ stato proprio in quel momento che ho sentito la voce del ragazzo che mi chiamava e in quella voce ho sentito la voce di Dio che mi chiamava alla vita.

Lei ha detto che quel ragazzo è stato per lei come un angelo.

E’ stato l’angelo che Dio ha mandato quando pensavo di morire e quando tutto attorno a me crollava. Era tutto raso al suolo e mi trovavo come sulla punta di un cono rovesciato in mezzo a briciole di macerie.
Quando ho visto quel ragazzo che mi diceva di seguirlo, io ho sentito Dio che mi diceva: devi ancora vivere, nonostante tutto, devi vivere.


Perché, secondo lei, Dio ha risparmiato proprio la sua vita?

Posso solo dare un’interpretazione personale perché non ci può essere una risposta a questa domanda. Io ho visto un Dio che, in mezzo alla morte, dà la vita. Pensando alle suore che sono ancora sotto le macerie, devo dire che io non sono più santa di loro. Allora, mi chiedo: perché io mi sono salvata e loro no?

La voce di suor Marjana è rotta dal pianto. E dopo una lunga pausa di silenzio aggiunge:

Ho capito che Dio non guarda la perfezione della nostra fedeltà ai suoi comandamenti, ma è Amore e Misericordia. Questa è la mia interpretazione rileggendo l’esperienza dolorosa che ho vissuto.

Sono morti molti bambini. Come si fa a sopravvivere a tanto dolore?


Purtroppo Amatrice è stata rasa al suolo. Tante famiglie sono distrutte. Ieri sentivo le persone fare l’elenco di chi c’era e di chi era morto. La gente è disperata e ha bisogno ora di essere aiutata. Le lacrime scendono. Sono tante. Ci sono tante persone che stanno rischiando. Il ragazzo che mi ha salvato ha rischiato la sua vita. Poteva andarsene, ma sapeva che potevano esserci persone ancora vive.

La speranza, suor Marjana, è viva in questi angeli?


Angeli? Ma qui la religione non c’entra. Noi uomini siamo fatti per amare e aiutare l’altro. E in queste tragedie si rivela cosa è l’uomo, a prescindere dalla sua religione, dalla sua cultura, dalla bontà stessa della persona. Prenda me. Io non sono migliore delle persone che non ce l’hanno fatta. Mi sono salvata. Perché? Chiedermelo ora non serve, perché non avrò mai risposta. Però prima o poi comprenderò, a Dio piacendo, cosa Lui vuole da me.


di M. Chiara Biagioni

25 agosto 2016

FONTE: SIR Servizio Informazione Religiosa


Torniamo al terremoto del centro Italia, ed ecco un'altra storia che merita di essere raccontata e conosciuta. E c'è tanto di bello in questa storia, pur nel contesto drammatico di un terribile evento come il terremoto: una persona che ha consacrato tutta la propria vita al Signore e al prossimo, salvata da una persona che, con grande generosità e slancio, le ha salvato la vita.
E' proprio vero quello che dice suor Marjana: noi uomini siamo fatti per amare e aiutare l'altro. E in questa storia c'è proprio tutto questo: Amore e aiuto verso il prossimo!
Grazie suor Marjana, grazie Louis, grazie a tutti coloro che si sono prodigati per aiutare e salvare vite umane dal disastro di questo terremoto! Non si potrà mai ringraziarvi abbastanza. Grazie di cuore a tutti voi!!!

Marco

venerdì 9 settembre 2016

Terremoto: Francesco, il giovane eroe di Pescara del Tronto


17 anni, di Roma, era in vacanza nelle Marche e la notte del 24 agosto si è subito unito ai soccorritori salvando molte persone

Quando il prossimo 16 ottobre Francesco diventerà maggiorenne nella sua Roma, più di un messaggio di auguri gli arriverà di certo anche da Pescara del Tronto, il paesino in provincia di Ascoli Piceno devastato dal terremoto. Perché Francesco è diventato un giovane (per i suoi 17 anni) e al contempo grande (per il numero di persone salvate) eroe di quella tragica notte del 24 agosto.

Un salvataggio dopo l'altro

Quando arriva la scossa distruttrice, Francesco si trova nel parco del paese con un gruppo di altri ragazzi, nei pressi di una stradina le cui case vengono sbriciolate in pochi secondi dal sisma. La prima idea è ovviamente quella di raggiungere casa per vedere come stanno i suoi parenti (alla fine tutti salvi), ma mentre sta correndo in mezzo a un'unica nuvola di polvere vede una signora bloccata nel proprio letto da un pezzo di tetto: insieme ad altri due uomini incontrati sul posto, Francesco riesce a liberarla e si ferma anche un attimo per farla accomodare su una sedia e tranquillizzarla. Dopo di che riprende la corsa verso casa...

Giunto alla sua abitazione, Francesco trova tutti i suoi cari in buona salute, ma all'appello manca la nonna, inutilmente chiamata a squarciagola nella notte: Francesco decide allora di rompere un vetro ed entrare in casa da una finestra a picco su uno strapiombo. L'operazione è rischiosa, ma per fortuna va tutto bene e il ragazzo riesce a trovare la nonna sotto shock portandola quindi al sicuro all'aperto. Sono da poco passate le 4 del mattino e per Francesco è solo l'inizio di una lunga serie di azioni che salvano diverse vite umane: dopo aver aiutato una signora a spostare un'auto con a bordo i suoi due figli da una zona a rischio crolli, il 17enne torna sui suoi passi e si unisce al primo gruppo di improvvisati soccorritori, contribuendo a estrarre vive dalle macerie tante persone.

Non mi sento un eroe
 


Nel campo di Pescara del Tronto, dove il ragazzo è tornato per stare con i suoi amici dopo aver passato notti insonni a Roma, Francesco è raccontato come una sorta di Superman, ma interpellato dall'Ansa si schermisce all'istante: 
Mi dicono tutti che sono stato un eroe. Ma a me non sembra, ho fatto il mio dovere e cioè salvare persone che conosco da una vita. Anzi, ne avrei volute salvare di più, ma purtroppo non ci sono riuscito.
Per la comunità di Pescara del Tronto è comunque più che abbastanza: il suo nome, da queste parti, continuerà a essere ricordato come quello del giovane-grande eroe di quella sciagurata notte del terremoto. 


29 agosto 2016

FONTE: Panorama.it


Bellissima vicenda umana che non potevo non riportare sulle pagine di questo blog. E del resto sono queste le cose che mi piace raccontare e far conoscere..... storie di vero Coraggio, Solidarietà, Amore.
Grazie Francesco, di tutto!!!

Marco