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mercoledì 8 dicembre 2021

La grande Generosità di Wué, povero che aiuta altri poveri

Quella che voglio raccontare oggi è una storia davvero particolare, che ho appreso per caso in televisione e che poi ho voluto approfondire, perché singolarissima e originale..... ma intrisa di tanta Bontà d'animo.

Lui si chiama Gian Piero, anche se per tutti è "Wuè", un ex-clochard di 74 anni che spende la sua vita per aiutare le persone povere come lui.
Originario di Genova, Wuè ha avuto fin dall'inizio una vita difficile, ha vissuto la propria infanzia in un orfanotrofio, dalla quale però è scappato perché subiva violenze fisiche e psicologiche. Successivamente ha studiato, si è diplomato nella scuola alberghiera e si è dedicato alla sua grande passione di allora, la pittura, ritraendo in particolar modo paesaggi. Coi suoi dipinti Wuè riusciva inizialmente a mantenersi, ma poi è arrivata la chiamata militare, il quale però è durata poco perché ha iniziato ad avere problemi di salute ed è stato riformato. Poi è arrivata un occasione lavorativa importante dall'America: Wué è diventato chef per gli importanti Hilton Hotel, ma anche in questo caso la salute ci si è messa di mezzo, gli è stata diagnosticata una malattia degenerativa e il lavoro è durato poco.
Wuè ha problemi fisici, non riesce a stringere le mani, ma non si da per vinto. Nel 1997 torna in Italia, a Viareggio, abita in una roulotte in Darsena e si occupa di tenere pulito il vialone. Balneari e negozianti del posto gli passano sempre qualcosa, così da poter andare avanti, quindi si trasferisce in piazza Viani, davanti alla sede della Capitaneria, vivendo da clochard in una zona un po' degradata della città. Wuè si occupa di tenere pulita la piazza, con tutto l'occorrente del caso, raccogliendo ogni giorno due o tre sacchi pieni di spazzatura. Ma la vera “Missione” di Wuè è quella di raccogliere i centesimi, tutte quelle monetine che spesso infastidiscono persino le persone comuni, e che lui invece raccoglie con grande pazienza e costanza, come qualcosa di molto prezioso. La gente del luogo che ha imparato a conoscerlo e ad apprezzarlo lo sa, e così quando lo incontrano gli riempiono le tasche di queste monetine (soprattutto i bambini), quindi Wuè si reca al vicino negozio "Lo Spaccio" che vende prodotti sfusi a filiera corta. Tutte queste monetine vengono "convertite" in generi alimentari come olio, pasta , pelati, burro, caffè, legumi ecc.... che poi Wuè distribuisce alle persone più povere, soprattutto senzatetto come lui e famiglie bisognose.
Un "povero" che aiuta altre persone povere, una cosa così distante dalla mentalità di molte persone, ma che tuttavia accade. Il 2019, ad esempio, è stato un anno molto positivo per lui: ha raccolto in totale 1100 euro, tutti devoluti in generi alimentari a vantaggio dei più bisognosi.
Wuè si avvale anche della sua pensione, che tuttavia è costretto a spendere in gran parte per le sue spese mediche, che gli costano 400 euro al mese.

La vicenda di Wuè è diventata molto nota grazie ad un articolo uscito nel 2019 su "La Nazione", e da allora la sua situazione è un poco migliorata. Ora non vive più a "cielo aperto" come faceva prima, ma in un magazzino che un’azienda della nautica gli ha offerto come riparo. La sua missione però non è cambiata, ed è sempre quella di raccogliere quelle piccole monetine di rame, spesso per i più, pesanti e fastidiose, da trasformare in generi di prima necessità per le persone più indigenti. Un azione questa così meritevole, che ha fatto vincere a Gian Piero detto “Wuè”, nientemeno che il "Premio Internazionale Bontà 2021" messo in palio ogni anno dal "Comitato della Croce" di Cavarzere in Provincia di Venezia e dedicato quest’anno (2021) alle vittime dell’11 settembre 2001, ai rappresentanti delle forze dell’ordine e ai magistrati deceduti nell’adempimento del loro servizio. Un premio vinto con la seguente motivazione: “Per colui che, come Cristo, è povero tra i poveri”.

Wuè è stato molto felice di ricevere questo riconoscimento, che lo ha avvicinato ancora di più alla gente, in particolar modo ai giovani. Ora, come prossimo obiettivo, nonostante i suoi problemi di salute e le sue 74 primavere, avrebbe quello di entrare a far parte della grande famiglia della Croce Rossaper avere momenti di condivisione e conforto”.

Qualsiasi cosa Wuè saprà ancora fare in futuro, non abbiamo alcun dubbio che sarà sempre a favore del suo prossimo, soprattutto quello più bisognoso, come il suo grande Cuore generoso gli suggerirà di fare.
Da parte mia, posso solamente dire: “Grazie Wuè, per tutto!”. Il mondo ha bisogno di gente altruista e nobile come te!


Marco

Giugno 2021

martedì 21 settembre 2021

Gira la città e taglia gratis i capelli ai senzatetto: il potere di un piccolo atto d’Amore

In un mondo dove l’indifferenza spesso regna sovrana, questa giovane parrucchiera gira la città con le sedie rosse del suo salone per aiutare le persone lasciate ai margini della società.
Katie Steller non solo taglia gratis i capelli ai senzatetto, ma offre loro la sua amicizia aiutandoli a non sentirsi più invisibili: “Tutto è iniziato nel 2013, prima di aprire il mio salone a Minneapolis. Avevo tutte le attrezzature nel mio soggiorno e quest’unica sedia. Allora mi è venuta un’idea: mettere la sedia nel portabagagli, andarmene in giro e offrire tagli di capelli gratis, proprio lì dove le persone si trovavano e mostravano i loro cartelli chiedendo aiuto. Di recente ho deciso di rispolverare quell’idea, e mi ha cambiato la vita”.

Così almeno una volta alla settimana chiude le porte del suo negozio, per dedicarsi a questa speciale missione d’amore: “Portare dietro una sedia pieghevole sarebbe molto più semplice, ma in fin dei conti la ragione principale per cui faccio tutto questo non riguarda solo tagliare i capelli, è usare ciò in cui sono brava come uno strumento per connettermi con le persone. E poi non tutti possono provare l’esperienza di mettersi comodi in poltrona, ma anche loro meritano di viverla”.

Katie ha imparato a non giudicare la vita degli altri, perché anche lei per tanto tempo si è sentita "diversa". Dopo un’operazione che l’ha privata del colon a 13 anni a causa di una grave colite ulcerosa, come conseguenza, ha iniziato a perdere i capelli: “Come sempre, ci accorgiamo del valore delle cose solo quando le perdiamo. In quel momento ho compreso quanto anche un semplice taglio di capelli sia importante nella vita di una persona”.

Il buon esempio di questa ragazza ha dato vita a una rete di beneficenza, che tra le altre cose offre ai bisognosi beni di prima necessità; dai calzini agli snack, dai prodotti per l’igiene personale alle scarpe. Anche se il regalo più prezioso resta quello che non si può comprare e che ognuno è in grado di offrire: il proprio tempo!Lasciare il segno nella vita di un'altra persona non richiede grandi gesti o enormi somme di denaro. Non sottovalutate mai il potere di un piccolo atto di gentilezza!”.


2 ottobre 2019

FONTE: Fanpage

giovedì 8 luglio 2021

Senzatetto restituisce un portafogli pieno di soldi ed in cambio riceve una casa ed un lavoro

La vita dei senzatetto non è affatto facile; non avere una casa, accontentarsi di dormire sotto un ponte, oppure in luoghi al chiuso mai fissi, lottare ogni giorno per mangiare qualcosa nonostante nel portafogli non ci siano monete o banconote per andare avanti; no, non è affatto semplice, eppure i senzatetto, che sono persone che conoscono sulla propria pelle cosa significhi sacrificio, povertà ed onestà, sono quelli più propensi a mettere in atto gesti di grandissima gentilezza.

Questa è la storia di Woralop, un senzatetto di 45 anni che vive a Bangkok, la città più importante della Thailandia; mentre era a bordo della metropolitana cittadina, l'uomo ha notato che un passeggero del mezzo di trasporto aveva fatto cadere a terra senza accorgersene il suo portafogli; Woralop, che viveva nella povertà più assoluta, poteva anche approfittare della situazione e tenersi il portafogli con tutti i soldi che c'erano all'interno, ma non ce l'ha fatta.

Ha provato a seguire il legittimo proprietario ma alla fine lo ha perso di vista tra la moltitudine di passeggeri che salivano e scendevano dai vagoni...

Guardando all'interno del portafogli, c'erano molti documenti personali ed un corrispettivo di circa 600 dollari in banconote; quello che ha fatto Woralop è andare immediatamente all'ufficio di polizia locale per restituire il portafogli perduto e rintracciare il legittimo proprietario; quest'ultimo era un ricco uomo d'affari dell'industria metallurgica di nome Nitty Pongkriangyos.

Il ricco proprietario, una volta recuperato il suo portafogli alla polizia, non ha potuto fare a meno di ringraziare il senzatetto gentile per tutto quello che aveva fatto per mettere in sicurezza i suoi soldi e i suoi documenti personali: "Sono rimasto totalmente scioccato quando la polizia mi ha detto che avevano il mio portafoglio perché non sapevo nemmeno di averlo perso. La mia prima reazione è stata Wow! Se mi fossi trovato in quella situazione senza soldi, probabilmente l'avrei tenuto. Ma lui era un senzatetto, aveva solo poche monete in tasca e lo stava consegnando comunque senza prendere una sola banconota. Questo dimostra che è una persona buona e onesta... proprio il tipo di persona di cui abbiamo bisogno nella nostra azienda!"

Così, Nitty ha fatto molto per cambiare la vita in meglio al senzatetto thailandese; gli ha offerto un posto di lavoro nella sua azienda metallurgica e una nuova casa dove dove mangiare e dormire comodamente ogni giorno: "Woralop è esattamente la prova che essere una brava persona ha i suoi vantaggi. Quando sei buono con qualcun altro, qualcun altro sarà buono con te. Questi sono gli atti di buon cuore e onestà che tutti dovrebbero mettere in pratica!", ha detto Tarika Patty, la fidanzata di Nitty.

La storia di Woralop ci dimostra ancora una volta che l'onestà e la gentilezza pagano sempre: se si è gentili con qualcun altro, gli altri alla fine saranno gentili con noi; ricordiamocelo sempre!


di Simone Fabriziani

4 luglio 2021

FONTE: Guarda che Video

giovedì 4 febbraio 2021

Inaugurato a Rimini Hotel per i senzatetto

La benedizione del Vescovo, gli interventi del sindaco Gnassi e del vicesindaco Lisi

È stato firmato un contratto d’affitto per tre anni con la famiglia Angeli, di Torre Pedrera. Caritas ha partecipato all’istruttoria pubblica del Comune di Rimini, in merito al Progetto PAA 2020 “Accoglienza h24 per persone in condizione di marginalità estrema e senza fissa dimora legato all’emergenza Covid-19”. L’Amministrazione mette a disposizione un contributo di circa 55.000 euro, fino al 30 giugno 2021. Caritas si è iscritta all’Aia (Associazione Italiana Albergatori).

Locanda 3 Angeli non è un hotel Caritas o un albergo dei poveri ma una ‘locanda della comunità’. - ha spiegato Mario Galasso, direttore della Caritas Diocesana – È la locanda del Buon Samaritano di cui si parla nel Vangelo, sono i tre angeli che – accolti da Abramo e Sara alle querce di Mamre – porteranno la lieta notizia della nascita miracolosa del figlio Isacco. Questo progetto – ha proseguito Galasso – è un sogno partito da lontano, e condiviso con associazioni e Comune di Rimini. L’emergenza sanitaria ha modificato le nostre vite, anche quelle delle persone che vivono sulla strada. Erano e restano sole e deboli, con il rischio – durante la pandemia – di diventare ancora più sole. Locanda 3 Angeli accoglie in sicurezza le persone senza dimora”.

Grazie a voi per aver pensato a noi” è stato il commosso saluto di Ada Pronti Angeli, pioniera dell’hotel nel 1962 insieme al marito Oreste. “Per la nostra famiglia è un dono avervi qui e inaugurare questo progetto. – ha rilanciato il figlio Giuseppe a nome di tutta la famiglia – Abbiamo ricevuto un’educazione cristiana, e non intendiamo rinnegare le nostre radici: per questo mettiamo oggi a disposizione questi 5 pani e 2 pesci rappresentati dall’hotel e dai suoi servizi”.

Il Comune di Rimini ha investito oltre 500.000 euro nel ‘Piano Freddo’ – fa notare il vicesindaco e assessore alla protezione sociale Gloria Lisima quando vediamo una persona senzatetto sul nostro territorio capiamo che c’è ancora tanto da fare. Questa Locanda è una risposta, tanto attesa e necessaria, per le persone più fragili. Come ha già insegnato la storia dell’albergo sociale Stella Maris, le persone possono riscattarsi quando c’è qualcuno che tende loro una mano”.

Grazie a tutti coloro che riempiono di senso le parole, come la signora Ada il cui grazie ha un valore immenso. – sono parole del sindaco di Rimini, Andrea GnassiSoprattutto in questo periodo di seconda e terza ondata di Covid-19 sono necessarie lucidità, rigore e verità. La Locanda inaugurata oggi è una scelta lucida a favore di chi nella vita è inciampato ed è rimasto indietro. Non so se ha ragione don Oreste quando dice che le cose belle prima si fanno e poi si pensano, ma l’importante è farle e non farle da soli bensì insieme. La Locanda sarà un valore aggiunto per le vacanze, non un intoppo estivo di cui vergognarsi: è un’opera che rende più ricco il lungomare di Torre Pedrera e il territorio”.

Alcuni operatori della ‘Capanna di Betlemme’ (Apg23) svolgeranno servizio volontario presso la Locanda 3 Angeli. Nicolò Capitani, della Capanna di Betlemme: “Don Oreste ci ha insegnato che la gratuità è amare l’altro incondizionatamente. È camminare a fianco dei più deboli, né davanti né dietro”.

Benedico il Signore per questa giornata” ha esordito nel suo intervento il Vescovo di Rimini. “Ai riferimenti biblici opportunamente citati dal direttore Caritas, ne aggiungo un terzo: l’albergo che non aveva posto per loro del Vangelo della Natività. – ha ricordato mons. Francesco LambiasiProprio per far posto a chi bussa, come Giuseppe, Maria e il Bambino, don Oreste ha pensato e voluto la ‘Capanna di Betlemme’. L’opera della Papa Giovanni XXIII ha fatto tanto in questi anni, come pure il dormitorio Caritas ma oggi non bastavano più: era necessaria una struttura come la Locanda, un’opera che abbisogna della collaborazione di popolo”.
Il Vescovo ha donato alla famiglia Angeli un dipinto di Maria con il braccio Gesù, realizzato dagli ospiti della Casa Madre del Perdono, in cui i carcerati vivono un’esperienza di recupero e riscatto. Il Bambino spezza le catene sotto gli occhi di sua Madre, in questo caso “le catene della solitudine e dell’isolamento” ha ricordato il vescovo prima di procedere alla benedizione della struttura e dei presenti.

Terminata l’emergenza freddo, ‘Locanda 3 Angeli’ non cesserà il suo servizio: si pensa già ad un successivo utilizzo di accoglienza temporanea per persone sfrattate e in cerca di alloggio, si pensa di utilizzare la struttura come albergo sociale per le vacanze estive, e come centro di iniziative ed eventi per Torre Pedrera e l’intera comunità.


30 dicembre 2020

FONTE: Altarimini.it

domenica 31 gennaio 2021

La storia di Giuseppe: clochard per 20 anni, ora ha una casa. I volontari gli fanno avere la pensione: «Era un suo diritto»

«Gli abbiamo chiesto che regalo volesse per la sua nuova casa e lui ci ha risposto: “Non lo vedete che ho già tutto?”». Il 68enne ha vissuto per due decenni tra le panchine e i marciapiedi di piazza Verga. Poi, con l'impegno di Arbor, la sua vita è cambiata

«Adesso non solo ha una casa, ma dentro quelle quattro mura si sente a casa. All'inizio, non è stato così». Ad accompagnare Giovanni (nome di fantasia) nel percorso degli ultimi mesi sono stati i volontari di Arbor, unione per gli invisibili. Dopo più di vent'anni tra le panchine, i marciapiede e i portici di piazza Verga a Catania, avere un'abitazione autonoma in cui cucinare, dormire, guardare la tv seduto sul divano, non era una situazione normale per il 68enne. Una vita di lavoro e famiglia fino a prima dei 50 anni; poi la separazione dalla moglie e la perdita dell'occupazione lo fanno finire per strada «dove, negli anni – spiega a MeridioNews Dario Gulisano, responsabile Politiche abitative della Cgil e tra i promotori di Arbor – è divenuto uno dei clochard più conosciuti della città».

Al netto di brevi periodi trascorsi in qualche struttura convenzionata per accogliere le persone senza fissa dimora, «ormai si era talmente tanto abituato che pensava davvero che piazza Verga fosse casa sua – riferisce Gulisano – Certe sere, però, vedevamo che il suo sguardo era più spento del solito». Anni fa, tra l'altro, Giuseppe ha pure subito una violenta aggressione in piazza Giovanni XXIII, nella zona della stazione centrale, che gli ha causato dei gravi problemi alla vista. «Una sera, guardando i suoi documenti, abbiamo visto che aveva raggiunto l'età pensionabile e, da quel momento, ci siamo impegnati per fare in modo che ottenesse quella indipendenza economica che gli spettava di diritto». Dopo interminabili file alla Posta e all'Inps i volontari riescono a sbloccare una situazione che, in effetti, era già stata avviata un anno prima. Salvo poi restare impantanata nella burocrazia della documentazione. «Addirittura – racconta – una parte della pensione gli era già stata erogata, pare senza che lui lo sapesse, e poi gli era stata revocata».

Risolta la trafila degli impedimenti burocratici, «abbiamo anche dovuto capire dove fare arrivare la carta». Ovvero, il problema della residenza di chi non ha casa. Per Giuseppe, sui documenti era rimasta in una struttura dove aveva vissuto per un breve periodo, prima che scadesse la convenzione con il Comune di Catania. Alla fine, i soldi sono arrivati – con tanto di arretrati – e della vita di Giuseppe è tornato a fare parte anche uno dei suoi fratelli. Un passo dopo l'altro. «Le prime notti le ha passate in un bed and breakfast racconta Gulisano – Adesso paga regolarmente un affitto e si sente a proprio agio in casa sua. Ma anche trovarla non è stato facile: non tutti sono disposti a concedere un immobile a una persona che ha vissuto gli ultimi vent'anni da clochard». Adesso Giuseppe comincia a muoversi nel suo nuovo quartiere «E, da credente, ha preso i primi contatti con le parrocchie della zona. Gli piace anche molto – aggiunge Gulisano – prendersi cura della casa che tiene pulita e in ordine». I volontari vanno a trovarlo almeno una volta a settimana e gli poratno ancora vestiti e qualcosa da cucinare. «L'ultima volta, gli abbiamo chiesto che regalo volesse per la sua nuova casa e lui ci ha risposto: “Non lo vedete che ho già tutto?”».


Di Marta Silvestre

10 gennaio 2021

FONTE: Meridionews edizione Catania

sabato 23 gennaio 2021

Usa, clochard mangia in un fast food: alla cassa ritrova la figlia perduta

La ragazza lo cercava da oltre 20 anni. Da mesi lo vedeva vagare davanti al negozio ma non sapeva chi fosse

Il destino è proprio strano. E lo si evince ancora di più dopo aver letto la storia di Shoshannah Hensley e di suo padre Brian Eugene Hensley. Lei, 23 anni di Post Falls, in Idaho, lo cercava da 20 anni. Lui era diventato un clochard. Per mesi aveva vagato davanti al fast food dove Shoshannah lavora ma solo domenica scorsa è entrato dentro per mangiare qualcosa e alla cassa lei lo ha riconosciuto.

Di lui aveva pochi ricordi, era una bambina quando il padre se ne era andato. Da adulta aveva anche tentato di ritrovarlo ma le sue tracce ufficiali a un certo punto si sono perse. Era il momento in cui Brian Eugene era diventato un senzatetto. Ma questa sfortuna è stata anche la sua salvezza. Domenica scorsa il clochard è entrato nella stazione di servizio Exxon di Post Falls per mangiare un panino. Per pagarlo ha usato la tessera che il welfare americano mette a disposizione dei bisognosi, pochi dollari al mese per potersi cibare.

Non poteva però sapere che alla cassa avrebbe trovato Shoshannah, sua figlia. E' stata lei che quando ha letto il nome sulla carta ha avuto un sussulto e quasi in lacrime ha chiesto il secondo nome dell'uomo. E lui ha risposto: "Eugene". Era la prova schiacciante, quello era suo padre. Il padre che ha cercato per 20 anni. Una storia d'amore che ha fatto subito il giro di tutte le tv locali, nazionali e grazie al web è arrivata in tutto il mondo.

Per loro è arrivato il momento di recuperare, per quanto possibile, il tempo perduto. Shoshannah ha anche deciso di togliere suo padre dalla strada, vivrà con lei. In un mondo pieno di storie brutte, ogni tanto una storia col lieto fine fa sempre piacere.

28 gennaio 2016

FONTE: Tgcom24


Che bellezza apprendere e poter pubblicare storie a lieto fine come questa.
L'Amore vi ha fatti rincontrare. Tanti carissimi Auguri per tutto Shoshannah e Brian Eugene!

Marco

lunedì 28 dicembre 2020

Napoli, la Comunità di Sant'Egidio distribuisce doni e pasti ai poveri

Nella chiesa di San Severino e Sossio gli auguri del cardinale Sepe che non ha voluto far mancare la sua vicinanza nel suo ultimo Natale da arcivescovo di Napoli

Distribuzioni di doni e pranzi di Natale da asporto a centinaia di senzatetto. Così, nel giorno di Natale, la Comunità di Sant'Egidio a Napoli è stata vicina ai poveri. Non potendo fare i tradizionali pranzi, in diversi luoghi della città sono stati predisposti centri di accoglienza dove, nel rispetto delle norme anti-covid, le persone che vivono per strada hanno potuto ritirare cibo e regali. Nella chiesa di San Severino e Sossio erano in cento. Ognuno aveva ricevuto un invito personale e un numero, corrispondente al posto dove sedersi. Poi i volontari vestiti da Babbo Natale hanno consegnato la busta rossa con doni e pasti.

A fare gli auguri è intervenuto il cardinale Crescenzio Sepe, che non ha voluto far mancare la sua vicinanza nel suo ultimo Natale da arcivescovo di Napoli, e rivolgendosi agli ospiti ha affermato: "Con la nascita di Gesù non siete soli, siete figli e fratelli, e anche se quest'anno non possiamo pranzare insieme il Covid non ci può impedire di festeggiare il Natale". Il cardinale ha voluto poi ringraziare i volontari della Comunità con Antonio Mattone per il loro impegno in favore dei poveri.

L'evento è stato animato dalla cantante Marina Bruno che ha intonato "Quanno nascette ninno", e poi all'improvviso, venti Babbo Natale hanno distribuito i doni agli ospiti, che sono rimasti rispettosi ai loro posti per poi tornare nelle strade e nelle piazze dove dimorano. Dentro una busta rossa, c'erano confezioni di pasta al forno, polpettone, patate, frutta, dolci e un piccolo panettoncino, con un giubbotto per proteggersi dal freddo in regalo per tutti. Nella chiesa di S. Maria di Costantinopoli, invece sono intervenuti 60 clochard che gravitano nella zona del Museo Archeologico Nazionale, a cui si è unito un anziano di 78 anni dei Quartieri Spagnoli che alla fine ha voluto ringraziare per essere stato accolto: vive da solo e, saputo dell'avvenimento, si è voluto recare in chiesa a prendere il suo pacco. Altri 30 poveri sono stati raggiunti tra la chiesa di S.Maria delle Grazie e Toledo e la Galleria Umberto dove un gruppo era rimasto per ripararsi dalla pioggia.
Nel quartiere napoletano di San San Giovanni a Teduccio, poi ad Aversa, nel Rione napoletano del Vasto si sono svolte altre distribuzioni, mentre nella zona di Fuorigrotta, sempre a Napoli, un furgone guidato da Babbo Natale ha distribuito pranzi da asporto e doni ai senzatetto della zona, con pasta al forno cucinata dai ragazzi dell'istituto di Nisida. Infine, alcuni anziani soli del Rione Sanità e dei Quartieri Spagnoli hanno ricevuto regali e pranzo.

"In questo Natale insolito, sicuramente più essenziale, abbiamo voluto essere vicini ai poveri che incontriamo durante l'anno in modo diverso ma con l'amicizia e il calore di sempre" afferma il portavoce della Comunità di Sant'Egidio Antonio Mattone. Iniziative rese possibili dalla presenza di tanti volontari e dalla generosità di numerose aziende, perché se è vero che aumenta la povertà è altrettanto vero che cresce anche la solidarietà. "Anche senza tavolate e abbracci, la Comunità di Sant'Egidio ha voluto preparare un Natale ricco di calore per i più fragili e più soli" aggiunge il portavoce.


26 dicembre 2020

FONTE: La Repubblica

domenica 12 gennaio 2020

Trasforma vecchi pullman e container in case per i senzatetto: una missione d'Amore


Lontano dalle tavole imbandite, dai caminetti accesi, nelle nostre città si continua a morire dal gelo; ma un cittadino come tanti ha deciso di non restare a guardare e dalla sua umanità è nato un progetto che ha già salvato molte vite. Ha preso vecchi container e perfino un pullman in disuso e si è messo all’opera per trasformarli in abitazioni dotate di ogni comfort, offrendo ai senzatetto un motivo per ricominciare a sperare.
L’idea di Jasper Thompson è nata nel 2017 da un incontro che chiunque di noi potrebbe fare, con dei clochard che tremavano dal gelo sul ciglio della strada; Jasper, che al tempo gestiva un ristorante, ha offerto loro un pasto caldo, dei vestiti e mentre parlava con quelle persone, una frase che gli ha toccato il cuore: “Volevano un tetto sulla testa, questa era la loro priorità”. Così li ha prima ospitati in un caravan, per passare la notte al coperto e il mattino dopo ha fatto loro una promessa: “Trasformerò un container in un vero appartamento”.
Senza esitare un attimo Jasper si è messo al lavoro, seguito da sua moglie, da altri volontari, e dai clochard che nel frattempo sono diventati veri amici: “Insieme possiamo fare la differenza, questo è il mio motto”. Con i primi tre container rinnovati, Jasper ha fondato la sua associazione no profit, Help Bristol's Homeless: “Vestiti, cibo, aiutano i senzatetto a sopravvivere ma non offrono una via di uscita. A differenza di altre organizzazioni, la nostra filosofia è che l’alloggio deve venire prima di tutto”.
Quello che all’inizio era solo un cantiere, grazie alle donazione e al sostegno di tanti, oggi è diventato un piccolo villaggio che continua a crescere, dove chiunque è il benvenuto e può aiutare il prossimo: “Chi arriva qui può scegliere di aiutarci a trasformare altri container, in questo modo non solo si fa del bene ma si apprendono nuove abilità pratiche, che possono essere preziose per reinserirsi nel mondo del lavoro”.
La bontà di un solo uomo ha messo radici in ogni direzione, ricordando a tutti noi che, anche quando ci sembra di non avere niente da offrire, il regalo più prezioso che possiamo fare non costa nulla, ed è il nostro tempo.



27 dicembre 2019

FONTE: Youmedia.fanpage.it

giovedì 11 gennaio 2018

Un senzatetto le regala gli ultimi 20 dollari che ha per fare benzina, una ragazza ne raccoglie per lui 114mila in 12 giorni


Lei era rimasta a secco sull'autostrada: "Non ha chiesto niente in cambio quando mi ha dato gli ultimi soldi che aveva"

Rimanere senza benzina mentre si percorre l'autostrada e non si hanno spiccioli in tasca è un'esperienza che nessuno vorrebbe provare, ma Kate McClure, una ragazza di 27 anni, ha dovuto fronteggiare la situazione su l'interstatale 95, a Philadelphia. In suo aiuto, però, è accorso un veterano della marina americana caduto in disgrazia e costretto a vivere da barbone per strada: l'uomo le ha regalato gli ultimi 20 dollari che aveva, senza pretendere nulla in cambio, ma lei non ha dimenticato il gesto di solidarietà e ha raccolto per lui 114 mila dollari in soli 12 giorni.

"Quando la mia macchina si è fermata, poco prima di mezzanotte, non sapevo cosa fare" ha raccontato Kate. "Il cuore mi batteva all'impazzata". La ragazza, allora, ha telefonato al fidanzato, Mark D'Amico, chiedendogli di raggiungerla. E stato proprio in quel momento che Johnny Bobbitt Jr. è intervenuto, comparendo praticamente dal nulla.

Il senzatetto ha consigliato alla donna di chiudersi all'interno della sua auto, mentre lui si sarebbe recato a comprare del carburante. L'uomo l'ha quindi aiutata a ripartire, ma Kate non aveva soldi per rimborsarlo. Un paio di giorni dopo, allora, la 27enne e il fidanzato sono tornati nel medesimo punto dell'interstatale 95, per portare vestiti, cibo e contanti al benefattore.

Johnny si è aperto con loro e ha raccontato il suo passato nella marina statunitense. Nella vita precedente del 34enne c'è anche il lavoro come pilota di elicotteri per le emergenze, una relazione d'amore finita nel 2014, l'affetto di un cane. È negli ultimi 18 mesi che la sua storia ha preso una brutta piega, tra problemi di soldi e con la droga.


"Sono in mezzo a una strada per mia stessa volontà" ha voluto comunque precisare Johnny. "Non ho nessuno da incolpare, se non me stesso". La coppia è tornata più volte, nei giorni seguenti, a trovare l'uomo, portandogli ogni volta qualcosa di nuovo, alimenti o vestiario che poi Johnny amava condividere con i suoi amici senzatetto.

A quel punto, in Mark e Kate è sorta la voglia di cambiare la vita di quell'uomo e l'idea è stata quella crowfunding tramite la piattaforma GoFundMe. Nel giro di una dozzina di giorni, la coppia è riuscita a racimolare più di 114 mila dollari, e la campagna di finanziamento non è ancora terminata. I soldi verranno utilizzati per dare a Johnny una casa, un cellulare, dei vestiti, il cibo e un mezzo di trasporto. Come ha sperimentato Johhny, quindi, vale sempre la pena aiutare gli altri.



di Selene Gagliardi

23 novembre 2017

FONTE: Huffingtonpost

martedì 26 dicembre 2017

Quelle coperte che scaldano le notti degli ultimi di Roma


La signora Tina ha cominciato a fare coperte per i poveri per colmare il dolore della perdita del figlio

La lana scivola tra le dita e due ferri che l'intrecciano sbaragliano le teorie dell'invecchiamento come tempo desolato e privo di consolazione. In punta di economia quel mucchio di coperte colorate che ricopre il divano di casa potrebbe essere definito "investimento produttivo residuale". Ma Tina non è sazia di giorni e continua a credere, faticare e amare. Impiega tre o quattro giorni a tessere con i ferri una coperta. Sorride: «Dipende dalla lana, ma le più ruvide le filo con le più gracili».
Ha 95 anni e non sferruzza per passatempo. Tina fa coperte per i poveri che dormono per strada, per i letti dei dormitori che ogni sera cambiano ospite. Tina fa coperte colorate, perché un po' è il suo modo di riempirle di amicizia e un po' è questione pratica, perché quei gomitoli hanno tutti i colori del mondo. Ma soprattutto Tina e le sue coperte raccontano la forza degli anni, perché anche la vecchiaia ha i suoi valori e la sua bellezza. Non sa nemmeno quante ne ha cucite, non ha mai tenuto il conto. Mostra il fuso di legno, ricordo di anni passati, costruito dal marito falegname, tanto, tanto tempo fa. Campagne romagnole delle colline di Pennabillí, terra da lavorare, case da costruire. La lana affidata alle donne, quando tutti erano poveri e ci si aiutava tenendosi vicini. Alla mattina se il sole è caldo sferruzza seduta sul balcone di casa, periferia di Roma.
Ha cominciato per colmare un dolore estremo, che non passa. Accade quando un genitore sopravvive al figlio e quella morte è come un buco nero che inghiotte tutto, non c'è dolore più forte e non ci sono parole per colmarlo. Tina invece c'è riuscita, anche se ora le lacrime cadono sulla lana, mentre parla di Franco, che andava dai poveri sulla strada tutte le sere insieme ai volontari di Sant'Egidio, anni da pionieri della misericordia e di minestre calde. Ora Franco è memoria in quelle coperte e il dolore è più lieve.
Nella Comunità di Sant'Egidio, a Roma, c'è un battaglione di donne che sferruzzano appena possono. Tina ne è solo la decana. Ci sono mamme, nonne, nipoti. Ci sono gomitoli di lana che passano di mano, perché qualcuno li trova in casa e non sa che farsene, perché un negozio chiude, perché una nonna muore. Sembra niente fare coperte. Eppure è un modo anche per tramandare sapienza manuale. Tina usa anche i quattro ferri quando intreccia le lane per i calzerotti. Si fanno coperte, calze, cappelli di lana per i carcerati, il lato sconosciuto della solidarietà della capitale e insieme una grande lezione di vecchiaia per i giovani. Le coperte di queste settimane finiranno sui letti di "Casa Heidi", ex scuola del Laurentino, periferia romana, dormitorio invernale che Sant'Egidio e le parrocchie della zona aprono a dicembre e chiudono ad aprile. Ne occorrono una sessantina, ma Tina è veloce con quelle dita che mai si sono fermate e oggi accarezzano i poveri nell'arte della lana. Alza gli occhi chiari, ferma i ferri e dice in un soffio: «Ho quello che basta e ho tempo per fare come il Signore vuole e come Dio ci dà».

di Alberto Bobbio

FONTE: Famiglia Cristiana
23 novembre 2017


Storia semplice ma veramente edificante, che ci insegna che non è mai troppo tardi per fare del Bene e per vivere con Amore!
Grazie cara Tina per il tuo bellissimo esempio e grazie a tutti coloro che si "spendono" con tanta buona volontà per il Bene del proprio prossimo. La nostra società si regge di questo. Grazie di cuore!

Marco

venerdì 17 novembre 2017

Mark Bustos, il parrucchiere dei senza tetto di New York


La storia di Mark Bustos è legata alla solidarietà e al desiderio di fare qualcosa di bello e di buono per gli altri. Accade, infatti, che in una metropoli incredibilmente popolosa e frenetica come New York un ragazzo di origine filippina metta la sua arte a servizio dei senza tetto. Mark Bustos lavora come parrucchiere in uno dei saloni più trendy di Manhattan, ma ogni domenica scende in strada con uno sgabello e i suoi fidati forbici e rasoi, per offrire un taglio di capelli e una rasatura a chi non può certo permettersela oppure ha altro a cui pensare. La sua ragazza lo supporta e chiede ai senzatetto se desiderano qualcosa da mangiare e porta loro un po’ di cibo mentre Mark li acconcia "per le feste".

L’idea è venuta a Mark nel 2012, dopo aver fatto un viaggio nelle Filippine per andare a trovare la sua famiglia e durante il quale ha deciso di prendere in affitto una sedia da barbiere e omaggiare di un taglio di capelli i bambini poveri del suo quartiere. Da qui l’idea di ripetere questo bel gesto anche tra le vie di New York, dove i senza tetto si muovono come presenze invisibili. Un taglio di capelli può donare un pizzico di dignità e aiutare le persone a trascorrere una giornata migliore e dunque, ogni domenica, Mark si sposta per le strade della Grande Mela alla ricerca dei più bisognosi e offre loro un nuovo taglio di capelli o una semplice rasatura.


Mark documenta il suo lavoro con immagini che poi pubblica su Instagram con il tag #BeAwesomeToSomebody. Alla domanda se si ricorda in particolare di qualcuno, Mark risponde che gli è rimasta impressa la storia di Jemar Banks. “Durante il taglio – ricorda Mark in un’intervista – non proferì quasi parola. Alla fine gli porsi uno specchio per vedere il risultato.

L’unica cosa che disse fu: "Conosci qualcuno che potrebbe offrirmi un impiego?". Si tratta della riprova che vedersi puliti allo specchio può stimolare le persone a cambiare vita, anche se non è facile e molti sono gli ostacoli da superare
.

Un caso analogo si era verificato alcuni anni fa, quando il programmatore Patrick McConlogue era rimasto incuriosito da Leo, un clochard diverso dagli altri in quanto sobrio e curato. Patrick aveva deciso di spiegargli come funziona il linguaggio di programmazione e in sole quattro settimane Leo era riuscito a sviluppare un’app sul riscaldamento globale e il cambiamento climatico. Si tratta di gesti che possono cambiare il corso della vita di una persona e che fanno bene al cuore, in quanto raccontano che la vita è meravigliosa e riserva sorprese straordinarie quando meno ce lo aspettiamo.

di Alessia Martalò

12 marzo 2015

FONTE: Myusa.it