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lunedì 30 maggio 2022

Bambini autistici imparano ad andare in bicicletta nella scuola di ciclismo “Franco Ballerini” di Bari, ed acquistano maggiore fiducia in sé stessi

La scuola di ciclismo “Franco Ballerini” di Bari, intitolata al campione delle 2 ruote degli anni 80 e 90, vincitore di 2 Parigi-Roubaix, è da oltre 20 anni un punto di riferimento per tanti bambini della città pugliese che vogliono imparare ad andare in bicicletta, tenendosi lontani dai pericoli urbani e con il solo scopo di divertirsi.

L'area scelta per questa scuola è quella che circonda il Municipio della città e quella di San Paolo, una zona resa accessibile a tutti per permettere di praticare questo bellissimo sport senza pericoli, così da diventare ideale anche per ragazzi che hanno delle difficoltà psicofisiche, come i ragazzi autistici. Inizialmente questi ragazzi possono avere delle difficoltà, spiega l'istruttrice Tamara Loiacono, ma poi, col tempo, prendendo maggiore confidenza col mezzo, acquistano sicurezza e fiducia in sé stessi.

I genitori di questi ragazzi sono entusiasti che i loro figli si dedichino a questo sport con tanta passione, dopo aver superato quella fase iniziale di comprensibile timore, dovuta al fatto che i ragazzi autistici, inizialmente, sono piuttosto “rigidi” alle novità, e quindi abbisognano di un po' di tempo per imparare ad andare in bicicletta. Ma quando poi viene “rotto il ghiaccio” e i ragazzi imparano ad andare in bici da soli, in piena autonomia, allora il divertimento diventa assicurato, soprattutto quando possono uscire in gruppo.


Marco

mercoledì 17 febbraio 2021

Napoli, la storia di Antonio: «Così il mio nipotino autistico mi ha salvato dalla criminalità»

Il cognome è di quelli che in certi ambienti criminali incutono ancora timore. Antonio Macor, 53 anni, 25 trascorsi in carcere per vari reati - tra cui l'omicidio di un affiliato a un clan del centro storico che insidiava la sorella - ha lottato per lasciarsi alle spalle il passato e per ricominciare una nuova vita. Gli alleati più importanti nella lotta disperata il riscatto sono stati l'amore della sua famiglia e Genny, il nipote di 18 anni affetto fin dall'età di tre anni da una grave forma di autismo.

Quando le porte del carcere si sono aperte dopo quasi un quarto di secolo per Antonio non c'era nulla. Nessun percorso di reinserimento sociale e nessuna speranza per il futuro. Anzi, la probabilità che Antonio precipitasse di nuovo nella spirale di criminalità e violenza era concreta. Per i detenuti che ritornano alla libertà dopo lunghe pene detentive, infatti, i processi di redenzione sono complicati quando non addirittura impossibili. E lo stesso Macor racconta come, dopo la lunghissima detenzione, vari esponenti di clan del centro storico lo abbiano avvicinato per affidargli la gestione di attività illecite. Offerte che Antonio ha respinto con decisione. L'uomo, infatti, aveva un poderoso asso nella manica, suo nipote Genny.

«Io e Genny abbiamo un rapporto speciale - spiega trattenendo a stento la commozione - lui ha enormi difficoltà ad esprimersi, ma tra noi basta un'occhiata per intenderci alla grande. Passiamo le nostre giornate giocando insieme e io cerco di fargli sentire tutto il mio amore. La stessa cosa che lui fa con me. È stato proprio lui - prosegue Antonio - che mi ha spinto a cambiare vita nonostante le difficoltà che viviamo ogni giorno a vivere in una città dove per gli ex detenuti, anche per quelli che in buona fede vorrebbero rifarsi una vita, non c'è nulla».

Antonio non parla volentieri del suo passato ma, dopo una comprensibile diffidenza iniziale, diventa un fiume in piena: «Ho fatto male, tanto male - spiega - e i 25 anni passati dietro le sbarre mi hanno fatto riflettere molto. Purtroppo per chi come me nasce in quartieri poveri e privi di sbocchi la probabilità di finire in certi giri è molto alta. Ho chiesto e chiedo scusa a tutti per i miei errori e sono fermamente intenzionato a non sbagliare più. È vero che mi arrangio lavorando qui e là per vivere onestamente, ma io vivo per Genny e sono contento così. Ora il mio più grande sogno è sentirlo parlare per la prima volta. Mi auguro un giorno di sentirgli dire: ti voglio bene, nonno».

Per tante famiglie la malattia di Genny sarebbe una tragedia difficile da superare. Per Antonio e la sua famiglia, invece, è stata un'opportunità di riscatto. «Se oggi sono qui a parlare è solo grazie a lui. Probabilmente sarei ritornato in certi ambienti e tutti sanno qual è la fine che fanno i camorristi: ammazzati o all'ergastolo. Io invece ho avuto un dono, quello di un nipote che mi ama con tutte le sue forze e che mi dà ogni giorno una ragione per vivere».

Tanti i problemi che la famiglia Macor ha dovuto affrontare e affronta quotidianamente per Genny. A cominciare dalla carenza di strutture e da una burocrazia troppe volte farraginosa che non sempre riesce a dare le risposte giuste a famiglie bisognose di un aiuto concreto. «Stiamo lottando e continueremo a lottare per dare a Genny e per i tantissimi ragazzi come lui a cui ancora oggi certe opportunità sono negate - spiega Antonio - Anche in questo quartiere ci sono tantissimi spazi inutilizzati che potrebbero essere destinati ad attività per i ragazzi autistici. L'appello che rivolgiamo alle istituzioni è quello di ascoltare le famiglie che vivono questo disagio e di fare qualcosa. Noi stiamo cercando di dare vita a un'associazione dedicata a Genny e a tutti i ragazzi autistici della città, ci stiamo mettendo il massimo impegno e speriamo nell'aiuto delle nostre istituzioni».

Antonio e la sua famiglia vivono a vico San Severino, nel cuore del centro storico, luogo di intenso traffico turistico. A due passi dall'abitazione della famiglia Macor nel 1974 furono girate alcune scene del film “I Guappi” di Pasquale Squitieri. Un luogo ricco di storia che si potrebbe rivalutare anche per offrire un'opportunità a famiglie che cercano un riscatto sociale attraverso il lavoro e la storia e la cultura della nostra città. «Sarebbe bellissimo - chiosa Antonio - se qui si potessero realizzare iniziative culturali. Gli spazi ci sono, la volontà pure. Sarebbe un bellissimo biglietto da visita anche per i turisti che ogni giorno passano di qui per andare ai Decumani, oltre che un'opportunità di lavoro per tante persone che hanno riconosciuto i propri errori e sono decisi a cambiare strada».


di Antonio Folle

29 agosto 2019

FONTE. Il Mattino

lunedì 18 gennaio 2021

Milano: ordina due pizze fatte dai ragazzi autistici di PizzAut e paga 10 mila dollari.

Un gesto di generosità da parte di un manager dell’azienda statunitense Eaton a Milano, ordina due pizze fatte dai ragazzi autistici e lascia come pagamento 10 mila dollari

E’ successo poche settimane fa in provincia di Milano, a Cassina De Pecchi dove i ragazzi autistici che lavorano per PizzAut in attesa di poter aprire ed inaugurare il loro locale, sfornano pizze in un food truck attrezzato.

In un giorno di dicembre come tanti altri, a mezzogiorno si presenta davanti al truck un cliente, all’apparenza come tanti altri, chiede due pizze da portare via, per se e sua figlia, ricevuto il cibo, al posto di pagare con 10 euro, tira fuori un assegno da 10 mila dollari (8200 euro), da regalare ai ragazzi per sostenere il loro progetto.

I ragazzi rimangono a bocca aperta, nessuno si sarebbe aspettato quel bel gesto e increduli sorridono davanti all’assegno che utilizzeranno per continuare a finanziare la loro pizzeria.

Un bellissimo gesto di generosità natalizio, per sostenere l’apertura del locale di PizzAut che sarà la prima pizzeria italiana gestita da persone autistiche dove quando si potrà i ragazzi forniranno servizio ai clienti e prepareranno buonissime pizze e lievitati in nome dell’integrazione.

Mauro, il generoso benefattore, è un dirigente dell’azienda americana Eaton, che ha una sede a Bornago, non lontano da dove si trova il truck dei ragazzi.

Per festeggiare questo bellissimo dono, i ragazzi hanno organizzato un piccolo momento in cui si sono trovati tutti insieme, in cui è stato raccontata a tutti la notizia e l’importanza della donazione e i giovani camerieri e pizzaioli hanno risposto in maniera entusiasta.

Nico Acampora, il presidente di PizzAut ha ringraziato il manager e la società per l’inaspettato gesto di solidarietà che dimostra una grande sensibilità nei confronti del tema dell’inclusione sociale e delle persone autistiche.

Nico Acampora spiega: “È importante che le persone capiscano che i ragazzi autistici possono lavorare e devono essere inclusi nel mondo del lavoro. La nostra pizzeria ne è l’esempio lampante”.

In italia vivono 600.000 persone autistiche, negli Stati Uniti nasce un bimbo con autismo ogni 52 nati… è ora di iniziare sul serio a fare qualcosa per costruire un mondo più inclusivo pensando anche al futuro, alla formazione al lavoro dei nostri figli. C’è chi crede nell’inclusione, crede nelle persone, crede in PizzAut. Bisogna brindare alle aziende che investono nel sociale e nei nostri ragazzi”.

Un gesto che raccontato sui social si è diffuso e ha raccolto moltissimi commenti positivi e lodi verso il manager, per il bellissimo gesto!


13 gennaio 2021

FONTE: Positizie.it

martedì 17 novembre 2015

Bravo barbiere si sdraia a terra per tagliare i capelli a bambino autistico


L'Amore e la Solidarietà, si manifestano in mille modi diversi, con infinite varianti, a volte con gesti eclatanti, il più delle volte attraverso piccole cose, bei gesti, attenzioni e premure particolari, le quali tuttavia rivestono la stessa importanza delle grandi cose e che rendono più bella e migliore la nostra vita e la società in cui viviamo.

Una di queste "piccole grandi cose", bellissima per la sua premura e delicatezza, è ciò che ha fatto James Williams, barbiere gallese, che dopo svariati tentativi falliti è riuscito a tagliare i capelli a Mason, un bambino autistico di 4 anni che a 18 mesi, durante un taglio di capelli, è stato ferito ad un orecchio. Da quel momento in poi il bambino ha sempre avuto terrore della poltrona da barbiere e si è sempre rifiutato di farsi tagliare i capelli.
La mamma Denine, 26 anni, e il compagno Jamie Lewis, 29 anni, erano sconfortati non essendo riusciti per due anni e mezzo a fare un taglio di capelli al loro bambino, che andava in giro con chiazze di capelli lunghi e incolti. Poi l'incontro risolutore con James.

Al bambino, solo pochi mesi prima, era stato diagnosticato un Disturbo dello Spettro Autistico (DSA o, in inglese, ASD, Autistic Spectrum Disorders). Ogni volta che James gli si avvicinava con le forbici, Mason scappava, senza lasciare al barbiere alcuna possibilità di toccargli i capelli. Ma il gallese non si è arreso e, per molti mesi, ha cercato una soluzione al problema. Poi il colpo di genio: lasciar giocare il bimbo in pace, sdraiato per terra, e poi avvicinarsi in silenzio e con calma tagliargli i capelli. Semplice e geniale.


Pieno di gioia per la felice soluzione di questo problema, James Williams, con il consenso dei genitori del piccolo Mason, ha postato le foto del suo successo su Facebook, ed in breve queste foto hanno riscosso un successo stupefacente, hanno fatto il giro del mondo e hanno fatto diventare il barbiere gallese l'"idolo" di genitori e bambini.

Dice in proposito James: Negli ultimi mesi ho provato qualsiasi cosa pur di riuscire nell'intento, ma avvicinarsi a Mason era veramente impossibile. Quando tutto sembrava perduto, mi sono seduto a terra vicino a lui in silenzio - ha spiegato trionfante il barbiere - e in quel momento ho capito che mi dava il permesso di tagliargli i capelli.

La mamma Denine non poteva credere a quello che è successo: La maggior parte dei barbieri - dice - sarebbe passata avanti per non perdere tempo, clienti e soldi. Invece a James questo non importava: ha aspettato tutto il tempo necessario finché il bimbo non è stato tranquillo. Poi si è sdraiato per terra, piano piano gli si è avvicinato e ha iniziato il taglio. Per noi ha significato tanto.

E' stato bello vedere i genitori di Mason contenti delle attenzioni che ho rivolto al piccolo, ha continuato James. Ma la cosa più bella - ha concluso il barbiere gallese - è stata quando gli ho chiesto il cinque e lui invece si è gettato tra le mie braccia.

Quando il lavoro è più che lavoro, ma vera passione.
Grazie James.

Marco

7 novembre 2015

FONTI: Ilmattino.it, Huffingtonpost.it


mercoledì 4 novembre 2015

Il compagno di classe è autistico. Creano per lui un comunicatore


CORRIDONIA – Davide Antinori e Luca Rusich coordinati dal Prof. Mochi hanno realizzato il dispositivo basato sulla Comunicazione aumentativa alternativa. Il progetto è stato selezionato per il Maker Faire

Niente può riuscire meglio del buon esempio a sconfiggere i mali della nostra società. A darne dimostrazione sono Davide Antinori e Luca Rusich, due giovani studenti dell’Ipsia Corridoni che, con il sostegno del loro professore Alberto Mochi, e su proposta dell’insegnante di sostegno Katuscia Palmili, hanno progettato per Marco, nome di fantasia di un loro compagno autistico, i cui problemi sono però reali, un comunicatore.
Marco è sempre chiuso in sé stesso, una sorta di straniero tra i compagni, è nel suo complicato mondo fatto di comportamenti ripetuti (stereotipie) e di strani gridolini. Non parla e non usa nessuno strumento per comunicare. I suoi compagni che ogni giorno condividono con lui le aule e gli spazi della scuola, però hanno deciso di non metterlo all’angolo e anzi di usare le competenze acquisite a scuola per dargli la possibilità di farsi capire.
Per farlo, hanno realizzato un dispositivo basato sulla Comunicazione aumentativa alternativa, una modalità che può facilitare e migliorare la comunicazione di tutte le persone che hanno difficoltà nell’utilizzare i più comuni canali, come il linguaggio orale e la scrittura.
Il gruppo di lavoro che si è creato ha scelto di utilizzare Arduino, una scheda elettronica di piccole dimensioni, e una Shield, cioè una scheda applicativa dedicata alla gestione delle tracce audio, per poter dare a Marco la possibilità di rispondere alle domande del suo professore.

Il dispositivo è stato creato su misura per lui, personalizzato in base alle sue esperienze e ai suoi bisogni quotidiani. Le piccole dimensioni e il peso esiguo lo rendono leggero da trasportare, maneggevole, mentre il rivestimento antiurto lo protegge da cadute accidentali.
Il progetto di Davide Antinori e Luca Rusich non è passato affatto inosservato, tanto che il progetto è stato selezionato tra altri 100 per essere presentato nella sezione “Call for schools” al Maker Faire, manifestazione organizzata da Miur con l’assessorato Scuola, Sport, Politiche Giovanili e Partecipazione di Roma, in corso nella capitale. Il progetto sta riscuotendo grande successo sia da parte degli operatori che da familiari di ragazzi autistici.

(a.p)

18 ottobre 2015

FONTE: Cronache Maceratesi



Bravissimi veramente.... questa è vera Solidarietà! Questo significa mettere a buon frutto i propri talenti, l'ingegno, la volontà, l'inventiva, per il Bene comune.... bravi davvero!
Grazie Davide e Luca, perchè oltre ad aver dimostrato le vostre capacità, avete mostrato di avere un grande cuore, interessandovi del vostro compagno di classe autistico che non volevate venisse emarginato ed escluso. E di cose come queste c'è bisogno nella società di oggi, di vera Solidarietà al servizio di chi è maggiormente nel bisogno. Grazie ancora.

Marco