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giovedì 3 dicembre 2020

Livorno, tutta la città ordina la pizza per salvare il ristorante Ca’ Moro dei ragazzi down

L’allarme del Parco del Mulino che annuncia: rischiamo di sparire. E la città risponde con centinaia di ordini per la pizza

Il Parco del Mulino chiama e Livorno risponde come solo una città che fa della solidarietà la sua cifra storica può fare. L’associazione che dal 2011 si occupa dell’inserimento sociale di persone affette da sindrome di Down attraverso la gestione di un ristorante (il Ca’Moro), di un bed and breakfast e di una pizzeria ha lanciato un appello nei giorni scorsi, un grido di aiuto: «Le restrizioni hanno colpito anche noi, il Ca’Moro è chiuso, il b&b vuoto e la pizzeria lavora solo da asporto — ha scritto il direttore Marco Paoletti — così i dodici ragazzi sono tutti a casa, in cassa integrazione, e siamo preoccupati per il loro futuro». La risposta di Livorno è stata immediata e potente: «Centinaia di chiamate e messaggi, tutti hanno ordinato qualcosa dalla pizzeria o solo per chiedere notizie, un’ondata di affetto che ci ha travolto, è stato davvero un bellissimo abbraccio che abbiamo ricevuto dalla città».

La cooperativa sociale nacque per volontà di un gruppo di genitori di persone down con lo scopo di continuare a fornire stimoli esterni al termine del percorso scolastico per evitare che la mancanza di impegno potesse generare una regressione delle capacità acquisite ed un progressivo isolamento sociale. «L’attività lavorativa per loro è fondamentale anche da un punto di vista sociale — spiega ancora Paoletti — su di loro pesa molto di più la mancanza del contatto con le altre persone. In un quadro in cui hanno già difficoltà di comunicazione rimanere a casa a lungo certamente non li aiuta». Alle difficoltà personali si è aggiunta anche quella commerciale con gli introiti della cooperativa in forte calo negli ultimi mesi: «Abbiamo accusato la crisi come tutti, siamo rimasti in pochi a lavorare per tenere vivo il progetto che poi è quello che ci fa andare avanti, ora siamo solo in due, io e il pizzaiolo. Il messaggio che abbiamo mandato è diventato virale, ha cominciato a girare nelle scuole e nelle chat dei genitori, si vede che abbiamo lasciato un’impronta e questo è il risultato più bello».


di Luca Lunedì

28 novembre 2020

FONTE: Corriere della Sera

domenica 11 ottobre 2015

Manager e madre di 9 figli. La vita al primo posto.

Classe 1960, nazionalità francese, bionda, occhi azzurri, fasciata in un elegante abito di pizzo bianco, Clara Lejeune è amministratore delegato unico e presidente della General Electrice France un’azienda che conta 10mila dipendenti, sposata con Hervè Gaymard, ex ministro dell’economia francese, e madre nove figli di età compresa tra 4 e 18 anni. «Ma come fa a far tutto?» è una domanda che le rivolgono molto spesso.

«A dire il vero me lo chiede spesso proprio mio marito – risponde divertita – ma non credo di avere un trucco da svelare. Semplicemente ad un certo punto ho abbandonato l’idea di dover fare tutto in modo perfetto e ho capito che l’importante è esserci. Amo mio marito e amo i miei ragazzi, cerco di fare quello che posso, non sempre ci riesco, ci sono giornate in cui tutto fila liscio e altre che sono un disastro, in quel caso semplicemente mi scuso, non sono una super mamma e i ragazzi lo capiscono. Sul lavoro ho imparato a delegare, se ho un appuntamento importante in famiglia esco prima. Non c’è riunione d’emergenza che tenga, non c’è invito di manager, politici e imprenditori importanti che mi trattenga, semplicemente esco. Certo mi sono giocata delle opportunità, ma la mia famiglia viene prima e questo non ha penalizzato in maniera determinante la mia carriera».

Clara Gaymard dice tutto questo con la naturalezza di chi vive una dimensione di normalità simile a tante altre e intuisce che per chi ascolta non sia così. «Noi donne abbiamo la tendenza a voler far tutto, tutto per noi e tutto per i nostri figli. Io mi sono aiutata con poche semplici regole, una è questa: niente cene fuori. Sono i momenti più belli in cui siamo tutti insieme attorno allo stesso tavolo e non me ne priverei mai. Non accetto inviti fuori, non esistono cene di lavoro. Se decidiamo di vedere degli amici li invitiamo a casa oppure andiamo noi da loro, tutti e undici naturalmente. Anche i ragazzi hanno una regola: possono svolgere un’attività extrascolastica e che sia raggiungibile a piedi da casa, non posso accompagnarli tutti e nove a canto, pallavolo, musica, pattinaggio. Per qualcuno questa può essere una scelta penalizzante, io invece cerco di far scegliere ai miei figli quello che li appassiona davvero: una cosa, oltre la scuola, è sufficiente».

Quindi conciliare carriera e famiglia è possibile? «Mi dispiace che si parli di conciliare. Noi donne siamo innanzitutto madri, questo non significa che se c’è la possibilità, non dobbiamo lavorare. Per me è importante che ogni donna abbia la possibilità di scegliere, che se desidera stare accanto ai figli lo possa fare, che se torna al lavoro non venga relegata a fare fotocopie, vorrei che ogni madre potesse vivere la gravidanza, ma anche la propria maternità nel modo più sereno possibile. La mia vita è complicata, ma mi chiedo "chi non ha una vita complicata?"; anche con due figli è complesso, anche stando a casa a curare i figli ci sono le difficoltà. Ecco, io dico che una donna dovrebbe poter scegliere serenamente, perché la serenità nella scelta sarà poi la forza di affrontare le difficoltà. Sento tante madri che si lamentano anche per cose piccole, io mi sforzo e cerco di non farlo. Mi dico "I miei figli hanno diritto ad avere una madre contenta". Per questo il mio dovere è fare il meglio, il resto lo affido serenamente a Dio».

Nello sguardo sicuro di Clara Gaymard sembrano fondersi la serenità e l’umiltà di suo padre Jérôme Lejeune (1926-1994), medico, ricercatore e scopritore della sindrome di Down. Lejeune fu il primo grande oppositore delle pratiche eugenetiche e accanito difensore della dignità della vita. Grande amico di Giovanni Paolo II, fu il primo presidente della Pontificia Accademia per la Vita, e nel 2007 è iniziato il processo per la sua beatificazione.

«Ho avuto la fortuna, o forse sarebbe meglio dire la grazia di essere sua figlia, di vivere con lui. Un medico e un ricercatore, che però riusciva sempre ad ascoltarci. Aveva poco tempo, ma ogni giorno veniva a casa per pranzare insieme e allora era tutto per noi bambini, ci ascoltava e stava con noi. Il pranzo era anche il momento in cui papà raccontava quello che faceva sul lavoro. Ancora ricordo di quando ci descrisse questi bambini, con il viso un po’ cicciottello, dallo sguardo particolare, ci raccontava che nessuno li voleva, e che i genitori si vergognavano e lui diceva "Io voglio aiutare questi bambini, sono bellissimi". Era felice di fare questo. Io non sono un medico, sono diversa in tante cose da mio padre, ma nel cuore ho la stessa felicità».

«La vita è felicità» è anche il libro scritto da Clara Gaymard ed uscito in Francia nella quale racconta la sua vita e quella di suo padre. Il segreto per la felicità dunque non è riuscire a fare tutto? «Ci sono cose importanti, e altre urgenti. E molte cose urgenti non sono importanti. Quelle importanti, poi, spesso non possono essere risolte rapidamente, perciò, non vanno fissate come urgenti. La serenità è prenderne atto e fare al meglio quello che si può fare, la felicità è sapere che c’è qualcuno che, per fortuna, ha progetti diversi e più grandi dei nostri».

di Raffaella Frullone

FONTE: http://www.amicidilazzaro.it/it/testimonianze24.htm


Non conoscevo prima d'ora Clara Lejeune, ma devo dire che sono stato ben felice di conoscere un poco della sua storia e di imbattermi in questa bellissima intervista, così ricca di spunti e di insegnamenti, che riporto con grande piacere sulle pagine di questo blog. Più di tutto mi vorrei soffermare su una cosa: sul fatto che Clara, nonostante la posizione socialmente elevata che occupa e il lavoro prestigioso che possiede, ha ben chiaro ciò che nella vita è veramente importante e prioritario: e cioè la Fede e la famiglia su tutto. Valori questi che gli sono stati certamente inculcati da suo padre (altra persona eccezionale), e che lei ha saputo adattare splendidamente nella sua vita. Mi piace molto sottolineare anche la sua umiltà, che trapela chiaramente dalle sue parole, splendida Virtù propria delle persone ricche di spiritualità. 
Fa bene al cuore leggere queste testimonianze.... e lasciatemi dire che è un bene mostrarle e farle conoscere, in una società come quella di oggi dove invece si tende a far vedere quasi unicamente (con le dovute eccezioni) ciò che di non buono c'è attorno a noi. Ma il Bene e le belle persone esistono ed esisteranno sempre.... ed è grazie a loro, all'Amore che ogni persona di buona volontà dona ogni giorno, che si regge e si fonda il mondo intero.

Marco