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lunedì 18 dicembre 2023

La mia bellissima guerriera Indi Gregory


Dean, il padre di Indi Gregory, ha reso un commovente tributo a sua figlia durante il suo funerale nella Cattedrale di Nottingham, celebrato il 1° dicembre 2023.

“ Onestamente, sento, nel profondo del mio cuore, che Indi non era solo bella, forte e unica. Sapevo fin dall'inizio che era molto speciale.

Tuttavia, non avrei mai potuto immaginare il tipo di viaggio che noi e Indi avremmo dovuto affrontare per lottare per la sua vita. Non ha dovuto solo combattere contro i suoi problemi di salute, ma anche contro un sistema che rende quasi impossibile vincere. Eppure, era il suo punto più debole, i problemi di salute, che hanno distinto Indi come una vera guerriera.

[…] Dio ha messo Indi su questa terra con la missione di smascherare il male nel mondo. L'ha scelta perché era forte, bella e speciale. Ma ora questo capitolo del destino di Indi è finito. La sua eredità, tuttavia, è appena iniziata. Volevo assicurarmi che Indi fosse ricordata per sempre e vivrà nei nostri cuori e attraverso le nostre voci.

Ma, il mio più grande conforto in questo momento difficile è sapere dove sia Indi e con chi sia ora. Ho fatto battezzare Indi per proteggerla e affinché andasse in Paradiso. Mi dà pace sapere che è in Paradiso e Dio si prende cura di lei.

Ti amerò sempre, Indi.

Da Papà ”.


giovedì 14 dicembre 2023

Teresina e suo marito sono malati e con tanti debiti.... aiutiamoli ad avere un futuro più sereno!



Cari amici,

condivido sulle pagine di questo blog la dolorosa storia di Teresina, una mia cara amica che conosco oramai da diversi anni e che versa in gravi problemi sia di salute che finanziarie. E non solo lei, ma anche suo marito, recentemente passato attraverso ben tre ospedali e ora molto limitato nella deambulazione, tanto che la stessa Teresina è costretta ad aiutarlo quando si deve lavare e vestire.

Non mi dilungo troppo nel descrivere la loro situazione, in quanto la potete trovare sulla piattaforma GoFundMe cliccando qui: "Aiutiamo Teresina ad avere un futuro sereno"
raccolta fondi aperta proprio per poter aiutare questa famiglia bisognosa, affinché possano permettersi di pagare le tante spese che hanno e, soprattutto, i molti debiti che hanno contratto ultimamente.

In aggiunta a tutto quanto è esposto nella raccolta fondi GoFundMe, si aggiunga anche il fatto che Teresina e suo marito avrebbero bisogno di cambiare occhiali, di avere apparecchi acustici e, cosa molto importante, dovrebbero affrontare delle cure odontoiatriche che include anche la realizzazione di una dentiera.

E' sempre cosa triste e dolorosa constatare come delle persone oramai anziane e con varie problematiche di salute, debbano finire per indebitarsi fino al collo per potersi curare e andare avanti, stentatamente, con la propria vita.... quando, per contro, fuori c'è tanta gente che vive nell'abbondanza, con macchine e Suv costosi, grandi case, abbigliamento “di marca” e chi più ne ha più ne metta.
Questa “forbice” tra ricchi e poveri è sempre più marcata, quando invece non dovrebbe essere così!
La cosa più triste però è constatare come alle persone più povere, spesso, manca persino il necessario, tanto da non sapere proprio cosa fare per poter sbarcare il lunario.

E allora, con il cuore, tra le pagine di questo blog, vengo a chiedere a tutta la gente di buona volontà, di poter aiutare questa coppia con un offerta libera, ciascuno donando secondo le proprie possibilità.
E se per talune persone fosse proprio impossibile donare il proprio obolo, può comunque aiutare questa famiglia con la condivisione della loro storia e con la propria personale, sentita preghiera.

Come soleva dire l'indimenticabile Madre Teresa di Calcutta, tante gocce, tutte insieme, formano gli oceani. Cerchiamo allora di essere, anche noi, una goccia di Solidarietà e Amore in aiuto di questa coppia bisognosa.... e così anche per loro ci potrà essere un futuro più sereno e roseo, come ciascuna persona avrebbe il diritto di avere.

Grazie di vero cuore a tutti!


Marco

martedì 20 dicembre 2022

Addio a Sinisa Mihajlovic, campione nello sport e nella vita, con tanta Fede e un rapporto “speciale” con Medjugorje

Venerdì 16 dicembre 2022 ci ha lasciati Sinisa Mihajlovic, indimenticabile campione di calcio e allenatore, vincitore di due Coppe dei Campioni con la Stella Rossa di Belgrado all'inizio degli anni novanta e poi militante in diverse squadre italiane come la Roma, la Sampdoria, la Lazio e l'Inter. Giocatore dal carattere forte e indomabile, ma leale e carismatico, si ricordano in particolar modo i suoi famosi calci di punizione, dalle traiettorie spesso imparabili per i portieri avversari.
Notevole anche la sua carriera come tecnico, in cui ha allenato squadre come Bologna, Sampdoria, Fiorentina Milan e Torino.

La Malattia, la sua Fede e il legame forte con Medjugorje

Nel 2019 Sinisa scopre di essere affetto da leucemia mieloide acuta, malattia terribile con la quale lotterà fino alla fine, e causa del suo decesso avvenuto pochi giorni fa all'età di 53 anni.

Per chi lo ha conosciuto ci sono solamente parole buone per Sinisa, vero e proprio campione dello sport ma anche nella vita, e persona dalla vera e genuina Fede.
Da sempre credente, lui amava definirsi metà ortodosso e metà cattolico, e viveva la propria Fede, a detta di sua figlia Viktorija, in maniera discreta e riservata.
Indimenticabile, per lui, è stato un pellegrinaggio fatto a Medjugorje nel 2008, che lo ha profondamente toccato e cambiato. Come lui stesso ha raccontato al giornale Tuttosport: «In quel posto mi è successa una cosa che non mi era mai accaduta, non avevo mai provato. Quando sono arrivato là mi sono sentito di colpo come un bambino. Mi sono seduto su una panchina e sarei potuto stare così all’infinito, stavo benissimo. È stato il momento più bello della mia vita, ero beato! In quella circostanza ho pianto tre o quattro volte ma non so dire perché. Su quella panchina è come se mi fossi ripulito, come se avessi tolto una pietra dal cuore. Da lì ho iniziato a pregare. Solo che commettevo uno sbaglio, pregavo solo quando avevo bisogno, un po’ come tutti. Sono andato un po’ in conflitto, a volte Dio mi aiutava a volte no. Poi ho capito che bisogna pregare sempre, da prima della malattia prego due volte al giorno. Ma non bisogna dire “voglio, voglio…”, ma “grazie, grazie…”».

La figlia Viktorija rivela che c'era l'intenzione di tornare a Medjugorje tutti insieme con la propria famiglia, ma purtroppo, a causa della pandemia, questo pellegrinaggio non si è potuto attuare.

Belle e profonde anche le parole di Chiara Amirante, fondatrice della Comunità Nuovi Orizzonti, e di don Davide Banzato, giovane sacerdote della stessa Comunità, che lo ricordano con molto affetto. A questo proposito Chiara Amirante, sui social dove è presente, ricorda di lui: «Al suo primo viaggio a Medjugorje era venuto a trovarci nella comunità Nuovi Orizzonti incontrando e ascoltando le storie dei ragazzi usciti da diversi inferni. C'era anche Mirijana presente (una dei sei veggenti di Medjugorje) che ha fatto la sua testimonianza personale e abbiamo vissuto un momento intimo molto intenso di condivisione, dove avevo potuto raccontare la storia della comunità, e ricordo le sue lacrime di commozione e un abbraccio unico, di uomo davvero fuori dal comune, a pochi anni da una guerra tremenda nell'ex Jugoslavia. Sinisa Mihajlovic non aveva nascosto le sue lacrime da guerriero con un cuore immenso, dicendo parole, per chi ha vissuto quel momento, straordinarie quanto la sua anima, sigillate da un abbraccio autentico e spontaneo che a noi potrebbe sembrare semplice, ma che invece è stato potente per i ragazzi presenti».

Importante, per la sua vita di uomo e di Cristiano, è stato anche un incontro avvenuto con Papa Francesco durato ben tre ore. Sinisa ricorda il Papa come un «uomo saggio, gentilissimo e anche simpatico con la battuta pronta».

Uomo profondamente buono e sempre disponibile, la scomparsa di Sinisa lascia un grande vuoto dietro di sé, soprattutto nella propria famiglia, ma da persona di Fede non dubitiamo affatto che il buon Dio lo accoglierà tra le Sue Braccia e gli riserverà un posto meraviglioso nel Suo Beatissimo Regno.

Ciao caro Sinisa, fai tanto del Bene da Lassù e intercedi per tutti quanti noi, pellegrini su questa terra. Sii eternamente Felice!


Marco

venerdì 22 luglio 2022

La coraggiosa storia di Giorgio: quando l'Amore salva la vita!


Mi chiamo Giorgio, sono nato a Castel San Pietro Terme l'8 aprile del 1946. Mia madre bolognese e mio padre abruzzese. Ero un bambino timido e solitario. Ho subito bullismo da bambino perché ero figlio di un meridionale. Vivevo con mia madre, mio nonno e mio zio. Mio padre andò via. Avevo 13 anni.
Decisi di allargare le braccia per difendermi da chi praticava bullismo. Inizio a farmi rispettare.
È il 1974 e mi sposo. Nasce Leandro nel 1974, poi Michele nel 1983. Lavoravo come imbianchino. Ero un gran lavoratore. Nel 1985 sono fondatore del club Bologna calcio.

Nel 2000 entro al bar con un amico e conosco Serena. La frequento. La aiuto. Veniva da una situazione difficile. Le ho dato tutto il mio sostegno sia psicologico che morale. L'ho salvata. La invito a vivere con me. Lei accetta. Era l'ottobre del 2013.

Di notte mi alzo per andare in bagno e provo un gran giramento di testa. Crollo per terra. Avevo la bava alla bocca. Non parlavo. Non camminavo.
Serena allerta immediatamente il 118. A sirene spietate mi portano d'urgenza in ospedale. Un ictus cardioembolico mi aveva messo KO!

Serena lascia il lavoro per starmi vicino giorno e notte in ospedale. Alla notte dorme in poltrona. I medici per farmi mangiare mi mettono il sondino. Per parlare scrivevo. Mi sentivo una nullità! Non valevo più nulla. Feci i 4 mesi più brutti della mia vita in ospedale. I medici dissero che non sarei più migliorato. Mi levarono il sondino. Poi la scelta. I miei figli, ovvero la moglie di mio figlio Leandro e la mia ex moglie mi costrinsero ad andare in una casa di riposo. Io non volevo. Sapevo che stando vicino alla mia compagna sarei migliorato. Feci mesi d'inferno. Non era il mio posto. Volevo andare via. Serena dopo lotte su lotte si fece dare una appartamento protetto.

Finalmente avevo una mia casa. La nostra casa. Se non ci fosse stata lei sarei morto!

Eccomi. Sono qui. Di progressi ne ho fatti tanti e ne farò ancora. Non mollo.
L'amore ci salva. Lei mi ha salvato. Io ho salvato lei. Non mollate mai!
Le situazioni potranno essere difficili, ognuno di noi deve avere il coraggio di rimboccarsi le maniche e realizzare i suoi sogni. Qualunque sia l'ostacolo non mollate mai!
Ho un grande sogno: aprire un associazione per aiutare tutti i disabili di tutta Italia!!!


Giorgio Pallozzi

martedì 21 dicembre 2021

Toto, 13 anni, è colpito da leucemia acuta. Parte la Solidarietà per aiutare lui e suo padre Andrea nella loro difficile situazione

Questa è una storia drammatica, ma al contempo stesso commovente, perché intrisa di tanta Solidarietà.
Lui, il padre, si chiama Andrea Giorgi e ha 61 anni, mentre suo figlio si chiama Toto, ha 13 anni, e da alcuni mesi combatte contro una forma aggressiva di leucemia, grazie al Cielo però non fulminante.
Tutto ha avuto inizio il 28 maggio scorso quando papà Andrea ha portato suo figlio Toto ad una visita ospedaliera all'ospedale di Ravenna per quello che allora sembrava un banale dolore ad una gamba; ed invece era una cosa assai più seria: una leucemia acuta! Il ragazzo è stato inviato immediatamente al reparto pediatrico dell'ospedale di Rimini per tutti gli accertamenti del caso e per iniziare le terapie chemioterapiche.

Da quel 28 maggio tutto è cambiato per questa famiglia, Toto ha iniziato a fare un dentro-fuori dall'ospedale di Rimini per intraprendere le cure necessarie. L'inizio è stato molto doloroso, con il ragazzo che aveva febbre ricorrente, fino anche a 42°, con perdita dei capelli e il morale che, inevitabilmente, ne ha molto risentito. Poi le cose hanno iniziato a migliorare, Toto ha ritrovato il sorriso e la voglia di scherzare e ha ripreso anche a studiare, tanto che il ragazzo ha fatto l'esame di terza media dal computer nel letto d'ospedale, superandolo brillantemente con il massimo dei voti. Ed è stato molto bello, per lui, rivedere tramite computer, professori e compagni di classe.

Se tutta questa vicenda è stata molto dura per il figlio Toto, non di meno si può dire che la sia stata per il padre Andrea, unico genitore del ragazzo, che ha anche una sorella, di 16 anni. Questo perché Andrea ha sposato una donna indonesiana, dalla quale ha avuto i due figli, la quale però dopo alcuni anni vissuti in Indonesia e poi uno vissuto in Italia, è voluta tornare al suo paese di origine, lasciando però i figli completamente a carico del marito e tagliando tutti i ponti con loro. E tutto questo quando Toto aveva solamente 1 anno e mezzo. Andrea ha quindi dovuto fare tutto da solo, col suo lavoro da imbianchino che tuttavia ha dovuto smettere per seguire il figlio malato. Adesso Toto ha iniziato a frequentare il liceo, sia pure a distanza perché immunodepresso, e così la figlia, anch'essa impegnata con gli studi.

Con i figli che studiano, le spese per le cure di Toto (che ammontano a circa 1000 euro al mese e che la sanità non ricopre totalmente), un affitto di 500 euro al mese da pagare e il lavoro che, giocoforza, il papà ha dovuto lasciare, la situazione della famiglia ha iniziato a farsi "traballante" anche se papà Andrea, grazie al Cielo, aveva qualcosa da parte.
Ma la generosità degli italiani, lo sappiamo, in situazioni come questa è grande, e così la Comunità di Lido di Classe, il paese dove vive questa famiglia, ha iniziato ad aiutarli con donazioni e iniziative benefiche. A questo proposito dice Andrea: Vivo da sempre a Lido di Classe, per anni sono stato nel comitato cittadino, ho sempre cercato di fare del bene - dice l'uomo - Mia mamma mi diceva sempre: "Andrea, dove passi lascia il profumo, non la puzza"... E ora mi rendo conto che il bene che ho fatto mi sta tornando indietro. Quando in paese si è saputo di mio figlio, mi si sono stretti tutti attorno. In tanti già mi hanno fatto donazioni in denaro, altri mi portano la spesa a casa, altri semplicemente hanno manifestato la loro vicinanza con un messaggio, un abbraccio. Tutte cose che fanno bene al cuore e che non mi offendono assolutamente, non ho nulla di cui vergognarmi e, anzi, chiedo un aiuto a tutti. Ben vengano cose belle come questa in un anno così difficile. (cit. Ravennatoday)

Tra le donazioni ricevute, c'è anche quella che viene dal Joko Park, il parco giochi di Lido di Classe, gestito da una giovane coppia, Simona e il fidanzato Simone che, appresa della situazione di Andrea e suo figlio Toto, si sono adoperati a loro favore devolvendo una parte degli incassi della loro attività.

Chiunque, se lo vuole, può aiutare questa famiglia nel difficile percorso che stanno intraprendendo con una offerta libera da inviare, tramite bonifico all'Iban IT09S0306923603100000003032, oppure portando direttamente il proprio contributo a Filippi Elettrodomestici in via Vasco de Gama 21.

Come per ogni situazione simile a questa, l'unione di tante persone fa la forza, e ciascuno di noi può essere quella "forza motrice" che può aiutare questa bella famiglia ad affrontare la loro difficile situazione.
Una Grazie di vero cuore a chi vorrà e potrà farlo!


Marco

mercoledì 8 dicembre 2021

La grande Generosità di Wué, povero che aiuta altri poveri

Quella che voglio raccontare oggi è una storia davvero particolare, che ho appreso per caso in televisione e che poi ho voluto approfondire, perché singolarissima e originale..... ma intrisa di tanta Bontà d'animo.

Lui si chiama Gian Piero, anche se per tutti è "Wuè", un ex-clochard di 74 anni che spende la sua vita per aiutare le persone povere come lui.
Originario di Genova, Wuè ha avuto fin dall'inizio una vita difficile, ha vissuto la propria infanzia in un orfanotrofio, dalla quale però è scappato perché subiva violenze fisiche e psicologiche. Successivamente ha studiato, si è diplomato nella scuola alberghiera e si è dedicato alla sua grande passione di allora, la pittura, ritraendo in particolar modo paesaggi. Coi suoi dipinti Wuè riusciva inizialmente a mantenersi, ma poi è arrivata la chiamata militare, il quale però è durata poco perché ha iniziato ad avere problemi di salute ed è stato riformato. Poi è arrivata un occasione lavorativa importante dall'America: Wué è diventato chef per gli importanti Hilton Hotel, ma anche in questo caso la salute ci si è messa di mezzo, gli è stata diagnosticata una malattia degenerativa e il lavoro è durato poco.
Wuè ha problemi fisici, non riesce a stringere le mani, ma non si da per vinto. Nel 1997 torna in Italia, a Viareggio, abita in una roulotte in Darsena e si occupa di tenere pulito il vialone. Balneari e negozianti del posto gli passano sempre qualcosa, così da poter andare avanti, quindi si trasferisce in piazza Viani, davanti alla sede della Capitaneria, vivendo da clochard in una zona un po' degradata della città. Wuè si occupa di tenere pulita la piazza, con tutto l'occorrente del caso, raccogliendo ogni giorno due o tre sacchi pieni di spazzatura. Ma la vera “Missione” di Wuè è quella di raccogliere i centesimi, tutte quelle monetine che spesso infastidiscono persino le persone comuni, e che lui invece raccoglie con grande pazienza e costanza, come qualcosa di molto prezioso. La gente del luogo che ha imparato a conoscerlo e ad apprezzarlo lo sa, e così quando lo incontrano gli riempiono le tasche di queste monetine (soprattutto i bambini), quindi Wuè si reca al vicino negozio "Lo Spaccio" che vende prodotti sfusi a filiera corta. Tutte queste monetine vengono "convertite" in generi alimentari come olio, pasta , pelati, burro, caffè, legumi ecc.... che poi Wuè distribuisce alle persone più povere, soprattutto senzatetto come lui e famiglie bisognose.
Un "povero" che aiuta altre persone povere, una cosa così distante dalla mentalità di molte persone, ma che tuttavia accade. Il 2019, ad esempio, è stato un anno molto positivo per lui: ha raccolto in totale 1100 euro, tutti devoluti in generi alimentari a vantaggio dei più bisognosi.
Wuè si avvale anche della sua pensione, che tuttavia è costretto a spendere in gran parte per le sue spese mediche, che gli costano 400 euro al mese.

La vicenda di Wuè è diventata molto nota grazie ad un articolo uscito nel 2019 su "La Nazione", e da allora la sua situazione è un poco migliorata. Ora non vive più a "cielo aperto" come faceva prima, ma in un magazzino che un’azienda della nautica gli ha offerto come riparo. La sua missione però non è cambiata, ed è sempre quella di raccogliere quelle piccole monetine di rame, spesso per i più, pesanti e fastidiose, da trasformare in generi di prima necessità per le persone più indigenti. Un azione questa così meritevole, che ha fatto vincere a Gian Piero detto “Wuè”, nientemeno che il "Premio Internazionale Bontà 2021" messo in palio ogni anno dal "Comitato della Croce" di Cavarzere in Provincia di Venezia e dedicato quest’anno (2021) alle vittime dell’11 settembre 2001, ai rappresentanti delle forze dell’ordine e ai magistrati deceduti nell’adempimento del loro servizio. Un premio vinto con la seguente motivazione: “Per colui che, come Cristo, è povero tra i poveri”.

Wuè è stato molto felice di ricevere questo riconoscimento, che lo ha avvicinato ancora di più alla gente, in particolar modo ai giovani. Ora, come prossimo obiettivo, nonostante i suoi problemi di salute e le sue 74 primavere, avrebbe quello di entrare a far parte della grande famiglia della Croce Rossaper avere momenti di condivisione e conforto”.

Qualsiasi cosa Wuè saprà ancora fare in futuro, non abbiamo alcun dubbio che sarà sempre a favore del suo prossimo, soprattutto quello più bisognoso, come il suo grande Cuore generoso gli suggerirà di fare.
Da parte mia, posso solamente dire: “Grazie Wuè, per tutto!”. Il mondo ha bisogno di gente altruista e nobile come te!


Marco

Giugno 2021

giovedì 25 novembre 2021

"Vorrei guarire dall'MCS per tutto l'Amore che mi ha dato mia madre, ma ho bisogno di aiuto!"

Vivo le pene dell'inferno, una vita di vessazioni. Ho una patologia gravissima che ancora la scienza tende a scansare, benché vi sia a disposizione moltissima letteratura specifica. Si tratta in apparenza di una di quelle situazioni apparentemente invisibili, resa possibile anche da una discreta presenza, che tende a mitigare la mia prigionia. L'acronimo è MCS, Multiple Chemical Sensitivity. Una sindrome mitocondriale, che giorno dopo giorno distrugge tutti gli organi e anche lo spirito, per chi come me ha ancora la forza di sorridere alla vita, nonostante tutto! Sono completamente abbandonata dalle istituzioni, ignorata per tantissime ragioni, soprattutto perché del mio caso in pochissime persone sono a conoscenza. La classica eminenza grigia che vive nell'ombra di se stessa, dietro un anfratto che mi sta uccidendo e nel modo più subdolo, cioè lentamente!
In un solo anno ho aumentato a dismisura l'intensità della mia sofferenza e del corteo di tutti i sintomi con i quali convivo. Non fosse altro che se disponessi di cure e di una casa bonificata, potrei recuperare un minimo del poco che resta di me stessa. Cosa resta?? Tanta dignità prima di tutto, non ho mai chiesto aiuti a nessuno, ho sempre evitato pensando di poter lavorare e sostenermi da sola. Non ho le forze per proseguire in questo modo, la sindrome si è portata via quasi tutto del mio mondo, ed io ero una ragazza piena di talento, voglia di fare, sogni da realizzare soprattutto, tanti!

Ma io sono anche una persona sola nella vita di ogni giorno, ignorata da mia sorella che non ha mai creduto alla mia sindrome, l'ha sempre contestata, umiliandomi talvolta e facendomi vergognare di esistere. Anche adesso che mi racconto penso che se dovessi chiudere gli occhi, smetterei di soffrire per sempre! Sì perché fa anche tanto freddo dove mi trovo e non posso permettermi neppure il riscaldamento, oltre al fatto che non tollero i caloriferi elettrici Soffro da troppo tempo per non aver considerato di raccontare un minimo la mia situazione. Con il Covid nessuna persona accetta di prendermi un poco a casa sua al caldo, ogni giorno prego Dio che questo succeda, ma anche quando sembra che io stia arrivando alla vetta di questo "sogno", ritorno bruscamente alla durissima realtà e resto qui al freddo e tra poco anche al gelo! Ho tante patologie insieme alla MCS, di cui la Rendu-Osler, motivo per la quale non posso andare a certe altezze collinari e montane. Causa di questo sono anche molto anemica e non posso permettermi alimenti di sostentamento che contrastino questa ennesima piaga. Ho problemi molto gravi coi denti ma non tollero anestesie! Ho la muffa in casa, non posso rimuoverla perché ne morirei. Intorno a me è tutto un cantiere.

Ogni stagione convivo con la passerella dei turisti sotto la finestra di casa mia, ogni secondo passa una persona, vi lascio immaginare, odori di ogni genere, profumi, ammorbidenti, tutto quello che passa mi entra in casa perché il mio piccolissimo buco esistenziale, è un pied a terre. Di fatto avrei anche una bella vista,  che detta così parrebbe il sogno di chiunque! Le poche volte che mi sono azzardata a fare una passeggiata, sono dovuta rientrare piena di odori addosso, che poi mi restano nella così definita memoria epiteliale; odori che si mischiano al gusto e all'olfatto, mangio qualcosa e sento quegli odori che si sono trasferiti sul mangiare. Tutto impossibile da sopportare, inenarrabile! Mio padre è anziano ed è seguito da un badante, non posso stargli accanto, malgrado gli voglia un bene infinito, ma lui è malato e ha bisogno di essere seguito giorno e notte, io sono malata e non riesco ad aiutarlo.

Vi prego di aiutarmi, chi potrà farlo leggendo questo scritto, si metta in contatto con me e mi dia un'opportunità di vita vera, non so cosa sia vivere in un vero appartamento. Non cerco cose sontuose, vorrei solo offrire a me stessa, per quel piccolo lasso di tempo che Dio mi concederà ancora in questo mondo, di provare l'emozione del vivere una casa "normale", lontana da qualsiasi fonte chimica. L'inverno sta bussando, non posso morire qui al gelo, sono sicura che da qualche parte del mondo qualcuno vorrà prendersi a cuore il mio caso. Sono una persona serissima e saprò disporre dell'autenticità di queste mie parole. Grazie a chiunque mi verrà in soccorso.

Qualcuno diceva che "Ci sono rimaste tre cose in paradiso: le stelle della notte, i fiori del giorno e gli occhi dei bambini" (Dante Alighieri)...... i miei occhi sono uguali a quelli di quei bambini, ho ancora desideri puri nel cuore, vorrei riscattarmi anche dal lutto di mia madre, facendole sapere che la mia vita è migliorata, glielo devo, mi ha dato tutto, mi ha insegnato a vivere.

Manuela


Per contattare Manuela allo scopo di poterla aiutare, scrivere a
marcolavocedellaverita@virgilio.it

Grazie di vero cuore a chi vorrà e potrà farlo!

lunedì 15 novembre 2021

La piccola Sara, 3 anni, ha un tumore raro. La bambina e la sua famiglia hanno bisogno dell'aiuto di tutti noi!

Quella di cui voglio parlare oggi, sulle pagine di questo blog, è una storia molto dolorosa e difficile, una vicenda che ha bisogno dell'aiuto e dell'Amore di tante persone!

Sara è una bambina di tre anni e ha un tumore raro e molto grave, un neuroblastoma maligno al quarto stadio, che colpisce soprattutto i bambini al di sotto dei cinque anni, con possibilità di guarigione del 50 %.
Purtroppo la famiglia di Sara, composta dal padre Mattia Cantagalli, 37enne lughese, e dalla sua compagna Maria Valgimigli, 41 anni, residenti a Faenza, sono in una situazione economica estremamente difficile. Papà Mattia e mamma Maria infatti, per poter seguire la loro figlia malata nei suoi continui trasferimenti dentro e fuori dall'ospedale, iniziati nel mese di maggio, hanno perduto il lavoro. Lui e la sua compagna lavoravano per un fast food di Faenza come driver, ovvero si occupavano di fare le consegne a domicilio. Un lavoro non troppo remunerato, che gli consentivano di portare a casa 800 euro al mese in due. Di questa cifra però, ben 450 euro erano spesi per l'affitto, inoltre la coppia si deve occupare anche di un altro figlio, di 11 anni, con tutte le spese che ovviamente si possono immaginare. La coppia, grazie al Cielo, è stata supportata dalle rispettive famiglie, le quali però non possono fare più di tanto, perché anch'esse di ceto piuttosto modesto.
Con la perdita del lavoro dei genitori, con un altro figlio da seguire, con l'affitto da pagare e con i continui via-vai tra Rimini e Faenza per le chemioterapie e le trasfusioni della piccola Sara, la situazione della famiglia si è ulteriormente aggravata e, come se ciò non bastasse, incombe su di loro anche la scadenza del contratto d'affitto. Gli assistenti sociali del loro Comune di appartenenza si sono detti disponibili ad aiutarli a pagare l'affitto, ma bisogna comunque vincere le "reticenze" dei proprietari, non troppo fiduciosi delle rassicurazioni dello Stato. La famiglia Cantagalli è naturalmente inserita nella lista di attesa per poter avere un alloggio popolare da parte del Comune, ma la lista è lunga e, al momento, non ci sono alloggi disponibili.

Quella della famiglia Cantagalli è una situazione difficile, delicata, piena di incognite ed incertezze, ed è per questo che è nata l'idea di chiedere aiuto alla gente, al quel popolo italiano che in tante occasioni si è distinto per altruismo e generosità. Dice a questo riguardo papà Mattia: Racconto tutto questo senza vergogna, nella speranza di ricevere qualche aiuto. Sara oltre alla chemioterapia dovrà affrontare anche l'intervento chirurgico, il trapianto di midollo e la radioterapia. Cure lunghe che porteranno a grosse spese. Spero che la mia storia molto difficile possa raggiungere le persone di buon cuore che ancora esistono, anche un piccolo granello di sabbia può fare la differenza (cit. Ravennatoday).

Per poter aiutare la famiglia Cantagalli nella loro difficile situazione, si può donare un contributo libero al loro
IBAN  IT30X36772223000EM001525165
intestato a Mattia Cantagalli

Per poter seguire l'evoluzione della storia della piccola Sara, è nata anche la pagina Facebook “La piccola Sara, corredata da tante belle fotografie e notizie.


A fianco della famiglia Cantagalli, recentemente, sono scese in capo anche numerose realtà della zona come alcuni commercianti ravennati che hanno deciso di mettere a disposizione del progetto "Aiutiamo Sara" la loro esperienza e i loro prodotti. Al loro fianco è scesa anche in campo l'associazione "Cuore & Territorio", lanciando una campagna di raccolta fondi. Pertanto chi volesse sostenere la famiglia di Sara, potrà effettuare una donazione anche sul Conto Corrente bancario attivato presso la Cassa di Risparmio Ravenna,
IBAN IT 02 F 06270 13100 CC0000027952
intestato a CUORE E TERRITORIO APS
Causale “Aiutiamo Sara”.

Altri eventi solidali sono in fermento, come quello organizzato dal titolare del negozio "Gourmet" che ha organizzato per martedì 16 novembre, al Ristorante "Vecchia Canala", un evento culinario con parte dell’incasso che sarà devoluto alla bambina, e similmente farà lo stesso anche la pizzeria Take Away, che dal 12 al 30 novembre devolverà il 10% degli incassi giornalieri per questa nobile causa.

La Generosità del popolo italiano non si smentisce mai in situazioni come queste, anche se il percorso della piccola Sara è sicuramente ancora lungo, tortuoso e incerto.
Ciascuno di noi può dare il proprio personale contributo, per piccolo o grande che sia, come una goccia che, assieme a tante altre, si trasforma nel mare, un mare di Solidarietà e di Amore per una bimba di 3 anni che lotta per avere una vita normale.
Grazie di vero cuore a chi lo farà!


Marco

lunedì 25 ottobre 2021

Simone, disabile grave, ha realizzato il desiderio di ricevere la S. Cresima nel suo giardino

Simone ha una gravissima disabilità, non può parlare e non può muoversi, ma questa domenica ha realizzato il suo grande desiderio di ricevere la S. Cresima nel giardino della sua casa, trasformata in una piccola chiesa, dalle mani del Vescovo e del diacono che lo conoscono bene.

ROMASimone è un ragazzo gravemente disabile a causa di una forte afasia complicata da diversi altri gravi problemi, non può né parlare e né muoversi dal suo letto, ma ciò nonostante non ha mai perduto la voglia di vivere né di comunicare con le persone che gli sono intorno. E ha sempre manifestato una forte Spiritualità, tanto da voler ardentemente ricevere i Sacramenti, prima la S. Comunione e ora, da questa domenica, la S. Cresima. Per fare ciò, la sua casa, in cui vive assieme a sua mamma Sara, nel quartiere Tiburtino di Roma, si è trasformata in una piccola chiesa all'aperto, con la presenza di tanti amici, del diacono e del Vescovo.
Simone, munito di un particolare “tubetto”, uno strumento che gli permette di comunicare attraverso leggere pressioni con le dita, ha fatto chiaramente capire che era suo desiderio ricevere questo importante Sacramento, e tutto questo si è realizzato nel giardino della sua nuova casa, ottenuta quest'ultima a costo di lunghe e faticose battaglie dalla sua instancabile madre Sara.

La grande Fede di Simone

E' da diversi anni che Simone ha manifestato un sempre più grande desiderio di Spiritualità, nato probabilmente negli anni della scuola. Da anni Simone ascolta devotamente la S. Messa e i vari riti Cattolici delle più importanti Festività, quindi più recentemente ha scoperto anche il S. Rosario. Tutto questo ha coinciso, qualche anno fa, con l'intenzione di Simone di fare la prima Comunione, cosa non semplice da attuare a causa della sua gravissima disabilità, ma che alla fine è avvenuta. In questo modo Simone è entrato, di fatto, nella Comunità del suo quartiere, nonostante la sua impossibilità di muoversi dalle mura della sua casa. In tutto questo ha pesato molto la devozione e compostezza che Simone ha sempre manifestato tutte le volte che ha seguito la S. Messa, fatto questo che ha convinto tutti e tolto ogni dubbio sulla profondità e radicalità delle sue intenzioni.
Simone ha manifestato spesso anche l'intenzione di pregare insieme alle altre persone, spesso quando si manifestavano dei problemi legati alla sua salute, a problemi nati con la Asl o per altre ragioni ancora.

Il desiderio realizzato della Cresima nel suo giardino

Non c'è stata una presenza di persone molto numerosa alla Cresima di Simone, a causa della pandemia, ma tutte le persone a lui più care erano presenti, e tra queste il diacono Roberto Proietti, due responsabili della Caritas, un medico molto amico della famiglia e diverse altre persone ancora, tutte care amiche di Simone e di sua mamma Sara. Ed era presente anche il Vescovo, mons. Paolo Ricciardi, che ha avuto modo di conoscere il piccolo ma bel “mondo” che ruota attorno a Simone. Soprattutto ha conosciuto lui, con il suo “tubetto” comunicatore che gli permette di interagire con le altre persone.
Al termine della cerimonia c'è stato anche un piccolo ma gradevole rinfresco, e Simone, che è stato per tutto il tempo della Festa senza respiratore, era visibilmente felice, immerso totalmente in questo clima gioioso, di vero e profondo affetto.


Marco

23 ottobre 2021

martedì 19 ottobre 2021

Anonimo benefattore compra la casa di un disabile all'asta per poi restituirgliela

Ecco una storia di meravigliosa Solidarietà, di quelle che ti toccano il cuore, avvenuta tra un persona disabile, in gravi difficoltà economiche, e un “misterioso” benefattore che è voluto rimanere nell'anonimato.
Il primo protagonista si chiama Alessandro D'Oriano, ha 46 anni ed è disabile al 75%. L'uomo ha perduto il lavoro e ben presto si è trovato in grandi ristrettezze economiche, vista che la sua unica entrata è rappresentata dai 257 euro mensili che riceve dalla sua pensione d'invalidità. Una cifra purtroppo non sufficiente per far fronte alle spese quotidiane di tutti i giorni e, soprattutto, per pagare il mutuo della sua casa.
Terrorizzato da questa situazione e in ansia di perdere la sua abitazione, Alessandro, già cagionevole di salute, è stato colpito da un ictus ed è stato ricoverato all'ospedale di Volterra per una lunga e difficile riabilitazione.
Il misterioso benefattore, livornese e dalla grande sensibilità, saputo di questa spiacevolissima situazione si è messo in contatto con il sindaco di Livorno, Filippo Nogarin, chiedendogli espressamente di voler aiutare Alessandro, in così grande difficoltà. Saputo che Alessandro stava per perdere la casa, una volta che questa è stata messa all'asta giudiziaria, l'ha comprata lui stesso, con l'intento di restituirla allo sfortunato proprietario, non appena sarebbe uscito dall'ospedale. Un gesto meraviglioso e, come detto, fatto completamente nell'anonimato perché, per sue stesse parole: “Quando si fa del bene lo si fa e basta - ha detto - senza pubblicità, senza altri fini, come un imperativo categorico” (cit. Corriere.it).

Nonostante la volontà di rimanere nell'ombra, il gesto meraviglioso del benefattore è passato ben presto di bocca in bocca, e la notizia si è sparsa in tutta la città.
L'avvocato di Alessandro D'Oriano, Francesco Tanzini, ha avuto modo di conoscere il generoso benefattore, rimarcandone immediatamente la grande profondità umana e l'assoluta mancanza di secondi fini.
A dare la meravigliosa notizia della restituzione della casa ad Alessandro, è stato suo fratello Francesco, enormemente grato per tutte le persone che si non mosse in suo aiuto, in primis naturalmente l'anonimo mecenate livornese. E dopo tanto tempo, con grande gioia, non ha potuto nascondere di aver visto suo fratello Alessandro tornare finalmente a "sorridere" e a sperare in un futuro migliore.


Marco

Giugno 2017

martedì 28 settembre 2021

Modena: i colleghi gli regalano un giorno di ferie a testa per assistere il padre malato

Una storia di solidarietà tra lavoratori alla vigilia della Festa del Primo maggio. Il figlio: "Mio padre è morto, ma vorrei che questi gesti si moltiplicassero anche per altri"

MODENA - Tutti i colleghi, anche il direttore dello stabilimento, hanno regalato un loro giorno di ferie per poter permettere a Davide Durante, 38 anni, operaio, di assistere il padre malato. Un dono collettivo nato in fabbrica, alla Stilma Acciai di San Cesario sul Panaro, nel modenese. Una storia di solidarietà tra lavoratori alla vigilia della Festa del Primo maggio.

Il papà di Davide, Giorgio, 65 anni che avrebbe compiuto a giugno, si è ammalato di tumore al polmone lo scorso anno. "Le cose sembravano migliorare, sembrava in ripresa sino a febbraio scorso quando le metastasi sono arrivate al cervello - racconta il figlio - Avevo usato in questo periodo i miei giorni di 104 e di ferie, ma quando ha cominciato a dover fare la radioterapia ogni giorno non sapevo come fare". Anche Giorgio era operaio alla Stilma Acciai, storica azienda emiliana nel settore siderurgico (porta nel marchio il tridente Maserati): era tra i più anziani, gli volevano bene tutti, i più giovani lo chiamavano zio. E cosi un giorno Davide si è trovato il regalo: "Usa le nostre ferie". Più di un mese. Sono una trentina i dipendenti, tutti hanno partecipato. "Sono rimasto senza parole. Purtroppo a situazione di mio padre è precipitata a fine marzo, non era previsto nemmeno dai medici. Quei giorni regalati dai colleghi mi hanno permesso di condividere con lui le ultime ore. Lui è morto. Rimane la mia gratitudine rispetto a questo gesto fatto con il cuore".

A distanza di alcune settimane Davide ha deciso di raccontare la sua storia alla Gazzetta di Modena. "Volevo ringraziare i miei colleghi e l'azienda pubblicamente e far sapere che si possono usare giorni in questo modo. Vorrei, con la mia testimonianza, che in altri contesti di lavoro possa nascere questa straordinaria e incredibile solidarietà".


29 aprile 2019

FONTE: Repubblica

martedì 21 settembre 2021

Gira la città e taglia gratis i capelli ai senzatetto: il potere di un piccolo atto d’Amore

In un mondo dove l’indifferenza spesso regna sovrana, questa giovane parrucchiera gira la città con le sedie rosse del suo salone per aiutare le persone lasciate ai margini della società.
Katie Steller non solo taglia gratis i capelli ai senzatetto, ma offre loro la sua amicizia aiutandoli a non sentirsi più invisibili: “Tutto è iniziato nel 2013, prima di aprire il mio salone a Minneapolis. Avevo tutte le attrezzature nel mio soggiorno e quest’unica sedia. Allora mi è venuta un’idea: mettere la sedia nel portabagagli, andarmene in giro e offrire tagli di capelli gratis, proprio lì dove le persone si trovavano e mostravano i loro cartelli chiedendo aiuto. Di recente ho deciso di rispolverare quell’idea, e mi ha cambiato la vita”.

Così almeno una volta alla settimana chiude le porte del suo negozio, per dedicarsi a questa speciale missione d’amore: “Portare dietro una sedia pieghevole sarebbe molto più semplice, ma in fin dei conti la ragione principale per cui faccio tutto questo non riguarda solo tagliare i capelli, è usare ciò in cui sono brava come uno strumento per connettermi con le persone. E poi non tutti possono provare l’esperienza di mettersi comodi in poltrona, ma anche loro meritano di viverla”.

Katie ha imparato a non giudicare la vita degli altri, perché anche lei per tanto tempo si è sentita "diversa". Dopo un’operazione che l’ha privata del colon a 13 anni a causa di una grave colite ulcerosa, come conseguenza, ha iniziato a perdere i capelli: “Come sempre, ci accorgiamo del valore delle cose solo quando le perdiamo. In quel momento ho compreso quanto anche un semplice taglio di capelli sia importante nella vita di una persona”.

Il buon esempio di questa ragazza ha dato vita a una rete di beneficenza, che tra le altre cose offre ai bisognosi beni di prima necessità; dai calzini agli snack, dai prodotti per l’igiene personale alle scarpe. Anche se il regalo più prezioso resta quello che non si può comprare e che ognuno è in grado di offrire: il proprio tempo!Lasciare il segno nella vita di un'altra persona non richiede grandi gesti o enormi somme di denaro. Non sottovalutate mai il potere di un piccolo atto di gentilezza!”.


2 ottobre 2019

FONTE: Fanpage

lunedì 6 settembre 2021

Le mille volontarie che puliscono casa alle donne malate di cancro

ROMA“Cleaning for a reason”. Ovvero pulire per un motivo. Sì, ma qual è il motivo? Consentire alle donne di prendersi cura di se stesse. Soprattutto quando sono malate. Potrebbe sembrare scontato, ma non lo è affatto. Soprattutto là dove non esiste un sistema sanitario gratuito per tutti (come negli Usa) ed efficiente (è il caso del Canada; nonostante il sistema universalistico più della metà degli abitanti acquista un’assicurazione privata per coprire le prestazioni non garantite).

Presupposti, questi, che rendono ancora più difficile la vita delle donne colpite dal cancro. Come se non bastasse la lotta nel percorso sanitario, ecco che si affacciano le preoccupazioni e le ansie di chi si fa carico ogni giorno della gestione domestica. D’accordo, la battaglia per la parità di genere sta incidendo sulle abitudini. Purtroppo i dati raccontano ancora un’altra storia, quella secondo la quale nella metà dei casi sono proprio le donne a occuparsi delle faccende domestiche (secondo una ricerca commissionata da Nielsen sono il 56% in Italia mentre la media europea è del 49%).

E così qualcuno ha deciso di darsi da fare offrendo una risposta concreta. E’ il caso dell’americana Debbie Sardone, fondatrice e presidente dell’organizzazione non profit “Cleaning for a reason”.
L’idea è nata un po’ di tempo fa. Come ogni giorno Debbie era al lavoro. Ha un impiego nell’impresa di pulizie “Buckets & Bows Maid Service”. Ricevette la chiamata di una donna che a causa della malattia non aveva le forze per fare le pulizie di casa. Però non poteva neppure permettersi di pagare qualcuno che le facesse al posto suo. Disse questo e riattaccò. Per quella donna la telefonata all’impresa di pulizie rappresentava uno sfogo quasi disperato.

Ma in quel preciso momento Debbie ha giurato a se stessa che nessun’altra donna con lo stesso problema avrebbe dovuto preoccuparsi delle pulizie domestiche. Debbie ha coinvolto un po’ di amiche e ha iniziato ad aiutare chi ne aveva bisogno. E il bene, si sa, è contagioso. In poco tempo la rete di solidarietà si è estesa talmente tanto da rendere necessaria la costituzione di un’associazione.

«Il nostro obiettivo è quello di consentire a queste donne coraggiose e forti di affrontare le terapie concentrandosi solo ed esclusivamente sulla loro salute» spiega Debbie. «Noi facciamo solo una piccola parte. Ma pulendo le loro case possiamo evitare che si preoccupino per qualcosa che non deve assorbire le loro energie né tantomeno il loro tempo».

Ovviamente il servizio è gratuito. Oggi la “Cleaning for a reason” opera sia negli Stati Uniti sia in Canada e conta ben 1.200 volontarie che dal 2006 hanno aiutato più di 24 mila donne donando ore di volontariato quantificabili economicamente in oltre 6,3 milioni di dollari.


di Gianluca Testa

7 febbraio 2017

FONTE: Corriere della Sera

domenica 15 agosto 2021

In bici da Bergamo a Taranto: 33enne raccoglie 24mila euro per bimbi dell'ospedale jonico

Il biker Giuseppe Russo ha completato il percorso in 11 tappe e ha consegnato l'assegno per acquistare macchinari all'ospedale SS.Annunziata di Taranto

Un assegno di oltre 24mila euro, frutto delle donazioni raccolte durante il tour in bici Bergamo-Taranto, compiuto dal 2 al 12 ottobre scorsi, è stato consegnato questa mattina al primario del reparto di onco-ematologico pediatrica dell’ospedale SS. Annunziata di Taranto da Giuseppe Russo, 33enne originario di Massafra (Taranto) ma dal 2015 residente a Bergamo, promotore dell’iniziativa. Il biker ha realizzato l’impresa in 11 tappe ricevendo il sostegno della famiglia di Nadia Toffa, la co-conduttrice de «Le Iene» che fu madrina dell’altra iniziativa benefica avviata da «Tutti gli amici del mini bar» del rione Tamburi della vendita solidale delle magliette con la scritta
«Ie Jesche Pacce Pe Te». Russo ha raggiunto il reparto onco-ematologico pediatrico del SS. Annunziata dove è stato accolto dall’equipe medica e dal primario Valerio Cecinati, a cui ha consegnato l’assegno da 24.079,40 euro. Il ricavato dell’iniziativa sarà utilizzato per l’acquisto di materiale e di macchinari ad uso esclusivo del reparto onco-ematologico pediatrico.


9 novembre 2019

FONTE: La Gazzetta del Mezzogiorno

giovedì 29 luglio 2021

Vilminore – Alice che fa rivivere il sorriso di Michele (morto di leucemia) in un’associazione. Il "battesimo" al Gleno

Michele è una persona positiva, gioviale e allo stesso tempo introspettiva e profonda. Tutte le persone che ho incontrato in quei giorni mi raccontavano di lui sempre sorridente, solare, un burlone. Mi piace usare il presente, non per la mancanza di accettazione della realtà, ma perché la sua essenza continua ad essere qui”, è così che Alice Morzenti ci descrive il fratello Michele, che a 28 anni se n’è andato a causa di una leucemia fulminante, ma continua a vivere nell’associazione "Il sorriso di Michele", che è stata inaugurata con una Messa alla Diga del Gleno, uno dei suoi luoghi del cuore, il 18 luglio, giorno del suo compleanno.

L’idea di fondare un’associazione è nata in famiglia e tra i suoi amici più stretti pochi giorni dopo la sua morte, volevamo che il ricordo di Michele non fosse legato alla sua malattia e alla sua scomparsa, ma a quello che è sempre stato per tutte le persone che l’hanno conosciuto. È stata una tragedia che ha colpito tutti, ma proprio per questo sono convinta che l’associazione debba testimoniare l’atteggiamento positivo alla vita che ha avuto Michele. Gli obiettivi fondamentali che ci poniamo sono il sostegno alla ricerca scientifica, ma vogliamo anche dare il supporto alle associazioni già presenti sul nostro territorio, perché nonostante i nostri paesi siano piccoli, sono ricchi di realtà che svolgono un grande lavoro e poi ci occuperemo di musica, arte e sport, tre grandi passioni di Michele”.

di Sabrina Pedersoli

23 luglio 2021

FONTE: araberara

mercoledì 23 giugno 2021

Fibromialgia, la vicinanza della Chiesa

di Michela Altoviti

Si riuniranno questa mattina, in piazza San Pietro per la preghiera del Regina Coeli le delegazioni delle diverse associazioni e dei gruppi di autoaiuto che a livello nazionale operano a favore dei malati di fibromialgia, in vista della Giornata mondiale dedicata a questa patologia, che ricorre il 12 maggio. Istituita nel 1990, nel giorno dell’anniversario della nascita di Florence Nightingale, l’infermiera fondatrice della Croce Rossa che durante la guerra di Crimea non rinunciò a lottare per i diritti dei malati anche quando contrasse una malattia infettiva i cui sintomi sono compatibili con gli attuali criteri diagnostici della fibromialgia, «questa Giornata esiste da tanti anni, ma quest’anno per la prima volta come Chiesa di Roma – spiega don Carlo Abbate, direttore dell’Ufficio diocesano per la pastorale sanitaria – la viviamo avendo istituito una nuova area di attenzione dedicata proprio ai malati reumatici, per esprimere vera vicinanza a questo mondo silente e sofferente». In Italia sono circa 5 milioni le persone affette da malattie reumatiche; di queste, secondo i dati della Società italiana di reumatologia, oltre 2 milioni e mezzo – prevalentemente donne – sono interessate da fibromialgia ma «purtroppo nel nostro Paese ancora non è stata riconosciuta quale malattia cronica e invalidante, anche se rende scarsa la qualità della vita delle persone che ne soffrono, stravolgendola», spiega Edith Aldama, referente della nuova area dedicata alle malattie reumatiche dall’Ufficio diocesano. L’infermiera e malata fibromialgica evidenzia in particolare «la difficoltà di noi pazienti reumatici di essere riconosciuti perché spesso ci viene detto che la nostra patologia, altamente invalidante, non esiste ed è solo nella nostra mente», laddove i sintomi della fibromialgia non sono visibili «perché la caratteristica principale è il dolore muscolo scheletrico diffuso, continuo, permanente, che ci accompagna giorno e notte, associato anche a disturbi del sonno, stanchezza cronica, cefalea, vertigini e colon irritabile, ma senza segni clinici evidenti dalle analisi di laboratorio o dagli esami strumentali». Ecco allora «l’importanza di essere vicini a queste persone, facendo sentire loro l’abbraccio della Chiesa – continua Aldama – e di rendere visibile questa patologia, per la quale, a oggi, non sono stati riconosciuti i livelli essenziali di assistenza». Vanno in questa direzione l’incontro di domani sera, intitolato “Vorrei esistere. Fibromialgia: i malati invisibili”, organizzato dall’Ufficio diocesano nella parrocchia di San Giulio, e «le attività di sensibilizzazione che la Pastorale sanitaria intende promuovere con il Tavolo interreligioso di Roma», anticipa Aldama. Ancora, lo spazio dedicato alla patologia, proprio in occasione della Giornata mondiale, all’interno del XXII Convegno nazionale della Cei per la pastorale della salute, dal titolo “Gustare la vita, curare le relazioni”, che si sta svolgendo on-line dal 3 maggio, per concludersi il 13. «Grazie alla sensibilità del direttore dell’Ufficio nazionale don Massimo Angelelli, che ha portato all’inserimento della fibromialgia nel calendario 2021 delle Giornate mondiali della Chiesa, dell’Onu e dell’Oms – spiega ancora la referente diocesana -, daremo voce a tutti i malati fibromialgici, per non farli sentire più soli».

9 maggio 2021

FONTE: Roma Sette

domenica 20 giugno 2021

Tutto l’amore di Asia che ha guarito Mattia: salva il fratellino donandogli il midollo

Due anni dopo il trapianto, la famiglia Marin di Monfumo ringrazia tutte le persone che hanno dato aiuto

Lei gli ha ridonato la vita. Lei è la persona che, sempre, lui avrà dentro di sè. È il 15 settembre 2017 quando Mattia si ammala. I primi esami. I primi accertamenti. La speranza che non sia quello. E invece. Invece la diagnosi: leucemia. Una malattia molto più diffusa in età infantile che in quella adulta, per la quale in Italia vengono diagnosticati circa quindici nuovi casi ogni centomila persone l’anno. Mattia che quei giorni avrebbe dovuto cominciare la seconda elementare, quel giorno lo passa a Padova in ospedale. Ricoverato al reparto di Oncoematologia Pediatrica. Un duro colpo. Un colpo al cuore, una vita che cambia nel giro di mezzo secondo per quella famiglia di Monfumo di Treviso. Per la mamma, Debora Pandolfo; per il papà, Mauro Marin; per la sorella, Asia. La mamma, di 42 anni, quando ci parla usa sempre il verbo al plurale: se Mattia stava male, stava male anche lei, se Mattia viene ricoverato, è come se venisse ricoverata anche lei. Un dolore dentro che senti, quando la creatura a cui hai dato la vita si ammala. «Mi ricordo ancora – dice la madre al Giornale – era di venerdì. La mattina abbiamo fatto gli esami del sangue e alle dieci e mezzo eravamo già ricoverati a Padova. In quel momento ci hanno detto che era leucemia».

Da lì parte un calvario. Mattia inizia a fare i cicli di chemioterapia e a ottobre 2017 i medici dicono ai genitori che c’è bisogno di un trapianto. «Abbiamo fatto gli esami io, mio marito e Asia – racconta la mamma -; a novembre ci dicono che Asia era compatibile. Lì abbiamo iniziato a pensare positivo. Era dura. Ci sono stati momenti difficili perché ti trovi in un posto che mai vorresti conoscere». Così il 16 febbraio 2018 Mattia viene sottoposto al trapianto. «Ci hanno ricoverato per 43 giorni. A marzo 2018 ci hanno dimesso». Da lì Mattia inizia ad andare in ospedale: per i primi tre mesi, due tre volte a settimana, ora ci va una volta ogni tre mesi. Una cosa che fa rendere i genitori orgogliosi e fieri che i loro figli siano stati forti. «Anche più di noi – dice la madre – Asia all’inizio era spaventata – racconta – chi non lo sarebbe, ma ora è felice, quando ha visto che il fratellino iniziava a star bene, era contenta. Con i medici le abbiamo fatto capire il gesto che stava per fare. E vogliamo dare e ringraziare tutti quelli che ci hanno dato una mano, dagli incontri di preghiera a chi ha donato dei soldi».

Una raccolta fondi era partita e con la squadra di calcio di Monfumo, la Asd, è stata organizzata una partita, il cui ricavato è andato alla Città della Speranza. «Che sia un messaggio di speranza – dice la mamma – per le famiglie che stanno passando questo calvario». Ora Mattia va a scuola, e della squadra di calcio è diventato la mascotte.


16 febbraio 2020

FONTE: Papaboys

venerdì 18 giugno 2021

Padova, l'appello dei genitori di un bimbo di 5 anni che lotta contro la leucemia: "Serve un donatore, il trapianto è l'ultima speranza"

"Serve un donatore di midollo osseo, di età compresa tra i 18 e i 35 anni. Aiutiamo Fabiano", sottolinea il sindaco di Pozzonovo, il comune dove vive il bambino

"Il trapianto di midollo è l'ultima speranza per salvare Fabiano". Questo l'appello dei genitori di un bambino di quasi 5 anni di Pozzonovo, nel Padovano, che dal 2019 soffre di leucemia. La mamma e il papà di Fabiano, supportati dalla sindaca Arianna Lazzarini, chiedono quindi ai giovani tra i 18 e i 35 anni di mettersi a disposizione per donare. Un appello ripreso anche dal presidente della Regione Veneto Luca Zaia.

L'inizio del calvario - "Era il gennaio 2019 e Fabiano ci sembrava particolarmente pallido e stanco - hanno raccontato i genitori al Gazzettino -. All'inizio non gli abbiamo dato un gran peso ma poi ci sono stati due episodi che ci hanno spinti a rivolgerci ai medici: camminando cadeva a terra senza motivo e salendo le scale si lamentava per il dolore". All'ospedale di Schiavonia è dunque arrivata la diagnosi, poi confermata all'ospedale di Padova: leucemia.

Dopo due anni di ricoveri, chemioterapie e cortisone, nel gennaio scorso sembrava che Fabiano stesse meglio. "Ci siamo illusi - hanno spiegato i genitori -. Abbiamo notato un ingrossamento dei testicoli. Due ecografie fatte nell'arco di 15 giorni non hanno rilevato nulla, ma la biopsia ha evidenziato che purtroppo la malattia era sempre presente e che, anzi, si era fatta più aggressiva".

Dunque, nel giro di una settimana, il bambino è stato sottoposto a due interventi molto invasivi. Ma poi è arrivata la brutta notizia: solo il trapianto può salvarlo. "E' stato avviato quindi il secondo protocollo che prevede tre mesi di preparazione. Siamo alla fine del secondo, Fabiano purtroppo risponde male alle cure. Venerdì scorso abbiamo firmato per acconsentire la ricerca di un donatore compatibile nella banca dati, ma ci hanno detto che lo è solo uno su centomila". Ecco quindi il perché dell'appello.

L'appello del sindaco - "Il piccolo Fabiano - residente a Pozzonovo, Padova - deve sottoporsi urgentemente a un trapianto di midollo osseo. Ha quasi 5 anni. Da due anni e mezzo sta combattendo contro la leucemia, con cicli di chemio che non hanno fatto sparire il male, divenuto ancora più aggressivo. Serve un donatore di midollo osseo, di età compresa tra i 18 e i 35 anni - è l'appello condiviso su Facebook dal sindaco di Pozzonovo Lazzarini e condiviso da Zaia - Chi può, contatti per favore ADMO - Associazione Donatori Midollo Osseo al numero 800890800 o si iscriva alla piattaforma presso il seguente indirizzo: http://admoveneto.it/iscriviti. Vi ringrazio di cuore per l'attenzione e la sensibilità con cui potrete contribuire al futuro del nostro piccolo Fabiano e di tanti altri malati che stanno attendendo la compatibilità di midollo osseo".


16 giugno 2021

FONTE: Tg com 24

lunedì 10 maggio 2021

Vicinanza del Papa alle persone affette da fibromialgia

L’appello del Papa al Regina Coeli anticipa la Giornata Mondiale della Fibromialgia, che cade il prossimo 12 maggio. Si tratta di una forma comune di dolore muscoloscheletrico diffuso e di affaticamento che in Italia colpisce oltre 2 milioni di persone. La testimonianza di Edith Aldama, infermiera e referente delle malattie reumatiche per la Pastorale della Salute della Diocesi di Roma

Città del Vaticano - Le parole del Papa al Regina Coeli sulla fibromialgia pongono l’attenzione su una patologia sottovalutata e poco conosciuta.
Saluto - ha detto Francesco - le persone affette da fibromialgia. Esprimo la mia vicinanza a auspico che cresca l’attenzione a questa patologia a volte trascurata. Il 12 maggio le piazze e i monumenti italiani si coloreranno di viola per sensibilizzare l’opinione pubblica sulle condizioni del paziente fibromialgico, sofferente di una patologia che la pandemia ha contribuito ad aggravare ulteriormente. È l’iniziativa "Illuminiamo la Fibromialgia" voluta dall’Associazione Italiana Sindrome Fibromialgica, in occasione della giornata mondiale dedicata a questa invalidante e dolorosa malattia.

Una sofferenza spesso taciuta

Chi si trova a vivere questa malattia spesso, prima di riuscire ad avere la giusta diagnosi, deve attraversare un calvario fatto di molte visite specialistiche, tanti esami clinici, numerosi medici che troppe volte non riescono a capire che cosa succede nella persona. E questa situazione troppo spesso si dilunga anche per vari anni. “La fibromialgia in Italia colpisce due milioni e mezzo di persone
, racconta Edith Aldama, infermiera e referente per le malattie reumatiche della Pastorale della Salute della Diocesi di Roma. La caratteristica fondamentale di questa sindrome, è il dolore muscolo scheletrico diffuso. Un dolore continuo e intenso, che ci accompagna giorno e notte. Specifico, ‘ci accompagna’, perché anch'io sono una malata fibromialgica. Questa malattia è caratterizzata anche da altri disturbi, come la stanchezza cronica ed altri problemi. Sono proprio queste caratteristiche che la portano ad essere un’affezione molto invalidante”.

Una malattia difficilmente diagnosticabile

Questa patologia colpisce maggiormente le donne, ma anche gli uomini non ne sono indenni, indistintamente dall’età. Si va dall’adolescenza fino alla terza età. “Purtroppo non c'è un protocollo diagnostico terapeutico – continua a spiegare Edith Aldama – e i pazienti si trovano tante volte a non avere un ciclo unico di cure. Le cause non si conoscono ancora: si parla di un'alterazione della soglia del dolore, quindi le cure sono mirate a cercare in qualche modo di alleviare questa sofferenza. Perciò si utilizzano farmaci antidolorifici, ma anche antidepressivi, non perché possa esserci per forza nel paziente una forma di depressione, ma poiché aiutano ad alzare la soglia di sopportazione del dolore. Anche per la stanchezza cronica si utilizzano tanti integratori, però non c'è un vero e proprio protocollo di cure previsto”.

Vivere il dolore in solitudine

Troppo spesso chi soffre di fibromialgia si ritrova solo ad affrontare una malattia ancora troppo poco conosciuta, dove la ricerca medica è ferma e non ci sono cure valide per ottenere dei miglioramenti concreti. “Fondamentalmente siamo invisibili, perché non è una malattia riconosciuta dallo Stato Italiano - sottolinea l’infermiera - anche se c'è comunque una proposta di legge in Parlamento per il riconoscimento di questa patologia come malattia cronica invalidante. La ricerca è ferma. E’ dunque fondamentale sensibilizzare sull'esistenza della patologia e favorire anche la formazione del personale sanitario, per far conoscere questa affezione ed arrivare a un unico protocollo diagnostico terapeutico. Purtroppo il fatto di non essere ancora riconosciuta comporta per i pazienti un mancato accesso alle cure attraverso il sistema sanitario nazionale. Per questo ci capita di incontrare persone diventate invisibili, che vivono la loro esistenza nella sofferenza e nel buio più totale”.


di Marina Tomarro

9 maggio 2021

FONTE: Vatican News

domenica 2 maggio 2021

Oncologo cancella i debiti sanitari dei suoi pazienti per più di 650 mila dollari

Un oncologo dell’Arkansas, il dottor Omar T. Atiq, cancella 650 mila dollari di debiti per spese mediche da pagare dei suoi pazienti

Un atto di gentilezza e generosità che sta aiutando i pazienti e gli ex pazienti del dottore ad affrontare il nuovo anno in maniera più serena e con meno debiti da saldare.

E’ noto che negli Stati Uniti l’accesso alle cure mediche sia sostanzialmente ad appannaggio di chi ha assicurazioni sanitarie costose che coprono parte dei costi degli interventi, e che per chi non può permettersi una assicurazione le spese sanitarie siano altissime e spesso chi si ammala, come in questo caso, pazienti che lottano contro il cancro, si ritrova poi, una volta guarito a pagare per anni, debiti di migliaia di euro, rispetto alle cure a cui ha dovuto sottoporsi,

Così il dottor Atiq ha deciso di annullare i debiti dei suoi pazienti per le cure sanitarie e ad ognuno di loro ha inviato un biglietto con un saluto personale dal loro ex medico. La nota ringraziava ogni paziente per aver dato fiducia al dottor Atiq e per essersi affidati a lui per le cure, e poi annunciava la generosa sorpresa.

l’oncologo racconta alla CNN di essere sempre stato dubbioso e di non essere mai stato d’accordo con le modalità della sanità statunitense che lascia i cittadini economicamente più bisognosi, pieni di ulteriori debiti da saldare una volta che finiscono delle cure per una malattia, però purtroppo è così che funziona il sistema americano e non c’è nulla che si possa fare, eccetto prendere una iniziativa personale.

Così lo stesso medico ha pensato di agire lui stesso concretamente per chi non si può permettere una assicurazione sanitaria, cancellando tutti i debiti dei suoi pazienti, da quelli di centinaia di dollari a quelli di decine di migliaia di dollari, per un totale di più di 650 mila dollari, che il dottor Atiq non ha incassato per sé, ma con cui ha aiutato molte famiglie in difficoltà finanziaria, soprattutto in questo periodo di crisi sanitaria che ha lasciato molte famiglie bisognose, ancora più in difficoltà.

Quasi 30 anni fa, il Dr. Atiq ha fondato l’Arkansas Cancer Clinic per rendere disponibili cure oncologiche anche a persone economicamente svantaggiate. E’ chiaro che per questo oncologo dal cuore d’oro i bisogni dei pazienti sono sempre stati più importanti che la loro possibilità di pagare.

Il dottor Atiq conosce fin troppo bene l’enorme pressione finanziaria che spesso devono affrontare i pazienti e dall’altro lato, come oncologo, ammette che la cura del cancro spesso comporta spese particolarmente schiaccianti. Sebbene desideri che tutti i suoi pazienti si concentrino semplicemente sulla guarigione, molti semplicemente non sono in grado di farlo e la maggior parte dei suoi pazienti deve lavorare durante il trattamento. Alcuni dei suoi pazienti, comprese le signore anziane, stavano già facendo due lavori prima di ammalarsi.

l’oncologo racconta alla CNN: “Sono fortunato che io e la mia famiglia non abbiamo bisogno di soldi e riusciamo a vivere bene, così abbiamo pensato di fare qualcosa per gli altri rinunciano ai debiti dei miei pazienti. Se questo mio gesto ha dato un po’ di sollievo ed aiuto a chi è in difficoltà, allora sono grato di avere avuto l’opportunità di farlo”.

Non ho mai rifiutato nessun paziente per nessun motivo. Un principio che ho sempre seguito è che sono qui per salvare delle vite. Sentire che i pazienti si fidano di me e ripongono nelle mie mani la fiducia per la propria vita è il più alto privilegio e onore che posso ottenere”.

Ritengo quello che ho fatto un piccolo gesto rispetto a tutto quelli che i miei pazienti mi hanno dato ed insegnato in questi anni: Il coraggio, la resilienza e la dignità che ho imparato dai miei pazienti, questi sono inestimabili”.

23 aprile 2021

FONTE: Positizie.it