domenica 28 luglio 2019

Mario Cerciello Rega: il carabiniere ucciso a Roma aveva un cuore d'oro!


"Un cuore d'oro" lo definiscono tutti. Una vita spesa a servizio degli altri, fra tutela dell'ordine, pasti caldi ai senza tetto, barelliere a Lourdes e opere quotidiane di bene. Il "ragazzone" di Somma vesuviana cui tutti erano affezionati.

«Un ragazzo d’oro, che ha frequentato la nostra chiesa dal battesimo fino al Matrimonio». Sono le parole con cui Fra Casimiro Sedzimir, parroco della chiesa Santa Croce in Santa Maria del Pozzo a Somma Vesuviana, ricorda il vice brigadiere Mario Cerciello Rega. Proprio in questa chiesa, dove era stato celebrato anche il matrimonio, 43 giorni prima dell’assassinio, sarà dato anche l’ultimo saluto, lunedì, al carabiniere ucciso a Roma.
«Il giorno del matrimonio
», ricorda il frate, «Mario e Rosa Maria erano emozionatissimi, una bellissima giornata per loro. Avevano coronato il sogno d'amore. Mario, ogni volta che tornava da Roma frequentava la parrocchia». A Roma, invece, il carabiniere, 35 anni, faceva volontariato ed era amato da tutti, soprattutto nel quartiere di campo dei Fiori dove viveva.
Occhi azzurrissimi e buoni, appena tornato dal viaggio di nozze in Madagascar – non aveva ancora disfatto i bagagli, lascia la madre Silvia, un fratello di 31 anni e una sorella di 19 (il padre era morto 10 anni fa).
«Mario era un ragazzo d'oro, non si è mai risparmiato nel lavoro. Era un punto di riferimento per l'intero quartiere dove ha sempre aiutato tutti», ha dichiarato Sandro Ottaviani, il comandante della stazione di Piazza Farnese dove il vice brigadiere prestava servizio. Mario era anche barelliere per l'Ordine di Malta, avrebbe ricevuto la medaglia d’oro fra qualche mese, e accompagnava i malati a Lourdes. Il martedì sera, invece, distribuiva pasti ai senza dimora della Stazione Termini. Proprio a Lourdes, devoto della Madonna come sua moglie, aveva chiesto a Rosa Maria, nella grotta delle apparizioni, di sposarlo.
Tra i tanti ricordi della sua bontà anche quello di una notte di cinque anni fa quando una mamma, vedova, chiama la stazione dei carabinieri perché non sa come portare in ospedale la sua bambina. Mario la accompagna al Bambino Gesù e resta con lei fino alla mattina. Gesto che la donna racconta ai carabinieri e che vale, per Rega Cerciello, un encomio.


Tantissimi i biglietti, i fiori e gli attestati di vicinanza all’arma. Gli stessi carabinieri rendono noto una letterina di una bimba lasciata davanti al Comando generale dell’Arma: «Carissimi Carabinieri», scrive la piccola, «vi vorrei ringraziare per tutto ciò che fate ogni giorno per il nostro Paese. Sin da piccola vi guardo come un bambino guarda il suo supereroe preferito. I miei supereroi siete voi, avete un cuore nobile e puro».

E anche noi di Famiglia cristiana ci uniamo al cordoglio che è di tutto il Paese ricordando il vice brigaderie con le parole che l’Arma ha diffuso via facebook appena saputo dell'assassinio:

"Nella sua nuda essenza anche la tragedia più grande è fatta di numeri: il Vice Brigadiere Mario Cerciello Rega aveva 35 anni, era sposato da 43 giorni e 13 ne erano passati dal suo ultimo compleanno.
È morto stanotte a Roma per 8 coltellate, inferte per i 100 euro che i 2 autori di 1 furto pretendevano in cambio della restituzione di 1 borsello rubato. In gergo si chiama “cavallo di ritorno”. Ma quei numeri non sono freddi: sono il conto di un’esistenza consacrata agli altri e al dovere, di una dedizione incondizionata e coraggiosa, di un amore pieno di speranze e di promesse. E la tragedia reca la cifra più alta: l’infinito. Il più vivo dolore per una mancanza che affligge 110 mila Carabinieri. Il più vivo cordoglio ai Suoi cari, che stringiamo in un immenso, unico abbraccio
".

di Annachiara Valle

27 luglio 2019

FONTE: Famiglia Cristiana


Con grande dolore posto, tra le pagine di questo blog, questo toccante articolo tratto da Famiglia cristiana, sulla morte di questo generosissimo carabiniere dal grande cuore che ha lasciato questa vita appena due giorni fa, mentre adempiva al suo dovere di tutore della Legge e dell'ordine.
Mi unisco sentitamente al cordoglio di tutti per la prematura scomparsa di questo grande Uomo, e come tutti mi sento di ringraziare con il cuore in mano l'Arma dei Carabinieri, così come tutti coloro che si dedicano con Passione e Professionalità alla tutela dell'ordine, per il Bene comune di tutti. Non si potrà veramente mai ringraziarvi abbastanza!
Infine mi sento di elevare sentitamente una preghiera al nostro buon Dio, perchè le due persone che hanno ucciso questo bravissimo Uomo si possano pentire del loro male agire, possano chiedere Perdono, convertirsi e cambiare vita. Queste due persone non vanno odiate, assolutamente NO, ma aiutate con la nostra preghiera a cambiare, a lasciare la malsana "via vecchia" per quella "nuova", quella del rispetto e dell'Amore, perchè anche essi, non dimentichiamocelo mai, sono figli di Dio.

Marco

mercoledì 24 luglio 2019

Natuzza Evolo, altro che pazza, mia sorella sarà presto santa


Parla il fratello della mistica

«Sono orgoglioso che Papa Francesco abbia deciso di aprire il processo di beatificazione per mia sorella», dice Antonio Evolo. «Fin da bambina lei aveva visioni mistiche». «A dieci anni le erano comparse le stimmate, ma padre Gemelli disse che era una nevrotica da manicomio»

Paravati (Vibo Valentia), marzo
«Sono orgoglioso che Papa Francesco abbia deciso di aprire il processo di beatificazione di mia sorella Natuzza. Questa notizia mi riempie il cuore di gioia. Ma per me e la nostra famiglia lei è sempre stata una Santa, sin da quando era bambina, anche quando dicevano che era una strega».
Chi parla è Antonio Evolo, ottantacinque anni, fratello dell'umile mamma calabrese famosa in tutta l'Italia per le sue virtù prodigiose, sopratutto per le sue doti di veggente, per le apparizioni mistiche e per le stimmate che segnavano il suo corpo. Il 6 aprile prossimo, a quasi dieci anni dalla sua scomparsa, avvenuta il primo novembre 2009, nella basilica-cattedrale di Mileto, in provincia di Vibo Valentia, si terrà la funzione religiosa con la quale la Congregazione delle cause dei Santi aprirà ufficialmente la causa di beatificazione di Fortunata Evolo, così fu battezzata quando nacque il 23 agosto 1924 a Paravati, frazione di Mileto, per essere subito soprannominata Natuzza.
Da quel momento Natuzza avrà il titolo di “serva di Dio”. Se la causa si concluderà in modo positivo, provando l'eroicità delle sue virtù cristiane, Natuzza sarà proclamata Venerabile, primo passo perché possa essere dichiarata, dopo ulteriori processi, Beata e, infine, Santa.
«Quando eravamo piccoli e giocavamo assieme», ricorda Antonio Evolo «all'improvviso lei aveva visioni mistiche meravigliose. “C'è un bambino bellissimo che sta giocando con te” mi diceva. “Ha i capelli lunghi e mossi: è Gesù”. Oppure affermava di vedere le persone defunte e, se capiva che avevo paura, mi abbracciava con grande affetto e tenerezza. Ricordo anche le stimmate, le ferite sanguinanti che le erano comparse quando aveva dieci anni e che la facevano soffrire proprio come Cristo».
Tutto quello che per la famiglia Evolo era la normalità cominciò a essere visto con sospetto dalla Chiesa quando le visioni mistiche di Natuzza divennero di dominio pubblico. Accadde nel 1938, quando Natuzza aveva quattordici anni e faceva la domestica. «La Madonna mi ha detto che il 26 luglio farò una morte apparente», disse alla signora presso cui lavorava. Accadde proprio così: quel giorno Natuzza cadde in un sonno inspiegabile, lungo sette ore, e al risveglio disse: «E' il giorno più bello della mia vita. Sono andata in Paradiso e Gesù mi ha chiesto di portargli le anime e di amare e di compatire. Sì, di amare e di soffrire».
«Nel 1940, mentre riceveva il sacramento della Cresima, mia sorella sentì un brivido dietro la schiena e sulla sua camicia si formò una croce di sangue. La Chiesa volle indagare questi strani fenomeni per capire se si trattasse di una Santa o di una mistificatrice», ricorda Antonio Evolo. Furono chiamati a consulto medici e alti prelati; il vescovo di Mileto, Paolo Albera, inviò una relazione all'autorevole padre Agostino Gemelli, medico, presidente della Pontificia Accademia delle Scienze e rettore dell'Università Cattolica. «Natuzza Evolo è soltanto una nevrotica isterica. Va curata in manicomio», decretò. La ragazza, che aveva appena diciassette anni, nel 1941 fu convinta a curarsi e fu rinchiusa per due mesi nell'ospedale psichiatrico di Reggio Calabria.
«Quando uscì, cercò di ricominciare una vita normale. Si sposò con Pasquale Nicolace, ebbe cinque figli, ma lei continuò ad avere visioni mistiche, colloqui con i defunti e le stimmate», racconta Antonio Evolo. «Sopratutto nella Settimana Santa il suo misticismo raggiungeva il culmine. Nei giorni che precedevano la Pasqua, Natuzza riviveva sul proprio corpo la Passione del Signore. Cadeva in uno stato di estasi e, in quei giorni, inspiegabilmente, le stimmate si trasformavano a contatto con le bende in figure che potevano rappresentare ostie, corone di spine, cuori, ma anche scritte in inglese, latino o aramaico». Ben presto la sua casa si affollò di devoti che cercavano in “Mamma Natuzza”, così cominciarono a chiamarla, conforto alla loro disperazione, che volevano parlare con i loro cari defunti, che speravano di avere da lei diagnosi mediche favorevoli.
«Mia sorella riceveva anche ducento persone al giorno, ma sapeva conciliare le sue virtù di veggente con la famiglia», dice suo fratello Antonio. «Io andavo ad aiutarla per qualche piccola commissione e le coltivavo l'orto che aveva dietro casa. Ricordo che un giorno, tra le tante persone in attesa, c'era anche un bambino sordomuto accompagnato dalla sua mamma. Entrò da solo, mia sorella lo baciò e gli disse: “Quando esci da qui salutami tanto la tua mamma”. Il piccolo uscì e, tra lo stupore e la commozione di tutti i presenti, disse, come se avesse sempre parlato e ascoltato: “Mamma, ti saluta tanto la signora Natuzza”. Andai a domandarle spiegazioni di questa guarigione miracolosa ma mia sorella con grande umiltà mi disse: “Non sono stata io, è stato il mio angelo custode”. La risposta non mi stupì, perché diceva sempre che era il suo angelo custode a suggerirle le risposte anche in lingua straniera e con una terminologia medica e scientifica che una persona come lei, priva di istruzione e quasi analfabeta, non avrebbe saputo usare».
Ma, a un certo punto della sua vita, Natuzza Evolo capì che la sua casa non era più degna di ricevere non soltanto le migliaia di persone che affollavano il paese nella speranza di vederla e di affidarle sofferenze, speranze e turbamenti, ma anche la Madonna e i santi che diceva di incontrare nelle sue visioni. «Quando ho visto la Madonna, Gesù e san Giovanni tutti insieme, dissi loro: “Come posso ricevervi in questa brutta casa?”. La Madonna mi disse: “Non ti preoccupare, anche nella casa brutta possiamo venire. Ma ci sarà una nuova casa che si chiamerà Cuore Immacolato di Maria rifugio delle anime. Ci sarà anche una grande chiesa. Ti farò sapere quando sarà il momento”».
Il momento arrivò nel 1987 quando, con l'assenso della Chiesa, che aveva cominciato a rivalutare Natuzza Evolo, e con le offerte dei devoti, cominciò la costruzione della Fondazione Cuore Immacolato di Maria rifugio delle anime, con la chiesa, il centro anziani e la casa di cura.
Qui Natuzza Evolo mancò il primo novembre 2009, a ottantacinque anni, per un blocco renale. Trentamila persone vennero a salutarla per l'ultima volta durante il funerale, celebrato da cinque vescovi e centoventi sacerdoti. La sua scomparsa fu accompagnata dal suono a lutto delle campane del paese, le stesse che, all'annuncio dell'apertura del processo di beatificazione, pochi giorni fa, hanno suonato lungamente a festa e hanno accompagnato le parole del vescovo Luigi Renzo: «La fama di santità di Natuzza Evolo è viva e aumenta sempre più. Le sue virtù, il suo sconfinato amore per il Cuore di Gesù e di Maria, l'accettazione della sofferenza eroica sul modello del Crocifisso, la sua fede incrollabile e il profondo senso di obbedienza alla Chiesa ne sono la chiara testimonianza».

Di Roberta Pasero

FONTE: Di Più N. 9
11 marzo 2019


Splendido articolo che sono felicissimo di aver inserito tra le pagine di questo blog, in quanto parla di una delle figure più belle del XX Secolo, la mistica calabrese Natuzza Evolo.
E' questa una figura che io amo moltissimo, per cui non posso essere altro che immensamente felice che la Chiesa ne abbia aperto il processo di Beatificazione. E se tutto andrà come credo, non passerà molto tempo che quest'anima luminosa verrà proclamata Beata, e poi, me lo auguro di cuore, anche Santa. Personalmente non nutro nessun dubbio sulla Santità di Natuzza Evolo, un anima che ha consacrato totalmente la sua vita a Cristo, al prossimo e alla propria famiglia, un anima ricolma di Doni e Carismi straordinari eppure incredibilmente umile, semplice, povera e obbediente. Se la si conosce a fondo, si può solamente voler bene a Natuzza Evolo, un esempio meraviglioso e luminosissimo per tutti!

Marco