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martedì 20 dicembre 2022

Addio a Sinisa Mihajlovic, campione nello sport e nella vita, con tanta Fede e un rapporto “speciale” con Medjugorje

Venerdì 16 dicembre 2022 ci ha lasciati Sinisa Mihajlovic, indimenticabile campione di calcio e allenatore, vincitore di due Coppe dei Campioni con la Stella Rossa di Belgrado all'inizio degli anni novanta e poi militante in diverse squadre italiane come la Roma, la Sampdoria, la Lazio e l'Inter. Giocatore dal carattere forte e indomabile, ma leale e carismatico, si ricordano in particolar modo i suoi famosi calci di punizione, dalle traiettorie spesso imparabili per i portieri avversari.
Notevole anche la sua carriera come tecnico, in cui ha allenato squadre come Bologna, Sampdoria, Fiorentina Milan e Torino.

La Malattia, la sua Fede e il legame forte con Medjugorje

Nel 2019 Sinisa scopre di essere affetto da leucemia mieloide acuta, malattia terribile con la quale lotterà fino alla fine, e causa del suo decesso avvenuto pochi giorni fa all'età di 53 anni.

Per chi lo ha conosciuto ci sono solamente parole buone per Sinisa, vero e proprio campione dello sport ma anche nella vita, e persona dalla vera e genuina Fede.
Da sempre credente, lui amava definirsi metà ortodosso e metà cattolico, e viveva la propria Fede, a detta di sua figlia Viktorija, in maniera discreta e riservata.
Indimenticabile, per lui, è stato un pellegrinaggio fatto a Medjugorje nel 2008, che lo ha profondamente toccato e cambiato. Come lui stesso ha raccontato al giornale Tuttosport: «In quel posto mi è successa una cosa che non mi era mai accaduta, non avevo mai provato. Quando sono arrivato là mi sono sentito di colpo come un bambino. Mi sono seduto su una panchina e sarei potuto stare così all’infinito, stavo benissimo. È stato il momento più bello della mia vita, ero beato! In quella circostanza ho pianto tre o quattro volte ma non so dire perché. Su quella panchina è come se mi fossi ripulito, come se avessi tolto una pietra dal cuore. Da lì ho iniziato a pregare. Solo che commettevo uno sbaglio, pregavo solo quando avevo bisogno, un po’ come tutti. Sono andato un po’ in conflitto, a volte Dio mi aiutava a volte no. Poi ho capito che bisogna pregare sempre, da prima della malattia prego due volte al giorno. Ma non bisogna dire “voglio, voglio…”, ma “grazie, grazie…”».

La figlia Viktorija rivela che c'era l'intenzione di tornare a Medjugorje tutti insieme con la propria famiglia, ma purtroppo, a causa della pandemia, questo pellegrinaggio non si è potuto attuare.

Belle e profonde anche le parole di Chiara Amirante, fondatrice della Comunità Nuovi Orizzonti, e di don Davide Banzato, giovane sacerdote della stessa Comunità, che lo ricordano con molto affetto. A questo proposito Chiara Amirante, sui social dove è presente, ricorda di lui: «Al suo primo viaggio a Medjugorje era venuto a trovarci nella comunità Nuovi Orizzonti incontrando e ascoltando le storie dei ragazzi usciti da diversi inferni. C'era anche Mirijana presente (una dei sei veggenti di Medjugorje) che ha fatto la sua testimonianza personale e abbiamo vissuto un momento intimo molto intenso di condivisione, dove avevo potuto raccontare la storia della comunità, e ricordo le sue lacrime di commozione e un abbraccio unico, di uomo davvero fuori dal comune, a pochi anni da una guerra tremenda nell'ex Jugoslavia. Sinisa Mihajlovic non aveva nascosto le sue lacrime da guerriero con un cuore immenso, dicendo parole, per chi ha vissuto quel momento, straordinarie quanto la sua anima, sigillate da un abbraccio autentico e spontaneo che a noi potrebbe sembrare semplice, ma che invece è stato potente per i ragazzi presenti».

Importante, per la sua vita di uomo e di Cristiano, è stato anche un incontro avvenuto con Papa Francesco durato ben tre ore. Sinisa ricorda il Papa come un «uomo saggio, gentilissimo e anche simpatico con la battuta pronta».

Uomo profondamente buono e sempre disponibile, la scomparsa di Sinisa lascia un grande vuoto dietro di sé, soprattutto nella propria famiglia, ma da persona di Fede non dubitiamo affatto che il buon Dio lo accoglierà tra le Sue Braccia e gli riserverà un posto meraviglioso nel Suo Beatissimo Regno.

Ciao caro Sinisa, fai tanto del Bene da Lassù e intercedi per tutti quanti noi, pellegrini su questa terra. Sii eternamente Felice!


Marco

sabato 27 aprile 2019

Nek: «Nelle favelas ho visto cosa riesce a fare l’Amore»


Il cantante Nek racconta la sua esperienza di missione in Brasile con Nuovi Orizzonti: «Qui la comunità ha salvato tanti bambini dalle strade»


«Sono emozionato». Così il cantante Nek descrive il suo stato d’animo assai particolare di un momento molto importante, che però non è quello di esibirsi ancora una volta sul palco di Sanremo o di ritirare il premio per il disco più venduto dell’anno. No, Nek si racconta così ai suoi amici social di Facebook poco prima di salire su un furgoncino un po’ sgarrupato, con la scritta "Novos Horizontes" semicancellata, che lo conduce nella favelas di Quixada, in Brasile, a distribuire cibo alle famiglie povere e a tanti bambini vestiti quasi di niente ma sempre allegri. Una sorta di diario social – apprezzato dai fan di Nek con decine di migliaia di like, commenti e visualizzazioni delle foto – che il cantante emiliano ha tenuto per un paio di settimane, tanto quanto è durato il viaggio missionario che in questo inizio di estate lo ha visto volare in Sud America assieme ad alcuni amici di Nuovi Orizzonti, a cominciare da don Davide Banzato, assistente spirituale del movimento fondato da Chiara Amirante.

CAVALIERE DELLA LUCE

Un legame, quello tra l’artista e Nuovi Orizzonti, che nasce una dozzina di anni fa, quasi per caso, dopo un concerto benefico, e che ha trasformato la vita di Filippo Neviani (è questo il vero nome di Nek), che allora si definiva «un cristiano tiepido» e che oggi è un Cavaliere della Luce, ovvero consacrato «a portare l’Amore in un mondo che sta morendo per mancanza d’Amore, con l’impegno di testimoniare la gioia di Cristo risorto e di portare la rivoluzione del Vangelo nel mondo».

Proprio quello che Nek ha fatto in Brasile, dove ha trascorso le sue giornate soprattutto tra i bambini «che hanno solo bisogno di giocare cantare correre essere abbracciati», ha scritto su Facebook e, c’è da scommettere, con quei verbi uno accanto all’altro senza una virgola, per dare ancora più valore alla forza dirompente degli stessi. «Oggi i bambini corrono felici, amano scherzare e ridere. Guardate cosa riesce a fare l’amore!!!!», aggiunge in un altro post, con tanto di foto-ricordo con i piccoli della Cittadella di Quixada, la comunità tirata su da Nuovi Orizzonti, parallela a quella di Fortaleza. E anche qui Nek è stato, in questa che è una delle città più pericolose al mondo per episodi di violenza e triste capitale della prostituzione minorile.

In Brasile il cantante 46enne e gli altri volontari si sono prodigati con il "Progetto Coração", voluto per portare beni di prima necessità e che tanti benefattori, anche dall’Italia, sostengono con poche decine di euro al mese. Una generosità che ha permesso anche la realizzazione di due case di accoglienza per bambini di strada vittime di violenze, di un centro di recupero per ragazzi e uno per la formazione delle mamme.

Una "fotografia" che Nek ha scattato cogliendone tutte le sfumature e facendola rimbalzare ancora sui social, così: «Storie pazzesche di degrado vero il loro... da fare accapponare la pelle. Bambine che a 11 anni sono costrette dai genitori a prostituirsi, a fare uso di droga, poi in seguito abbandonate. Nem, oggi un ragazzo, da piccolo viveva in un’automobile abbandonata in una stazione di benzina e veniva seviziato da camionisti ubriachi che gli spegnevano le sigarette addosso. Una donna l’ha salvato portandolo in comunità». E ancora l’invito del cantante, che vale più di altre mille parole: «Guardate cosa riesce a fare l’Amore!!!».

E cosa riesce a fare un artista celebrato, che intanto si è rituffato alla grande in una tournée in tutta Italia assieme a Francesco Renga e Max Pezzali, dopo aver lasciato «un pezzo del mio cuore nelle favelas».

di Igor Traboni

12 luglio 2018

FONTE: Famiglia Cristiana


Filippo Neviani, in "arte" Nek, ha proprio ragione: «Guardate cosa riesce a fare l’Amore!!!».
L'Amore è veramente la più grande "Forza" dell'Universo, e riesce a portare Gioia, Allegria e Bontà dappertutto, anche in mezzo alla povertà più nera, dove droga e prostituzione spesso regnano sovrane.
Ma l'Amore vince e vincerà sempre!

Marco

giovedì 18 aprile 2019

“La mia vita rinata negli inferi di Roma”


CHIARA AMIRANTE RACCONTA I 25 ANNI DI NUOVI ORIZZONTI

«Tutto cominciò nel tunnel sotto la stazione Termini davanti a un ragazzo che stava per uccidersi. Avevo da poco riscoperto la Fede. Chiesi a Dio se fosse quella la strada giusta e mi rispose guarendomi da una grave malattia»

di Antonio Sarinancesco

Quando nei sotterranei della Stazione Termini di Roma Chiara Amirante, appena ventiseienne, si trovò faccia a faccia con lo sguardo agonizzante di Angelo, un ragazzo che per farla finita era arrivato alla terza overdose, si chiese se fosse quella la strada giusta per lei. Poi alzò lo sguardo e lesse quello che Angelo aveva scritto su un muro: “Nonostante la vostra indifferenza noi esistiamo”. «Era Gesù che sulla croce gridava a Dio perché lo avesse abbandonato. Capii che dovevo andare avanti».
Voce sottile, quasi impercettibile. Sorriso radioso. C'è qualcosa di folle in tutto quello che ha fatto e continua a fare questa donna la cui salute è tornata a essere malferma dopo la guarigione inspiegabile (e non richiesta) di tanti anni fa. Quell'incontro di una notte di inverno del 1991 avvia un percorso che nel marzo 1994 porta alla nascita di Nuovi Orizzonti, un'associazione internazionale di volontariato che, partita da Trigoria, alle porte di Roma, oggi è presente in vari Paesi del mondo.

Che ricordo hai di quella notte?

«Facevo già volontariato in stazione tra i senzatetto e gli immigrati, ma nei sottopassaggi non ci andava nessuno. Io sapevo che i più disperati erano proprio lì: alcolizzati, tossicodipendenti, donne costrette a prostituirsi, ex detenuti, clochard. Quando arrivai c'era una rissa. Vidi Angelo, per terra, che aveva tentato la terza overdose per farla finita. Cercai un posto dove portarlo ma non trovai nulla. Mi tornarono in mente le parole del Vangelo: “Non c'era posto, per loro, nell'albergo”. L'impotenza di non poter far nulla fu per me uno shock fortissimo».

Che fine fece quel ragazzo?

«Si salvò. Due giorni dopo venne a portarmi un regalino per ringraziarmi di avergli salvato la vita. Restai di stucco: Mi disse: “In vent'anni di strada nessuno si era mai fermato per chiedermi come stavo. Voglio incontrare anch'io questo Gesù che ti ha portato a rischiare la vita per me”».

E lei?

«Capii perfettamente che la nostra indifferenza può uccidere e il semplice ascolto può salvare la vita di una persona».

Che cosa l'ha spinta, quella notte, a scendere negli inferi?

«Fu il culmine di un percorso. Avevo riscoperto la fede da poco. Ero assediata dalla malattia. Stavo per perdere completamente la vista a causa di un'uveite che presto mi avrebbe portato alla cecità totale. Ero a un passo dalla disperazione, eppure sperimentavo nel mio cuore una pace e una gioia profondissime. Mi proposi di portare questa serenità ai disperati come me. Sembrava un'idea matta».

Lo era, sopratutto per le sue condizioni di salute.

«Infatti chiesi a Dio un segno: “Signore, se sei tu che mi metti nel cuore questo folle desiderio di andare di notte nei deserti delle nostre metropoli, mettimi anche nelle condizioni di poterlo fare”».

Cosa accadde dopo?

«L'indomani andai a Messa. Il Vangelo del giorno era quello in cui il lebbroso chiede a Gesù di guarirlo. Io non chiesi nulla, ma arrivò la mia guarigione all'improvviso, completa, inspiegabile dopo tre anni di dolori atroci e otto anni quasi da cieca. Interpretai quella risposta come la risposta che cercavo. Da quel momento il popolo della notte è diventata la mia nuova famiglia».

La strada era tutta in salita...

«Quando vedi giovani imprigionati nell'inferno della droga, della tratta, della schiavitù ti senti impotente. Cercavo di indirizzare questi disperati nelle strutture ma non era facile tutti i giorni trovare per loro un pasto caldo e un alloggio. Pensai di dover fare qualcosa per queste persone, cominciare un percorso di spiritualità partendo dal Vangelo».

I media chiamano “popolo della notte” chi vuole divertirsi. E' così?

«Si comincia con il volersi divertire e si finisce con il perdersi. La notte, pian piano, da fisica, diventa notte dell'anima».

Di cosa soffrono queste persone?

«Di solitudine. Il resto è una conseguenza: anoressia, bulimia, sessodipendenza, droga, dipendenza da Internet. Il popolo della notte non sta solo in periferia, ma nei quartieri più chic. Non c'è coscienza di quanto siano devastati i nostri ragazzi oggi perché le loro sono povertà invisibili. Il barbone lo vedi, chi ha ricevuto una coltellata al cuore no».

Nuovi Orizzonti com'è nata?

«In quegli anni chiedevo a vari politici e alle istituzioni di darmi una mano. Risposte zero. I giovani continuavano a morire e i politici a promettere. Feci un salto di fede. Il 24 maggio, festa di Maria Ausiliatrice, decisi di lasciare tutto e andare a vivere in strada con la mia nuova famiglia. In quello stesso giorno mi chiamarono per offrirmi gratis tre strutture. Nacque così il centro d'ascolto nel tunnel della Stazione Termini. Ancora una volta la Provvidenza mi era venuta incontro».

C'è qualche storia di disperazione che l'ha particolarmente colpita?

«Quelle che mi hanno raccontato relative a tre donne costrette a prostituirsi che hanno provato a scappare dai loro aguzzini. Una è stata legata a una macchina e trascinata nuda sull'asfalto, un'altra squartata viva e data in pasto ai maiali, a un'altra ancora misero topi e serpenti nelle parti intime».

Ma di fronte a tanto male lei non si scoraggia mai?

«Tutti i giorni. Se avessi basato quest'avventura sulle mie sole forze sarei scappata dopo una settimana. Però ho visto e continuo a vedere continuamente tante persone passare dalla morte alla vita. Questo mi dà la forza di andare avanti anche se le energie sono sempre meno e la mia salute è messa a dura prova. San Paolo dice che è quando siamo deboli che siamo forti e che, per fare tutto, basta soltanto la Grazia di Dio».

Il suo ultimo libro, La guarigione del cuore (Piemme), è un manuale sulla spiritoterapia. Cos'è?

«L'esperienza che in questi anni ho fatto nel cercare di accompagnare tante persone sprofondate in tunnel terribili. Se è vero che nella nostra mente ci sono tante potenzialità, è altrettanto vero che queste immense potenzialità, il più delle volte inespresse, ci sono anche nel nostro spirito dove possiamo trovare le chiavi fondamentali per la guarigione del cuore, per riscoprire la pace interiore e la gioia piena che ci ha promesso Gesù».

Chi sono i cavalieri della luce?

«Persone che hanno affrontato questo cammino di guarigione e da disperati sono diventati portatori di speranza per gli altri. Sono uomini di buona volontà che credono nella potenza dell'amore e nella forza rivoluzionaria del Vangelo».

A Nuovi Orizzonti si sono avvicinati tanti vip. Cosa li accomuna?

«La voglia di fare qualcosa di buono insieme. La gioia attira sempre, anche coloro che per il mondo sembrano uomini realizzati e di successo ma nel cuore conservano una profonda inquietudine. Tra i cosiddetti vip non ci sono meno disperati rispetto a quelli che trovi in strada. Solo che le loro ferite non si vedono».

Lei ha conosciuto gli ultimi tre Papi. Che rapporto ha avuto con loro.

«Di grande comunione. Però in questi anni mi sono sentita molto sola, non ho sentito il sostegno della maternità della Chiesa. Come se accogliere gli invisibili delle metropoli fosse una missione solo mia e non di tutti i cristiani».

La Chiesa in uscita predicata da Papa Francesco.

«Appunto, ma c'è una Chiesa che preferisce starsene comoda nel suo recinto. In quest'ospedale da campo di cristiani se ne vedono pochi. E' un'omissione di soccorso».

Dov'è Dio oggi?

«Ovunque. Il problema è che noi non abbiamo più gli occhi per vederlo».


L'INTERNAZIONALE DELLA GIOIA DOVE I PROTAGONISTI SONO GLI SCARTATI


Dall'esordio a Trigoria alle Cittadelle Cielo nel mondo

«Non ho mai voluto fondare nulla, il mio sponsor è sempre stata la Provvidenza», dice Chiara. Oggi la Comunità conta 228 centri di accoglienza in vari Paesi

All'Origine della Comunità Nuovi Orizzonti, nata venticinque anni fa, c'è la scelta di Chiara di dedicare la sua vita al popolo della notte: tossicodipendenti, ex detenuti, clochard, alcolizzati, donne vittime di tratta, ridotte in schiavitù e costrette a prostituirsi. La missione è quella di portare, a chi ha perso la speranza nei ghetti delle metropoli, la gioia di Cristo Risorto ponendo una particolare attenzione al mistero della sua discesa agli inferi. «Non ho mai voluto fondare nulla, è stata la Provvidenza a farmi da sponsor», spiega Amirante. Oggi Nuovi Orizzonti è un'associazione internazionale di volontariato no profit presente in vari Paesi del mondo. La sede principale, che coordina tutte le altre, è la Cittadella Cielo di Frosinone. L'8 dicembre 2010 è stata riconosciuta dal Vaticano come associazione internazionale privata di fedeli di diritto pontificio.
Dalla prima comunità di accoglienza residenziale aperta a Trigoria (Roma) nel marzo 1994, si è arrivati oggi a 5 Cittadelle Cielo, piccoli villaggi di accoglienza e formazione; 228 centri di accoglienza, reinserimento e formazione; 1020 equipe di servizio; 700 mila cavalieri della luce e 6 milioni di amici e simpatizzanti.
Già alla fine degli anni Novanta, Nuovi Orizzonti sperimenta a Roma le “missioni di strada”, un nuovo metodo pastorale di evangelizzazione. Dopo essere entrata in contatto con tante giovani vittime di varie situazioni di disagio, Chiara Amirante ha elaborato un cammino di conoscenza di sé e di guarigione del cuore (la spirit therapy, spiritoterapia) che diventa la peculiarità della sua proposta formativa anche nel mondo delle comunità di recupero.
Nel 2004 Giovanni Paolo II nomina Amirante consultrice del Pontificio Consiglio della pastorale per i migranti, incarico poi rinnovato da Benedetto XVI e da Francesco. Dal 2011 è membro del Comitato scientifico per la rivista People on the Move dello stesso Dicastero. Nel 2012 viene nominata da Benedetto XVI consultore del Pontificio Consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione. Ha scritto vari libri. In l'Amore resta (Piemme, 2012) racconta la sua storia personale e come ha iniziato a occuparsi dei ragazzi di strada. Sono molti i personaggi del mondo dello spettacolo e dell'imprenditoria che si sono avvicinati alla Comunità: dal cantante Nek ad Andrea Bocelli, da Lorella Cuccarini a Simona Ventura a Matteo Marzotto.
I cavalieri della luce, nati su idea della Amirante nel 2006, sono persone che aderiscono al carisma dell'associazione. Alcuni sono riuniti in gruppi per impegnarsi insieme in varie iniziative di evangelizzazione.

A. S.

FONTE: Famiglia Cristiana N. 12
24 marzo 2019

venerdì 25 novembre 2016

Chiara Amirante: “Così abbraccio chi vive disperato nei deserti delle nostre metropoli”


Chiara Amirante, classe 1966, fondatrice di Nuovi Orizzonti: 
Un gran numero di ragazzi è dipendente da droghe, giochi d'azzardo, alcol e sesso nella solitudine più profonda. Ma tendere la mano può riaccendere la speranza in chi l'ha persa. Da quell'intuizione sono nati 210 centri di accoglienza e 5 Cittadelle Cielo. L'ultima inaugurata a Frosinone. 

ROMA
C'è un popolo della notte che vive nei deserti delle nostre metropoli imprigionato nella disperazione. Nelle strade delle nostre città un gran numero di ragazzi, spesso anche figli di buone famiglie, vive dipendente da droghe, giochi d'azzardo, alcol, sesso, nella solitudine più profonda. A loro tendiamo la mano sapendo che un dialogo, un abbraccio, anche un semplice saluto possono riaccendere la speranza in chi l'ha persa


Chiara Amirante, classe 1966, fondatrice di Nuovi Orizzonti, associazione di diritto pontificio impegnata in diverse iniziative sociali, parla con Repubblica il giorno in cui inaugura una "Cittadella Cielo" a Frosinone alla presenza di Andrea Bocelli, Amedeo Minghi, Filippo Neviani (in arte Nek), Raffaele Riefoli (in arte Raf) e suor Cristina Scuccia. Già cinque nel mondo, le Cittadelle sono piccoli villaggi di accoglienza dove chiunque si senta solo, emarginato e disperato, può essere accolto, sostenuto e amato. E dove chi lo desidera possa formarsi al volontariato per poi realizzare nuovi progetti e iniziative nella propria realtà locale.

Come è nata l'idea delle Cittadelle Cielo?

L'idea è nata nel '96 poco dopo aver aperto la prima comunità di accoglienza Nuovi Orizzonti per ragazzi di strada. Avevo iniziato ad andare in strada per mettermi in ascolto del grido del popolo della notte e mi ero resa conto di quante nuove povertà esistono. Allora non immaginavo di trovare tanti ragazzi disperati, anche ragazzi benestanti ma con la morte nel cuore, persone che erano finite in veri e propri tunnel infernali di droga e alcol, prostituzione, schiavitù... giovani con situazioni di vita personali drammatiche. Subito capii che dovevo creare dei luoghi per accoglierli


Cosa fece per loro?
La prima risposta fu appunto accoglierli per fare con loro percorsi di ricostruzione interiore e di guarigione del cuore basati sul Vangelo. Poi, man mano che questo popolo che bussava alle porte della comunità e del mio cuore aumentava nacque il sogno delle Cittadelle Cielo. Dei piccoli villaggi, aperti all'accoglienza di chiunque viva situazioni di grave disagio e con Centri di accoglienza, di ascolto, prevenzione, centri di cooperazione internazionale, formazione e promozione di cultura, centri di spiritualità, preghiera, luoghi di accoglienza per malati terminali, centri accoglienza alla vita. Piccoli villaggi di formazione al volontariato internazionale affinché chiunque lo desideri possa anche a sua volta essere di sostegno ad altri. Cerchiamo di portare la gioia a chi ha perso la speranza, dischiudere nuovi orizzonti a chi vive nel disagio, intervenendo a 360 gradi in tutti gli ambiti del disagio sociale


Quale regola di base vi spinge ad agire?
Soltanto una: l'Amore. L'Amore fa miracoli perché Dio è Amore


Va ancora oggi in strada la notte?
Oggi poco perché sono letteralmente sommersa di lavoro e di richieste di aiuto ma ci sono ormai tantissimi dei ragazzi accolti in comunità e altri che fanno parte di più di mille equipe di servizio che vanno in strada, nelle scuole, nei bar, nelle zone più "calde"...


Cosa fate quando andate in strada?
Semplicemente andiamo incontro ai ragazzi, a chi sta male, a chi è emarginato. Andiamo e iniziamo a dialogare fuori dalle discoteche, dai locali, nelle stazioni ovunque ci siano dei luoghi di aggregazione. Cerchiamo un dialogo vero, profondo. Spesso basta un saluto, un abbraccio, perché il cuore delle persone disperate e sole si apra


Abbracciate i ragazzi?
Anche, sì. Una delle tante iniziative che facciamo in strada si chiama Abbracci Gratis. Per strada offriamo un abbraccio. E da quell'abbraccio può nascere un dialogo, anche profondo. I malesseri sono tanti: dipendenza da droghe, alcol, gioco, bulimia, depressione. I ragazzi sono spesso immersi in situazione di disagio profondissimo. Ma basta poco per cambiare le cose. L'Amore di Gesù è più potente di tutto


Come ha deciso di andare per strada?
E' stato il frutto di una sofferenza, una malattia terribile che non sembrava avere soluzione. Lessi Giovanni 15: Questo vi ho detto perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena. Scoprii che la gioia piena che Cristo ci dona resiste alle prove più terribili della vita e questo mi spinse ad andare per strada a cercare i più disperati con il desiderio di riaccendere la speranza nei loro cuori


Da quella intuizione sono nate tante realtà. Per dare qualche numero: 210 centri di accoglienza, formazione e orientamento, 78 Centri residenziali di accoglienza, reinserimento e formazione, 57 Centri di ascolto di prevenzione e di servizio, 75 famiglie aperte all'accoglienza, 5 Cittadelle del Cielo nel mondo, 500.000 Cavalieri della Luce impegnati a portare la gioia a chi vive situazioni di grave disagio...
È tutto un miracolo. Come anche l'ultima Cittadella a Frosinone. Oggi presentiamo questa iniziativa al territorio perché vogliamo impegnarci insieme a ogni persona di buona volontà nell'edificare la Civiltà dell'Amore, una società rinnovata dalla forza della solidarietà, della condivisione, della giustizia sociale, dell'attenzione a chi soffre
.

di Paolo Rodari

6 novembre 2016

FONTE: Repubblica.it 




Conosco di fama Chiara Amirante e da diverso tempo seguo quello che questa splendida persona, per Grazia di Dio, compie. E ho colto l'occasione dell'inaugurazione della "Cittadella Cielo" di Frosinone, avvenuta il 6 novembre scorso (vedi video sopra), per postare questa bella intervista con lei.
Quanta Grazia, quanta Grazia c'è nelle Opere che il buon Dio compie attraverso questo suo docile strumento, questo suo "pennello" mi sentirei di chiamarla, che è appunto Chiara Amirante, a favore delle persone più bisognose, deboli, sbandate e disperate..... Un "pennello" dicevo nelle mani del buon Dio che, attraverso di lei, compie autentici Capolavori di Amore e Solidarietà che si chiamano Cittadelle Cielo, Comunità Nuovi Orizzonti, Cavalieri della Luce.... e tanto altro ancora. Un vero e proprio fiume d'Amore sgorga da tutte queste Opere meravigliose, l'Amore di Dio che, per parole della stessa Chiara, fa autentici Miracoli, perché Dio è Amore.
Grazie di cuore Chiara, per tutto quello che sei e che fai, sopratutto per essere un docile strumento nelle mani di Dio.... e Lode e Gloria a Dio per tutta la Benevolenza che sempre ci dona in tanti, infiniti modi diversi. Lode e Gloria al nostro buon Dio, sempre e dovunque!

Marco