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martedì 21 dicembre 2021

Toto, 13 anni, è colpito da leucemia acuta. Parte la Solidarietà per aiutare lui e suo padre Andrea nella loro difficile situazione

Questa è una storia drammatica, ma al contempo stesso commovente, perché intrisa di tanta Solidarietà.
Lui, il padre, si chiama Andrea Giorgi e ha 61 anni, mentre suo figlio si chiama Toto, ha 13 anni, e da alcuni mesi combatte contro una forma aggressiva di leucemia, grazie al Cielo però non fulminante.
Tutto ha avuto inizio il 28 maggio scorso quando papà Andrea ha portato suo figlio Toto ad una visita ospedaliera all'ospedale di Ravenna per quello che allora sembrava un banale dolore ad una gamba; ed invece era una cosa assai più seria: una leucemia acuta! Il ragazzo è stato inviato immediatamente al reparto pediatrico dell'ospedale di Rimini per tutti gli accertamenti del caso e per iniziare le terapie chemioterapiche.

Da quel 28 maggio tutto è cambiato per questa famiglia, Toto ha iniziato a fare un dentro-fuori dall'ospedale di Rimini per intraprendere le cure necessarie. L'inizio è stato molto doloroso, con il ragazzo che aveva febbre ricorrente, fino anche a 42°, con perdita dei capelli e il morale che, inevitabilmente, ne ha molto risentito. Poi le cose hanno iniziato a migliorare, Toto ha ritrovato il sorriso e la voglia di scherzare e ha ripreso anche a studiare, tanto che il ragazzo ha fatto l'esame di terza media dal computer nel letto d'ospedale, superandolo brillantemente con il massimo dei voti. Ed è stato molto bello, per lui, rivedere tramite computer, professori e compagni di classe.

Se tutta questa vicenda è stata molto dura per il figlio Toto, non di meno si può dire che la sia stata per il padre Andrea, unico genitore del ragazzo, che ha anche una sorella, di 16 anni. Questo perché Andrea ha sposato una donna indonesiana, dalla quale ha avuto i due figli, la quale però dopo alcuni anni vissuti in Indonesia e poi uno vissuto in Italia, è voluta tornare al suo paese di origine, lasciando però i figli completamente a carico del marito e tagliando tutti i ponti con loro. E tutto questo quando Toto aveva solamente 1 anno e mezzo. Andrea ha quindi dovuto fare tutto da solo, col suo lavoro da imbianchino che tuttavia ha dovuto smettere per seguire il figlio malato. Adesso Toto ha iniziato a frequentare il liceo, sia pure a distanza perché immunodepresso, e così la figlia, anch'essa impegnata con gli studi.

Con i figli che studiano, le spese per le cure di Toto (che ammontano a circa 1000 euro al mese e che la sanità non ricopre totalmente), un affitto di 500 euro al mese da pagare e il lavoro che, giocoforza, il papà ha dovuto lasciare, la situazione della famiglia ha iniziato a farsi "traballante" anche se papà Andrea, grazie al Cielo, aveva qualcosa da parte.
Ma la generosità degli italiani, lo sappiamo, in situazioni come questa è grande, e così la Comunità di Lido di Classe, il paese dove vive questa famiglia, ha iniziato ad aiutarli con donazioni e iniziative benefiche. A questo proposito dice Andrea: Vivo da sempre a Lido di Classe, per anni sono stato nel comitato cittadino, ho sempre cercato di fare del bene - dice l'uomo - Mia mamma mi diceva sempre: "Andrea, dove passi lascia il profumo, non la puzza"... E ora mi rendo conto che il bene che ho fatto mi sta tornando indietro. Quando in paese si è saputo di mio figlio, mi si sono stretti tutti attorno. In tanti già mi hanno fatto donazioni in denaro, altri mi portano la spesa a casa, altri semplicemente hanno manifestato la loro vicinanza con un messaggio, un abbraccio. Tutte cose che fanno bene al cuore e che non mi offendono assolutamente, non ho nulla di cui vergognarmi e, anzi, chiedo un aiuto a tutti. Ben vengano cose belle come questa in un anno così difficile. (cit. Ravennatoday)

Tra le donazioni ricevute, c'è anche quella che viene dal Joko Park, il parco giochi di Lido di Classe, gestito da una giovane coppia, Simona e il fidanzato Simone che, appresa della situazione di Andrea e suo figlio Toto, si sono adoperati a loro favore devolvendo una parte degli incassi della loro attività.

Chiunque, se lo vuole, può aiutare questa famiglia nel difficile percorso che stanno intraprendendo con una offerta libera da inviare, tramite bonifico all'Iban IT09S0306923603100000003032, oppure portando direttamente il proprio contributo a Filippi Elettrodomestici in via Vasco de Gama 21.

Come per ogni situazione simile a questa, l'unione di tante persone fa la forza, e ciascuno di noi può essere quella "forza motrice" che può aiutare questa bella famiglia ad affrontare la loro difficile situazione.
Una Grazie di vero cuore a chi vorrà e potrà farlo!


Marco

giovedì 29 luglio 2021

Vilminore – Alice che fa rivivere il sorriso di Michele (morto di leucemia) in un’associazione. Il "battesimo" al Gleno

Michele è una persona positiva, gioviale e allo stesso tempo introspettiva e profonda. Tutte le persone che ho incontrato in quei giorni mi raccontavano di lui sempre sorridente, solare, un burlone. Mi piace usare il presente, non per la mancanza di accettazione della realtà, ma perché la sua essenza continua ad essere qui”, è così che Alice Morzenti ci descrive il fratello Michele, che a 28 anni se n’è andato a causa di una leucemia fulminante, ma continua a vivere nell’associazione "Il sorriso di Michele", che è stata inaugurata con una Messa alla Diga del Gleno, uno dei suoi luoghi del cuore, il 18 luglio, giorno del suo compleanno.

L’idea di fondare un’associazione è nata in famiglia e tra i suoi amici più stretti pochi giorni dopo la sua morte, volevamo che il ricordo di Michele non fosse legato alla sua malattia e alla sua scomparsa, ma a quello che è sempre stato per tutte le persone che l’hanno conosciuto. È stata una tragedia che ha colpito tutti, ma proprio per questo sono convinta che l’associazione debba testimoniare l’atteggiamento positivo alla vita che ha avuto Michele. Gli obiettivi fondamentali che ci poniamo sono il sostegno alla ricerca scientifica, ma vogliamo anche dare il supporto alle associazioni già presenti sul nostro territorio, perché nonostante i nostri paesi siano piccoli, sono ricchi di realtà che svolgono un grande lavoro e poi ci occuperemo di musica, arte e sport, tre grandi passioni di Michele”.

di Sabrina Pedersoli

23 luglio 2021

FONTE: araberara

domenica 20 giugno 2021

Tutto l’amore di Asia che ha guarito Mattia: salva il fratellino donandogli il midollo

Due anni dopo il trapianto, la famiglia Marin di Monfumo ringrazia tutte le persone che hanno dato aiuto

Lei gli ha ridonato la vita. Lei è la persona che, sempre, lui avrà dentro di sè. È il 15 settembre 2017 quando Mattia si ammala. I primi esami. I primi accertamenti. La speranza che non sia quello. E invece. Invece la diagnosi: leucemia. Una malattia molto più diffusa in età infantile che in quella adulta, per la quale in Italia vengono diagnosticati circa quindici nuovi casi ogni centomila persone l’anno. Mattia che quei giorni avrebbe dovuto cominciare la seconda elementare, quel giorno lo passa a Padova in ospedale. Ricoverato al reparto di Oncoematologia Pediatrica. Un duro colpo. Un colpo al cuore, una vita che cambia nel giro di mezzo secondo per quella famiglia di Monfumo di Treviso. Per la mamma, Debora Pandolfo; per il papà, Mauro Marin; per la sorella, Asia. La mamma, di 42 anni, quando ci parla usa sempre il verbo al plurale: se Mattia stava male, stava male anche lei, se Mattia viene ricoverato, è come se venisse ricoverata anche lei. Un dolore dentro che senti, quando la creatura a cui hai dato la vita si ammala. «Mi ricordo ancora – dice la madre al Giornale – era di venerdì. La mattina abbiamo fatto gli esami del sangue e alle dieci e mezzo eravamo già ricoverati a Padova. In quel momento ci hanno detto che era leucemia».

Da lì parte un calvario. Mattia inizia a fare i cicli di chemioterapia e a ottobre 2017 i medici dicono ai genitori che c’è bisogno di un trapianto. «Abbiamo fatto gli esami io, mio marito e Asia – racconta la mamma -; a novembre ci dicono che Asia era compatibile. Lì abbiamo iniziato a pensare positivo. Era dura. Ci sono stati momenti difficili perché ti trovi in un posto che mai vorresti conoscere». Così il 16 febbraio 2018 Mattia viene sottoposto al trapianto. «Ci hanno ricoverato per 43 giorni. A marzo 2018 ci hanno dimesso». Da lì Mattia inizia ad andare in ospedale: per i primi tre mesi, due tre volte a settimana, ora ci va una volta ogni tre mesi. Una cosa che fa rendere i genitori orgogliosi e fieri che i loro figli siano stati forti. «Anche più di noi – dice la madre – Asia all’inizio era spaventata – racconta – chi non lo sarebbe, ma ora è felice, quando ha visto che il fratellino iniziava a star bene, era contenta. Con i medici le abbiamo fatto capire il gesto che stava per fare. E vogliamo dare e ringraziare tutti quelli che ci hanno dato una mano, dagli incontri di preghiera a chi ha donato dei soldi».

Una raccolta fondi era partita e con la squadra di calcio di Monfumo, la Asd, è stata organizzata una partita, il cui ricavato è andato alla Città della Speranza. «Che sia un messaggio di speranza – dice la mamma – per le famiglie che stanno passando questo calvario». Ora Mattia va a scuola, e della squadra di calcio è diventato la mascotte.


16 febbraio 2020

FONTE: Papaboys

venerdì 18 giugno 2021

Padova, l'appello dei genitori di un bimbo di 5 anni che lotta contro la leucemia: "Serve un donatore, il trapianto è l'ultima speranza"

"Serve un donatore di midollo osseo, di età compresa tra i 18 e i 35 anni. Aiutiamo Fabiano", sottolinea il sindaco di Pozzonovo, il comune dove vive il bambino

"Il trapianto di midollo è l'ultima speranza per salvare Fabiano". Questo l'appello dei genitori di un bambino di quasi 5 anni di Pozzonovo, nel Padovano, che dal 2019 soffre di leucemia. La mamma e il papà di Fabiano, supportati dalla sindaca Arianna Lazzarini, chiedono quindi ai giovani tra i 18 e i 35 anni di mettersi a disposizione per donare. Un appello ripreso anche dal presidente della Regione Veneto Luca Zaia.

L'inizio del calvario - "Era il gennaio 2019 e Fabiano ci sembrava particolarmente pallido e stanco - hanno raccontato i genitori al Gazzettino -. All'inizio non gli abbiamo dato un gran peso ma poi ci sono stati due episodi che ci hanno spinti a rivolgerci ai medici: camminando cadeva a terra senza motivo e salendo le scale si lamentava per il dolore". All'ospedale di Schiavonia è dunque arrivata la diagnosi, poi confermata all'ospedale di Padova: leucemia.

Dopo due anni di ricoveri, chemioterapie e cortisone, nel gennaio scorso sembrava che Fabiano stesse meglio. "Ci siamo illusi - hanno spiegato i genitori -. Abbiamo notato un ingrossamento dei testicoli. Due ecografie fatte nell'arco di 15 giorni non hanno rilevato nulla, ma la biopsia ha evidenziato che purtroppo la malattia era sempre presente e che, anzi, si era fatta più aggressiva".

Dunque, nel giro di una settimana, il bambino è stato sottoposto a due interventi molto invasivi. Ma poi è arrivata la brutta notizia: solo il trapianto può salvarlo. "E' stato avviato quindi il secondo protocollo che prevede tre mesi di preparazione. Siamo alla fine del secondo, Fabiano purtroppo risponde male alle cure. Venerdì scorso abbiamo firmato per acconsentire la ricerca di un donatore compatibile nella banca dati, ma ci hanno detto che lo è solo uno su centomila". Ecco quindi il perché dell'appello.

L'appello del sindaco - "Il piccolo Fabiano - residente a Pozzonovo, Padova - deve sottoporsi urgentemente a un trapianto di midollo osseo. Ha quasi 5 anni. Da due anni e mezzo sta combattendo contro la leucemia, con cicli di chemio che non hanno fatto sparire il male, divenuto ancora più aggressivo. Serve un donatore di midollo osseo, di età compresa tra i 18 e i 35 anni - è l'appello condiviso su Facebook dal sindaco di Pozzonovo Lazzarini e condiviso da Zaia - Chi può, contatti per favore ADMO - Associazione Donatori Midollo Osseo al numero 800890800 o si iscriva alla piattaforma presso il seguente indirizzo: http://admoveneto.it/iscriviti. Vi ringrazio di cuore per l'attenzione e la sensibilità con cui potrete contribuire al futuro del nostro piccolo Fabiano e di tanti altri malati che stanno attendendo la compatibilità di midollo osseo".


16 giugno 2021

FONTE: Tg com 24

mercoledì 13 gennaio 2021

Papà di due bambini ha la leucemia, nel suo paese la fila per donargli il midollo: "Gesto d'amore che non sarà inutile"

Accade ad Aradeo, in provincia di Lecce, dopo l'appello lanciato dalle sorelle del 44enne Fabrizio e ripreso anche da Emma, Après la Classe, Cesko e altri artisti salentini

Un'intera comunità si candida come donatore di midollo per salvare la vita a un uomo. E' la straordinaria gara di solidarietà che da settimane sta coinvolgendo Aradeo, piccolo comune di oltre novemila anime nel Sud Salento, che tra i suoi abitanti sta cercando attraverso il test della 'tipizzazione' di trovare il donatore compatibile al trapianto del midollo osseo per poter salvare la vita a Fabrizio, un uomo di 44 anni molto conosciuto in paese, padre di due bambini, colpito l'estate scorsa dalla leucemia.

Una corsa contro il tempo che questo pomeriggio ha visto l'arrivo nel Poliambulatorio di via Scalfo di decine di volontari, provenienti anche da altri comuni. Una sorta di chiamata alla armi per uomini e donne in buona salute, di età compresa tra i 18 e i 36 anni non compiuti, avviata sui social dalle sorelle di Fabrizio e diventata in breve virale, con il coordinamento di Admo Puglia, grazie agli appelli lanciati da numerosi artisti salentini tra cui tra cui Cesko, gli Après la Classe, ed Emma che ad Aradeo è nata e cresciuta, e dove abita ancora la sua famiglia.

"Ringrazio tutti questi ragazzi - dice commossa Maria, sorella di Fabrizio - perché il loro gesto d'amore non sarà inutile. Anche se magari non riuscirà a salvare la vita a mio fratello, potrà servire a ridare la speranza di vita ad altre persone in attesa di trapianto. Il loro nome sarà infatti inserito nel Registro Italiano Donatori Midollo Osseo, dove rimarranno fino all'età di 56 anni".


9 gennaio 2021

FONTE: la Repubblica

lunedì 20 gennaio 2020

Morire con un sorriso, seminando Santità anche in ospedale


Padre affettivo di giovani disabili, instancabile promotore delle cappelle dell’adorazione perpetua nella sua città, ha lasciato un segno incancellabile nelle persone che lo hanno conosciuto e ha gettato semi di Conversione fino all’ultimo respiro

Leandro Loredo è morto com’è vissuto: avvicinando le anime a Dio. 45 anni, professore di Biologia in varie scuole e promotore dell’Hogar Granja Esperanza, che nella città argentina di La Plata offre rifugio a giovani e adulti con disabilità mentali che non hanno possibilità di sostentamento, era anche un attivo promotore dell’adorazione perpetua nella sua città.

Malato di leucemia, è entrato nell’Hospital Interzonal General José de San Martín il 5 novembre scorso. In 44 giorni il suo corpo ha perso quello che guadagnava il suo spirito, e nonostante la debolezza ha saputo avvicinare molte anime a Dio.

Per accompagnarlo e pregare per lui, le comunità parrocchiali in cui promuoveva l’adorazione eucaristica perpetua hanno iniziato ad assistere alla Messa nella cappella dell’ospedale alle 6.00. Da anni alla Messa non partecipava nessuno. La cappella ha preso vita mentre Leandro si spegneva. Ma non è tutto.

Molti messaggi audio circolano tra i suoi amici su Whatsapp e riflettono la serenità con cui ha affrontato i suoi ultimi giorni e la forza che trovava nella preghiera. “Sono protetto dalla medaglietta di Maria, che mi accompagna sempre. La Fede muove le montagne. Noi abbiamo la medicina migliore. Si compia la Sua Divina Volontà”, ha detto a una sua amica che ha condiviso il messaggio con Aleteia.

Leandro ha trascorso il suo ricovero pregando e meditando sul “cammino di preparazione per terminare nelle mani di Dio, ora o più avanti, o quando sia”. “È un cammino di preparazione. L’ho sempre chiesto al Signore”, diceva. La preghiera gli dava forza e coraggio, perché “Dio sa, Dio sa tutto”. “L’importante è essere all’altezza delle circostanze e abbandonarmi al Suo Amore, su questo non ho dubbi. E se Lui mi chiama, correre tra le Sue braccia”, ha riferito a un’altra amica.

Profondamente mariano, intonava canti che gli ricordavano il suo pellegrinaggio alla Virgen del Cerro a Salta, devozione che ha caratterizzato la sua vita. Allegro e trasparente, si mostrava felice con i suoi amici, godendosi ogni cosa, ogni giorno, e offrendo la sua sofferenza senza lamentarsi.

Anche questo ha grande valore. Per le anime, per la conversione. In pace, che è ciò che conta. Si compia la Volontà di Dio, che è la cosa migliore che mi può accadere. Magari tutti lo capissero, perché a volte la gente non lo comprende (…), ma voi e io sappiamo che il Paradiso esiste, e prima o poi ci incontreremo lì. Non c’è altra opzione. Bisogna perseverare fino alla fine”, diceva a un’amica.

Scuoteva la testa di fronte a tante persone che vivono alla leggera il fatto di essere cattoliche, ha riferito un’altra persona a lui vicina. “Noi cattolici spesso non viviamo Dio; separiamo le cose, andare a Messa, agire, vivere in comunità come pensava lui. Tendiamo molto a separare le varie cose. Non abbiamo la presenza continua di Dio nella nostra vita. Leandro ce l’aveva. Per questo era tanto amato in tante comunità”. E non apparteneva a nessuna comunità in particolare, perché “vedeva ogni persona come una comunità, e dovevano essere uniti”. La fraternità, il fatto di vivere come una famiglia, come fratelli, al di là del legame di sangue, era uno dei temi che sottolineava maggiormente negli ultimi giorni.


di Esteban Pittaro

8 gennaio 2020

FONTE: Aleteia

giovedì 15 agosto 2019

Ferie donate per la piccola Elisa


Alcuni dipendenti dell'ospedale di Pordenone hanno scelto di convertire i giorni accumulati e aiutare la famiglia della piccola. La bimba malata di leucemia ha appena compiuto 5 anni. Il grazie della mamma: “Un gesto che riempie i nostri cuori”

AZZANO

Anche l'ospedale Santa Maria degli Angeli di Pordenone aiuta la piccola Elisa grazie alle ferie solidali. Si tratta di giorni di ferie donati a titolo gratuito e volontario dai dipendenti.

L'INIZIATIVA

Il grazie di mamma Sabina e papà Fabio è enorme; nella speranza di non essere lasciati soli in questo lungo viaggio. Per chiedere le ferie solidali ci sia un iter burocratico da seguire, con relativa richiesta da presentare al datore di lavoro, ogni volta che vengono raggiunti i 30 giorni donati. A parlare è la mamma, Sabina Maria, che racconta di Elisa che ha appena compiuto 5 anni (il terzo compleanno di fila in ospedale) poiché colpita da una leucemia rarissima, la miclomonocitica infantile. “Volevo permettermi di ringraziare veramente con tutto il cuore i colleghi dell'ospedale Santa Maria degli Angeli di Pordenone e tutta l'Azienda 5 del Friuli Occidentale. Infatti ho saputo che mi stanno aiutando, donandomi le ferie solidali grazie a una nuova legge entrata in vigore lo scorso aprile – afferma Sabina -. Chi vorrà potrà donare da un minimo di un giorno al massimo di 8 giorni spalmandoli in vari mesi e la donazione sarà anonima. Ringrazio anche perché ho appena finito l'aspettativa di due anni. Un saluto e un caloroso abbraccio in particolare va alla signore Michela Casarsa che, oltre aver già donato di sua iniziativa, si è prodigata instancabilmente per propagare questo appello di grande solidarietà. Sono ormai da quasi due anni e mezzo chiusa in camera con la piccola Elisa e il mio compagno Fabio all'ospedale del Vaticano, il Bambino Gesù: non finiremo mai abbastanza di ringraziare per l'ospitalità, l'amore e la professionalità il professor Franco Locatelli, tutti i medici, l'ufficio infermieristico e i volontari; è il quarto ospedale che giriamo pur di riuscire a salvare la piccola dalla malattia. Purtroppo attualmente non esiste nessuna terapia che la possa salvare, solo il trapianto di midollo osseo. Un primo tentativo fatto il 19 gennaio 2018 non ha avuto purtroppo un buon esito forse a causa della malattia troppo aggressiva o forse per il fatto che il donatore non fosse perfettamente compatibile. Elisa è in attesa di fare un secondo trapianto e la speranza è quella di riuscire a trovare un donatore e di portare il midollo nel suo corpicino. Attualmente le condizioni di salute sono discrete nonostante purtroppo abbia avuto ultimamente un virus che l'ha debilitata molto. Ci si prospetta una degenza ancora lunga, piena di insidie. Sono vicino a Elisa giorno e notte pur di riuscire in questa impresa, che ormai mi pesa relativamente, vado avanti per inerzia. Vicino a noi c'è il mio compagno Fabio, che ha voluto chiudere la sua attività due anni e mezzo fa per andare a 600 chilometri da casa in uno dei centri all'avanguardia per questa terribile malattia. L'appello per trovare un donatore di midollo osseo è sempre attuale. Chiamate Admo oppure il centro trasfusionale dell'ospedale più vicino a voi”. Sulla pagina Facebook “Pardini Fabio per Elisa” maggiori informazioni anche su come tipizzarsi.

Di Elisa Marini

1 agosto 2019

FONTE: Gazzettino.it


Queste sono notizie che fa sempre un gran piacere riportare, anche se la situazione della piccola Elisa è tutt'altro che risolta! Ma confido sempre nella generosità del popolo italiano, che è da sempre un popolo dal grande Cuore.
Forza Elisa, ti siamo tutti vicini e facciamo tutti quanti il tifo per te! Ti vogliamo Bene!

Marco

sabato 3 agosto 2019

"Sono felice, ma ho bisogno di aiuto": il messaggio di Elisa nel giorno del suo compleanno


Elisa Pardini è una bambina colpita da una gravissima forma di leucemia. L'unico modo per salvarla è trovare un donatore pienamente compatibile. Oggi compie 5 anni: l'appello

"Oggi è il mio compleanno. E' il terzo che festeggio qui in cameretta al Bambino Gesù del Vaticano". La piccola Elisa Pardini, originaria di Pordenone, ha passato più di metà della sua vita in ospedale. Colpita da una gravissima forma di leucemia - la leucemia mielomonocitica infantile - cerca un nuovo donatore di midollo osseo dopo che un primo trapianto, compiuto nel dicembre 2018, non è andato a buon fine. "E' fallito forse perché la malattia era forte o perché la compatibilità del donatore individuato non era totale. A pochi mesi da quella operazione Elisa è tornata a stare molto male", racconta il suo papà Fabio, che non smette di combattere accanto alla figlioletta.

Si tratta di una forma di tumore del sangue chemio resistente, affrontabile solo con un trapianto di midollo osseo. La piccola si trova da tempo in cura presso il Bambino Gesù di Roma, insieme ai genitori che non la lasciano mai sola e per questo hanno dovuto abbandonare anche il loro lavoro. Una storia, la sua, che ricorda da vicino quella del piccolo Alex Montresor, che ha scatenato in Italia una vera e propria gara di solidarietà.

Questo il messaggio-appello comparso oggi su "Pardini Fabio per Elisa", la pagina Facebook gestita dal papà della bimba, sulla quale è attiva anche una raccolta fondi: "Mi chiamo Elisa e oggi è il mio compleanno... Compio 5 anni... E' il terzo che festeggio qui in cameretta al Bambino Gesù del Vaticano... Sono molto felice e fortunata perché da ormai quasi due anni e mezzo mamma e papà sono sempre vicino a me senza lasciarmi mai sola... Sono fortunata perché il Professore i Medici gli Infermieri e i Volontari stanno facendo l'impossibile (come del resto per tutti i bambini ammalati) per cercare di guarirmi e salvarmi la vita e di conseguenza anche quella di mamma e papà (sono affetta da Leucemia Mielomonocitica Infantile una leucemia rarissima che colpisce 1/2 bambini su un milione e non si può guarire con nessuna chemioterapia ma solo con il trapianto di midollo osseo, un primo effettuato il 18 dicembre 2018 ma purtroppo non riuscito e sono in aspettativa di trovare un donatore di midollo osseo più compatibile possibile per affrontare un secondo trapianto)".

"Sono fortunata perché tante associazioni e privati hanno aiutato la mia famiglia per andare avanti. Sono fortunata perché tantissime persone tramite il web e i mezzi d'informazione (giornali, tv, personaggi famosi dello spettacolo, dello sport e della politica) hanno conosciuto la mia drammatica vicenda e stanno spronando me e i miei genitori a non arrenderci e grazie anche a questo tantissime persone sono e stanno andando a tipizzarsi o alle ADMO www.admo.it oppure nei centri trasfusionali degli ospedali più vicini per donare il sangue per una eventuale donazione del midollo osseo... Ok adesso vi saluto e vi abbraccio e bacio tutti, vado a festeggiare... vi voglio tanto bene... e spero tanto di passare il prossimo compleanno a casa, con i miei genitori e tanti nuovi amici... P.S. I capelli non sono i miei...c'eravate cascati eh???...".

Come aiutare Elisa Pardini, la bambina affetta da una rara forma di leucemia

Per salvare la piccola Elisa non serve essere eroi. Basta un gesto di generosità, con un minimo sforzo. Prima di tutto occorre fare la "tipizzazione": basta un tampone salivare o un semplice prelievo del sangue che poi verrà inserito nella banca dati. Per verificare la propria compatibilità con la bambina, è sufficiente recarsi all'Admo (l’Associazione dei donatori di midollo osseo), oppure nel centro trasfusionale più vicino. Occorre avere dai 18 ai 36 anni non compiuti, pesare almeno 50 chili e non avere malattie trasmissibili. Dal sangue verranno prelevate, in modo altrettanto semplice, le cellule staminali su cui verrà verificata l'eventuale compatibilità con Elisa o con quella di uno dei tantissimi malati in attesa di trapianto. Una volta inseriti nel registro, si può essere contattati per donare il midollo fino a 55 anni.

Qui il sito dell'Admo, l'Associazione dei donatori di midollo osseo, per avere tutte le informazioni necessarie e verificare la propria compatibilità con la bambina.

Qui la pagina Fb "Pardini Fabio per Elisa", per seguire la lotta dei genitori per la loro bambina.

di Violetto Gorrasi

27 giugno 2019

FONTE: Today

venerdì 4 dicembre 2015

Gli ho dato 3 volte la vita


Nel 2003 ha salvato suo figlio dalla leucemia con un trapianto di midollo, ma non è bastato. E ora gli ha donato anche un rene. «Così ho fatto rinascere il mio Matteo»


Di mamma ce n’è una sola. Ma per un figlio si fa in tre.
Simonetta Severi
, 54 anni (54 nel 2012…. oggi sono 57), non è l’eccezione e, soprattutto, conferma la regola come nessuna mai prima di lei. Al suo unico ragazzo, Matteo, 29enne (oggi 32enne), ha dato la vita e gliel’ha salvata due volte, rendendogliela finalmente serena.
La signora Severi ci ha raccontato la sua storia da un letto dell’ospedale Molinette di Torino, in cui Gente l’ha incontrata pochi giorni prima di essere dimessa, in tempo per passare la Pasqua a Perugia, e dove si è svolto l’ultimo capitolo del suo calvario iniziato nel 2003. Quell’anno, infatti, a suo figlio Matteo viene diagnosticata una grave forma di leucemia acuta linfoblastica. Per lui c’era solo una speranza: il trapianto di midollo.
«La mia è stata una scelta obbligata, sono sua madre: è tutto quello che serviva perché fossi io a donarglielo», ci ha detto Simonetta, sempre al fianco di suo marito Sergio. L’intervento avvenne a Roma. Andò tutto bene. Per un po’.
Già, perché in seguito a qualsiasi trapianto di organi un paziente deve ricorrere a terapie anti rigetto. Accadde lo stesso per Matteo.
«Per questo vengono usati immunosoppressori», ha spiegato a Gente il dottor Piero Bretto, uno dei medici che ha curato i Severi, «che però abbassando le difese dell’organismo possono dare luogo a infezioni». Al ragazzo capitò giusto questo, con problemi a livello renale. Ma come se non bastasse, Matteo sviluppò un tumore al rene, che gli venne poi tolto chirurgicamente. Con il passare del tempo dovette perfino sottoporsi a dialisi. Di nuovo l’unica soluzione era un trapianto. E ancora una volta incombeva lo spettro dei farmaci anti rigetto, che avrebbero anche potuto avere effetti nefasti sulla salute del ragazzo.
Per fortuna c’era Simonetta.
«Io e Matteo abbiamo affrontato la situazione con grande serenità, sempre insieme», ci rivela lei. La decisione fu presa, sarebbe stata nuovamente la super mamma a correre in aiuto del figlio. Il ricovero è avvenuto all’ospedale Molinette di Torino, all’avanguardia in questo tipo di interventi. «Dal 2001 preleviamo i reni per i trapianti da vivente praticando solo piccoli buchi, attraverso i quali vengono inseriti gli strumenti per staccare l’organo. Dopodichè pratichiamo un taglio di 5 centimetri nella zona puberale da cui, con un’attrezzatura speciale, sfiliamo il rene», continua il dottor Bretto. La famiglia Severi, però, sembrava non poter fare a meno di una certa dose di suspense. «Il rene tolto alla signora, perfetto dal punto di vista funzionale, presentava due problemi, uno vascolare e uno urologico, corretti con successo durante l’intervento», continua il medico. E la Severi ci ha rivelato: «Prima dell’operazione io e Matteo non abbiamo potuto incontrarci. E così ci siamo augurati “In bocca al lupo!” mandandoci un sms con il cellulare».
Come stanno adesso Simonetta e Matteo?
«Bene tutti e due. La mamma è stata la prima a essere dimessa», interviene Piero Bretto. Del resto Matteo ha un vero asso nella manica. Si chiama chimerizzazione: ricevendone il midollo, cioè, il ragazzo ha acquistato le carattarestiche genetiche della madre. Insomma, il corpo di Matteo non riconosce come estraneo il rene di Simonetta e dunque la terapia anti rigetto, che abbiamo visto può determinare problemi, in realtà non è più necessaria per lui. «Ora avrà finalmente una vita normale», ci assicura il dottor Bretto.
E Matteo la comincerà presto, facendo quello che sogna da tanto:
«Un giro sulla mia moto e un brindisi con tutti gli amici che mi sono stati vicini», ha confidato felice a Gente dalla sua camera sterile alle Molinette. E mamma Simonetta?
«E’ venuta a trovarmi dopo il trapianto, non abbiamo avuto il coraggio di parlarci, ma il nostro silenzio è stato più chiaro di un discorso». Non è un problema. Adesso madre e figlio per farlo hanno davvero tutto il tempo che vogliono.

Di Marco Pagani

FONTE: Gente N. 16 del 17 aprile 2012



Articolo un po’ datato, ma che ci tenevo a mettere sulle pagine di questo blog. La storia del resto è bellissima e ci parla del grande, immenso Amore che intercorre tra una madre e il proprio figlio. Del resto esiste un Amore maggiore di questo? Solo l’Amore di Dio è più grande di questo!
Auguroni Simonetta e Matteo…. e che la vita vi sorrida sempre!

Marco