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lunedì 15 gennaio 2024

Dio è il nostro pilota



Una bambina di 8 anni sale su un aereo per New York, mostra il suo biglietto e prende il suo posto.
Apparentemente sicura, intelligente, tira fuori un libro da colorare.
Non è un volo molto rilassante, c'è molto vento e tanta turbolenza... ad un certo punto c'è una scossa forte, e tutti i passeggeri sono impauriti e nervosi, ma la bambina continua a colorare il suo libro con calma e tranquillità.
La donna seduta vicino a lei chiede incuriosita: "Ma come fai ad essere così calma?"
La bambina le risponde: "Mio padre è il pilota".

Nel lungo viaggio della vita, arriveranno certamente momenti di forte prova, di incertezza, paura e confusione... momenti dove non saprai più dove appoggiarti, dove andare, dove gridare aiuto. In quei momenti ricorda sempre una cosa: se avrai dato a Dio il posto da "pilota" nella tua vita non ci sarà nulla da temere... Papà sa dove ti sta portando!


Fonte: Web

domenica 3 luglio 2022

Il bicchiere di latte

Un giorno un ragazzo povero, che per pagare i suoi studi vendeva beni di porta in porta, si accorse che gli era rimasta solamente una monetina da dieci centesimi, e aveva fame. Così decise di chiedere da mangiare alla prossima casa che avrebbe visitato. Ma si smontò subito quando vide che ad aprire la porta era una giovane donna.
Invece di un pasto, gli riuscì solo di chiedere un bicchier d’acqua. Lei però lo vide così affamato e assetato che pensò di portargli un bel bicchierone di latte. Il ragazzo lo bevve lentamente e poi gli chiese: “Quanto le devo?
Non mi deve niente – rispose lei – Mamma ci ha insegnato a non accettare mai compensi per una gentilezza”.
Lui le disse: “Allora la ringrazio di cuore”.
Quando Howard Kelly lasciò quella casa, non si sentiva più forte solo fisicamente, ma anche la sua Fede in Dio e nell’uomo si erano rafforzate. Poco prima era stato quasi sul punto di mollare tutto.

Anni dopo quella giovane donna si ammalò gravemente. I dottori locali non sapevano come cavarsela e alla fine la mandarono in una grande città, perché degli specialisti studiassero la sua malattia rara.
Anche il Dott. Howard Kelly fu chiamato per un consulto, e quando sentì il nome della città da cui proveniva, una luce strana riempì i suoi occhi. Immediatamente si levò e corse giù verso la camera d’ospedale della donna. Avvolto nel suo camice da dottore andò a visitarla e subito la riconobbe. Uscì da quella stanza determinato a fare tutto il possibile per salvarle la vita. Da quel giorno riservò grandi attenzioni al caso e, solo dopo una lunga lotta, la battaglia fu vinta.

Il Dott. Kelly chiese all’amministrazione di comunicargli il conto, per la sua approvazione. Dopo averlo visionato, scrisse qualcosa in un angolo e lo fece recapitare nella stanza della donna.
Lei temeva di aprirlo, perché sapeva che ci avrebbe messo una vita per pagarlo tutto. Alla fine aprì la busta e qualcosa richiamò la sua attenzione. Su un bordo della fattura ospedaliera c'era scritto: 
Tutto pagato tanti anni fa con... un bicchiere di latte. Grazie da parte del dottor Howar Kelly

FONTE: Web




Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia

Matteo 5,7

venerdì 17 giugno 2022

L'Inferno e il Paradiso

Un Sant'uomo alla fine dei suoi giorni terreni fu accolto in Paradiso, siccome era stato un uomo giusto, mite ed umile di cuore il Signore Dio decise di esaudire un suo desiderio, l’uomo allora gli chiese: "Signore, mi piacerebbe poter vedere sia l' Inferno che il Paradiso".
Dio condusse il Sant'uomo verso due porte. Aprì una delle due e gli permise di guardare all'interno.
Al centro della stanza, c'era una grandissima tavola rotonda.
Al centro della tavola, si trovava un grandissimo recipiente contenente cibo dal profumo delizioso. Il Sant'uomo sentì l'acquolina in bocca.
Le persone sedute attorno al tavolo erano magre, dall'aspetto livido e malato. Avevano tutti l'aria affamata.
Ognuno era munito di cucchiai dai manici lunghissimi, attaccati alle loro braccia.
Tutti potevano raggiungere il piatto contenente il cibo e raccoglierne un po', ma poiché il manico del cucchiaio era più lungo del loro braccio, non potevano accostare il cibo alla bocca.
Il Sant'uomo tremò alla vista della loro miseria e delle loro sofferenze.
Dio disse: "Hai appena visto l'Inferno!"

Dio e l'uomo si diressero verso la seconda porta. Dio l'aprì.
La scena che l'uomo vide era identica alla precedente. C'era la grande tavola rotonda, il recipiente colmo di cibo delizioso che gli fece ancora venire l'acquolina. Le persone intorno alla tavola avevano anch'esse i cucchiai dai lunghi manici. Questa volta, però, le persone erano ben nutrite e felici e conversavano tra di loro sorridendo.
Ognuno prendeva il cibo dal proprio piatto con il cucchiaio e imboccava il dirimpettaio.
Dio disse: "Questo è il Paradiso!"




domenica 14 febbraio 2021

Lettera di Sant’Agostino all’uomo per amare una donna per sempre

Giovane amico, se ami questo è il miracolo della vita.

Entra nel sogno con occhi aperti e vivilo con amore fermo.

Il sogno non vissuto è una stella da lasciare in cielo.

Ama la tua donna senza chiedere altro all’infuori dell’eterna domanda che fa vivere di nostalgia i vecchi cuori.

Ma ricordati che più ti amerà e meno te lo saprà dire. Guardala negli occhi affinché le dita si vincolino con il disperato desiderio di unirsi ancora; e le mani e gli occhi dicano le sicure promesse del vostro domani. Ma ricorda ancora, che se i corpi si riflettono negli occhi, le anime si vedono nelle sventure.

Non sentirti umiliato nel riconoscere una sua qualità che non possiedi.

Non crederti superiore poiché solo la vita dirà la vostra diversa sventura.

Non imporre la tua volontà a parole, ma soltanto con l’esempio.

Questa sposa, tua compagna di quell’ignoto cammino che è la vita, amala e difendila, poiché domani ti potrà essere di rifugio.

E sii sincero giovane amico, se l’amore sarà forte ogni destino vi farà sorridere.

Amala come il sole che invochi al mattino.

Rispettala come un fiore che aspetta la luce dell’amore.

Sii questo per lei, e poiché questo deve essere lei per te, ringraziate insieme Dio, che vi ha concesso la grazia più luminosa della vita!


(S. Agostino)

venerdì 6 dicembre 2019

«E' Tua Madre che li fa entrare»

«Un giorno nostro Signore, facendo un giro in Paradiso, vide certe facce equivoche e ne chiese spiegazione a San Pietro: “Come mai sono riuscite a entrare qua dentro? Mi pare che tu non sorvegli bene la porta”. Pietro, tutto mortificato, rispose: “Signore, io non ci posso fare niente”. E Gesù: “Come non ci puoi fare niente? La chiave ce l'hai tu. Fa' il tuo dovere, sta' più attento”.»

«Dopo qualche giorno, il Signore fa un altro giro e vede altri individui dalla faccia poco raccomandabile. “Pietro, ho visto certe altre facce, si vede che tu non controlli bene l'entrata”. E Pietro: “Signore, io non ci posso fare niente e non ci puoi fare niente neanche Tu”. E il Signore: “Neanche Io? Oh, questa è grossa!”. “Sì, neanche Tu” ribatté Pietro: “Tua Madre ha un'altra chiave. E' Tua Madre che li fa entrare”.»




Questa storiella veniva raccontata spesso da Padre Pio, tanto che qualcuno la attribuisce proprio al Santo di Pietrelcina. Ma che sia sua o di qualcun altro ha poca importanza: è bella, semplice, e nella sua schiettezza popolare mette chiaramente in risalto la grande Misericordia della Santa Madre di Dio nei confronti di noi uomini, figli Suoi, compresi i “meno raccomandabili” e peccatori.
Questo è l'immenso Amore della Madonna verso tutti quanti noi!

Marco

mercoledì 19 dicembre 2018

E' sempre Natale

Quando crediamo e difendiamo la vita,

quando ti ringraziamo per quanto già abbiamo,

quando sappiamo metterci in ascolto della Tua parola,

quando siamo di aiuto a chi ne ha bisogno,

quando dividiamo le nostre gioie con gli altri,

quando la speranza guida le nostre giornate e azioni,

quando sappiamo essere docili alla Tua volontà,

quando Ti riconosciamo come Padre e Ti preghiamo e adoriamo in silenzio,


Tu, o Signore, nasci dentro di noi,

e per noi ogni giorno è NATALE! 



martedì 27 novembre 2018

La danza del bambino

C'è un episodio, nella vita di madre Teresa, che sconvolge molte convinzioni e lascia pensosi, forse uno degli episodi chiave per capire questa figura. Lo raccontò lei stessa.

«Durante una notte passata nella stazione di Howrah, a Calcutta, verso mezzanotte quando i treni sono tutti fermi per qualche ora, arrivò una poverissima famiglia che veniva di solito a dormire alla stazione. Erano una madre e quattro figli, dai cinque agli undici anni. La madre era una buffà, piccola cosa avvolta in un sari bianco di cotone, sottile per quella notte di novembre, con i capelli rasi a zero, stranamente per una donna. Aveva con sé dei recipienti di latta, qualche straccetto e dei pezzi di pane, tutto quanto possedeva per sé e per i suoi figli. Erano mendicanti. La stazione era la loro casa.
I bambini, tre ragazze e un bimbo che era il più piccolo, erano come la madre pieni di vivacità. A quell'ora, in piena notte, sedettero tutti su un marciapiede della stazione presso le rotaie, vicino ad altre innumerevoli famiglie e mendicanti solitari che già dormivano tutt'intorno, e fecero il loro pasto serale di pane secco, probabilmente quanto era avanzato a un rivenditore che verso sera lo aveva ceduto a un prezzo bassissimo. Ma non fu un pasto triste. Essi parlavano, ridevano e scherzavano. Sarebbe difficile trovare una riunione di famiglia più felice di quella.
Quando il breve pasto fu finito, andarono tutti a una pompa con grande allegria, si lavarono, bevettero e lavarono i loro recipienti di latta. Poi stesero con cura i loro stracci per dormire vicini, e un pezzo di lenzuolo per coprirsi tutti. E fu allora che il ragazzino fece qualcosa di assolutamente meraviglioso: si mise a danzare. Saltava e rideva fra i binari, rideva e cantava sommesso con incontenibile gioia. Una simile danza, in una simile ora, in così assoluta miseria!
».
Madre Teresa affermò tante volte che per noi occidentali, tristi nella nostra ricchezza, rintanati nelle nostre lussuose caverne, il povero è un "profeta". Pur nella miseria dove la nostra economia scaltra l'ha esiliato, egli ci insegna dei valori grandi che noi abbiamo dimenticato: l'amore per gli altri, la gioia che nasce dal gustare le piccole cose, l'amicizia, la capacità di entusiasmarsi per qualche cosa.
«Noi lo aiutiamo ad uscire dalla miseria. Ma lui ci regala qualcosa di più: ci insegna una maniera diversa di vivere: servirsi delle cose, ma non diventare prigionieri delle cose, credere che ci sono valori assai più importanti del denaro: l'amore, il calore della famiglia, il sorriso dei bambini, l'amicizia, la gioia...».


FONTE: dalla biografia di madre Teresa di Calcutta

domenica 2 settembre 2018

La parabola dei tre setacci

Nell’antica Grecia Socrate aveva una grande reputazione di saggezza.

Un giorno venne qualcuno a trovare il grande filosofo, e gli disse:
Sai cosa ho appena sentito sul tuo amico?

Un momento
, rispose Socrate, “Prima che me lo racconti, vorrei farti un test, quello dei tre setacci.
I tre setacci?

, continuò Socrate. “Prima di raccontare ogni cosa sugli altri, è bene prendere il tempo di filtrare ciò che si vorrebbe dire. Io lo chiamo il test dei tre setacci. Il primo setaccio è la verità. Hai verificato se quello che mi dirai è VERO?
No… ne ho solo sentito parlare.

Molto bene. Quindi non sai se è la verità. Continuiamo col secondo setaccio, quello della bontà. Quello che vuoi dirmi sul mio amico, è qualcosa di BUONO?
Ah no, al contrario!

Dunque
, continuò Socrate, “vuoi raccontarmi brutte cose su di lui e non sei nemmeno certo che siano vere. Forse puoi ancora passare il test, rimane il terzo setaccio, quello dell’utilità. È UTILE che io sappia cosa avrebbe fatto questo amico?
No, davvero.”

Allora
, concluse Socrate, “se ciò che volevi raccontarmi non è né vero, né buono, né utile, io preferisco non saperlo; e consiglio a te di dimenticarlo.”



FONTE: Libro "La via del guerriero di Pace" di Dan Millman





Penso che ciascuna persona, prima di parlare con il nostro prossimo, dovrebbe chiedersi se ciò che sta per dire è VERO, BUONO E UTILE, come insegna mirabilmente questa bella parabola. Se ciò non dovesse essere, allora è meglio non dire assolutamente nulla perchè, ricordiamocelo bene, una parola buona può anche guarire una persona... ma una parola cattiva può far più male di una spada!
Quante, quante cose brutte, quanti guai, quanto male non ci sarebbe se si evitasse di parlar male del nostro prossimo.... e quanto bene invece si farebbe, al contrario, avendo sempre sulla nostra bocca parole benevole e caritatevoli nei confronti di tutti! A questo proposito mi vengono in mente le sagge e Sante parole di quel grande Uomo che risponde al nome di San Giovanni Bosco, il quale soleva dire: “Quando parlate di qualcuno, evidenziate sempre gli aspetti buoni e positivi della sua persona. E se proprio, proprio, non vi viene in mente niente di buono da dire.... allora tacete!”.

Marco

mercoledì 11 luglio 2018

Dipende dalle mani

Un pallone da Basket nelle mie mani vale 20 Euro.
Nelle mani di Michael Jordan vale circa 30 milioni di Euro.
Dipende dalle mani in cui si trova.

Una palla da baseball nelle mie mani vale 4 Euro.
Nelle mani di Mark McGuire vale circa 17 milioni di Euro.
Dipende dalle mani in cui si trova.

Una racchetta da tennis nelle mie mani è praticamente inutile.
Nelle mani di Venus Williams, è la vittoria in un torneo.
Dipende dalle mani in cui si trova.

Un bastone nelle mie mani mi accompagna in montagna.
Un bastone, nelle mani di Mosè divise il Mar Rosso.
Dipende dalle mani in cui si trova.

Una fionda nelle mie mani è un giocattolo per bambini.
Una fionda nelle mani di Davide abbattè Goliat.
Dipende dalle mani in cui si trova.

Due pesci e cinque pani nelle mie mani sono una buona merenda.
Due pesci e cinque pani nelle mani di Dio sfamarono una moltitudine di persone.
Dipende dalle mani in cui si trovano.

I chiodi nelle mie mani possono produrre solo dolore.
Nelle mani di Gesù Cristo hanno prodotto Salvezza per il mondo intero.
Dipende dalle mani in cui si trovano.

Come vedi, tutto dipende dalle mani in cui gli oggetti si trovano.
Allora, metti i tuoi ragionamenti, le tue preoccupazioni, le tue paure le tue speranze, i tuoi sogni, la tua famiglia e i tuoi rapporti con gli altri nelle mani di Dio, perché...
tutto dipende dalle mani in cui si trovano.

SIAMO NELLE MANI DI DIO e li siamo al SICURO!

lunedì 30 aprile 2018

Parlami di Dio

Passando per il campo ho chiesto al mandorlo: "fratello mandorlo, parlami di Dio!"... e il mandorlo si coprì di fiori.

Uscendo nel giardino ho chiesto al passero: "Fratello passero, parlami di Dio!"... e il passero cinguettò felice.

Entrando dentro il bosco ho chiesto agli alberi: "Fratelli alberi, parlatemi di Dio!"... e gli alberi si mossero col vento.

Ho scoperto l'amore del mio Dio dentro i gesti quotidiani di bontà.

Ho sentito dentro il pane di ogni giorno il sudore, la fatica e l'onestà.

Ho gustato dentro il calice del vino la dolcezza, frutto della lealtà.


Saltando per i prati ho chiesto al fiorellino: "Fratello fiore, parlami di Dio!"... e il fiore mi donò il profumo.

Correndo sulla spiaggia ho chiesto al mare blu: "Fratello mare, parlami di Dio!"... e il mare spinse un'onda sui miei piedi.

Guardando su nel cielo ho chiesto alle nubi: "Sorelle nuvole, parlatemi di Dio!"... le nubi mi indicarono il sole.


Padre Sergio Tommasi

domenica 18 febbraio 2018

La valigia vuota


Un uomo morì. Appena varcata la soglia dell'aldilà vide Dio, con una valigia, che gli veniva incontro.
E Dio disse:
- Figlio, è ora di andare.
L'uomo stupito domandò:
- Di già? Così presto? Avevo tanti progetti...
- Mi dispiace ma è giunta l'ora della tua partenza.

E si incamminarono. Curioso l'uomo chiese a Dio:
- Cosa porti nella valigia?
E Dio gli rispose:
- Ciò che ti appartiene.
- Quello che mi appartiene? Porti le mie cose, i miei vestiti, i miei soldi?

Dio rispose:
- Quelle cose non ti sono mai appartenute, erano del mondo.
- Porti i miei ricordi?
- Quelli non ti sono mai appartenuti, erano del tempo.
- Porti i miei talenti?
- Quelli non ti sono mai appartenuti, erano delle circostanze.
- Porti i miei amici, i miei familiari?
- Mi dispiace, loro mai ti sono appartenuti, erano compagni di viaggio.
- Porti mia moglie e i miei figli?
- Loro non ti sono mai appartenuti. Ti sono stati solo affidati.
- Porti il mio corpo?
- Non ti è mai appartenuto. Era della polvere.
- Allora porti la mia anima?
- No, l'anima è mia.

Allora l'uomo, di scatto, afferrò la valigia per guardarvi dentro e, con le lacrime agli occhi disse:

- Ma è vuota! Allora non ho mai avuto niente?
- Beh, le cose materiali, per cui hai tanto lottato, non puoi portarle con te. Il vero bene della vita è il tempo. Ecco perché non dovevi sprecarlo ma impegnarlo per prepararti alla Vita Eterna, accumulando l'unico tesoro che ha valore nel mio Regno: i tuoi gesti di Amore. Il resto non conta nulla.


Questo è quanto ci raccomanda il Signore, con tutto il suo cuore:
Non accumulate per voi tesori sulla terra; accumulate invece per voi tesori in Cielo
(Mt 6,19-20)

FONTE: Qumran.net


Quasi per caso mi sono imbattuto in questo bellissimo racconto, e ho subito sentito di volerlo condividere sulle pagine di questo blog.
Un racconto semplice, ma incredibilmente Vero nel suo insegnamento! Perchè è proprio così: soltanto l'Amore conta, e i nostri gesti d'Amore saranno il nostro solo e unico "tesoro" che ci porteremo nell'Eternità!

Marco

martedì 2 gennaio 2018

Il Paradiso

Un uomo è stufo della sua vita con la moglie ed i figli. La moglie lo domina e lo vessa, i figli lo disprezzano, gli ridono dietro. Si sente una vittima e pensa che sia venuto per lui il momento di cercare la Gerusalemme celeste, il paradiso.
Dopo molte ricerche, trova un vecchio saggio che gli spiega la strada in dettaglio. Il paradiso c'è, eccome, ed è nel tal posto. Bisogna fare parecchia strada, ma con un bel po' di fatica ci si arriva.
L'uomo si mette in cammino. Di giorno marcia, e la notte, stanchissimo si ferma in una locanda per dormire. Siccome è un uomo molto preciso, decide, la sera prima di coricarsi, di disporre le sue scarpe già orientate verso il paradiso, per essere ben sicuro di non perdere la direzione giusta.
Durante la notte, però, mentre lui dorme, un diavoletto dispettoso entra in azione e gli gira le scarpe nella direzione opposta.
La mattina dopo l'uomo si sveglia, guarda le scarpe, che gli paiono orientate in maniera diversa rispetto alla sera prima, ma non ci fa troppo caso, e riprende il cammino, che ora è nella direzione contraria a quella del giorno precedente, verso il punto di partenza.
A mano a mano che procede, il paesaggio diventa sempre più familiare. Ad un certo punto arriva nel paese dove è sempre vissuto, che però crede sia il paradiso. Come assomiglia al suo paese il paradiso! Siccome è il paradiso, tuttavia, ci si trova bene e gli piace moltissimo.
Poi vede la sua vecchia casa, e pensa: «Come assomiglia alla mia vecchia casa!». Ma siccome è il paradiso gli piace moltissimo.
Lo accolgono sua moglie e i suoi figli, e anche loro assomigliano a sua moglie e ai suoi figli! E si stupisce che in paradiso tutto assomigli a quello che c'era prima. Però, siccome è il paradiso tutto è bellissimo. La moglie è una persona deliziosa, i figli sono straordinari; tutti sono pieni di qualità e aspetti che nel vivere quotidiano egli non avrebbe mai sospettato possedessero.
E così tra sé e sé riflette: «È strano come qui in paradiso tutto assomigli a ciò che c'era nella mia vita di prima in modo così preciso, ma come, allo stesso tempo, tutto sia completamente diverso!».

Piero Ferrucci - la forza della gentilezza



Breve e semplice racconto, che tuttavia nella sua semplicità ci dà un prezioso insegnamento: e cioè come le cose e le realtà della vita ci possano apparire del tutto diverse se noi le vediamo e le affrontiamo con una mentalità diversa! E così ciò che prima ci sembrava brutto ora diventa bello, ciò che prima era pesante ora diviene leggero, ciò che prima ci sembrava sbagliato ora ci appare giusto. Il mondo in realtà è sempre lo stesso, ma quando noi iniziamo a vederlo con occhi diversi, con Semplicità, con Gioia, con Amore.... esso diviene del tutto differente.... e molto, molto più bello!
Ecco, questo è un insegnamento che noi dovremmo sempre fare nostro ed è il mio Augurio per tutti in questo Nuovo Anno appena iniziato. Guardiamo ogni realtà della vita, ogni cosa che ci sta accadendo, (anche quelle che ci sembrano meno belle) come una splendida opportunità di crescita e rinnovamento per noi stessi e per il nostro prossimo... e ogni cosa diventerà importante, preziosa e meravigliosa.


Marco

sabato 10 giugno 2017

Dippold l'ottico

Che cosa vedete adesso?
Nubi di rosso, giallo, porpora.
Un momento! E adesso?
Mio padre e mia madre e le mie sorelle.
Bene! E adesso?
Cavalieri in armi, donne bellissime, visi delicati.
Provate questa lente.
Un campo di grano, una città.
Molto bene! E adesso?
Una giovane donna ed angeli chini su di lei.
Una lente più forte! E ora?
Molte donne dagli occhi vivi e le labbra socchiuse.
Provate questa.
Oh! Soltanto un bicchiere sul un tavolo.
Capisco. Provate questa lente.
Soltanto uno spazio vuoto. Non vedo nulla di particolare.
Bene. E adesso?
Pini, un lago, un cielo d’estate.
Va meglio. E adesso?
Un libro.
Leggetemi qualche pagina.
No, non posso. Gli occhi mi sfuggono aldilà della pagina
Provate questa lente.
Abissi d’aria.
Ottimo. E adesso?
Luce, soltanto luce, che trasforma tutto il mondo sottostante in giocattolo.
Benissimo! Faremo gli occhiali così.


Edgar Lee Masters - Antologia di Spoon River




Ho trovato per caso questo semplice racconto su un libricino che mi è capitato tra le mani, e ho pensato subito di postarlo sulle pagine di questo blog.
Mi piace questo racconto (o, se vogliamo, possiamo anche chiamarla poesia) perchè tocca una dimensione fantastica, da sogno.
Noi uomini dovremmo sempre essere capaci di sognare, non dobbiamo mai perdere di vista la dimensione del "sogno". Come soleva dire don Tonino Bello, sacerdote fervorosissimo e zelante: "C'è tantissima gente che mangia il pane bagnato col sudore della fronte dei sognatori". Ed è bello saper sognare, avere grandi ideali, anche utopici se vogliamo, da inseguire, da combattere, da raggiungere. Facciamolo sempre quindi, sogniamo cose belle, alte, virtuose.... ma sopratutto adoperiamoci con tutto noi stessi perchè i nostri sogni divengano realtà!

Marco

mercoledì 21 dicembre 2016

Il Primo Regalo

Era l’ultimo incontro di Catechismo prima delle vacanze di Natale. I bambini di terza elementare, sotto la guida della catechista Monica, avevano ricevuto l’incarico di portare delle statuine per il presepe dell’Oratorio.

L’ultimo ad arrivare fu Federico, un ragazzino dall’aspetto serio, che raggiunse subito i suoi compagni al bar.


«Ehi, sapete che giorno è oggi?».


Rosa, sistemandosi gli occhiali, rispose: «Oggi... dovevamo portare le statuine del presepio!».

«E ciascuno di noi doveva portare un personaggio diverso!», le fece eco il suo gemello Giovanni.


«Tu cos’hai portato?», chiese Alberto alla sua amica Laura.

«Io ho la Madonna... Guardate com’è bella!».

«Mentre io ho San Giuseppe, tutto intento a guardare...». Agnese s’interruppe. «Ehi, chi ha portato il bambino Gesù?».

I bambini chiamarono gli altri compagni di classe, poi misero sul tavolo le loro statuine. C’erano i re Magi, il pastore con la pecorella, un vero e proprio gregge di pecore, il bue e l’asinello, un pastore dormiente, un mendicante... Mancava proprio Lui, il bambino Gesù!

Mentre si lamentavano, Monica entrò nel bar per chiamarli.

«Bambini, andiamo a fare il Presepio... Ehi, che succede?».

«ABBIAMO DIMENTICATO GESÙ!!!», gridarono insieme.

Monica si avvicinò al gruppo e chiese:

«Avanti, ditemi cos’è successo!».

«Oggi dovevamo portare le statuine del presepio, vero?», piagnucolò Teresina.

«Le vedo», rispose la catechista. «Ma... mi sembra che manchi qualcuno...», soggiunse.

«Appunto», ribatté Davide. «Abbiamo dimenticato la più importante: quella di Gesù!».

Monica sospirò, poi si sedette fra i bambini e disse:

«Non disperatevi. Spesso accade a molti di noi di dimenticarsi di Gesù, non inteso come statuina, ma come Figlio di Dio nato per tutti noi. A proposito, vi siete mai chiesti perché Dio abbia deciso di farlo nascere sulla Terra come un bambino?».

I piccoli rimasero in silenzio. Monica allora proseguì:

«E sapete perché a Natale ci facciamo i regali?».

«Perché ci vogliamo bene!», esclamò finalmente Serena.

«Esatto! Dio ci ha voluto e ci vuole tanto bene da averci regalato il Suo Amore, nella persona di Gesù», concluse la ragazza.

«Ma allora è il Primo Regalo di Natale della Storia!», dissero tutti in coro.

«Avete detto bene. È per questo che noi festeggiamo il Natale: non dimenticatelo mai!».

In quel mentre, nel bar entrò un uomo. Aveva un cappotto consunto, con toppe qua e là; il suo volto era incorniciato da una barba ispida e nera, ma esprimeva una grande gioia. Si accostò a Monica e le chiese con voce roca:

«Mi hanno detto che vi manca Gesù Bambino per completare il vostro presepio...».

«Sì, ma... Come fa a saperlo?».

Senza rispondere, l’uomo estrasse da una delle tasche un piccolo involto azzurro.

«Tenete: ciò che cercate è qui!».

Così dicendo, mise fra le mani di uno stupefatto Federico il fazzoletto. Il bambino, sebbene titubante per lo strano aspetto di quella persona, fece come gli era stato chiesto: aprì il fazzoletto e...

«Guardate, Gesù è tornato!».

Nel fazzoletto, infatti, c’era il Gesù Bambino più bello che avessero mai visto, tanto che sembrava vero.

Finalmente, giunse il momento di sistemare le statuine nel Presepio allestito con l’aiuto di tutte le classi di Catechismo e dei ragazzi dell’Oratorio. Nella gioia generale, però, Rosa si ricordò:

«Bisogna ringraziare quel signore...».

«Ma dov’è andato?», le chiese Alberto.

«Forse è tornato da dove è venuto...», concluse Monica.

«Da dove?», domandò Laura.

La catechista, guardando il presepio, sorrise e ringraziò Dio in cuor suo, perché aveva fatto comprendere ai suoi bambini il mistero del Natale. Infine, non vista, aggiunse, proprio sulla capanna, un angelo.

Frattanto, fuori dall’Oratorio, il barbone che poco prima aveva consegnato ai piccoli il Bambino Gesù levò lo sguardo verso il cielo e disse:

«Padre, ho compiuto la mia missione».

Una Voce dall’alto gli rispose:

«Sono soddisfatto di te: come quel giorno a Betlemme, hai portato la Buona Notizia a qualcuno che già aspettava il Messia!».

«Spero solo che ora quei bambini riescano a dare il giusto spazio nella loro vita a Tuo Figlio...».

«Sarà senz’altro così: rendendosi conto da soli della Sua importanza, hanno fatto il primo passo, ma Lui era già nella loro vita. Ma ora vieni al Mio cospetto!».

Il barbone, a quelle parole, si tolse il cappotto e, spiegando le sue bianche ali, tornò da dove era venuto.




 
di Emilia Flocchini

FONTE: Qumram.net

domenica 18 settembre 2016

Dio conta su di te

Dio conta su di te

 Dio solo può dare la fede tu, però, puoi dare testimonianza.

 Dio solo può dare la speranza, tu, però, puoi infondere fiducia.

 Dio solo può dare l'amore, tu, però, puoi insegnare ad amare.

 Dio solo può dare la pace, tu, però, puoi creare l'unione.

 Dio solo è la vita, tu, però, puoi indicarla agli altri.

 Dio solo è la luce, tu, però, puoi irradiarla intorno a te.

 Dio solo è la vita, tu, però, puoi difenderla.

 Dio solo può fare l'impossibile, tu, però, puoi fare il possibile. 

 Dio solo basta a se stesso, egli, però, vuole poter contare su di te.


giovedì 4 agosto 2016

l'Amore più grande

C'era molta gente quella domenica alla Santa Messa. Lo sguardo del parroco parve abbracciare tutta intera la folla dei fedeli che per quanto riempisse la chiesa, rimaneva sempre una piccola parte della grande massa di persone che costituivano la sua parrocchia alla periferia di una grande città.

Al momento dell'omelia il parroco si rivolse all'assemblea e disse: Oggi non sarò io a parlarvi. Se mi consentite vorrei invitare un mio caro amico d'infanzia a dirvi alcune brevi parole.

Gli occhi della gente accompagnarono con interessata curiosità i passi sicuri di un vecchio dal volto energico che sembrava intagliato in uno scuro legno. Una volta preso posto all'ambone, pareva un grande vecchio albero avvezzo alle tempeste.

La sua era una voce profonda e pareva nascesse dal silenzio e dalla solitudine. Cominciò raccontando di un uomo, del figlio di quest'uomo e dell'amico del figlio di quest'uomo.

Un giorno un uomo organizzò una gita in barca a vela in mare aperto, invitando anche il figlio e un amico del suo figlio. Questi accolsero con gioia l'invito e quell'opportunità. Il padre era un valente marinaio e conduceva la barca con abilità tra le onde. Ma ad un tratto furono colti da un'improvvisa tempesta. Il vento strappava le vele e la barca sembrava sempre più ingovernabile. Ad un certo punto un'onda più forte scaraventò fuori bordo i tre naviganti...

Quasi nascosti dietro una colonna della chiesa due giovani cominciarono a prestare maggiore attenzione al racconto del vecchio (all'inizio vedendolo salire all'ambone avevano assunto quella assopita attenzione che usavano quando ascoltavano le prediche del loro parroco).

Il vecchio continuò: Il padre annaspando nell'acqua vide vicino a lui una corda ancora agganciata alla barca. Volse lo sguardo tutto attorno e vide a destra suo figlio e a sinistra l'amico del figlio ed entrambi stavano lottando contro la prepotenza delle onde. Non ce l'avrebbero fatta a salvarsi, ed era impossibile raggiungerli a nuoto. La sola cosa che poteva fare era gettare loro la cima della fune. Ma la cima era una e loro due erano molto lontani l'uno dall'altro. Il padre doveva decidere a chi gettare la cima della fune. In un attimo passò per la sua mente questo pensiero: mio figlio è un ragazzo di fede che ama Gesù, il suo amico neppure sa chi è Gesù. Con il cuore che gli si spezzava e gridando: "Figlio mio, ti amo con tutto il cuore!" gettò la cima della fune al suo amico, mentre le onde sommergevano e facevano sparire nei flutti del mare il suo unico figlio.

Nella chiesa calò un silenzio colmo di commossa attenzione. Il padre - disse ancora il vecchio - sapeva che suo figlio sarebbe entrato nell'eternità di Gesù e sapeva anche che il suo amico mai aveva conosciuto il Salvatore. Per questo motivo sacrificò suo figlio: per permettere all'altro di conoscere Gesù. Questo, cari parrocchiani - continuò il vecchio - è lo stesso modo di fare di Dio stesso. Egli ha sacrificato il suo unico figlio affinché noi potessimo salvarci. Ancora oggi, forse proprio adesso, ad ognuno di noi Dio getta una fune per consentire la nostra Salvezza.

Il vecchio, il cui volto pareva quasi luminoso, fece pian piano i pochi passi che lo separavano dal suo posto e tornò a sedersi.

Nella chiesa il silenzio veniva interrotto solo da qualche pianto trattenuto. Alla fine della Messa i due giovani che si erano lasciati prendere dall'interesse per quanto raccontava il vecchio si avvicinarono a lui e gli dissero: La storia che hai raccontato è veramente interessante, ma pensiamo che il padre non fu molto realista in quello che fece. Egli sacrificò la vita del figlio basandosi esclusivamente sulla mera speranza che l'amico diventasse Cristiano.

Ma è proprio questo il messaggio - rispose il vecchio - non è molto logico quanto fece il padre, ma questa storia ci fa un po' capire ciò che deve aver significato per il nostro Padre celeste, il fatto di dare Suo Figlio per Amore di ognuno di noi.

Il vecchio guardò la sua vecchia Bibbia sdrucita e consunta poi alzò lo sguardo e fissando negli occhi quei giovani bisbigliò loro sottovoce: In confidenza, vi devo dire che il padre del racconto sono io stesso e l'amico di mio figlio... è il parroco di questa Chiesa.


martedì 29 marzo 2016

Le cose più forti del mondo


Un giorno un ragazzo chiese al vecchio saggio del paese… quale fosse la cosa più forte.

 Il saggio dopo qualche minuto gli rispose: Le cose più forti al mondo sono nove:

Il ferro è più forte, ma il fuoco lo fonde.

Il fuoco è forte, ma l’acqua lo spegne.

L’acqua è forte, ma nelle nuvole evapora.

Le nuvole sono forti, ma il vento le disperde.

Il vento è pure esso forte, ma la montagna lo ferma.

La montagna è forte, ma l’uomo la conquista.

L’uomo è forte, ma purtroppo la morte lo vince”.

“Allora è la morte la più forte”!

 - lo interruppe il ragazzo -

 “No” – continuò il vecchio saggio – “l’Amore… sopravvive alla morte”!


FONTE: 50 racconti per meditare... e da regalare




mercoledì 5 agosto 2015

"Cranky", un uomo vecchio


Quando un uomo anziano è morto nel reparto geriatrico di una casa di cura in un paese della campagna Australiana, si credeva che nulla di valore egli avesse potuto lasciare. Più tardi, le infermiere sistemando i suoi pochi averi, trovarono questa poesia. La qualità ed il contenuto impressionarono lo staff che volle farne tante copie da distribuire agli infermieri di tutto l'ospedale.

Un'infermiera di Melbourne volle che una copia della poesia comparisse nelle edizioni di Natale delle riviste di tutto il paese come unico lascito di questo vecchio per i posteri e facendo in modo che figurasse su tutte le riviste per la salute mentale. E' stata anche fatta una raccolta di immagini dedicata a questa semplice ma eloquente poesia.

E così questo vecchio, che nulla pareva potesse dare al mondo, ora è l'autore di questa poesia "anonima" che vola attraverso la rete internet.

"Cranky", un uomo vecchio

Cosa vedi infermiera? ...Cosa vedete?
Che cosa stai pensando mentre mi guardi?
"Un povero vecchio".... non molto saggio...
con lo sguardo incerto ed occhi lontani...
Che schiva il cibo... e non da risposte...
e che quando provi a dirgli a voce alta: "almeno assaggia"!...
sembra che nulla gli importi di quello che fai per lui...
Uno che perde sempre il calzino o la scarpa...
che ti resiste, non permettendoti di occuparti di lui...
per fargli il bagno, per alimentarlo...
e la giornata diviene lunga....

Ma cosa stai pensando?.... E cosa vedi??...
Apri gli occhi infermiera!!... perchè tu non sembri davvero interessata a me...

Ora ti dirò chi sono... mentre me ne stò ancora seduto quì a ricevere le tue attenzioni... lasciandomi imboccare per compiacerti.

"Io sono un piccolo bambino di dieci anni con un padre ed una madre,
fratelli e sorelle che si voglion bene...
Sono un ragazzo di sedici anni con le ali ai piedi... che sogna presto di incontrare l'amore...
A vent'anni sono già sposo... il mio cuore batte forte....
giurando di mantener fede alle sue promesse...
A venticinque... ho già un figlio mio...
che ha bisogno di me e di un tetto sicuro, di una casa felice in cui crescere.
Sono già un uomo di trent'anni e mio figlio è cresciuto velocemente,
siamo molto legati uno all'altro da un sentimento che dovrebbe durare nel tempo.
Ho poco più di quarant'anni, mio figlio ora è un adulto e se ne và,
ma la mia donna mi stà accanto... per consolarmi affinchè io non pianga.
A poco più di cinquant'anni... i bambini mi giocano attorno alle ginocchia.
Ancora una volta, abbiamo con noi dei bambini io e la mia amata...

Ma arrivano presto giorni bui.... mia moglie muore....
....guardando al futuro rabbrividisco con terrore....
Abbiamo allevato i nostri figli e poi loro ne hanno allevati dei propri.
...E così penso agli anni vissuti... all'amore che ho conosciuto.
Ora sono un uomo vecchio... e la natura è crudele.
Si tratta di affrontare la vecchiaia... con lo sguardo di un pazzo.
Il corpo lentamente si sbriciola... grazia e vigore mi abbandonano. Ora c'è una pietra... dove una volta ospitavo un cuore.
Ma all'interno di questa vecchia carcassa un giovane uomo vive ancora...
e così di nuovo il mio cuore martoriato si gonfia.
Mi ricordo le gioie... ricordo il dolore.
Io vorrei amare, amare e vivere ancora...
ma gli anni che restano son pochissimi...
tutto è scivolato via... veloce...
e devo accettare il fatto che niente può durare...."

Quindi aprite gli occhi gente... apriteli e guardate....
...."Non un uomo vecchio"....
avvicinatevi meglio e... vedete ME !!
_______________________________________________________ Ricordatevi questa poesia quando incontrate una persona anziana, per evitare di metterla da parte senza guardare all'anima giovane che le stà all'interno, perchè tutti noi un giorno, saremo così...


FONTE: http://altrarealta.blogspot.it/2015/07/cranky-uomo-vecchio.html


Poesia struggente e bellissima, che deve fare molto riflettere.
Ognuno di noi si pone di fronte alla "vecchiaia" in maniera diversa: c'è chi spera di arrivarci (per avere una vita lunga), chi invece la teme e ne ha paura, chi vorrebbe arrivarci lucido e possibilmente in discreta (per non dire buona) salute, chi vorrebbe evitarla a tutti i costi..... In tutti i casi, ogni persona anziana è un essere umano, un uomo o una donna con un lungo vissuto alle spalle, che per questo merita rispetto, attenzione e Amore. Questa intensa poesia ci dice proprio questo, e ogni persona che si rapporta con una persona anziana, dovrebbe sempre pensare a quello che questa persona ha vissuto, ha sudato, ha gioito, ha sofferto, ha pianto, ha amato attraverso i tanti e lunghi anni della propria vita.
Rispetto a Amore meritano le persone anziane, sempre, sempre, incondizionatamente..... anche qualora qualcuna di queste persone dovesse avere commesso dei brutti errori nella propria vita.
E a tutti i figli vorrei dire con forza: non abbandonate mai i vostri genitori anziani! Loro hanno dato la propria vita per voi.... pensate sempre a questo! Mi rendo perfettamente conto che non è sempre possibile rimanere vicini a loro, sotto lo stesso tetto, e che talvolta è indispensabile anche l'istituto. Ma andateli a trovare spesso, state loro vicini, parlategli (anche se non dovessero capirvi più) e non fategli mai mancare il vostro affetto. L'Amore è la più grande "Forza" dell'universo, e voi, per loro, siete veramente tutto!

Marco

domenica 14 giugno 2015

Vuoi telefonare a Dio?

- Controlla che il prefisso sia giusto.
- Non comporre il numero senza pensarci bene per non fare una telefonata a vuoto.
- Non irritarti quando senti il segnale di «occupato». Attendi e riprova. Sei certo di avere composto il numero giusto?
- Ricorda che una conversazione telefonica con Dio non è un monologo.
- Non parlare continuamente tu, ma ascolta che cosa ha da dirti Lui.
- Se la comunicazione si interrompe, verifica se sei stato tu ad aver interrotto il collegamento.
- Non abituarti a chiamare Dio unicamente in casi di emergenza, scegliendo solo il numero di pronto intervento.
- Non telefonare a Dio solo alle ore della «tariffa ridotta», ossia prevalentemente di domenica.
- Anche nei giorni feriali dovrebbe esserti possibile una breve chiamata ad intervalli regolari.
- Ricordati che le telefonate con Dio sono senza scatti.
- Non dimenticarti di richiamare Dio che ti lascia incessantemente messaggi sulla tua segreteria telefonica.

N.B. Se nonostante l’osservazione di queste norme, la comunicazione risulta difficile, rivolgiti con fiducia allo Spirito Santo:
Egli riattiverà la linea.
Se il tuo apparecchio non funziona per niente, portalo al seminario di riparazione che si chiama perdono.
Qualsiasi apparecchio è garantito a vita e sarà rimesso a nuovo da un trattamento gratuito.


NUMERI TELEFONICI D’EMERGENZA

Quando sei nel dolore – Giovanni 14
Quando gli uomini ti abbandonano – Salmo 27
Se vuoi essere utile – Giovanni 15
Quando hai peccato – Salmo 51
Quando sei preoccupato – Mat 6,19-34
Quando sei in pericolo – Salmo 91
Quando Dio ti sembra lontano – Salmo 139
Quando la tua fede vacilla – Ebrei 11
Quando sei solo e timoroso – Salmo 23
Quando provi amarezza – 1 Corinzi 13
Se cerchi il segreto della felicità – Col 3,12-17
Per la comprensione del Cristianesimo – 2 Cor 5,15-19
Quando ti senti giù e a disagio – Romani 8,31
Quando vuoi pace e riposo – Mat 11,25-30
Se cerchi rifugio dal mondo – Salmo 90
Quando vuoi certezza cristiana - Rom 8,1-30
Quando sei lontano da casa – Salmo 121
Quando la tua preghiera è arida – Salmo 67
Per una grande opportunità/invenzione – Isaia 55
Quando vuoi coraggio per un incarico – Giosuè 1
Per andare d’accordo con gli altri – Romani 12
Se ti preoccupi per i tuoi affari – Marco 10,23-27
Se sei depresso – Salmo 27
Se il tuo portafoglio è vuoto – Salmo 37
Se perdi la fiducia nelle persone – 1 Corinzi 13
Se le persone sembrano scortesi – Giovanni 15
Se sei scoraggiato per il lavoro – Salmo 126
Se il mondo è troppo piccolo per te – Salmo 19

Numeri Alternativi:

Per affrontare la paura – Salmo 34,7
Per avere sicurezza – Salmo 121,3
Per avere certezza – Marco 8,35
Per avere rassicurazione – Salmo 145,18


martedì 23 dicembre 2014

Le scarpe di Natale


C'era una volta una città i cui abitanti amavano sopra ogni cosa l'ordine e la tranquillità. Avevano fatto delle leggi molto precise, che regolavano con severità ogni dettaglio della vita quotidiana. Tutte le fantasie, tutto quello che non rientrava nelle solite abitudini era mal visto o considerato una stranezza. E per ogni stranezza era prevista la prigione.
Gli abitanti della città non si dicevano mai “buongiorno” per la strada; nessuno diceva mai “per piacere”; quasi tutti avevano paura degli altri e si guardavano sospettosamente.
C'erano anche quelli che denunciavano i vicini, se trovavano un po' troppo bizzarro il loro comportamento.
Il commissario Leonardi, capo della polizia, non aveva mai abbastanza poliziotti per condurre inchieste, sorvegliare, arrestare, punire...
Già nella scuola materna, i bambini imparavano a stare ben attenti alle loro chiavi. E c'erano chiavi per ogni cosa: per le porte, per l'armadietto, per la cartella, per la scatola dei giochi e perfino per la scatola delle caramelle!
La sera, la gente aveva paura. Rientravano tutti a casa correndo e poi sprangavano le porte e chiudevano ben bene le finestre.
Erano rimasti tuttavia dei ragazzi che sapevano ancora scambiarsi qualche strizzata d'occhi e anche degli insegnanti che li incoraggiavano... Ma, soprattutto, c'era Cristiana.
Cristiana aveva i capelli biondi come il sole, gli occhi scintillanti come laghetti di montagna e non pensava mai: “Chissà che cosa dirà la gente”. Nella città si facevano molte dicerie sul suo conto. Perché Cristiana aiutava tutti quelli che avevano bisogno di aiuto, consolava i bambini che piangevano e anche i vecchietti rimasti soli, perché accoglieva tutti coloro che chiedevano un po' di denaro o anche solo qualche parola di speranza.
Tutto questo era scandaloso per la città. Non potevano proprio sopportare ulteriormente quel modo di vivere così diverso dal loro. E un giorno il commissario Leonardi, con venti poliziotti, andò ad arrestare Cristiana, o Cri-Cri, come l'avevano soprannominata gli amici. E per essere sicuro che non combinasse altre stranezze, la fece mettere in prigione.
Questo accadde qualche giorno prima di Natale. Natale era una festa, ma molti non sapevano più di chi o di che cosa. Sapevano soltanto che in quei giorni si doveva mangiare bene e bere meglio. Ma senza esagerare, per non prendersi qualche malattia... Soprattutto, la sera della vigilia di Natale, tutti dovevano mettere le proprie scarpe davanti al camino, per trovarle piene di doni il giorno dopo. Una cosa questa che, nella città, facevano tutti, ma proprio tutti.
Così fu anche quel Natale.
All'alba, tutti si precipitarono dove avevano messo le scarpe, per trovare i loro regali. Ma... che era successo? Non c'era l'ombra di un regalo. Neanche un torrone o un cioccolatino!
E poi... le scarpe!
In tutta la città, le scarpe risultavano spaiate. Il commendator Bomboni si trovò con una scarpina da ballo, una vecchia ottantenne aveva una scarpa bullonata da calcio, un bambino di cinque anni aveva una scarpa numero 43, e così di seguito. Non c'erano due scarpe uguali in tutta la città! Allora si aprirono porte e finestre e tutti gli abitanti scesero in strada. Ciascuno brandiva la scarpa non sua e cercava quella giusta. Era una confusione allegra e festosa. Quando i possessori delle scarpe scambiate si trovavano, avevano voglia di ridere e di abbracciarsi.
Si vide il commendator Bomboni pagare la cioccolata a una bambina che non aveva mai visto e una vecchietta a braccetto con un ragazzino.
Solo qualche finestra restava ostinatamente chiusa. Come quella del commissario Leonardi. Quando però il commissario sentì il gran trambusto che veniva dalla strada, pensò a una rivoluzione e corse a prendere le armi che teneva sul camino.
Immediatamente il suo sguardo cadde sulle scarpe che aveva collocato davanti al camino. E anche lui si bloccò, sorpreso. Accanto alla sua pesante scarpa nera c'era... una pantofola rossa di Cri-Cri.
Stringendo la pantofola rossa in mano, il commissario corse alla prigione.
La cella dove aveva rinchiuso Cri-Cri era ancora ben chiusa a chiave. Ma la ragazza non c'era. Ai piedi del tavolaccio, perfettamente allineate c'erano l'altra scarpa del commissario e l'altra pantofola rossa. Dal finestrino, protetto da una grossa inferriata, proveniva una strana luce. Il commissario si affacciò. Nella strada la gente continuava a scambiarsi le scarpe e ad abbracciarsi.
Con un insolita commozione, il commissario si accorse che la luce che veniva dal finestrino era bionda e calda come il sole e aveva dei luccichii azzurri, come succede nei laghetti di montagna.
E incominciò a capire.

Autore: Bruno Ferrero - Storie di Natale


Posto con molto piacere questo racconto che descrive mirabilmente quello che dovrebbe essere, a parer mio, il vero spirito del Natale: quello della Condivisione, della Gioia e della Letizia.
E allora tanti carissimi Auguri a tutti per un S. Natale e un Anno Nuovo ricolmi di Pace, Gioia e Amore. E ricordiamoci sempre che, se lo vogliamo, Natale può essere non solo un giorno all'anno, ma tutti i giorni della nostra vita.
Augurissimi !!!

Marco