giovedì 31 dicembre 2020

Una scatola di regali per il Natale dei più bisognosi: e a Lecco la parrocchia si riempie con duemila pacchi

Una rete di volontari e il prevosto hanno chiesto ai cittadini di portare una scatola di regali con cose calde, utili, dolci e divertenti: la risposta è stata sorprendente. Don Davide Milani: "Da dove ripartire dopo il Covid? Dal dono di sè, e dalla generosità che ci fa bene"

Una cosa calda, una cosa utile, una cosa buona e una cosa divertente. Tutto in una scatola, anche da scarpe purché decorata, e con un biglietto di auguri destinato a chi riceverà il dono. Si chiama "Scatole di Natale" l'iniziativa di solidarietà importata dall'estero prima a Milano, grazie all'iniziativa di Marion Pizzato, e poi a Lecco, grazie ad Adriana Calvetti e al prevosto della città, don Davide Milani. Che, ieri, si è trovato la chiesa e la parrocchia invasa di pacchi: perché il cuore buono dei lecchesi è andato ben oltre le aspettative, le scatole arrivate sono state oltre 2 mila, e la strada che porta alla chiesa di San Niccolò è andata in tilt per le tante persone che, in processione, portavano i loro pacchi.

I volontari hanno lavorato tutto il giorno per riceverli e adesso parte la consegna alle famiglie bisognose della città e della provincia, grazie alla rete delle parrocchie, della Caritas e delle associazioni. La richiesta era quella di preparare scatole con un contenuto differenziato - uomo, donna, bambini - scegliendo appunto un oggetto per ogni categoria: un maglione caldo, per esempio, con un dolce, un gioco e prodotti di pulizia. Accompagnando la scatola con un biglietto indirizzato allo sconosciuto destinatario.
Pensavamo di arrivare a 500 pacchi, a un certo punto abbiamo smsso di contarli. In un tempo in cui molti reclamano il diritto alle vacanze, allo shopping, ai pranzi per garantirsi un "buon Natale" ho incontrato oggi famiglie per le quali il modo migliore per vivere il Natale è donare”, racconta don Davide Milani. Che riflette sul messaggio di questa iniziativa e della risposta che hanno dato i lecchesi. “Tutti ci stiamo chiedendo da dove avverrà la ripresa dopo il Covid: a vedere l'oratorio e la parrocchia pieni mi viene da rispondere dalla logica del dono, ma del dono di sé, prima di tutto”. E ancora, aggiunge don Davide: “Spero che in tutte queste persone che hanno fatto un gesto così bello maturi la convinzione che ogni giorno abbiamo una scatola da donare: piena di attenzioni, affetto, cura, vicinanza al prossimo”.

di Oriana Liso

11 dicembre 2020

FONTE: la Repubblica


Che bella iniziativa, e con quanta Generosità hanno risposto le persone lecchesi! I tempi saranno anche difficili, ma gli italiani dimostrano sempre di essere un popolo molto generoso.
E con questo articolo, bello e gioioso, l'ultimo di questo 2020, auguro a tutti quanti un FELICE ANNO NUOVO, ricco di Grazia, di Doni e di Amore!

AUGURI CON TUTTO IL CUORE !!!

Marco

lunedì 28 dicembre 2020

Napoli, la Comunità di Sant'Egidio distribuisce doni e pasti ai poveri

Nella chiesa di San Severino e Sossio gli auguri del cardinale Sepe che non ha voluto far mancare la sua vicinanza nel suo ultimo Natale da arcivescovo di Napoli

Distribuzioni di doni e pranzi di Natale da asporto a centinaia di senzatetto. Così, nel giorno di Natale, la Comunità di Sant'Egidio a Napoli è stata vicina ai poveri. Non potendo fare i tradizionali pranzi, in diversi luoghi della città sono stati predisposti centri di accoglienza dove, nel rispetto delle norme anti-covid, le persone che vivono per strada hanno potuto ritirare cibo e regali. Nella chiesa di San Severino e Sossio erano in cento. Ognuno aveva ricevuto un invito personale e un numero, corrispondente al posto dove sedersi. Poi i volontari vestiti da Babbo Natale hanno consegnato la busta rossa con doni e pasti.

A fare gli auguri è intervenuto il cardinale Crescenzio Sepe, che non ha voluto far mancare la sua vicinanza nel suo ultimo Natale da arcivescovo di Napoli, e rivolgendosi agli ospiti ha affermato: "Con la nascita di Gesù non siete soli, siete figli e fratelli, e anche se quest'anno non possiamo pranzare insieme il Covid non ci può impedire di festeggiare il Natale". Il cardinale ha voluto poi ringraziare i volontari della Comunità con Antonio Mattone per il loro impegno in favore dei poveri.

L'evento è stato animato dalla cantante Marina Bruno che ha intonato "Quanno nascette ninno", e poi all'improvviso, venti Babbo Natale hanno distribuito i doni agli ospiti, che sono rimasti rispettosi ai loro posti per poi tornare nelle strade e nelle piazze dove dimorano. Dentro una busta rossa, c'erano confezioni di pasta al forno, polpettone, patate, frutta, dolci e un piccolo panettoncino, con un giubbotto per proteggersi dal freddo in regalo per tutti. Nella chiesa di S. Maria di Costantinopoli, invece sono intervenuti 60 clochard che gravitano nella zona del Museo Archeologico Nazionale, a cui si è unito un anziano di 78 anni dei Quartieri Spagnoli che alla fine ha voluto ringraziare per essere stato accolto: vive da solo e, saputo dell'avvenimento, si è voluto recare in chiesa a prendere il suo pacco. Altri 30 poveri sono stati raggiunti tra la chiesa di S.Maria delle Grazie e Toledo e la Galleria Umberto dove un gruppo era rimasto per ripararsi dalla pioggia.
Nel quartiere napoletano di San San Giovanni a Teduccio, poi ad Aversa, nel Rione napoletano del Vasto si sono svolte altre distribuzioni, mentre nella zona di Fuorigrotta, sempre a Napoli, un furgone guidato da Babbo Natale ha distribuito pranzi da asporto e doni ai senzatetto della zona, con pasta al forno cucinata dai ragazzi dell'istituto di Nisida. Infine, alcuni anziani soli del Rione Sanità e dei Quartieri Spagnoli hanno ricevuto regali e pranzo.

"In questo Natale insolito, sicuramente più essenziale, abbiamo voluto essere vicini ai poveri che incontriamo durante l'anno in modo diverso ma con l'amicizia e il calore di sempre" afferma il portavoce della Comunità di Sant'Egidio Antonio Mattone. Iniziative rese possibili dalla presenza di tanti volontari e dalla generosità di numerose aziende, perché se è vero che aumenta la povertà è altrettanto vero che cresce anche la solidarietà. "Anche senza tavolate e abbracci, la Comunità di Sant'Egidio ha voluto preparare un Natale ricco di calore per i più fragili e più soli" aggiunge il portavoce.


26 dicembre 2020

FONTE: La Repubblica

venerdì 25 dicembre 2020

Carabinieri di Rogliano donano plasma per aiutare chi combatte contro il Covid

COSENZA - I Carabinieri della Compagnia di Rogliano (CS) e delle Stazioni dipendenti hanno deciso di dedicare una intera giornata alla comunità: presso il Centro Trasfusionale dell’Azienda Ospedaliera Annunziata – Mariano Santo - Santa Barbara di Cosenza, decine di Militari, alcuni dei quali accompagnati da loro famigliari, hanno deciso di donare il plasma per aiutare chi sta ancora combattendo la propria battaglia contro il covid-19.

Un giornata diversa quella trascorsa oggi presso la maggiore struttura sanitaria della Provincia nell’ambito della raccolta di sangue e plasma, fortemente rievocativa non solo perché tradizionalmente associata alla ricorrenza religiosa dell’Immacolata Concezione e prodromica alle festività natalizie, ormai davvero prossime, ma per il gesto concreto che molti Militari dell’Arma hanno deciso di compiere proprio oggi.

Era il mese di marzo quando alcuni Militari in servizio presso la Compagnia Carabinieri di Rogliano sono risultati positivi al covid – 19. Prima uno, poi un altro, quindi altri ancora, fino a raggiungere il numero definitivo di 11 Carabinieri positivi all’infezione: 2 di loro sarebbero stati poi ospedalizzati e uno di questi addirittura per mesi. In quei giorni particolarmente difficili, in cui per il Comune cuore pulsante della Valle del Savuto era stata indetta la zona rossa, molti Militari, sia malati che non, hanno ricevuto tanti segnali di solidarietà dalla loro comunità, o anche, più semplicemente, da molte persone che, essendo abituate a scorgere quel viso ormai quasi noto sulle autovetture impegnate di pattuglia, hanno sentito nel loro intimo il bisogno di palesare il proprio senso di solidarietà a chi in quel momento stesse soffrendo.

Tante le iniziative benefiche già organizzate dalla Compagnia dell’Arma per ricambiare le tante attenzioni ricevute, nonché rinsaldare ancora di più il tradizionale rapporto di fiducia e di vicinanza ed il senso di appartenenza che lega l’Arma alla comunità ove è chiamata ad operare: la consegna a domicilio dei tablet agli studenti che non potevano più seguire regolarmente le lezioni scolastiche, le collette alimentari, la raccolta dei disegni degli alunni delle classi elementari e medie dell’Istituto Comprensivo di Rogliano.

Da ultimo, oggi i Militari hanno inteso compiere un altro gesto di grande concretezza ed altruismo: tanti Carabinieri fra coloro che alcuni mesi fa sono risultati positivi al covid – 19 hanno deciso di mettere insieme le loro energie e recarsi tutti insieme a donare fisicamente quella parte di sé che tanto preziosa si sta dimostrando negli ospedali, dove la lotta all’infezione si combatte in prima linea: il plasma iperimmune, cioè con un’elevata concentrazione di anticorpi che, se somministrato alle giuste quantità, può aiutare concretamente chi oggi è malato a trovare una via d’uscita ed a guarire dalla malattia. Nell’occasione, atteso che non solo il virus, ma anche le buone azioni possono essere contagiose, anche alcuni familiari dei Carabinieri, pure questi già stati affetti dal covid – 19, hanno deciso di unirsi all’iniziativa e dare il loro contributo. Nella giornata odierna, è stata donata anche una considerevole quantità di sangue, anch’esso divenuto ormai “merce rara”, per le sempre crescenti esigenze degli ospedali.

Tutto questo per rispondere alla necessità, non solo istituzionale, di attenuare quel senso di solitudine e lontananza dagli affetti che la pandemia sta portando con sé e che si sentirà ancora più acuto in un momento tradizionalmente dedicato al riavvicinamento familiare, come appunto quello natalizio. Un esempio ed un appello, quello a donare il sangue ed il plasma, per chi è guarito dal covid – 19, che non può essere più ignorato.


8 dicembre 2020

FONTE: il Lametino.it

domenica 20 dicembre 2020

Per il suo compleanno regala 70 pizze ai poveri: l’iniziativa del pizzaiolo Gaetano Boccia

È accaduto a Somma Vesuviana, nella provincia di Napoli: il pizzaiolo Gaetano Boccia, per festeggiare i suoi 37 anni, ha deciso di regalare 70 pizze alle famiglie bisognose della città. “Non posso girarmi dall’altra parte se c’è qualcuno in difficoltà” ha detto il diretto interessato. “Un grande cuore quello di Gaetano” ha dichiarato il sindaco di Somma Vesuviana, Salvatore Di Sarno.

Una bella storia di solidarietà quella che arriva da Somma Vesuviana, nella provincia di Napoli, della quale è protagonista il giovane pizzaiolo Gaetano Boccia. Il giovane, per festeggiare i suoi 37 anni, nonché i 10 anni di attività del suo locale, ha deciso di regalare 70 pizze alle famiglie bisognose della cittadina alle pendici del Vesuvio. Oltre alle pizze appena sfornate, preparate dallo stesso 37enne, dalla moglie e dalla madre, Gaetano ha regalato anche crocchè e Pepsi: il cibo è stato consegnato a domicilio alle famiglie in difficoltà dai volontari del Nucleo di Protezione Civile "Cobra 2".

"Sono fatto così, non mi andava di festeggiare da solo. Sono dieci anni dall'apertura del mio locale, e pur non navigando nell'oro, non posso girarmi dall'altra parte se c'è qualcuno in difficoltà. Ho solo reso felice qualche bimbo ed arricchito il mio cuore. In questo momento di difficoltà dobbiamo essere tutti uniti" ha spiegato il diretto interessato, Gaetano Boccia.

Un plauso all'iniziativa del giovane pizzaiolo è arrivato anche dal sindaco di Somma Vesuviana, Salvatore Di Sarno: "Un grande cuore quello di Gaetano è la testimonianza di ciò che sono i miei concittadini: generosi, genuini, veri. Oggi più di ieri dobbiamo dare sorriso a chi rischia di perderlo". Il primo cittadino ha contribuito ad individuare le famiglie bisognose destinatarie delle pizze preparate da Gaetano.

Anche Vincenzo Secondulfo, presidente del Nucleo della Protezione Civile che ha distribuito l'iniziativa, ha lodato il gesto di Gaetano: "Bello avere contribuito alla serenità di bambini, anziani, famiglie. Domenica tutte le sezioni territoriali della Protezione Civile saranno a Somma Vesuviana per ricordare anche le vittime del Covid dei vari comuni della zona, e disegneremo con i mezzi un enorme albero di Natale, liberando una luce per ognuno dei morti".


di Valerio Papadia

16 dicembre 2020

FONTE: Fanpage

sabato 19 dicembre 2020

Benefattore dona un milione all’ospedale di Piacenza

Maxi lascito di un 80enne al reparto di Oncologia di Piacenza, dove è stata curata la moglie

SONCINO - Il gesto di generosità più puro e genuino possibile: lasciare tutto, senza nemmeno firmarsi, al solo scopo di salvare vite. L’ha fatto un imprenditore 80enne originario del borgo, scomparso da poco, che due anni fa ha inserito nel suo testamento una donazione di ben un milione di euro al reparto di oncologia dell’ospedale di Piacenza, dove la moglie è stata in cura. «Quando ho ricevuto la notizia al telefono mi sono commosso – confida il primario Luigi Cavanna –. E ci tengo a dire, senza nessun tipo di retorica, che questo riconoscimento straordinario è merito del lavoro di squadra di tutti. Non ci sono solo i medici, ma anche gli infermieri e gli operatori socio sanitari, spesso i primi a contatto con i pazienti». La notizia, ovviamente, ha già preso a circolare freneticamente anche nel paese all’ombra della rocca: «È una notizia che ci coglie di sorpresa – commenta a caldo il sindaco Gabriele Gallina –, non sappiamo chi sia e non abbiamo nemmeno certezze che sia proprio originario di Soncino però, se fosse, non mi sorprenderebbe vista la grande generosità dei nostri concittadini».

Il mondo poi, si sa, è piccolo. E Soncino lo è anche di più. Ancora adesso c’è chi cerca di capire come, dove e chi ringraziare. Ma, probabilmente, l’anonimato, che alla fine è un altro bellissimo dono, verrà rispettato fino alla fine.


19 dicembre 2020

FONTE: La Provincia di Cremona

domenica 13 dicembre 2020

Melissa ha la SMA, rischia la vita a 9 mesi: può salvarla solo un farmaco da 2 milioni

Melissa Nigri è una bambina di Monopoli, in provincia di Bari, affetta da una gravissima malattia: la SMA di tipo 1, l’atrofia muscolare spinale, che causa la morte progressiva dei motoneuroni, le cellule del cervello che inviano ai muscoli "l’ordine" di muoversi. È la più comune causa genetica di morte infantile. Una speranza contro questa malattia è il farmaco Zolgensma: prodotto dal gruppo Novartis è il più costoso del mondo, 2,1 milioni di dollari il suo prezzo. Basta una sola somministrazione di Zolgensma per correggere il difetto genetico che causa la malattia, tuttavia si deve intervenire entro i 6 mesi dalla nascita del bambino secondo quanto stabilito dall’Aifa.

Rossana Mesa e Pasquale Nigri, i genitori di Melissa, hanno però scoperto che la loro figlia era affetta dalla SMA quando costei aveva già 6 mesi e 28 giorni di vita, troppo "vecchia" per l’Aifa, perciò è esclusa dalla somministrazione gratuita. Il Zolgensma deve essere quindi acquistato sul mercato, dunque è partita un’imponente raccolta fondi sia in lingua italiana che in quella inglese, poiché la cifra è altissima e vi è bisogno di raggiungerla il prima possibile.

Anche se venisse raggiunto il traguardo non è detto, però, che i genitori riescano a comprare il farmaco: c’è bisogno infatti della prescrizione di un medico, non facile da ottenere perché Melissa ha compiuto nove mesi e si ritiene che i rischi derivanti dall’assunzione tardiva siano troppo alti. Entro febbraio il Ministero della Salute dovrebbe decidere in merito all’assunzione anche oltre i sei mesi, a patto che il bambino non superi il peso di 21 chilogrammi. Nel frattempo la raccolta fondi resta l’unica speranza per salvare la vita alla piccola Melissa.

La corsa alla solidarietà si gioca soprattutto sui social. È stata aperta la pagina Facebook "Un futuro per Melissa", dove si trovano tutte le informazioni per dare il proprio contributo economico. Si può donare sul conto di Pasquale Nigri:

IBAN IT28F0326825801052113371850

Banca Sella

Causale: Un futuro per Melissa


Per bonifici dall’estero:

SWIFT CODE: SELBIT2BXXX

È possibile anche donare attraverso la piattaforma GoFundMe.

Volevamo avvisare tutti che le donazioni stanno continuando ad arrivare – dicono Rossana e Pasquale – siete tantissimi e non abbiamo più parole per ringraziarvi. Il pensiero che ognuno di voi stia impiegando il suo tempo ed i suoi soldi per aiutarci non ha prezzo, non c’è un modo per descrivere come ci sentiamo in questo momento. Non ci sentiamo più soli.





di Francesco Pipitone

25 novembre 2020

FONTE: Vesuvio Live


Carissimi amici,

come ho già avuto modo di fare altre volte sulle pagine di questo blog, invito tutte le persone che leggeranno questo post a dare il proprio contributo per aiutare la piccola Melissa a vivere! Ciascuno doni quello che può, secondo le proprie possibilità, e se non si ha la possibilità di donare denaro, anche la semplice condivisione della sua storia è molto importante. Inoltre raccomando, come sempre, di pregare per lei e per la sua famiglia.
Tutti insieme possiamo fare molto, possiamo essere quell'oceano di "Amore" di cui questa bambina ha tanto, tanto bisogno!

Marco

sabato 12 dicembre 2020

Cecina, crea a mano gnomi di stoffa: il ricavato serve per acquistare il cibo ai bisognosi

Antonella Rizza è felice di aiutare: «Così un hobby diventa utile». Di comprare e distribuire la spesa si occupa la Misericordia di Palazzi

CECINA. Un po’ di stoffa, tanta abilità nella sartoria, un paio d’ore di tempo e il gioco è fatto: ecco gli gnomi fatti a mano della signora Antonella Rizza, che ha messo il suo hobby a disposizione della comunità. Perché ha deciso di mettere in vendita i suoi simpatici omini per beneficenza. Col ricavato la Misericordia di San Pietro in Palazzi, di cui il marito è volontario, compra gli alimenti con cui compone i pacchi alimentari destinati ai bisognosi del territorio. Ma come le è venuta questa idea? «Durante la prima ondata cucivo le mascherine e adesso ho voluto cambiare», spiega la signora Rizza che non è dunque nuova a iniziative di questo tipo. «Da anni mi occupo, come volontaria della Pro Loco di Livorno, di manifestazioni natalizie e da anni mi diletto in opere di sartoria.

Mi sono sempre dedicata al villaggio di Natale creando decorazioni. Facevo anche la nonna elfo, ma quest’anno, a causa del Covid, tutte queste iniziative sono saltate
». Ma non per questo Antonella ha smesso di coltivare i suoi hobby. All’inizio di novembre si è messa all’opera ed ha iniziato a cucire piccoli gnomi. «La tappezzeria di San Pietro in Palazzi mi ha regalato un po’ di stoffa. Poi avevo in casa del materiale avanzato dalle vecchie iniziative che ho potuto utilizzare per i miei gnomi». Per adesso la signora Rizza ha creato una quarantina di gnometti. «Per farne uno impiego da una a tre ore, dipende da quanto sono elaborati». Poi Antonella li mostra agli amici, vendendoli per circa 15 euro l’uno. Tolte le spese per l’acquisto del materiale, nei casi in cui è stato necessario comprare la stoffa, il resto del ricavato va in beneficenza. Perché i soldi sono destinati all’acquisto degli alimenti da offrire ai bisognosi del territorio. È a questo punto che entra in gioco il marito della signora Antonella, Alessandro Lorenzini, che da volontario della Misericordia di Palazzi si occupa di fare la spesa.

Dallo scorso aprile, infatti, l’associazione affianca la Misericordia di Cecina nel confezionare e nel distribuire i pacchi alimentari per chi ne ha bisogno. Utilizza, per questo, alcuni degli alimenti donati dai cittadini nei carrelli della spesa sospesa. E utilizza, da qualche tempo, anche il ricavato degli gnomi confezionati dalla signora Rizza. «Iniziative come questa - dicono dalla Misericordia - ci fanno capire quanto la comunità sia attenta ai bisogni dei più deboli, permettendoci di andare avanti nel nostro operato quotidiano di assistenza alle persone in difficoltà». «Per me è un hobby - spiega Antonella Rizza - Mi diverto a cucire, passo il tempo e, in più, mi tengo impegnata. Nello stesso momento mi rendo utile, per cui... che dire... sono contenta».


di Claudia Guarino

30 novembre 2020

FONTE: Il Tirreno

mercoledì 9 dicembre 2020

L’Amore supera anche il Covid. Ivo e Livia, guariti mano nella mano

Prato, la storia di una coppia di novantenni

Prato, 7 dicembre 2020 - Sessantacinque anni trascorsi sempre insieme, poi arriva il Covid e il ricovero in ospedale per una coppia di anziani di Prato con la prospettiva di non rivedersi più. Invece, le cure e l’amore fanno miracoli e i due anziani si ritrovano proprio nella stessa stanza, con i letti affiancati, che quasi si toccano, al centro sanitario La Melagrana, attrezzato per ospitare i pazienti contagiati dal virus. Ivo e Livia si tengono la mano e questa foto, tenerissima, è stata scattata sabato dagli infermieri e poi inviata a uno dei figli della coppia.

"Quando gli infermieri mi hanno mandato la foto di babbo e mamma che si stringono la mano – racconta il figlio Andrea - è stato davvero emozionante, quasi non ci credevo. E’ la dimostrazione che i nostri genitori hanno una tempra fortissima e un grande amore l’uno per l’altro".

Chi sono Ivo e Livia? Ivo Landi ha 92 anni e per ben due volte i sanitari avevano detto ai figli, Andrea e Marco, che non aveva grandi speranze di uscire vivo dall’ospedale. La moglie Livia Arrighini, 88 anni a distanza di tre settimane è stata ricoverata anche lei per Covid. La coppia fino ad un mese fa viveva in piena autonomia nella loro casa del quartiere San Paolo. Ivo è sofferente di cuore, ha problemi di pressione, il diabete: insomma un quadro clinico complesso su cui ha messo lo zampino pure il Covid.

"Il babbo 28 giorni fa è stato ricoverato in ospedale per colpa dei suoi tanti problemi – racconta il figlio Andrea – e a quel punto è emersa anche la positività al Covid. La situazione non era per niente buona e i medici ci avevano fatto capire che non sarebbe uscito vivo. Invece, si è ripreso ed è stato trasferito una prima volta alla Melagrana dove però ha avuto un’emorragia. E’ quindi tornato in ospedale e ha superato anche la seconda fase critica, con stupore dei sanitari, così è rientrato in struttura. Invece la mamma una settimana fa ha avuto un’ischemia ed è risultata pure lei positiva al Covid. Dopo l’ospedalizzazione è stata ricoverata alla Melagrana e lì l’hanno sistemata nella stessa camera del babbo. Ora entrambi sono in via di guarigione".

Nel frattempo i figli Andrea e Marco, essendo stati a contatto con i genitori, sono finiti in quarantena e l’unico mezzo di comunicazione che hanno con il centro La Melagrana e con i genitori è il telefono. "Ringraziamo gli infermieri e il personale che ci informano e sopperiscono con le immagini al vuoto della nostra presenza. Hanno colto un attimo della loro vita veramente impagabile".


di M. Serena Quercioli

7 dicembre 2020

FONTE: La Nazione

giovedì 3 dicembre 2020

Livorno, tutta la città ordina la pizza per salvare il ristorante Ca’ Moro dei ragazzi down

L’allarme del Parco del Mulino che annuncia: rischiamo di sparire. E la città risponde con centinaia di ordini per la pizza

Il Parco del Mulino chiama e Livorno risponde come solo una città che fa della solidarietà la sua cifra storica può fare. L’associazione che dal 2011 si occupa dell’inserimento sociale di persone affette da sindrome di Down attraverso la gestione di un ristorante (il Ca’Moro), di un bed and breakfast e di una pizzeria ha lanciato un appello nei giorni scorsi, un grido di aiuto: «Le restrizioni hanno colpito anche noi, il Ca’Moro è chiuso, il b&b vuoto e la pizzeria lavora solo da asporto — ha scritto il direttore Marco Paoletti — così i dodici ragazzi sono tutti a casa, in cassa integrazione, e siamo preoccupati per il loro futuro». La risposta di Livorno è stata immediata e potente: «Centinaia di chiamate e messaggi, tutti hanno ordinato qualcosa dalla pizzeria o solo per chiedere notizie, un’ondata di affetto che ci ha travolto, è stato davvero un bellissimo abbraccio che abbiamo ricevuto dalla città».

La cooperativa sociale nacque per volontà di un gruppo di genitori di persone down con lo scopo di continuare a fornire stimoli esterni al termine del percorso scolastico per evitare che la mancanza di impegno potesse generare una regressione delle capacità acquisite ed un progressivo isolamento sociale. «L’attività lavorativa per loro è fondamentale anche da un punto di vista sociale — spiega ancora Paoletti — su di loro pesa molto di più la mancanza del contatto con le altre persone. In un quadro in cui hanno già difficoltà di comunicazione rimanere a casa a lungo certamente non li aiuta». Alle difficoltà personali si è aggiunta anche quella commerciale con gli introiti della cooperativa in forte calo negli ultimi mesi: «Abbiamo accusato la crisi come tutti, siamo rimasti in pochi a lavorare per tenere vivo il progetto che poi è quello che ci fa andare avanti, ora siamo solo in due, io e il pizzaiolo. Il messaggio che abbiamo mandato è diventato virale, ha cominciato a girare nelle scuole e nelle chat dei genitori, si vede che abbiamo lasciato un’impronta e questo è il risultato più bello».


di Luca Lunedì

28 novembre 2020

FONTE: Corriere della Sera