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domenica 21 febbraio 2021

Sacerdoti in corsia nei reparti Covid. Il conforto dei Sacramenti e una parola di speranza

I racconti dei sacerdoti impegnati in servizio nei reparti ospedalieri Covid raccolti dal giornale diocesano "La Libertà" di Reggio Emilia-Guastalla. Sono una ventina in tutto i preti che hanno chiesto e ottenuto di entrare nei reparti Covid per portare il conforto dei sacramenti e una parola di speranza negli ospedali di Reggio Emilia, Guastalla e Scandiano. Un segno di consolazione divenuto concreto grazie a una convenzione firmata dal direttore generale dell’Ausl-Irccs di Reggio Emilia Cristina Marchesi e dal pastore della Chiesa reggiano-guastallese Massimo Camisasca

A volte basta poco per cambiare l’umore di qualcuno. Più volte colgo in me il forte desiderio di poter fare tutto il possibile per rendere gli altri contenti; anche aiutando a vedere la stessa realtà ma con l’ottimismo di chi il bicchiere lo vede mezzo pieno, anziché mezzo vuoto. È prevalso il tempo trascorso nelle camere fra un malato e l’altro, soprattutto per ascoltare i loro racconti; sedersi accanto (nella distanza di sicurezza concessa) per immergersi nei loro ricordi e passioni, essere coinvolti dai loro sogni, desideri e progetti, ma anche condividere e giustificare le loro paure e fatiche. In quei momenti mi è stato concesso di essere una presenza importante mandata dalla Provvidenza; un vero e proprio strumento del Signore inviato lì per infondere calore e per garantire a quel malato il sostegno donato da una presenza umana e divina insieme”. Con queste parole don Giuliano commenta sul giornale diocesano di Reggio Emilia-Guastalla, “La Libertà ”, il suo servizio in un reparto ospedaliero Covid.

Nulla di speciale, in fondo: prendersi cura di un bisognoso ci permette di sperimentare quanto nel Vangelo ci viene raccontato del buon samaritano: modello di vita da fare nostro sempre, al di là di ogni nostra specifica vocazione”, aggiunge il sacerdote, che è collaboratore nell’unità pastorale "Regina della Pace" di Casalgrande e Salvaterra (Reggio Emilia). E come don Giuliano ci sono altri presbiteri, una ventina in tutto, che hanno chiesto e ottenuto di entrare nei reparti Covid per portare il conforto dei sacramenti e una parola di speranza negli ospedali di Reggio Emilia, Guastalla e Scandiano:

6 giorni su 7, con turni dalle 13 alle 20, nella più rigorosa osservanza dei controlli a cui essi per primi si sottopongono e nel rispetto della libertà di coscienza dei cittadini. Un segno di consolazione divenuto concreto grazie a una convenzione firmata dal direttore generale dell’Ausl-Irccs di Reggio Emilia Cristina Marchesi e dal pastore della Chiesa reggiano-guastallese Massimo Camisasca.

È stata ed è per me una priorità in questo tempo di Coronavirus, sia durante la prima che la seconda ondata della pandemia, assicurare la presenza di sacerdoti all’interno degli ospedali”, afferma mons. Camisasca. E aggiunge:

Garantire la vicinanza di un prete a chi è gravemente malato o sta morendo è la più alta forma di carità che la Chiesa possa esprimere. Accompagnare chi muore all’ultimo passo è il dono più importante che possiamo fare ai nostri fratelli. Non c’è infatti solitudine più grande di quella della morte. La presenza del sacerdote alimenta la speranza che l’incontro con Dio sia un incontro vitale, rappresenti l’inizio di una nuova vita”.

L’idea iniziale, maturata anche grazie alla testimonianza di don Alberto Debbi, pneumologo tuttora operante a chiamata presso l’Ospedale di Sassuolo, ha incontrato l’appoggio dei vertici dell’Ausl-Irccs. Sono seguite, da parte della Chiesa diocesana, le richieste di disponibilità ai sacerdoti, individuando come potenzialmente idonei quelli di età inferiore ai 60 anni. Quanti hanno risposto all’appello hanno subito intrapreso un cammino di formazione online; insieme ai preti disponibili, agli incontri preparatori partecipano sia funzionari dell’Azienda sanitaria, che ne curano l’addestramento, sia membri di un’équipe diocesana, che offre un percorso di sostegno.
Offrire un supporto psicologico e spirituale – sottolinea mons. Alberto Nicelli, vicario generale – può costituire un sollievo in primo luogo per i malati; la presenza dei sacerdoti dà poi sostegno alla loro comunicazione, attraverso telefoni e tablet, con i familiari lontani; rappresenta altresì un aiuto al personale medico-sanitario, affaticato e spesso provato in prima persona dal virus”.

Azienda sanitaria e diocesi hanno condiviso la consapevolezza che l’assistenza spirituale può essere in tantissimi casi un “quid” che si aggiunge alle competenze scientifiche e all’azione terapeutica.


di Edoardo Tincani

13 febbraio 2021

FONTE: La difesa del popolo

venerdì 17 gennaio 2020

Spiderman incontra oltre 10 mila bambini molto malati e li fa sognare


Spiderman insieme ai bambini malati terminali

Ho fatto molto nei miei 35 anni, ho praticato tanti sport, ho lavorato duro, ho scritto musica e mi sono anche esibito, infine sono diventato Spider Man per i bambini che stanno combattendo tutte le probabilità negative nel mondo”.

Si potrebbe dire che tutto ha avuto inizio per Ricky nel 2014 in un momento in cui era finanziariamente a terra ed è stato aiutato dai suoi amici. Mentre cercava di sbarcare il lunario come personal trainer in una palestra ha fatto un sogno.

Una notte dei primi di giugno ho fatto un sogno che mi avrebbe cambiato la vita. Mentre scivolavo nella terra del sogni, sono stato accolto da mia nonna (che era morta solo pochi mesi prima). Lei mi ha messo un braccio sulla spalla e mi ha detto che aveva qualcosa da mostrarmi. Mi ha portato verso una vecchia scuola dove c’era una proiettore con le bobine e l’ha acceso. C’era un enorme film dove camminava verso dei bambini con le divise da ospedale nel cielo. Ha attraversato le doppie porte e dietro ha trovato centinaia di bambini a letto, attaccati a tubi da ospedale, pali da IV e altro. Lui ha iniziato ad oscillare intorno portando loro gioia attraverso giochi, giocattoli, scattando foto. Le facce dei bambini si illuminavano. Confuso ho guardato mia nonna e le ho chiesto cosa avesse a che fare tutto questo con me. Mi ha guardato seriamente e mi ha detto: questo sei tu e quando ti sveglierai questo è ciò che farai”.

Ricky è rimasto incuriosito dal sogno fatto e così ha cercato su Google: costumi da Spider Man reali.


Successivamente ha trovato qualcuno che gliel’avrebbe creato per 1400 dollari. Ricky ha così venduto l’unico oggetto di valore che possedeva: una Chrysler 300 comprata prima del suo personale tracollo finanziario. Mentre attendeva l’arrivo del costume Ricky ha iniziato a inviare e-mail a tutti gli ospedali nella zona della baia della California.
Ogni singolo ospedale mi ha risposto no a causa della mia mancanza di esperienza coi bambini. Finalmente, nell’ottobre del 2014 Ricky ha ricevuto il suo costume.

L’ho provato e il mio amico Michael ha scattato delle immagini col suo telefono. Non riuscivamo a credere quanto somigliassi a Spider Man. Non ho annunciato cosa stavo facendo sui social media, ma una cliente del fitness mi ha indirizzato al nipote che era in ospedale perché molto malato
.


L‘ospedale mi ha detto che non potevo fargli visita, ma la mamma del bimbo mi ha chiesto: lavori per l’ospedale o per Dio? Questa domanda mi ha inchiodato dov’ero e ho risposto: per Dio! Questo mi ha permesso di far visita al mio primo bambino nascondendo il costume nello zainetto, cambiandomi nel bagno vicino alla stanza, e correndo al suo fianco.

Ho trascorso con lui un’ora prima che la sicurezza mi chiedesse di andarmene. Avevo compiuto la mia missione!! La nonna mi ha inviato delle foto della visita e io sono scoppiato a piangere vedendo il sorriso sul suo volto.

Era destino che facessi questo nella vita. Dopodiché ho iniziato a fare visita a bambini con bisogni speciali, bimbi autistici, senza tetto, in affido, disabili
”.

Infine Ricky ha deciso di pubblicizzare la sua attività sui social media e, successivamente, un ospedale gli ha chiesto di far visita mensilmente.

I genitori hanno iniziato a postare quanto le sue visite aiutassero i bambini e la cosa ha iniziato ad aumentare da lì”.


Ricky ha creato una pagina Go Fund me per comprare i regali ai bambini. Le domande per il servizio sono aumentate e preso Ricky ha fondato, insieme ai suoi amici, l’organizzazione Heart of a Hero (cuore di un eroe).

Una volta costruita la no profit sono diventato molto indaffarato e ho dovuto smettere di allenare le persone. Ho preso un lavoro come guardia notturna per arrivare alla fine del mese e coprire ciò per cui la compagnia non riusciva a pagare. Mentre continuavo a far visita ai bambini la gravità di ciò che combattevano continuava a peggiorare e prima di rendermene conto ho iniziato a far visita a bambini terminali. Il primo bambino terminale che ho incontrato si chiamava Charlie Derenge”.

Questo bimbo di 9 anni aveva un tumore al cervello.

Il suo funerale è stato il primo funerale di bambini a cui avessi partecipato. Mi ha fatto a pezzi ma mi ha riempito di senso del dovere e ho capito che dovevo continuare con bambini come lui”.

Una di questi era la piccola Zamora. “Sua mamma mi chiese di rimanere al fianco della bambina e io risposi di sì. Ho trascorso i 7 giorni successivi con Zamora, finché è morta tenendomi la mano”.

La morte di altri bambini nello stesso mese gli ha causato degli attacchi d’ansia. Dal 2014 aveva visitato oltre 10 mila bimbi.


Ero a Denny, a Sacramento in procinto di recarmi il giorno dopo in ospedale quando un volontario, Biance, mi ha chiesto: stai bene? Ho iniziato a piangere incontrollabilmente. Per la prima volta in 3 anni e mezzo ho ammesso di aver bisogno di una pausa
.

In ottobre Ricky è tornato all’opera con qualche cambiamento, prendendosi cioè periodi pausa e non lavorando tutti i giorni.

Far visita ai bambini è la mia passione e sono stato testato oltre misura nel farlo. Le non profit vanno su e giù e ho dovuto vendere l’auto per sostenermi e continuare ad essere Spider Man. Non mi arrenderò e sono determinato nel bisogno di condividere le storie di questi bambini. Tenere i bambini mentre esalano l’ultimo respiro. Non vi sentirete mai più vulnerabili di così. Sono stato in grado di togliermi di dosso ogni altra difficoltà nella vita. Ma questa è qualcosa di cui non ci si può liberare e ne sono venuto ai termini. La mia vita è loro e il viaggio continua”.


di Maria Sole Bosaia

26 dicembre 2019

FONTE: Universo Mamma


E' davvero sorprendente vedere in quanti modi diversi si può manifestare l'Amore!
Questa storia è veramente straordinaria, intensa, meravigliosa.... di quelle che fanno accaponare la pelle. E non si può non rimanere ammirati di fronte a quello che ha fatto e sta facendo questo giovane uomo, Ricky, per i bambini malati, spesso malati terminali. Ci vuole un cuore veramente immenso per fare tutto questo, e anche coraggio.... perchè per visitare e "tenere la mano" a dei bambini che stanno morendo, sì, occorre avere anche tanto, tanto coraggio! Onore e merito!
Grazie Ricky.... e grazie a tutti coloro che si spendono per il Bene del prossimo.

Marco

lunedì 4 novembre 2019

La violoncellista che suona in ospedale per i malati terminali


La musica come cura di anima e corpo. Così Claire Oppert, una famosa violoncellista francese allieta i pazienti ricoverati in ospedale

La musicista Claire Oppert da anni fa visite settimanali all’ospedale Sainte-Perine di Parigi portando con sé il suo violoncello e regala un piccolo concerto ai malati, suona nella sala comune, oppure affianco al letto dei pazienti del reparto di oncologia e di cure palliative, ogni settimana nuovi grandi classici, per alleviare le sofferenze di chi è ricoverato.

I compositori preferiti di Claire sono Franz Schubert e Johann Sebastian Bach, ma ha inserito nel suo repertorio anche Mozart, Brahms, Maghreb e molti altri, a seconda di quello che il suo pubblico, quello dei pazienti, gli chiede di suonare.

Le persone per cui suona solo solitamente malati terminali o persone che stanno vivendo grandi sofferenze, fisiche e psicologiche, e la musica classica aiuta ad alleviare il dolore, trasporta per qualche ora in un’altro mondo, cullati dalle note dei grandi classici, si risolleva l’animo e lo spirito.

Nonostante sia una musicista professionista e stia girando il mondo con il suo strumento, la violoncellista ha un appuntamento fisso con il suo pubblico speciale, ogni venerdì, in ospedale, ormai sia per i pazienti che per il personale medico ed infermieristico, è diventato un appuntamento a cui non si può mancare.


Claire la considera una missione di vita, infatti quando era piccola voleva essere un "medico-musicista" e unire le sua grandi passioni, quella per la musica e quella per curare le persone e fare del bene. Così, pur avendo poi scelto una sola carriere tra la due, ovviamente quella di musicista, non ha mai perso la voglia di fare del bene agli altri attraverso la sua arte, la musica, ed attraverso il potere che questa può esercitare su chi la ascolta, rilassare, tranquillizzare, fare volare lontano con l’immaginazione.

Jean-Marie Gomas, coordinatore del Centro del dolore cronico e di cure palliative racconta:
Quando i pazienti la vedono entrare, si rilassano. Le domandano di suonare Schubert o Mozart e lei le esegue perfettamente. La sua musica, oramai, è un’arte con funzioni terapeutiche”.

E' stato proprio lui ad essere uno dei principali fautori di questa iniziativa che poi via via è stata seguita ed apprezzata da tutto lo staff medico, che aspetta il Venerdì pomeriggio per ascoltare nei corridoi, tra un paziente e l’altro, risuonare leggiadre le note del suo violoncello.

Una bellissima iniziativa, che unisce la passione per la musica all’amore per gli altri.
Complimenti a questa musicista dal cuore grande!

21 maggio 2019

FONTE: Positizie.it

lunedì 17 giugno 2019

E’ morto don Michał Łos: la sua storia aveva commosso il mondo


Questa mattina si è spento alle 11.53 a Varsavia, don Michał Łos, il sacerdote orionino di 31 anni che ha affrontato la propria malattia terminale testimoniando la sua Fede in Dio dal proprio letto di ospedale, nella capitale polacca. In 350mila sui social hanno visualizzato il video della sua prima Messa il mese scorso

Don Łos, aveva ricevuto lo scorso 22 maggio da Papa Francesco le dispense necessarie per la professione perpetua come Figlio della Divina Provvidenza e, il giorno dopo, era stato ordinato diacono e sacerdote nel reparto di oncologia dell’ospedale militare di Varsavia da mons. Marek Solarczyk, vescovo ausiliare di Varsavia-Praga.
Il suo gesto e la determinazione a celebrare la Messa “per essere ancora più unito a Cristo”, si sono trasformati in una testimonianza di Fede che ha raggiunto ogni parte del mondo, e che ha unito in preghiera migliaia di persone che hanno conosciuto la sua storia.

La notizia – dichiara Padre Tarcisio Vieira, direttore Generale dell’Opera Don Orione – sapevamo sarebbe arrivata, ma ci lascia ugualmente profondamente tristi. Sappiamo, però, che non è stata la morte a togliergli la vita, ma è stato lui che ha voluto donarla per amore a Cristo e ai poveri. Questo suo messaggio e la sua testimonianza hanno insegnato qualcosa a tutti noi e faremo in modo che non andranno perduti. Ringraziamo il Signore per avercelo donato come testimone di grande Fede e di Amore”.

17 giugno 2019

FONTE: Aleteia

lunedì 2 aprile 2018

Mantova, muore benestante e senza eredi: lascia sei milioni agli anziani


Con i soldi nascerà un centro Alzheimer

MANTOVA - Ha voluto lasciare il suo patrimonio di oltre sei milioni di euro a chi si occupa dell’assistenza agli anziani. Carla Alberti, vedova Catellani, ha destinato 5 milioni al Comune di Mantova, la sua città; e il resto ad altri centri d’assistenza. La bella storia è stata raccontata ieri, all’apertura del testamento della benefattrice, scomparsa il 5 marzo scorso.
La signora Alberti da giovane aveva lavorato nella Banca Agricola Mantovana, un’istituzione legatissima al territorio (da anni entrata però nella galassia di Montepaschi). In banca aveva conosciuto il marito che negli anni Ottanta era arrivato alla carica di vicedirettore generale di Bam. I regolamenti allora vietavano che una dipendente fosse sposata con un alto dirigente e allora la signora si era dimessa per fare la casalinga. Senza figli, la coppia ha condotto una vita dignitosa e morigerata.

I risparmi erano stati investiti in attività proficue. Alla morte del marito, una decina d’anni fa, il patrimonio era stato seguito da un curatore. E proprio lui, Gianfranco Lodi, in qualità di esecutore testamentario, assieme al sindaco di Mantova Mattia Palazzi, ha illustrato la destinazione dell’ingente eredità. Un milione e 10mila euro sono stati destinati a case di riposo del territorio, non solo in città ma anche dei comuni della provincia. Un lascito di 100mila euro ciascuno è andato all’Airc (associazione per la ricerca sul cancro) e allo Iom (Istituto oncologico mantovano); altri 100mila euro agli Sherpa, gruppo di volontari che assiste assiste i malati terminali. Al Comune sono andati 5 milioni: «Li destineremo a un’opera duratura a favore degli anziani», si è impegnato il sindaco Palazzi. Si tratterà molto probabilmente di una dimora assistita dove potranno trovare posto i malati di Alzheimer, una patologia che non solo nel Mantovano si diffonde ogni anno di più.

di Tommaso Papa

25 marzo 2018

FONTE: Il Giorno

giovedì 15 marzo 2018

L'ambulanza dei sogni che realizza i desideri dei malati terminali


Così suor Maria Cristina, 90 anni, ha potuto rivedere la sorella in Austria. Un'idea della Croce Bianca e della Caritas diocesana bolzanina

Tornare nella propria casa d'infanzia, vedere ancora una volta il mare, ammirare il tramonto sulle Dolomiti oppure semplicemente riabbracciare un caro parente. Quando si avvicina la fine della vita, spesso resta un ultimo desiderio, che però a causa della malattia oppure per motivi logistici difficilmente può essere realizzato. In Alto Adige da poco l'Ambulanza dei sogni esaudisce questi desideri dei malati terminali.

Oggi è un grande giorno per suor Maria Cristina. Novanta anni, 60 dei quali passati in monastero, vuole vedere ancora una volta sua sorella, che vive in una casa di riposo a Lienz, in Austria. Uno staff accompagnerà la religiosa durante questo "ultimo" viaggio, che avviene su un'apposita ambulanza con delle ali blu disegnate sulle portiere. Ali come quelle di un buon angelo.


Collaboro come volontaria, perché mi piace aiutare la gente”, racconta Steffy. Suor Theresia, madre superiore del convento di Bolzano, apprezza molto l'iniziativa. “Noi - dice - non saremmo stati in grado a realizzare il sogno della nostra consorella”.

Il progetto "Sogni e vai" è un'iniziativa comune tra l'associazione provinciale di soccorso Croce Bianca e la Caritas diocesana di Bolzano. Entrambe da anni lavorano con persone gravemente malate. Il Servizio Hospice della Caritas accompagnandole nell'ultima fase della loro vita, la Croce Bianca effettuando servizi di trasporto infermi. Da ciò è nata l'idea di coniugare la professionalità e l'esperienza di entrambe le organizzazioni per iniziare insieme questo nuovo progetto.

Responsabile dell'Ambulanza dei sogni è Reinhard Mahlknecht. “Siamo partiti da poche settimane e abbiamo ricevuto già numerose richieste - racconta -, per alcune dobbiamo però attendere la bella stagione per poterle realizzare”. I desideri hanno un filo rosso: il passato con i suoi ricordi e i suoi legami personali. “C'è - spiega Mahlknecht - chi vuole tornare dove è nato e cresciuto, altri vogliono riabbracciare un parente che vive lontano”.

"Sogni e vai" si rivolge a malati di ogni età e il servizio è gratuito. Viene infatti finanziato in gran parte grazie a offerte raccolte da Caritas e Croce Bianca. Un sorriso di suor Maria Cristina svela la sua felicità e dimostra che questa iniziativa è stata davvero una bella idea.

7 febbraio 2018

FONTE: Avvenire.it