Visualizzazione post con etichetta Disabilità. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Disabilità. Mostra tutti i post

giovedì 14 dicembre 2023

Teresina e suo marito sono malati e con tanti debiti.... aiutiamoli ad avere un futuro più sereno!



Cari amici,

condivido sulle pagine di questo blog la dolorosa storia di Teresina, una mia cara amica che conosco oramai da diversi anni e che versa in gravi problemi sia di salute che finanziarie. E non solo lei, ma anche suo marito, recentemente passato attraverso ben tre ospedali e ora molto limitato nella deambulazione, tanto che la stessa Teresina è costretta ad aiutarlo quando si deve lavare e vestire.

Non mi dilungo troppo nel descrivere la loro situazione, in quanto la potete trovare sulla piattaforma GoFundMe cliccando qui: "Aiutiamo Teresina ad avere un futuro sereno"
raccolta fondi aperta proprio per poter aiutare questa famiglia bisognosa, affinché possano permettersi di pagare le tante spese che hanno e, soprattutto, i molti debiti che hanno contratto ultimamente.

In aggiunta a tutto quanto è esposto nella raccolta fondi GoFundMe, si aggiunga anche il fatto che Teresina e suo marito avrebbero bisogno di cambiare occhiali, di avere apparecchi acustici e, cosa molto importante, dovrebbero affrontare delle cure odontoiatriche che include anche la realizzazione di una dentiera.

E' sempre cosa triste e dolorosa constatare come delle persone oramai anziane e con varie problematiche di salute, debbano finire per indebitarsi fino al collo per potersi curare e andare avanti, stentatamente, con la propria vita.... quando, per contro, fuori c'è tanta gente che vive nell'abbondanza, con macchine e Suv costosi, grandi case, abbigliamento “di marca” e chi più ne ha più ne metta.
Questa “forbice” tra ricchi e poveri è sempre più marcata, quando invece non dovrebbe essere così!
La cosa più triste però è constatare come alle persone più povere, spesso, manca persino il necessario, tanto da non sapere proprio cosa fare per poter sbarcare il lunario.

E allora, con il cuore, tra le pagine di questo blog, vengo a chiedere a tutta la gente di buona volontà, di poter aiutare questa coppia con un offerta libera, ciascuno donando secondo le proprie possibilità.
E se per talune persone fosse proprio impossibile donare il proprio obolo, può comunque aiutare questa famiglia con la condivisione della loro storia e con la propria personale, sentita preghiera.

Come soleva dire l'indimenticabile Madre Teresa di Calcutta, tante gocce, tutte insieme, formano gli oceani. Cerchiamo allora di essere, anche noi, una goccia di Solidarietà e Amore in aiuto di questa coppia bisognosa.... e così anche per loro ci potrà essere un futuro più sereno e roseo, come ciascuna persona avrebbe il diritto di avere.

Grazie di vero cuore a tutti!


Marco

venerdì 22 luglio 2022

La coraggiosa storia di Giorgio: quando l'Amore salva la vita!


Mi chiamo Giorgio, sono nato a Castel San Pietro Terme l'8 aprile del 1946. Mia madre bolognese e mio padre abruzzese. Ero un bambino timido e solitario. Ho subito bullismo da bambino perché ero figlio di un meridionale. Vivevo con mia madre, mio nonno e mio zio. Mio padre andò via. Avevo 13 anni.
Decisi di allargare le braccia per difendermi da chi praticava bullismo. Inizio a farmi rispettare.
È il 1974 e mi sposo. Nasce Leandro nel 1974, poi Michele nel 1983. Lavoravo come imbianchino. Ero un gran lavoratore. Nel 1985 sono fondatore del club Bologna calcio.

Nel 2000 entro al bar con un amico e conosco Serena. La frequento. La aiuto. Veniva da una situazione difficile. Le ho dato tutto il mio sostegno sia psicologico che morale. L'ho salvata. La invito a vivere con me. Lei accetta. Era l'ottobre del 2013.

Di notte mi alzo per andare in bagno e provo un gran giramento di testa. Crollo per terra. Avevo la bava alla bocca. Non parlavo. Non camminavo.
Serena allerta immediatamente il 118. A sirene spietate mi portano d'urgenza in ospedale. Un ictus cardioembolico mi aveva messo KO!

Serena lascia il lavoro per starmi vicino giorno e notte in ospedale. Alla notte dorme in poltrona. I medici per farmi mangiare mi mettono il sondino. Per parlare scrivevo. Mi sentivo una nullità! Non valevo più nulla. Feci i 4 mesi più brutti della mia vita in ospedale. I medici dissero che non sarei più migliorato. Mi levarono il sondino. Poi la scelta. I miei figli, ovvero la moglie di mio figlio Leandro e la mia ex moglie mi costrinsero ad andare in una casa di riposo. Io non volevo. Sapevo che stando vicino alla mia compagna sarei migliorato. Feci mesi d'inferno. Non era il mio posto. Volevo andare via. Serena dopo lotte su lotte si fece dare una appartamento protetto.

Finalmente avevo una mia casa. La nostra casa. Se non ci fosse stata lei sarei morto!

Eccomi. Sono qui. Di progressi ne ho fatti tanti e ne farò ancora. Non mollo.
L'amore ci salva. Lei mi ha salvato. Io ho salvato lei. Non mollate mai!
Le situazioni potranno essere difficili, ognuno di noi deve avere il coraggio di rimboccarsi le maniche e realizzare i suoi sogni. Qualunque sia l'ostacolo non mollate mai!
Ho un grande sogno: aprire un associazione per aiutare tutti i disabili di tutta Italia!!!


Giorgio Pallozzi

lunedì 30 maggio 2022

Bambini autistici imparano ad andare in bicicletta nella scuola di ciclismo “Franco Ballerini” di Bari, ed acquistano maggiore fiducia in sé stessi

La scuola di ciclismo “Franco Ballerini” di Bari, intitolata al campione delle 2 ruote degli anni 80 e 90, vincitore di 2 Parigi-Roubaix, è da oltre 20 anni un punto di riferimento per tanti bambini della città pugliese che vogliono imparare ad andare in bicicletta, tenendosi lontani dai pericoli urbani e con il solo scopo di divertirsi.

L'area scelta per questa scuola è quella che circonda il Municipio della città e quella di San Paolo, una zona resa accessibile a tutti per permettere di praticare questo bellissimo sport senza pericoli, così da diventare ideale anche per ragazzi che hanno delle difficoltà psicofisiche, come i ragazzi autistici. Inizialmente questi ragazzi possono avere delle difficoltà, spiega l'istruttrice Tamara Loiacono, ma poi, col tempo, prendendo maggiore confidenza col mezzo, acquistano sicurezza e fiducia in sé stessi.

I genitori di questi ragazzi sono entusiasti che i loro figli si dedichino a questo sport con tanta passione, dopo aver superato quella fase iniziale di comprensibile timore, dovuta al fatto che i ragazzi autistici, inizialmente, sono piuttosto “rigidi” alle novità, e quindi abbisognano di un po' di tempo per imparare ad andare in bicicletta. Ma quando poi viene “rotto il ghiaccio” e i ragazzi imparano ad andare in bici da soli, in piena autonomia, allora il divertimento diventa assicurato, soprattutto quando possono uscire in gruppo.


Marco

domenica 7 novembre 2021

Il grande cuore dei Sammarinesi: 1000 ore di ferie donate per assistere il figlio disabile

Da oltre tre anni la vita della famiglia Toccacelli è radicalmente cambiata.
Il 1° maggio 2018, Bryan Toccacelli, 26 anni, campione di motocross della Repubblica di San Marino, ha un terribile incidente mentre si stava allenando sulla pista di motocross della Baldasserona: durante un salto la moto si spegne e Bryan cade rovinosamente a terra. Si capisce immediatamente che si tratta di una cosa molto seria: Bryan riporta le fratture delle vertebre C3 e C4 con gravi lesioni al midollo. La prognosi è infausta: paralisi totale dal petto in giù, quindi totale immobilità di gambe e braccia.
Da questo momento in avanti inizia una nuova vita per Bryan e la sua famiglia, una vita che tuttavia decidono di affrontare di petto, senza darsi per vinti. Iniziano 10 lunghi mesi di ricovero in un centro di riabilitazione di Imola, dopo di che Bryan torna a casa, ma ha bisogno di una assistenza continua, 24 ore su 24.

La madre Sabrina Guerra, cuoca delle scuole elementari, e il papà di Bryan, gommista, hanno bisogno di aiuto.... e questo arriva provvidenziale da parte dell'amica e collega di lavoro di Sabrina, Cristina Severi, che le suggerisce di lanciare un appello sui social network, ma anche attraverso il "passaparola", facendo leva su una Legge della piccola Repubblica che riconosce la possibilità di usufruire di "ferie solidali" non utilizzate, donate da dipendenti pubblici e privati, per poter assistere familiari disabili bisognosi di assistenza. Si tratta di un vero e proprio dono del "tempo", preziosissimo in situazioni gravose come queste.

In Italia, questa Legge che regola ferie e riposi solidali è stata introdotta dal Jobs Act nel 2015. A San Marino, questo decreto del 2018 si aggiunge a una Legge presente fin dal 2013 che prevede per l'assistenza e la cura di un portatore di handicap grave, permessi speciali retribuiti.

L'appello lanciato da Sabrina e Cristina ha un enorme successo, viene accolto da un numero grandissimo di persone, ciascuna donando il proprio: chi un giorno, chi cinque, chi dieci, il direttore del posto di lavoro di Sabrina addirittura 27! Non mancano "donazioni" anche da parte di personale medico e sanitario, cosa quanto mai meritevole, vista l'emergenza Covid in atto.

Da tre anni a questa parte Sabrina riceve giorni di ferie donate dal grande cuore dei suo concittadini, cosa che gli ha permesso di poter stare a casa dal suo luogo di lavoro, senza tuttavia perderlo, per stare a fianco e assistere suo figlio Bryan in ogni ora, minuto e secondo della propria vita. In tutto questo Sabrina è stata aiutata anche da tanti suoi amici, che non hanno mai fatto sentire solo Bryan, accompagnandolo sovente anche fuori per farlo svagare.
Mamma Sabrina non ha mai nascosto la sua commozione dinanzi a tanta Generosità: “Le persone mi stanno donando ferie dal mese di novembre del 2018. I primi tempi i numeri erano piccoli, poi nei mesi successivi sono stata inondata di ferie e d’Amore. Non posso che dire grazie. (cit. Il Resto del Carlino)

Le ferie di mamma Sabrina termineranno il 4 gennaio 2022, dopo probabilmente dovrà riprendere il suo lavoro di cuoca. La situazione però, nel frattempo, è nettamente migliorata: suo figlio Bryan sta meglio e ha imparato a muovere il mouse del computer con la testa, cosa questa che gli ha persino permesso di trovare lavoro presso la segreteria dell'Ufficio Turistico.

Qualsiasi cosa accadrà in futuro, c'è da scommettere che Bryan e la sua splendida famiglia se la sapranno cavare egregiamente. La voglia di vivere non è mai venuta meno e il grande cuore dei sammarinesi saprà fare certamente il resto.


Marco

Novembre 2021

lunedì 25 ottobre 2021

Simone, disabile grave, ha realizzato il desiderio di ricevere la S. Cresima nel suo giardino

Simone ha una gravissima disabilità, non può parlare e non può muoversi, ma questa domenica ha realizzato il suo grande desiderio di ricevere la S. Cresima nel giardino della sua casa, trasformata in una piccola chiesa, dalle mani del Vescovo e del diacono che lo conoscono bene.

ROMASimone è un ragazzo gravemente disabile a causa di una forte afasia complicata da diversi altri gravi problemi, non può né parlare e né muoversi dal suo letto, ma ciò nonostante non ha mai perduto la voglia di vivere né di comunicare con le persone che gli sono intorno. E ha sempre manifestato una forte Spiritualità, tanto da voler ardentemente ricevere i Sacramenti, prima la S. Comunione e ora, da questa domenica, la S. Cresima. Per fare ciò, la sua casa, in cui vive assieme a sua mamma Sara, nel quartiere Tiburtino di Roma, si è trasformata in una piccola chiesa all'aperto, con la presenza di tanti amici, del diacono e del Vescovo.
Simone, munito di un particolare “tubetto”, uno strumento che gli permette di comunicare attraverso leggere pressioni con le dita, ha fatto chiaramente capire che era suo desiderio ricevere questo importante Sacramento, e tutto questo si è realizzato nel giardino della sua nuova casa, ottenuta quest'ultima a costo di lunghe e faticose battaglie dalla sua instancabile madre Sara.

La grande Fede di Simone

E' da diversi anni che Simone ha manifestato un sempre più grande desiderio di Spiritualità, nato probabilmente negli anni della scuola. Da anni Simone ascolta devotamente la S. Messa e i vari riti Cattolici delle più importanti Festività, quindi più recentemente ha scoperto anche il S. Rosario. Tutto questo ha coinciso, qualche anno fa, con l'intenzione di Simone di fare la prima Comunione, cosa non semplice da attuare a causa della sua gravissima disabilità, ma che alla fine è avvenuta. In questo modo Simone è entrato, di fatto, nella Comunità del suo quartiere, nonostante la sua impossibilità di muoversi dalle mura della sua casa. In tutto questo ha pesato molto la devozione e compostezza che Simone ha sempre manifestato tutte le volte che ha seguito la S. Messa, fatto questo che ha convinto tutti e tolto ogni dubbio sulla profondità e radicalità delle sue intenzioni.
Simone ha manifestato spesso anche l'intenzione di pregare insieme alle altre persone, spesso quando si manifestavano dei problemi legati alla sua salute, a problemi nati con la Asl o per altre ragioni ancora.

Il desiderio realizzato della Cresima nel suo giardino

Non c'è stata una presenza di persone molto numerosa alla Cresima di Simone, a causa della pandemia, ma tutte le persone a lui più care erano presenti, e tra queste il diacono Roberto Proietti, due responsabili della Caritas, un medico molto amico della famiglia e diverse altre persone ancora, tutte care amiche di Simone e di sua mamma Sara. Ed era presente anche il Vescovo, mons. Paolo Ricciardi, che ha avuto modo di conoscere il piccolo ma bel “mondo” che ruota attorno a Simone. Soprattutto ha conosciuto lui, con il suo “tubetto” comunicatore che gli permette di interagire con le altre persone.
Al termine della cerimonia c'è stato anche un piccolo ma gradevole rinfresco, e Simone, che è stato per tutto il tempo della Festa senza respiratore, era visibilmente felice, immerso totalmente in questo clima gioioso, di vero e profondo affetto.


Marco

23 ottobre 2021

martedì 19 ottobre 2021

Anonimo benefattore compra la casa di un disabile all'asta per poi restituirgliela

Ecco una storia di meravigliosa Solidarietà, di quelle che ti toccano il cuore, avvenuta tra un persona disabile, in gravi difficoltà economiche, e un “misterioso” benefattore che è voluto rimanere nell'anonimato.
Il primo protagonista si chiama Alessandro D'Oriano, ha 46 anni ed è disabile al 75%. L'uomo ha perduto il lavoro e ben presto si è trovato in grandi ristrettezze economiche, vista che la sua unica entrata è rappresentata dai 257 euro mensili che riceve dalla sua pensione d'invalidità. Una cifra purtroppo non sufficiente per far fronte alle spese quotidiane di tutti i giorni e, soprattutto, per pagare il mutuo della sua casa.
Terrorizzato da questa situazione e in ansia di perdere la sua abitazione, Alessandro, già cagionevole di salute, è stato colpito da un ictus ed è stato ricoverato all'ospedale di Volterra per una lunga e difficile riabilitazione.
Il misterioso benefattore, livornese e dalla grande sensibilità, saputo di questa spiacevolissima situazione si è messo in contatto con il sindaco di Livorno, Filippo Nogarin, chiedendogli espressamente di voler aiutare Alessandro, in così grande difficoltà. Saputo che Alessandro stava per perdere la casa, una volta che questa è stata messa all'asta giudiziaria, l'ha comprata lui stesso, con l'intento di restituirla allo sfortunato proprietario, non appena sarebbe uscito dall'ospedale. Un gesto meraviglioso e, come detto, fatto completamente nell'anonimato perché, per sue stesse parole: “Quando si fa del bene lo si fa e basta - ha detto - senza pubblicità, senza altri fini, come un imperativo categorico” (cit. Corriere.it).

Nonostante la volontà di rimanere nell'ombra, il gesto meraviglioso del benefattore è passato ben presto di bocca in bocca, e la notizia si è sparsa in tutta la città.
L'avvocato di Alessandro D'Oriano, Francesco Tanzini, ha avuto modo di conoscere il generoso benefattore, rimarcandone immediatamente la grande profondità umana e l'assoluta mancanza di secondi fini.
A dare la meravigliosa notizia della restituzione della casa ad Alessandro, è stato suo fratello Francesco, enormemente grato per tutte le persone che si non mosse in suo aiuto, in primis naturalmente l'anonimo mecenate livornese. E dopo tanto tempo, con grande gioia, non ha potuto nascondere di aver visto suo fratello Alessandro tornare finalmente a "sorridere" e a sperare in un futuro migliore.


Marco

Giugno 2017

venerdì 1 ottobre 2021

Un aiuto per Alessandro Di Mauro, paraplegico, ma con tanta voglia di vivere!

Alessandro Di Mauro è nato ad Augusta 27 anni fa e, nel luglio del 2008, in un momento di allegria e spensieratezza, compie un tuffo nel mare di Brucoli durante la festa di San Nicola che ha però, purtroppo, un esito terribile: un impatto “sbagliato” con l'acqua lo lascia infatti gravemente invalido. Da ora in avanti per Alessandro nulla è più come prima, inizia una seconda vita fatta di dolore fisico, di privazioni, di numerosi interventi chirurgici (ad oggi, ne ha subiti ben 38), ma anche ricolma di speranza e di voglia di vivere perché Alessandro non si è mai arreso, aiutato e supportato dalla sua meravigliosa famiglia e da tanti splendidi amici.

Dal giorno di questo tragico incidente iniziano anni molto difficili per Alessandro e la sua famiglia, tanto che sono costretti a vendere la propria casa di Augusta per far fronte alle tante spese mediche di questo periodo. Il primo immediato ricovero Alessandro lo ha avuto a Siracusa, seguito da un trasferimento al centro riabilitativo di Montecatone per un totale di due anni. Le complicanze purtroppo non sono mai mancate, compresa un’emorragia interna che lo ha fatto finire in sala operatoria all’ospedale di Bologna, una ferita al torace che si porta dietro da quando aveva 14 anni e che non si è mai rimarginata come si deve, il femore fuori posto e problemi alla vescica. Nel 2016 ha subito anche un operazione d'urgenza al Niguarda di Milano a causa di un rene che non funzionava più.... poi, grazie al Cielo, il rene riprende a funzionare correttamente anche se solo all'80%.
Sono tanti i problemi che deve affrontare Alessandro in questi anni, i dolori sono continui, si divide costantemente tra il letto e la carrozzina e ha bisogno di assistenza 24 ore su 24.

Alessandro e famiglia si sono trasferiti al Nord per poter affrontare la loro difficile situazione, al sud ci sono le strutture ma non c'è abbastanza personale. Essere al nord però comporta maggiori spese perché la vita è più cara ed inoltre, il padre, è dovuto rimanere “fermo”, senza lavoro, per parecchio tempo.
Ecco che allora, alcuni carissimi amici di Alessandro, hanno avuto l'idea di aprire una raccolta fondi a suo favore, per permettere a lui e alla sua famiglia di far fronte alle tante spese mediche che devono affrontare, oltre a tutto il resto, come la benzina per i viaggi, le bollette, la spesa di ogni giorno e ogni altra cosa. L'intento di questa raccolta fondi è anche quella di poter acquistare un computer capace di supportare i programmi di cui necessita Alessandro, che gli possano permettere una maggiore autonomia e indipendenza, e magari poter avere una maggior privacy con i suoi amici.

La raccolta fondi si trova sulla piattaforma gofundme all'indirizzo:
https://www.gofundme.com/f/help-alessandro-pay-for-the-costs-of-his-operation

Ma si può aiutare Alessandro anche attraverso un bonifico bancario da versare a queste coordinate:

BANCA UNICREDIT
INTESTATO A: ALESSANDRO DI MAURO
IBAN: IT 95A 02008 21001 000104588783

Alessandro Di Mauro è diventato un punto di riferimento per i suoi amici e per tutti quelli che lo conoscono: nonostante le sue difficilissime condizioni di salute, ha un grandissimo Amore per la vita ed è un vero esempio per tutti!
Alessandro ci insegna a non dare mai nulla per scontato, ma che ogni situazione nella vita non è altro che un ostacolo da affrontare per migliorare sé stessi, per essere più completi e per essere felici, sempre!
Una piccola donazione per Alessandro non è una rinuncia, ma un atto d'Amore nei suoi confronti. E così come ogni goccia forma l'oceano, ciascuno di noi può essere quella “goccia d'Amore” che può aiutare concretamente Alessandro e la sua splendida famiglia ad avere un futuro migliore.


Marco

venerdì 13 agosto 2021

Il sogno di Mirko Toller diventa realtà: nasce ''Happy Land'' un Parco Avventura capace di non escludere nessuno

Il giovane di Segonzano affetto da atrofia muscolare spinale, morto a soli 16 anni nell’ottobre del 2020, voleva studiare robotica per progettare un luna park accessibile a tutti. Ora il suo sogno diventerà realtà

PORDENONE. Si chiamerà ''Happy Land'' il parco in onore di Mirko Toller, il giovane youtuber di Segonzano affetto da atrofia muscolare spinale, morto a soli 16 anni nell’ottobre del 2020. Mirko era diventato famoso per lo spot che aveva girato assieme a Checco Zalone per sensibilizzare le persone sulla sua malattia ed aveva conquistato tutti con la sua energia e la sua voglia di fare e aiutare gli altri.

"Happy Land" realizza uno dei sogni più grandi di Mirko: far nascere un parco giochi inclusivo, un luogo capace di non escludere nessuno e di far divertire tutti. L'annuncio è stato dato negli scorsi giorni dai promotori dell'iniziativa sui social, spiegando che
si tratta di un Parco Avventura completo, strutturato su 6/7 percorsi, alcuni percorribili anche in sedia a rotelle. Il parco avventura - si legge sulla pagina di Parco Sole di Notte, che ospiterà "Happy Land" - si svilupperà intorno alle piante presenti al centro del prato in modo da mimetizzarsi con esse e tutelare il patrimonio verde dell’area. Rimarrà comunque libero uno spazio di dimensioni adeguate per il passaggio di persone e mezzi destinate verso le altre aree del Parco Sole di Notte.

La struttura sorgerà a Pordenone, nell'area verde che si trova in continuità con il parco pubblico San Valentino e con il parco giochi inclusivo recentemente finanziato dalla Fondazione Pierantonio Locatelli, il primo parco avventura inclusivo in centro città. Il nome del parco dedicato a Mirko, "Happy Land", è stato scelto dal team del Parco Sole di Notte assieme al gruppo ambasciatori del Parco e ai partner del progetto. Prima di confermare l’idea, però, spiegano i promotori, è stata consultata la famiglia di Mirko Toller, che si è dimostrata entusiasta e nel post si inseriscono anche alcune frasi della mamma: Mirko l’avrebbe chiamato così – racconta Stella, la madre – perché lui stesso sognava un parco divertimenti a misura di disabilità e adatto a tutti.

In terza media, infatti, Mirko aveva affermato che alle superiori avrebbe studiato robotica per progettare un luna park accessibile a tutti. Anche alle persone con disabilità. Proprio in questi giorni il Parco Sole di Notte sta progettando in maniera più dettagliata la struttura di "Happy Land". Nel frattempo, il Comune di Pordenone sta procedendo con le necessarie verifiche amministrative. È già disponibile sulla pagina del Parco Sole di Notte una pagina destinata alla raccolta di donazioni e all’acquisizione di sponsor per sostenere il progetto di “Happy Land”.


di Marianna Malpaga

20 febbraio 2021

FONTE: il Dolomiti

mercoledì 11 agosto 2021

L'Islanda in bici per curare Camilla

Il viaggio di beneficenza di un professore di una scuola di Pontedera

In sella a una bici ci era salito solo per rimettere in sesto un ginocchio malandato dopo un infortunio su un campo di calcio. Lui, professore di educazione fisica all’Itis Marconi di Pontedera, non sapeva che da quel momento sarebbe nata una passione che gli avrebbe regalato emozioni uniche e viaggi in giro per il mondo. Un passione, però, che ha cominciato a far bene anche agli altri. E, grazie anche all’aiuto dei social network, a donare cifre sempre più importanti ai bambini e alle famiglie più bisognose. Carlo Pellegrini, 60 anni, da quasi un mese percorre in solitaria dieci ore al giorno in sella alla sua mountain bike. Tra ghiacciai, vulcani e paesaggio mozzafiato della bellissima e insidiosa Islanda. «Questo era un viaggio che avevo rimandato a settembre a causa del Covid, la Farnesina non mi garantiva il rientro e rimandai questa avventura che sognavo da tempo – ci racconta in uno dei rari giorni di sosta il professore di Vicopisano –. Due anni fa avevo percorso tremila chilometri nella Terra del Fuoco, in Patagonia. Mi piaceva l’idea di passare dal fuoco al ghiaccio, per questo ho messo in cantiere questo appuntamento con l’Islanda».

I due estremi, anche climatici, ma con una costante: la solidarietà. Nel 2019 raccolse 4.000 euro in Rete durante e dopo il suo viaggio per il Meyer di Firenze, in particolare destinati al progetto di costruzione di alloggi per le famiglie dei bimbi ricoverati a lungo termine provenienti da tutta Italia. «Ho aperto il mio profilo Facebook a fine 2018, ovviamente non per narcisismo ma proprio per comunicare al meglio lo scopo benefico dei miei viaggi – racconta ancora Pellegrini –. Ho iniziato ad andare in mountain bike a 33 anni per motivi di riabilitazione. Da quella bici, alla fine, non sono più sceso. Anzi, ho iniziato a percorrere la via Francigena, poi il cammino di Santiago e alla fine passando due mesi in Patagonia. Sono affascinato dal viaggio, magari un giorno mi romperò le scatole e abbandonerò tutto questo. Faccio qualcosa di molto faticoso, ma non mi pesa perché mi piace, mi diverte e mi rende felice. In 10 ore di pedalata al giorno, immerso in paesaggi incredibili, ho tempo di cercare me stesso tra le pieghe nascoste della mia personalità. Un viaggio attraverso le mie emozioni».

Carlo Pellegrini, e qui sta anche l’orgoglio della sua famiglia e dei suoi due figli, ha trasformato quel viaggio anche nella sua anima in qualcosa di utile, a sostegno di chi ha davvero bisogno. «Mi sono rivolto al Comune di Vicopisano per capire se potessi far restare nel territorio questo aiuto concreto. E alla fine il sindaco Ferrucci mi ha informato della storia di Camilla – spiega il professore di Vicopisano –. Non conosco lei, anche se viviamo nello stesso comune, e non conosco la sua famiglia. Ma ho accettato ben volentieri di associare il mio percorso di oltre 2.000 chilometri con lei e, appena tornato, se sarà possibile vorrò incontrarla. Non a caso la campagna da sostenere sul sito GoFundMe si chiama “In viaggio con Camilla”».

Camilla ha 16 anni, abita a Uliveto Terme. Ma ha la dolcezza, i sorrisi i modi tenerissimi e l’aspetto di una bambina. Camilla è affetta dalla sindrome oculo-auricolo vertebrale e dalla sindrome polimalformativa, due patologie rarissime. La raccolta fondi “In viaggio con Camilla” nasce dall’esigenza di sostenere la famiglia nell’acquisto di una macchina adatta per poterla aiutare negli spostamenti per le visite specialistiche ma anche per i suoi piccoli, grandi “viaggi”, come le sue amate giornate al mare. L’obiettivo è fissato a 11mila euro, per ora la raccolta sostenuta anche da Carlo Pellegrini ne ha già quasi messi insieme 3mila. «Sto pedalando e pensando tanto a Camilla, quando passo in solitaria tra la natura più selvaggia. Qui in Islanda è la natura la vera padrona, va ascoltata, rispettata e per entrarci serve farlo in punta di piedi. Ma ti fa riflettere, con le sue cascate, i vulcani e le immense colate di lava. Paesaggi lunari dove dare un senso a tutto. Conto di concludere gli oltre 2.000 chilometri, per la precisione 2.200, di questa “spedizione” entro il 27 luglio, ma se il meteo sarà un po’ più clemente degli ultimi giorni potrei concludere anche prima. Dopo un inizio positivo, con temperature estive e un sole inusuale per l’Islanda, praticamente 24 ore al giorno perché qui buio in questo periodo dell’anno non fa mai, il meteo è peggiorato negli ultimi giorni. Ma sono fiducioso, continuerò a scrivere il mio diario giornaliero su Facebook e a promuovere la raccolta fondi per Camilla e la sua famiglia». 


di Alessandro Bientinesi

16 luglio 2021

FONTE: Il Tirreno
 
 
Questo post si lega direttamente a quello pubblicato precedentemente, in cui si è raccontata la storia di Camilla e l'appello della sua famiglia per una raccolta fondi, volta ad acquistare un mezzo su misura per lei che le possa servire per i suoi spostamenti.
Quello che fa Carlo Pellegrini è degno di ogni merito, ma ciascuno di noi può contribuire alla causa di Camilla con un libera offerta, ciascuno secondo le proprie possibilità. Facciamolo allora, ricordiamoci sempre che il mare è composto da tante gocce, e ciascuno di noi può essere quella "goccia" d'Amore che può aiutare concretamente Camilla e la sua famiglia. 

Marco

lunedì 9 agosto 2021

In viaggio con Camilla

È stata istituita una raccolta fondi per comprare una macchina adatta alle esigenze di Camilla.

Camilla ha 16 anni, è nata il 27 aprile 2005, ma ha la dolcezza, i sorrisi, i modi tenerissimi e l’aspetto di una bambina. Abita a Uliveto Terme con la madre Marzia, che per starle sempre vicino, viste le sue necessità, è stata costretta a lasciare il suo lavoro, e la sorella Martina.
Il padre Dario vive a Tirrenia, un luogo che la bambina adora perché c’è il mare: la sua passione.
Camilla è una bambina serena e molto amata. Insieme al vento, che quasi sembra che tenti di ascoltare, quando la accarezza seduta in riva al mare sulla sua carrozzina, va pazza per le carezze e per gli abbracci.
Sindrome polimalformativa, questa la prima
diagnosi che i genitori hanno ascoltato dai medici dopo la nascita di Camilla. Pochissimi i casi in Italia, sono troppe persino le dita di una mano per contarli.
Camilla è anche affetta dalla sindrome oculo-auricolo vertebrale, ha subito un intervento al Meyer per aprire uno degli occhi completamente chiuso, ha un rene più piccolo dell’altro e un grave difetto interatriale al cuore, un
forellino” di 14 millimetri per il quale, come per il resto, è seguita e costantemente monitorata da specialisti. La ragazza ha urgente bisogno di un’auto “speciale”, perché adatta a lei, per potersi spostare con la madre sia per le visite specialistiche sia per i piccoli, grandi “viaggi” che la rendono particolarmente felice, come quando passa le giornate al mare.

La raccolta fondi “In viaggio con Camilla” nasce per sostenere la famiglia nell’acquisto della macchina con una somma di 11.000 Euro.

Per donare:
https://www.gofundme.com/f/gofundmecomfin-viaggio-con-camilla 



3 luglio 2021

FONTE: Vtrend

domenica 8 agosto 2021

Federica dona ancora! Riceve € 1500 e li devolve alla ricerca del Centro Dino Ferrari

CAPRI LEONELa “principessa guerriera” Federica riesce a rendere speciali tutti quelli che la circondano, ed ancora una volta ha voluto devolvere una donazione fatta alla onlus che porta il suo nome “Family’s Smard La Dolce Federica Onlus” al Centro Dino Ferrari di Milano, per finanziare la ricerca per trovare una cura alla Smard 1

Federica ha ricevuto in regalo la somma di 1500.00 euro da uno zio che il 13 luglio scorso ha compiuto 50 anni. Si tratta di Riccardo Longo, che fa parte dell’associazione “Etna Chapter
gruppo di motociclisti Harley-Davidson di Catania.

Zio Riccardo ha preferito invece che ricevere dei regali per se stesso regalare un sorriso a Federica, a lei che è l’anima dell’associazione “Family’s Smard La Dolce Federica Onlus”.

La piccola, a sua volta ha voluto donare la somma al “Centro Dino Ferrari di Milano”, per poter trovare una cura alla Smard1 e poter aiutare tutti coloro che ne sono affetti.

«Donare agli altri – affermano papà Davide e mamma Laura – ci rende migliori di quello che noi siamo, sostenere la ricerca è l’unica speranza per poter aiutare Federica e tutti i piccoli pazienti di malattie rare. Vogliamo ringraziare Riccardo Longo la sua famiglia e l’associazione Etna Chapter per l’affetto, il sostegno che in questi mesi hanno avuto per Federica, per la nostra famiglia e per tutti i piccoli pazienti affetti da Smard 1».

«Per raggiungere un obiettivo – conclude Laura Portale – bisogna remare tutti nella stessa direzione, per poter raccogliere i frutti di anni di lavoro bisogna crederci e c’è bisogno dell’aiuto di tutti, perché il mare è fatto di tante piccole gocce che unite tra di loro formano gli oceani. Quando doniamo per la ricerca oltre che aiutare gli altri aiutiamo noi stessi a vivere in un mondo migliore».


17 luglio 2018

FONTE: Associazione "Centro Dino Ferrari"

lunedì 2 agosto 2021

Dopo l’incidente, Andrea ha bisogno di costose cure: aiutiamolo in tanti, anche con una piccola donazione

Da quel maledettissimo giorno la sua prospettiva è completamente cambiata: Andrea Donadeo, residente a Sava, era un 17enne come tanti, spensierato e pieno di gioia, di vivere e di fare, di pensare al futuro. Il suo era un micro-mondo zeppo di sogni e progetti. Poi, quel 19 settembre 2019, un terribile incidente sulla strada per Mottola. Andrea era in macchina con altri ragazzi come lui, di ritorno da un colloquio di lavoro a Bari, quando rimase coinvolto in un frontale con un’altra auto e, purtroppo, entrò in coma dopo aver preso una violentissima botta sulla testa. Un mese di degenza al Santissima Annunziata di Taranto, poi il trasferimento in una clinica privata del Sud Italia. La riabilitazione comincia a dare i suoi frutti ma nel marzo 2020 ecco che s’insinua il Covid-19 e zia Laila, fino ad allora sempre accanto ad Andrea, è costretta a lasciare la clinica. Andrea si trova a combattere da solo per sei lunghi mesi. I medici dicono che per Andrea ci sono poche speranze di un ritorno alla sua vita di prima, di tornare a essere quel ragazzo bello e solare che era. Di qui il suo trasferimento in una clinica di lungo-degenza.

Zia Laila non si arrende, continua a lottare e riesce, dopo una dura battaglia, a portare via il suo amato nipote da quel posto. Solo nella clinica Quarenghi di San Pellegrino Terme sentirà parole di speranza da parte dei medici che hanno preso in cura il suo amatissimo nipote. Parole di speranza che zia Laila accoglie con gioia ma anche con più forte determinazione, quella che la porterà ancora una volta a voler lottare più forte per far tornare Andrea a quella normalità che ogni ragazzo come lui merita.

Andrea è tuttora intrappolato nel suo corpo e ha solo minime reazioni. Ma c’è una speranza, perché quella non deve mancare mai. Una clinica in Austria specializzata in questo tipo di riabilitazione può concretamente aiutarlo. Clinica costosa ma necessaria vista la sua situazione. Proprio per questo rivolgiamo un appello a tutti voi, gente di cuore, affinché con le nostre donazioni, anche di piccola entità, possiamo aiutare Andrea a tornare a vivere una vita vera, quella che gli spetta. Un piccolo gesto può fare tanto! Tutti insieme, uniti, si può raggiungere grandi risultati.
Con la causale: "Per le cure di Andrea Donadeo" doniamo, anche quel poco che possiamo, sull’IBAN: IT13 T010 3079 0400 0000 0309 1615

oppure sulla piattaforma gofundme

Per seguire l'evoluzione della vicenda di Andrea c'è la sua pagina Facebook: "La storia di Andrea Donadeo"


16 maggio 2021

FONTE: Lo Strillone

lunedì 5 luglio 2021

Paolo Scavo: aiutiamo il bimbo affetto da SMA di tipo 1

Paolo Scavo è un bimbo affetto dalla forma più grave di atrofia muscolare spinale (SMA di tipo 1) e necessita del nostro aiuto!

Mamma Francesca e papà Domenico sono i genitori di Paolo Scavo, un bimbo di 19 mesi affetto dalla forma più grave di atrofia muscolare spinale, la SMA di tipo 1. Come molti altri genitori di bimbi SMA, Francesca e Domenico stanno lottando per il diritto di scelta alle cure ma soprattutto lottano contro il tempo, il più impetuoso dei nemici.

La speranza del piccolo Paolo Scavo si chiama Zolgensma, il farmaco più costoso al mondo (il suo prezzo è di circa 2 milioni di dollari per la singola somministrazione), una terapia genica innovativa il cui uso è stato autorizzato nei paesi facenti parte dell’Unione Europea nel maggio del 2020, mentre in Italia ne è stato approvato l’utilizzo il 17 novembre 2020.

I problemi per Paolo Scavo, come per molti altri bambini affetti da SMA di tipo 1, sono legati all’esorbitante costo del farmaco che, secondo i parametri imposti dall’AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco), oggi può essere somministrato gratuitamente solo ai bambini affetti da SMA1 che hanno un peso inferiore ai 13,5 kg (inizialmente il limite era per i piccoli malati che non avevano superato i 6 mesi di vita).
Pur rientrando nel parametro “peso”, la corsa per avere l’accesso al farmaco in Italia viene interrotta da un’altra limitazione: la tracheostomia ed il supporto ventilatorio.
A causa della malattia infatti, il piccolo pugliese (la famiglia vive a Valenzano, Bari) necessita di assistenza venitolatoria e della PEG (Gastrostomia Endoscopica Percutanea), un piccolo tubicino collegato allo stomaco che gli permette di nutrirsi.

L’atrofia muscolare spinale costringe i piccoli pazienti ad una lenta e progressiva ipotonia muscolare, ossia il rilasciamento dei tessuti e la mancanza del tono muscolare, dovuta alla perdita dei motoneuroni. Oltre a colpire gli arti superiori ed inferiori, il tronco, le spalle, ecc., la debolezza muscolare incide anche sui muscoli della respirazione e della deglutizione. Nei casi più gravi di SMA 1, come quello di Paolo Scavo, i bambini necessitano per l’appunto di un supporto ventilatorio – spesso viene praticata una tracheostomia, ossia un foro (stomia) nel collo, all’altezza della trachea, per agevolare il passaggio dell’aria destinata ai polmoni – e di un supporto nutrizionale, come la PEG.

Negli Stati Uniti infatti, dove la piccola Melissa ha ricevuto finalmente il farmaco, la FDA (Food and Drug Administration, ente governativo statunitense che regolamenta i prodotti alimentari e farmaceutici) consente l’accesso al farmaco Zolgensma a tutti i bambini con SMA che non superano i 21 kg di peso.
Paolo Scavo ha quindi ancora una speranza ma servono 2 milioni e 100 mila euro per poter aver accesso alla terapia genica, una cifra che la famiglia sta cercando di raggiungere attraverso la raccolta fondi “Aiutiamo il piccolo Paolo”. Ma il tempo è tiranno e per il bambino affetto da SMA di tipo 1, per i suoi genitori e per il fratellone Francesco la fiamma della speranza inizia ad affievolirsi. Aiutiamoli!


Di Maria Corbisiero

6 maggio 2021

FONTE: Vita da mamma


QUI DI SEGUITO TUTTE LE INDICAZIONI PER EFFETTUARE UNA DONAZIONE


PIATTAFORMA GO FOUND ME:

https://gofund.me/48fda868


CONTO CORRENTE BANCARIO:

IBAN : IT36J0760104000001028064572
INTESTATO A : Vita Francesca Molinari
CAUSALE: donazione per Paolo
Per bonifici dall’estero codice Swift:
BPPIITRRXXX


PAYPAL:

paypal.me/aiutiamopaolo



Tante gocce, tutte insieme, formano l'oceano. Ciascuno di noi può essere quella goccia d'Amore che, assieme a tante altre, può permettere a Paolo di continuare a vivere!
Aiutiamolo senza indugio allora, c'è poco tempo, ma tutti insieme ce la possiamo fare!

Marco

martedì 4 maggio 2021

Il cacciatore di mine

Daniel aveva dieci anni quando un ordigno rimasto sepolto sulle alture del Golan gli dilaniò una gamba. Oggi che è maggiorenne si arruolerà per ripulire Israele da 250 mila bombe sparse su 92 milioni di chilometri. In Giordania ce ne sono ancora quasi 4 mila, in mezzo a 450 mila pellegrini in visita ogni anno

La neve lo spaventa ancora, anche la poca che cade su Israele. Otto inverni fa Daniel è andato in gita con la famiglia nel Golan, le montagne ospitano più militari che sciatori, qua attorno sono state combattute le battaglie contro l'esercito siriano, i due Paesi non hanno mai firmato un accordo di pace. Restano i campi minati, con i cartelli d'avvertimento e il filo spinato come un trauma bellico difficile da superare.

La missione

Daniel ha dieci anni, si avventura sui prati gelati perchè la neve non può far male e in quel punto non ci sono recinzioni. Il bianco sopra nasconde gli inneschi micidiali: anche il solo peso di bambino basta a far scattare l'esplosione, la gamba destra viene dilaniata, la sorellina Amit è vicina a lui e resta ferita da una scheggia. Da allora Daniel Yuval porta con sé una protesi e una missione. Ripulire le bombe piazzate dai conflitti: gli ordigni verso frontiere che sono sempre prima linea come con la Siria, quelli nascosti su confini che sono ormai di pace come le terre lungo il fiume Giordano. E' stato il suo sguardo sereno e deciso a convincere i parlamentari israeliani a votare nel 2011 una legge per smantellare le 260 mila mine sparse su 92 milioni di metri quadrati, una decisione sempre rinviata in una nazione che si sente sotto assedio. Adesso Daniel sta per indossare la divisa dell'esercito, ha scelto di arruolarsi volontario, non voleva sentirsi diverso dagli altri ragazzi israeliani, la leva obbligatoria dura tre anni per gli uomini e una ventina di mesi per le donne. «Prima di presentarmi in caserma – dice al quotidiano Israel Hayom – ho affrontato un'altra operazione in Australia per stabilizzare le protesi. Ormai è una parte del mio corpo come la testa o le mani». Da bambino sognava di entrare in una unità combattente, ma le mutilazioni lo ha reso impossibile: «Sono contento che l'esercito mi abbia voluto anche così». Le piene del fiume e le alluvioni (ormai un ricordo) hanno rimescolato la terra color ocra e confuso gli ingegneri militari che conservano le mappe di tutte le aree minate.

Luogo simbolico

A Qasr al Yahud cinque monasteri resistono come palazzi fantasma di una scenografia da film western, circondati da sentieri su cui non è possibile camminare e dalla speranza dei fedeli di poter tornare a pregare qui. Qui dove i Vangeli raccontano che Gesù fu battezzato da Giovanni Battista, quando il Giordano era più profondo e ricco d'acqua. Con il regno Hashemita gli israeliani hanno firmato un accordo di pace nel 1994 dopo averci combattuto almeno un paio di guerre che hanno lasciato sotto la sabbia 2600 mine anticarro e 1200 ordigni antiuomo, oltre alle trappole esplosive disseminate dai fedayn palestinesi, che negli anni Sessanta e Settanta s'infiltravano dalla Giordania per colpire i soldati e gli insediamenti in questa zona.
L'operazione per rendere l'area accessibile (già 450 mila pellegrini vengono in visita ogni anno) è portata avanti dall'organizzazione scozzese Halo Trust, che opera in tutto il mondo ed è stata sponsorizzata anche dalla principessa Diana. Ronen Shimoni, l'israeliano che guida la missione di Halo in Cisgiordania, ha dovuto mettere d'accordo le otto denominazioni cristiane proprietarie dei terreni e trovare un'intesa tra il governo a Gerusalemme e l'Autorità palestinese che considera queste aree parte di un futuro Stato. «Nei prossimi mesi avremo raccolto i fondi necessari – spiega Shimoni – lo sminamento dovrebbe durare un paio d'anni». Ne serviranno molti di più per realizzare il sogno di Daniel: «Nessuno in Israele dovrà più essere ferito o ucciso da una mina».


Di Davide Frattini

2 gennaio 2018

Fonte: Corriere della Sera

giovedì 1 aprile 2021

Giorgio, il disabile che trova 70mila euro, li restituisce e rifiuta pure i 7mila euro di mancia

Giorgio Mancosu ha ritrovato la borsa su una panchina. Il volontario ha rifiutato la ricompensa di 7.000 euro.

Un volontario della protezione civile di Trento ha trovato su una panchina della città una borsa contenente 70 mila euro in contanti. L'uomo ha però deciso di restituire alla proprietaria il denaro perduto. Il protagonista di questa bella storia è Giorgio Mancosu, uno dei volti noti della protezione civile di Trento, disabile al 100%. Una grande lezione di civiltà se consideriamo che dopo aver restituito la borsa ha rifiutato la ricompensa prevista dal codice civile (10%). Infatti, la donna che aveva perso i suoi effetti personali aveva offerto a Mancosu 7.000 euro. Lui però ha detto di no; del resto è un gesto altruista da fare senza lucro. Proprio la proprietaria della borsa, che ha preferito restare anonima, ha resa nota la vicenda, chiedendo di ringraziare pubblicamente Giorgio Mancosu.

Come scritto da "L'Adige.it" il volontario della protezione civile ha raccontato la vicenda. “Ieri, verso le 11, dopo essere stato negli uffici degli assistenti sociali del Comune in via Alfieri, mi sono avviato verso via Belenzani. Lì, abbandonata su una panchina, ho trovato una borsa di cuoio marrone. Del proprietario non c'era traccia, così ho aperto la borsa. Dentro c'erano dei disegni di una casa, come quelli dei geometri, e una busta gialla. Al suo interno c'erano moltissime banconote da 50 e 100 euro, raccolte da un elastico per capelli. Mi sono agitato nel vedere tutti quei soldi perché non sai mai cosa può accadere, potrebbero anche accusarti di averli rubati”. Oltre all'ingente somma di denaro, Mancosu ha trovato nella borsa della signora anche un cellulare con il quale è riuscito a rintracciare la proprietaria della borsa che pallida e tremante ha raggiunto il volontario per riprendere la borsa perduta.


di Giuseppe Di Martino

31 ottobre 2017

FONTE: Fanpage

venerdì 19 marzo 2021

Joao Stanganelli, il nonno brasiliano che realizza all’uncinetto bambole con la vitiligine

Scoprire la passione per l’uncinetto in pensione e realizzare delle bambole speciali che possono fare davvero bene al cuore (e all’autostima). Joao Stanganelli ha inventato Vitilinda, la prima bambola con la vitiligine. Ha quasi 10mila follower sul suo profilo Instagram e riceve ormai ordini da tutto il mondo.

C’è chi va in pensione e inizia a giocare a carte con gli amici. Chi fa del volontariato. Chi fa il nonno e va prendere i nipoti a scuola. Joao Stanganelli ha imparato a fare l’uncinetto. E lo ha fatto per una buona causa. Questo intraprendente nonno brasiliano, infatti, ha creato Vitilinda, una bambola molto speciale, che ha una missione precisa: aumentare l’autostima nei bambini che soffrono di vitiligine.

La vitiligine è una malattia che colpisce le cellule della pelle che producono melanina, vale a dire il pigmento responsabile della colorazione della pelle. Non è una patologia contagiosa, ma porta alla formazione di alcune macchie bianche sull'epidermide. Anche Joao soffre di vitiligine da quando aveva 38 anni e sa quanto chi ne soffre possa sentirsi a disagio in pubblico, anche a causa della reazione spropositata e ingiustificata che gran parte delle persone hanno nel momento in cui si imbattono in una persona affetta da questa patologia.

Così, una volta in pensione, Joao ha pensato di realizzare una bambola con tanto di vitiligine e, per farlo, ha chiesto alla moglie Marilena di insegnargli a lavorare all'uncinetto. Se all'inizio le cose non sono proprio andate per il meglio, con il tempo Joao ha preso sempre più dimestichezza con filo e uncinetto, fino ad arrivare a creare delle bambole davvero bellissime.

Bambola dopo bambola, Joao ha creato anche una bambola con l'alopecia e un'altra ancora sulla sedia a rotelle. Un modo per superare un taboo tra i bambini, e magari anche tra gli adulti, ma soprattutto per far capire ai bambini affetti da qualsiasi malattia che non sono meno belli rispetto agli altri.

di Gaia Cortese

26 settembre 2019

FONTE: ohga!

martedì 9 marzo 2021

Alla musica ha preferito anziani e disabili: Francesca e la sua vocazione da Oss

Dalle cover di Anna Tatangelo agli ospedali, il diploma al Conservatorio lasciato nel cassetto per dedicarsi a chi non è autosufficiente

«Ho soltanto la mia età. E fino a ieri mi teneva compagnia. E a volte sogno di toccare in faccia il sole. Mi sveglio piano e poi lascio fare e quello che sarà, sarà…». Cantava nelle piazze le cover di Anna Tatangelo, agognava il successo e per questo aveva studiato. Diplomata in pianoforte e canto. La sua – però – non è la storia di un sogno sfumato, ma di uno inseguito e, in parte, già realizzato. Francesca Carchidi ha trentraquattro anni, è sposata e vive a Monterosso, nell’entroterra vibonese. Non fa più la musicista, perché ha scelto la vita dell’operatrice socio-sanitaria, assecondando un’aspirazione che aveva sin da bambina. E così, Francesca, diventa testimone autentica del significato di un acronimo, quello di "Oss", che rappresenta un mondo ai più sconosciuto, o conosciuto solo in apparenza, in superficie.

«Avevo quattordici anni – racconta – ed in paese c’erano diverse persone anziane e sole. Mi recavo da loro per aiutarle a fare piccole cose di casa, la spesa o semplicemente per scambiare qualche parola. Col tempo hanno iniziato a regalarmi qualcosa, ma non era per questo che lo facevo. Rendermi utile, aiutare chi aveva bisogno, mi dava una profonda gratificazione». Insomma, un volontariato pressoché quotidiano, che viaggiava di pari passo allo studio, alla passione per il canto ed il piano, al sogno di diventare come Anna Tatangelo, una ragazza di periferia capace di conquistare lo star system.

La svolta della sua vita arriva nel 2008, quando il Comune di Monterosso attiva un progetto per l’assistenza domiciliare alle persone non autosufficienti. Poco più che ventenne, Francesca entra nella vita di due persone che saranno sempre speciali: una madre ed una figlia, entrambe affette da gravissime patologie degenerative. «Non è durato molto quel progetto – spiega – ma anche quando si è concluso, io ho continuato a lavorare per questa famiglia. Ci lavoro ancora adesso, dopo tredici anni. La mamma ora purtroppo non c’è più ed ha lasciato un grande vuoto. È rimasta la figlia, alla quale mi dedico più e meglio che posso. Non è volontariato, ormai, per me, ma è lavoro. E lo svolgo con la stessa passione che anima un volontario».
Dal 2018, Francesca si impegna affinché possa completare la sua formazione e possa essere formalmente riconosciuta con una qualifica ciò che, di fatto, fa sin da quando era un’adolescente. Ha così iniziato il corso da operatore socio-sanitario con l’associazione San Giuseppe Moscati di Vibo Valentia. «Mi sono trovata benissimo – racconta – ho imparato tante, tantissime cose. La più importante è che questo è un lavoro delicato, importante, che non è per tutti. È un lavoro che puoi fare davvero se e solo se ti senti pronto a dedicarti completamente agli altri, altrimenti, se pensi possa essere un impiego come un altro, beh, vuol dire che hai sbagliato strada».

Il corso prevede una parte teorica e una pratica. La pratica la vedrà impiegata per 200 ore in Utic e Cardiologia allo Jazzolino, poi altre 100 ore in Pediatria, 150 in Psichiatria, infine 100 di esercitazioni pratiche. «Ripeto – dice Francesca – questo percorso non si fa per avere un pezzo di carta, ma perché devi avere una vocazione». E allora, Francesca inizia con lo sfatare i luoghi comuni: «Non si è dei veri e propri infermieri, ma se non lo sei è con la professionalità di un infermiere che devi operare e a quelle competenze devi fare il possibile per avvicinarti. Ma un Oss non è neppure un badante, attenzione…». L’Oss, così, deve occuparsi dei bisogni primari del paziente e non solo: «Arrivi e sai che devi rifare il letto, sai che devi saper prenderti cura dell’igiene della persona. Questo, però, è solo un aspetto infinitesimale di questo lavoro, che si regge invece sull’empatia con il paziente. Sai che hai davanti una persona che non può prendersi cura di se stessa e della sua salute e, con il tuo lavoro e la tua presenza, la completi».

Francesca non sa dove il futuro la condurrà, ma se potesse scegliere – lei convinta che «il futuro è quello che ci costruiamo da soli» – vorrebbe poter continuare a prendersi cura di anziani e disabili: «Potrei finire in una scuola, stare in una struttura per tossicodipendenti, in una casa famiglia, ma io preferisco le persone anziane e quelle portatrici di disabilità. Perché sapere che fai qualcosa di importante per chi non può farcela da solo mi trasmette una gratificazione emotiva immensa. E quando in tv vedo dei maltrattamenti nelle Rsa o nelle case famiglia, giuro, sto davvero male». Così, la ragazza che cantava nelle piazze e sognava il palco dell’Ariston, oggi lancia un invito ai tanti giovani che ancora aspettano il destino: «Dico loro di guardarsi dentro e di trovare la propria strada. E se scegliete di prendervi cura degli altri, vorrà dire che avrete intrapreso la mia».


di P. C.

7 marzo 2021

FONTE: il Vibonese.it

venerdì 26 febbraio 2021

Anselmo, il 60enne mantovano che nella notte realizza bici per ragazzi con disabilità: “Ho fatto tandem a 3 ruote o con scivolo-cingolato”

Anselmo Sanguanini ogni mattina alle 3.30 si alza e si infila nel garage della sua villetta di Borgo Virgilio per lavorare il materiale a sua disposizione: fino ad oggi ha realizzato 250 bici speciali, definite da lui stesso "Diversamente Sta...Bili". Veicoli speciali che permettono a chi ha gravi disabilità di riuscire a pedalare o sentire l'aria fra i capelli: "Ognuna è realizzata in base alle disabilità del ragazzo. Chiedo solo un rimborso spese per l'acquisto di alcuni materiali, poi la manodopera me la pagano i ragazzi e il loro genitori con i sorrisi"

Ilaria ha 7 anni e l’aria fra i capelli, quella piacevole sensazione che si può provare semplicemente andando in bicicletta, non ha mai potuto sentirla. Per Ilaria, che vive nel milanese, nulla è semplice. È affetta da Sma, l’atrofia muscolare spinale, una malattia neuromuscolare rara che provoca debolezza progressiva agli arti inferiori e ai muscoli respiratori. Non ha forza nelle gambe, non riesce a camminare, tantomeno a pedalare. Vedeva gli altri bambini sorridere quando andavano in bicicletta. Le sarebbe piaciuto provare quella sensazione, liberare il suo sorriso con l’aria fra i capelli. Sembrava impossibile, ma non aveva fatto i conti con Anselmo, un 60enne mantovano che qualcuno ha già definito un realizzatore di sogni.

Come un moderno demiurgo, Anselmo Sanguanini ogni mattina alle 3 e 30 si alza e si infila nel garage della sua villetta di Borgo Virgilio, un paese in provincia di Mantova che ha dato i natali al poeta latino, e inizia a lavorare la materia a sua disposizione per dar forma ai sogni: pezzi di biciclette usate, malandate, vecchie, rottami a due ruote che nessuno usa più, quando passano fra le sue mani diventano veicoli speciali, in grado di far sorridere bambini e ragazzi affetti da gravi disabilità. Nel garage ci rimane fino all’ora di andare al lavoro, intorno alle 8, alla Lubiam di Mantova, una casa di moda dove fa il manutentore e dove tutti sanno qual è il suo hobby, che nel tempo è quasi diventato una missione. I colleghi per questo lo aiutano, procurandogli le biciclette da riadattare, ma anche i datori di lavoro gli danno una mano permettendogli di utilizzare alcuni dei macchinari che nel suo garage non possiede. Grazie ad Anselmo e alle sue bici speciali, definite da lui stesso “Diversamente Sta…Bili” fino ad oggi 250 ragazzi con disabilità sono tornati a pedalare o a provare l’ebbrezza di farsi scivolare l’aria fra i capelli.
Non c’è una bici uguale all’altra – spiega Anselmo a ilfattoquotidiano.it – perché ognuna è realizzata in base alle disabilità del ragazzo o della ragazza a cui è destinata. Ho realizzato tandem a tre ruote per ragazzi ipovedenti, bici con scivolo-cingolato che caricano carrozzelle, bici con motorino incorporato per accompagnare la pedalata di quei bambini che non riescono neppure a muovere un muscolo. Pensi che per realizzare il primo mezzo di questo tipo mi sono recato in un grande negozio di giocattoli di Mantova e ho chiesto di poter smontare una macchinina elettrica, per capirne il funzionamento e replicarlo con un motorino da mettere sulla bicicletta. Me l’hanno fatto fare”. Tutto quello che fa Anselmo ha un costo, ma non c’è guadagno: “Chiedo solo un rimborso spese per l’acquisto di alcuni materiali, come selle o copertoni, poi la manodopera me la pagano i ragazzi e il loro genitori con i sorrisi che vedo sui loro volti una volta che salgono sulla bicicletta e iniziano a pedalare o a farsi trasportare”.

Tutto è iniziato più di dodici anni fa. Anselmo ha un figlio, Francesco, disabile non verbale, che oggi ha 27 anni e la prima bicicletta "Diversamente Stabile" l’artigiano mantovano l’ha costruita proprio per lui: “I nostri ragazzi speciali – confessa Anselmo – finché sono bambini giocano con tutti indistintamente, senza problemi. Poi crescono e si rendono conto che non possono fare le stesse cose che fanno gli altri. Andare in bici, per molti di loro, è una di queste cose. Permettergli di farlo, realizzando un mezzo adatto alle loro necessità, mi creda, per loro è una grande conquista e per me una gioia che faccio fatica a descrivere. Si commuove, Anselmo, mentre racconta queste cose.
Dopo la prima bicicletta speciale realizzata per il figlio, una tre ruote di un bell’azzurro sgargiante con tanto di nome, ne sono arrivate molte altre e tutto grazie al passaparola: “Negli ambienti che frequentiamo con i nostri ragazzi – spiega – e mi riferisco a centri diurni per disabili, piuttosto che strutture per la fisioterapia, logopedia e molte altre ancora, ci capita di entrare in contatto con molte persone che stanno affrontando le nostre stesse difficoltà. In quegli ambienti la voce che io facevo biciclette un po’ particolari si è diffusa man mano e sono iniziate ad arrivarmi sempre più richieste da tutta Italia”. Anselmo, nonostante le difficoltà create dal Covid per gli spostamenti e i trasporti, continua a lavorare e ha una lunga lista d’attesa: “Attualmente – racconta – sto finendo di realizzare una bicicletta per una bimba romana di 7 anni in carrozzina. Per lei ho realizzato una bicicletta con due ruote davanti e una pedana alta 12 centimetri da terra. Ma ne ho altre tre in coda…”.

Intorno al mondo di Anselmo, si è generato spontaneamente un movimento di solidarietà sempre più ampio: c’è chi ordina una bici per il proprio figlio e paga il materiale anche per le famiglie dei ragazzi che non possono permetterselo, c’è anche chi organizza eventi per raccogliere fondi. E di questo movimento solidale fanno parte anche alcuni autotrasportatori che per lavoro si recano nel mantovano e, gratuitamente, caricano le biciclette di quei ragazzi che vivono al centro e al sud e gliele fanno arrivare a domicilio. Tra poco Anselmo andrà in pensione e allora chissà quante altre bici "Diversamente Sta…Bili" potrà realizzare, chissà quanti desideri potrà esaudire: “Per il momento non ci penso – conclude – e continuo ad alzarmi alle 3… Magari continuerò a farlo anche quando non dovrò più andare al lavoro, avrò più tempo per lavorare alle mie biciclette”.


di Emanuele Salvato

17 febbraio 2021

FONTE: il Fatto Quotidiano

lunedì 22 febbraio 2021

Un tassista dal cuore d'oro: percorre 1300 km per accompagnare una bimba ad una visita medica

Un tassista romano ha effettuato una corsa solidale di circa 1300 chilometri per accompagnare una bambina calabrese ad un'importante visita medica presso l'ospedale Bambino Gesù.

UN VIAGGIO DI 1330 CHILOMETRI CON IL TAXI PER AIUTARE UNA BIMBA MALATA DI CANCRO

La solidarietà non conosce distanze e non si ferma neanche durante l'emergenza Coronavirus. Lo sa bene Alessandro Bellantoni, tassista da quindici anni, che in pieno lockdown è andato da Roma a Vibo Valentia e ritorno per aiutare una bambina calabrese di tre anni affetta da un cancro.
Alessandro conosceva già le difficoltà della famiglia e sapeva che la piccola dopo alcuni pesanti cicli di chemioterapia, avrebbe dovuto effettuare una visita di controllo all'ospedale Bambino Gesù di Roma. Così, dopo aver raccolto tutte le autorizzazioni necessarie per lo spostamento, il 28 Aprile scorso Bellantoni è partito da Roma alla volta di Vibo Valentia. Durante il viaggio si è fermato per una breve sosta in autogrill e in quell'occasione le Forze dell'Ordine hanno chiesto al tassista spiegazioni; dopo aver appreso il nobile motivo della corsa, gli agenti hanno voluto offrire al giovane un caffè.

CON IL TAXI ALESSANDRO AIUTA ANCHE ALTRE PERSONE IN DIFFICOLTA'

Il tassista è arrivato in Calabria in serata e dopo una rapida cena e una breve siesta, verso mezzanotte è ripartito portando con sé la bambina e la sua mamma; Alle 7.30 del mattino il gruppo si trovava già davanti all'ospedale romano. Secondo le parole dello stesso Alessandro: “La visita è andata bene. La piccola è davvero forte ed il controllo ha dato i risultati che i genitori speravano”.
Questa tuttavia non è l'unica bellissima iniziativa solidale di cui Alessandro si è reso protagonista. Durante la fase 1 del Covid 19 il giovane ha lanciato il progetto "Taxi col sorriso" per permettere brevi uscite alle persone affette da disabilità intellettiva, che più degli altri patiscono il regime di contenimento causato dalla pandemia. Alessandro, insieme anche ad altri colleghi, regala rilassanti giri in taxi della durata di mezz'ora nella speranza che la bellissima vista della Capitale possa restituire alle famiglie un soffio di spensieratezza.

12 maggio 2020

FONTE: Mamme.it


Splendida storia che riporto con molto piacere tra le pagine di questo blog. Tra l'altro, ci tengo a sottolinearlo, Alessandro Bellantoni è stato insignito dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella del titolo di Cavaliere al merito della Repubblica nel 2020, assieme ad altre 56 persone, per essersi “particolarmente distinto nel servizio alla comunità durante l’emergenza del coronavirus” (vedi articolo). Un riconoscimento bellissimo, che fa davvero onore a quest'uomo, tra l'altro padre di una ragazza disabile.
Grazie per tutto, Alessandro!

Marco

mercoledì 20 gennaio 2021

Il miracolo di Giorgia: guarisce da una malattia rara e si sveglia dalla sedazione. Valanga di doni per lei

Lunedì (6 aprile 2020) sulla sua torta ci saranno cinque candeline. Compleanno speciale per Giorgia, una bambina di Trieste colpita da una malattia misteriosa che le impediva di camminare e di muovere le braccia, rimasta in sedazione profonda per 5 mesi all'ospedale di Padova, poi sottoposta a tracheotomia. Tre settimane fa la piccola è stata trasferita al centro di riabilitazione "La nostra famiglia" di Conegliano (Treviso), dove in queste ore sono arrivati decine di pacchi-regalo spediti dai follower della sua pagina Facebook, e consegnati dai corrieri Amazon.

La bambina e il papà stanno pubblicando un video di ringraziamento per ogni scatolone ricevuto: «Volevo tenerli nascosti fino a lunedì, ma sono arrivati tutti insieme e Giorgia li ha visti, così abbiamo dovuto dirle che erano per lei - racconta il padre - Oltre ai regali ci sono tante persone che scrivono per sapere come sta mia figlia, ci fa molto piacere». Nella stanza dove la bimba è degente sono adesso ammucchiati decine di scatoloni e confezioni regalo. Ci sono mattoncini Lego dedicati a personaggi e cartoon popolari, come Harry Potter e i Troll, peluche, tanti album da disegno, penne e matite colorate. Il papà e la sua compagna hanno potuto seguire la bambina più facilmente in questi mesi grazie ad un'abitazione vicina alla struttura sanitaria messa a disposizione gratuitamente da un benefattore.

Il male, una patologia rara, che tormentava la piccola sembra svanito: «Gli esami al midollo non hanno trovato nulla, l'infiammazione si è sgonfiata e i medici ci hanno detto che qualunque cosa fosse probabilmente se n'è andato via - spiega il padre - Ora le braccia e il cervello sono a posto, il problema principale restano le gambe; Giorgia sta facendo esercizi di fisioterapia e logopedia ma è rimasta a letto per tanto tempo, per riprendere la mobilità le serviranno almeno un paio di mesi». La routine della famiglia è condizionata dalle restrizioni anti-coronavirus: «Giorgia - continua il papà - è immunodepressa e può uscire dalla stanza solo per andare nella palestra della struttura, con l'obbligo di indossare la mascherina; ci sarebbe anche un giardino con gli scivoli, ma lei non ci può andare. Io e la mia compagna non possiamo portarle cibo confezionato, dobbiamo misurarci la febbre prima di ogni accesso e possiamo visitarla uno alla volta, quindi ci alterneremo anche domani».

4 aprile 2020

FONTE: Il Messaggero


Girando un pò per il web, sono venuto a conoscenza quasi per caso della storia della piccola Giorgia Kus, di cui l'articolo sopra, anche se non recentissimo, ne riporta la vicenda.
Per chi volesse approfondire ulteriormente la storia della piccola Giorgia, rimando tutti al suo sito internet
"Giorgia's world", al suo canale You Tube e alla sua pagina Facebook "La Forza di Giorgia Kus". Dalla sua pagina Facebook, tra l'altro, ogni tanto vengono filmate delle carinissime dirette nella quale si vede Giorgia con i suo genitori fare tante cose, molto carine, giocose e divertenti. E' un modo anche questo per poter conoscere meglio la bambina e la sua famiglia.
La piccola Giorgia, dopo tutto quel che ha passato, ha bisogno di fare molta fisioterapia per recuperare l'uso delle gambe e della schiena. Anche ora, nonostante siano passati diversi mesi, la bimba non ha ancora la DIAGNOSI della malattia che l'ha colpita. La famiglia della piccola Giorgia deve sostenere molte spese tra esami, spostamenti, fisioterapia ecc... per cui, per chi volesse aiutarli, lo può fare donando un offerta libera alle seguenti coordinate:


TRAMITE PAYPAL: https://paypal.me/pools/c/8j16x0YTi5

IBAN: IT34R0307502200CC8500704859 Intestata a Francesca Doretto

POSTPAY: 5333171058468196 Intestata Kus William CF: KSUWLM85P30L424G

Un grazie come sempre di vero cuore a chi vorrà e potrà aiutare la piccola Giorgia e la sua famiglia.

Marco