sabato 16 agosto 2014

Andrea Ravizza, il ragazzo che invia le paghette in Somalia

Inizio l'“avventura” di questo nuovo blog con una storia che mi ha particolarmente colpito, per la maturità, l'intraprendenza e la generosità del suo protagonista, una ragazzino 13enne che di nome fa Andrea Ravizza.


Solitamente quando si è bambini o ragazzini si hanno per la testa tante cose: gli amici, i giochi, la scuola, lo sport, le vacanze..... tutte cose che rendono questa fase della nostra vita particolarmente bella e spensierata, allegra e gioconda. Esistono però anche dei ragazzini che dimostrano una maturità fuori dal comune e una generosità d'animo che sorprende e meraviglia. Questo è appunto il caso di Andrea Ravizza, che dall'età di 6 anni ha rinunciato ai regali di compleanno e a quelli che di solito si ricevono in altre occasioni, come il Natale o l'onomastico, per destinarli all'ospedale regionale di Galkayo, una cittadina di 200mila abitanti in Somalia al confine con l'Eritrea.
Dice in proposito Andrea: «Tutto è cominciato quando mio papà Vinicio, che è un radioamatore, si preparava alla sua prima spedizione in Somalia. Per farmi capire dove si sarebbe recato mi ha mostrato un filmato dove ho visto le condizioni di vita dei bambini somali. Quell’anno chiesi di non ricevere giochi per il compleanno ma i soldi che avrebbero speso per comprarli. Ricevetti 100 euro. Portati in banca me li cambiarono in 130$ che mio padre portò con sé a Galkayo. Con quei soldi il dottor Jama prese un kit speciale per salvare un bambino idrocefalo. Da allora quel bimbo è il mio fratellino somalo».

Paghetta dopo paghetta, compleanno dopo compleanno, Andrea Ravizza è riuscito a raccogliere un piccolo patrimonio. E i suoi grandi e piccoli risparmi, raccolti dal 2006 a oggi, hanno salvato tante vite nell’ospedale di Galkayo. Ma Andrea non si è fermato a questo: il desiderio di riuscire a dare sempre di più, di raccogliere più fondi per i suoi piccoli amici somali è sempre maggiore e lo assorbe completamente. Riprende Andrea: «All’inizio ero un po’ perplesso, vedevo che tutti i miei amici avevano tanti giochi e mi guardavano con diffidenza per questo mio impegno che mi portava a non averne o comunque ad averne pochi. Ma quando ho visto le immagini del mio fratellino somalo guarito dalla malattia ho capito molto bene quanto fosse importante quello che facevo: ho capito che tante cose sono superflue e che i giochi ti danno felicità per 10 minuti o 10 giorni, ma rendere felici un altro bambino mi fa contento a vita».



I'impegno e l'abnegazione di Andrea verso chi è meno fortunato non è passato inosservato, tanto che per rendere omaggio al piccolo bergamasco si è mosso persino il Ministro della Sanità del Puntland, Ali Abdullahi Warsame, che – accompagnato dal neurochirurgo Mohamed Jama Salad, presidente della “Puntland Medical Association” – ha voluto insignire Andrea del titolo di “Ambassador of good will”. La singolare cerimonia si è tenuta nella scuola media Francesco Nullo di Stezzano (Bergamo), nella quale Andrea studia, dove è stato proiettato un filmato per mostrare ai compagni il piccolo grande “miracolo” reso possibile da Andrea.

«Abbiamo cominciato la sistemazione del reparto di Pediatria dell’ospedale regionale – scrive il neurochirurgo Jama Salad in una mail – e abbiamo usato i 600 euro che ha mandato Andrea (raccolti nel 2008): quando ho raccontato che un bimbo di Bergamo di circa 7 anni ha devoluto i soldi del suo compleanno ai bimbi dell’ospedale di Galkayo, Andrea è diventato una specie di eroe. Mi hanno chiesto la sua foto da mettere in una delle camere e da mostrare alle autorità nel giorno dell’inaugurazione del reparto rinnovato».

Questi sono i piccoli e grandi miracoli che scaturiscono dal cuore dell'uomo.... anche se questo è soltanto un ragazzo. Grazie Andrea


Marco

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