lunedì 20 ottobre 2014

Una stella nella malattia


Ritratto di una religiosa del Togo che cammina con malati e orfani dell’aids

I padri conciliari ricordano che «le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d’oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono, sono pure le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo, e nulla vi è di genuinamente umano che non trovi eco nel loro cuore» (Gaudium et spes, 1). Per questo, in diverse zone dell’Africa, anche le persone consacrate cercano attraverso le loro opere di andare incontro alle persone in difficoltà per alleviarne le sofferenze. Come membri della comunità evangelizzatrice, sono chiamate, sull’esempio di Cristo, a prendere l’iniziativa, uscire e saper coinvolgersi. Così, mediante opere e gesti nella vita quotidiana degli altri, accorciano le distanze, si abbassano, fino all’umiliazione se necessario, e assumono la vita del popolo. Accompagnano l’umanità in tutti suoi processi, per quanto duri e prolungati possano essere (cfr. Evangelii gaudium, 24).

Un esempio concreto di come un discepolo di Cristo possa incarnare la sollecitudine paterna di Dio verso l’umanità sofferente, lo troviamo nell’esperienza di suor Marie Stella Kouak, gioviale religiosa togolese di quarantasette anni.

Appartenente all’Ordre des Hospitalières du Sacré Coeur de Jésus, suor Marie Stella conduce una battaglia di civiltà nella città di Dapaong, al nord del suo Paese, per aiutare gli orfani e i malati di aids. Suor Marie Stella ha da sempre sentito il desiderio di occuparsi dei malati, soprattutto di quelli che vivono in situazioni di precarietà. Questa sua inclinazione, maturata nel gruppo ecclesiale della Legione di Maria, l’ha portata, una volta sentita la chiamata a consacrare la sua vita al Signore, a entrare nell’allora congregazione des Soeurs Hospitalières de l’Immaculée Conception de saint Armand-les-Eaux, che aveva come apostolato l’attenzione ai malati. Nel 2011 vi sarà poi la fusione di questa congregazione con quella des Hospitalières du Sacré Coeur de Jésus per vari motivi, tra i quali la scarsità delle vocazioni nel vecchio continente e l’esigenza di unire le forze per la stessa missione. Tornado a suor Marie Stella, dopo i primi voti nel 1993, fu mandata in Belgio per formarsi come infermiera.

La regola di sant’Agostino e gli episodi evangelici del buon samaritano e della lavanda dei piedi — che sono alla base dei testi fondamentali del suo ordine — hanno fatto crescere in lei un’attenzione verso gli ammalati, in particolare verso quelli che hanno contratto il virus dell’aids. Attenzione che l’ha portata a creare l’associazione Vivre dans l’espérance che si occupa oggi di più di millequattrocentocinquanta adulti malati, di tanti ragazzi e ragazze orfani colpiti dall’aids. L’obiettivo dell’associazione — che assiste anche tanti musulmani — è ridare speranza intesa come dignità, come affetto agli ammalati di aids e offrire un futuro agli orfani.
Attualmente, l’associazione gestisce due orfanotrofi, un centro di formazione e un centro nel quale sono seguiti coloro che hanno contratto il virus dell’aids. C’è in progetto di allagare le strutture per andare incontro alle esigenze in continua crescita.

Suor Marie Stella ha sentito la necessità, insieme alle sue consorelle, di occuparsi di queste persone scartate dalla società dopo aver vissuto, in prima persona sulla sua pelle, l’esperienza di un fratello malato di aids. Chi contrae questa malattia, infatti, viene giudicato male dalla società, messo ai margini, non raramente nascosto dalla propria famiglia perché causa di vergogna.
Avendo vissuto quest’esperienza da vicino, la giovane religiosa ha deciso di impegnarsi affinché l’ammalato venga considerato come una persona, sia accettato e sostenuto dalla sua famiglia, perché i suoi figli non siano marginalizzati dal contesto sociale.

Oltre ad accogliere e accompagnare malati e orfani, e a sensibilizzare le famiglie, i membri dell’associazione cercano anche di educare a una vita sessuale responsabile, in una zona come quella del nord del Togo che sta al confine con altri Paesi dove c’è una grande mobilità della popolazione.

Le motivazioni che hanno spinto suor Marie Stella in quest’opera non sono certamente solo quelle di un operatore sociale. In quanto consacrata, questa donna ha cercato di incarnare nel quotidiano i voti professati. Oltre all’obbedienza espressa nella comunione d’intenti con le altre consorelle, oltre a combattere accanto a coloro che sono colpiti direttamente o indirettamente dal flagello dell’aids, suor Marie Stella trova nella sua maternità spirituale verso questi orfani e nell’amore gratuito verso i bisognosi l’espressione concreta del suo voto di castità. Quanto invece al voto di povertà, in un continente povero come quello africano e particolarmente in un Paese in via di sviluppo come il Togo, esso viene inteso anche come condivisione. Condivisione di ciò che ciascuno ha. Infatti, oltre a mettere a disposizione i mezzi e le energie umane del suo ordine, tra le altre cose suor Marie Stella coinvolge le mamme malate e alcuni ragazzi, già ospiti dei suoi orfanotrofi, nella cura dei bambini che hanno perso entrambi i genitori.

Essendo la sua opera frutto di una chiamata speciale, la nostra religiosa trova forza — come lei stessa ci ha raccontato — oltre nell’eucaristia e nella preghiera del rosario, anche nella parola di Dio. Per suor Marie Stella, infatti, il racconto evangelico del buon samaritano che si prende cura dell’uomo ferito, quello della lavanda dei piedi dove Gesù si fa servo di tutti e quello della donna adultera sono fonti d’ispirazione, sono luce che illumina e rassicura in questa sua battaglia per la dignità di tutti. Anche di coloro che sono considerati meritevoli di esclusione perché pubblici peccatori.
L’impegno di suor Marie Stella e dei suoi amici è proprio quello di liberare gli ammalati di aids così come ha fatto Gesù con la donna adultera. «Rimase solo Gesù con la donna là in mezzo. Alzatosi allora Gesù le disse: “Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?”. Ed essa rispose: “Nessuno, Signore”. E Gesù le disse: “Neanch'io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più”» (Giovanni, 8, 9-11).
In queste parole trovano senso l’impegno ad accompagnare chi è caduto e ad aiutarlo a non cullarsi disperatamente nella sua caduta, ma piuttosto a guardare il futuro e vivere il presente nella speranza.

Suor Marie Stella trova conforto e coraggio anche nelle parole di Agostino: «Ama e fa ciò che vuoi: se taci, taci per amore, se parli, parla per amore, se correggi, correggi per amore, se perdoni, perdona per amore. Sia in te la sorgente dell’amore, perché da questa radice non ne può uscire che il bene».
La religiosa, infine, ci racconta di confidare molto nell’intercessione di coloro che lei e i membri della sua associazione hanno aiutato a traghettare serenamente alla casa del Padre, e nella Provvidenza divina che, al tempo opportuno, risponde alle attese e alle mille richieste di aiuto.

L’esperienza di questa suora africana mostra la bellezza delle religiose nel loro essere madri sull’esempio della Chiesa mater et magistra chiamata dal suo Maestro a versare l’olio di misericordia e di tenerezza sulla umanità piagata, carne sofferente dello stesso Signore Gesù.

di Gilbert Tsogli


Sentivo il bisogno di mettere, sulle pagine di questo blog, qualche bella storia di persone che hanno deciso di consacrare l'intera propria vita per servire il Signore e, nella fattispecie, di farlo servendo coloro che sono considerati nella scala sociale della nostra società gli ultimi tra gli ultimi, ovvero i poveri e i malati.
Che bella la storia di Marie Stella, completamente al servizio dei malati di Aids in Togo (Africa)... ma sempre con il sorriso sulle labbra, così come si conviene a chi ama veramente quello che si fa e in chi ama il prossimo e il Signore con tutto sè stessi.
Lasciatemelo dire..... queste sono le vere "perle" della nostra società, quelle persone che ci fanno veramente capire che nel cuore dell'uomo si annida un "potenziale" di Amore veramente immenso, e che c'è ancora e sempre tanto di buono nel nostro mondo. E ai missionari come Marie Stella (e sono tanti... grazie a Dio) dobbiamo veramente tanta gratitudine e, da parte mia, un ammirazione davvero sconfinata.
Grazie, grazie veramente di tutto..... e Lode e Grazie a Dio per elargire al mondo intero anime belle come questa.

Marco

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