L’ex campione europeo dei pesi massimi Vincenzo Cantatore cura un progetto di boxe che migliora la vita di tanti ragazzi in difficoltà: “Il Papa mi ha detto vai avanti. La gratuità e il prossimo riempiono la vita”
“Nel 2000, dopo aver raggiunto una serie di obiettivi nella vita e nella carriera sportiva, ho deciso di dedicare una parte del mio tempo a chi era meno fortunato di me e viveva tra mille difficoltà”. Inizia da qui la storia di Vincenzo Cantatore, uno dei pugili italiani più forti e rappresentativi degli ultimi vent’anni. Picchiatore sul ring, peso massimo alto un metro e novanta, ma dal cuore immenso nella vita di tutti i giorni.
Dal carcere alla casa di cura
Nel 2002 Vincenzo inizia a lavorare a un progetto per rieducare mentalmente e spiritualmente i detenuti. Una scelta che qualcuno critica: “Si porta uno sport violento in un luogo già violento”, dicono. “La boxe, invece, poteva essere la cura giusta per gli animi dei detenuti, che sarebbero stati educati al rispetto di regole e valori a loro estranei”, racconta oggi l’ex campione.
Se la sfida del carcere non decolla come avrebbe voluto, per Vincenzo si apre presto un’altra porta: quella della clinica Villa Letizia nel quartiere di Monteverde a Roma. Qui sono in cura ragazzi affetti da patologie neurologiche o psichiche. “Lì conosco il dottore Santo Rullo, psichiatra e direttore della casa di cura, con il quale concordiamo una serie di progetti di riabilitazione per i giovani ospiti. Tra questi ne curo uno in particolare, il No contact boxe for health, grazie al quale abbiamo ottenuto risultati molto importanti per la salute di questi ragazzi. Si tratta di un allenamento che richiama la boxe, senza il contatto fisico, prevede uno sforzo considerevole e il recupero attraverso un particolare integratore, non un farmaco, che associato all’allenamento ha una funzione di antidepressivo. I test sono molto positivi, siamo tutti soddisfatti del supporto offerto a questi ragazzi a titolo totalmente gratuito e questo tengo a sottolinearlo”.
Pulizia mentale e fisica
Dai dialoghi con i suoi colleghi in clinica, il campione si convince che il problema che hanno in comune è il non amarsi, non volersi bene. E siccome non si può amare gli altri se non si ama prima sé stessi, studia un programma riabilitativo che mira proprio a colmare questo vuoto che portano dentro. Dall’aspetto fisico alla pulizia mentale, si registrano un insieme di prestazioni che porta un miglioramento esponenziale in tutto l’organismo. “Quante volte ho sentito dire dopo gli allenamenti: "Vincenzo ora sì che mi sento bene", "mi hai cambiato la vita", "non pensavo di poter arrivare a questi risultati"”. Il lavoro, dunque, inizia a dare buoni frutti.
Incontro con il Pontefice
Mentre Vincenzo, visti i risultati, si impegna a esportare il progetto anche fuori da Villa Letizia – “perché aiutare il prossimo ti trasforma la vita” – matura un incontro a dir poco speciale. “Un mio carissimo amico, a cui avevo proposto di allenarsi con No contact boxe for health, pur non avendo alcuna patologia, conosce bene Papa Francesco. Gli ho chiesto di aiutarmi a incontrarlo per raccontargli di questo progetto che sta trasformando la vita a tanti ragazzi”. Vincenzo riesce a vedere di persona il Papa in due occasioni: prima dell’estate 2015 e alla vigilia del recente viaggio a Cuba e negli Stati Uniti.
“Mi ha detto: vai avanti”
“Non riesco a trovare un aggettivo per descrivere cosa ho provato ogni volta che l’ho incontrato. Una sensazione non bellissima, di più. Avevo di fronte la persona che sta rivoluzionando il mondo, non solo la Chiesa. Una persona eccezionale che sta facendo riavvicinare alla fede tanta gente in tutto il mondo”, racconta. “E’ stato entusiasta nel conoscere il progetto e lui, che da sempre ha dimostrato vicinanza alle persone in difficoltà, soprattutto disabili, mi ha spalancato le porte. Ha detto di sostenerlo e di tenerlo al corrente”.
La spinta del Pontefice sprona Vincenzo a moltiplicare gli sforzi per aiutare questi ragazzi bisognosi. “Sono una persona molto credente e praticante. Frequento un gruppo di preghiera a Piazza del Popolo a Roma. E almeno una volta al giorno ho un colloquio personale col Signore. Ho lavorato spesso con persone che avevano bisogno del mio aiuto. Tante volte non ho neppure pubblicizzato alcune iniziative. Quella della boxe con persone con disagio psichico e malati di Parkinson, la tengo particolarmente a cuore: esprime la grandezza della gratuità. Dare agli altri senza chiedere nulla in cambio: è la cosa più bella che si possa fare, ti gratifica nell’anima”.
Piccoli, grandi passi
La chiamata a questo voto di gratuità è stata casuale. “Sono partito da zero. Ho costruito una famiglia, ho avuto dei figli, solidità economica, gloria sportiva. Un giorno mi sono svegliato e ho riflettuto seriamente: volevo capire se tutto questo rappresentasse la totale pienezza. E mi sono reso conto che c’era un vuoto. Nella mia vita, soprattutto da ragazzino, ho incontrato tanti amici che si sono bruciati, spesso senza il supporto della famiglia. Io, invece, ho avuto il sostegno dei genitori e la costanza di praticare e dare tutto per una disciplina sportiva. Ecco perché il mio auspicio è che sempre più persone nelle mie stesse condizioni possano fermarsi un attimo e riflettere: guardare al proprio passato e al proprio presente, per allungare una mano al prossimo”.
Tornare ad avere fiducia in sé stessi
Villa Letizia a Roma, la casa di cura dove Vincenzo Cantatore ha avviato il progetto di boxe riabilitativa, accoglie ragazzi con problemi neurologici, con disagio psichico e malati di Parkinson. L’obiettivo dei progetti di riabilitazione è “il miglioramento delle capacità relazionali, il recupero delle capacità individuali e dei livelli funzionali di autonomia”. Un cambiamento dello stile di vita che prevede cura della persona e igiene personale, gestione del comportamento alimentare e di comportamenti a rischio, gestione corretta del denaro. Il tutto con il sostegno di operatori sanitari specializzati e di amici e familiari che accompagnano il percorso terapeutico.
Quel pellegrinaggio indimenticabile
Tanti gli episodi legati alla solidarietà che l’ex pugile Vincenzo Cantatore ha tenuto per sé. “Uno di quelli che mi ha più segnato è stato l’aiuto offerto a un giovane di 22 anni che da un giorno all’altro si è ritrovato con una grave malattia del sistema neurologico e ora ha bisogno delle stampelle per muoversi in casa. Durante un pellegrinaggio ci siamo conosciuti e la sua storia mi ha subito colpito. Ricordo ancora quando l’ho portato in spalla per arrivare al luogo di preghiera. Una sensazione incredibile”.
di Gelsomino del Guercio
FONTE: A Sua Immagine N. 147
31 ottobre 2015