giovedì 2 marzo 2017

A Bari la Solidarietà è virale

Spesa già pagata e dentista a costo zero, abiti da sposa in prestito e pasti gratis. «Vale tutto», spiega l’assessore Bottalico. «Basta che la Carità diventi contagiosa»

Alla Salumeria Fello, due vetrine su Bari Vecchia, mezzo chilo d’orecchiette fanno 3 euro: con 6 ne lascia un altro mezzo chilo per chi è meno fortunato. Ma è ben accetta qualunque cifra, per la quale il titolare Andrea batte uno scontrino che imbuca nel colorato salvadanaio di Social Network, progetto solidale promosso dall’assessorato al Welfare del Comune, in attesa di far su un gruzzolo da “convertire” in beni di prima necessità. Pasta, taralli e olio che sono destinati a famiglie bisognose.
«L’iniziativa è partita solo da un paio di settimane, ma piace già a cittadini ed esercenti», ci spiega l’assessore Francesca Bottalico mentre ci guida per i negozi che hanno aderito alla rete. C’è Peter Pan, il punto vendita di detersivi della “pioniera” Antonella Capriati che ha già fatto la sua prima consegna di bagnoschiuma e detersivi. Poi i panifici, i negozi di giocattoli, quelli di sanitari. Pure La ciclatera sotto il mare, locale della movida arroccata sulla Muraglia con vista mare. E se chi sorseggia uno spritz non fa caso al salvadanaio, ci pensa il titolare Roberto de Benedictis a spiegare che il loro contributo servirà ad aiutare chi un aperitivo non può permetterselo.
«La spesa viene fatta partendo dai bisogni delle persone», precisa la Bottalico, 41 anni, di cui 25 passati a lavorare nel sociale, «perché il metodo è importante e serve a ridare dignità alle persone. Chi è in difficoltà spesso non accede ai servizi sociali perché si vergogna, così invece si fa inclusione sociale». Per questo nella rete è appena entrato anche il parrucchiere Nico Foggetti che nel suo salone donerà due ore alla settimana di tagli e pieghe solidali a chi non può pagarli.

«Aumentano le povertà economiche», prosegue l’assessore, «ma ancora di più quelle in termini di legami sociali, anche perché le separazioni crescono e le reti familiari cominciano a vacillare. Quel che si denuncia sono solitudine e isolamento». Un circolo vizioso di cui spesso sono vittime anche gli utenti dei circuiti solidali più tradizionali. «Non si tratta di riempire la pancia e basta, perché se avessero bisogno solo di mangiare troverebbero un piatto di pasta nel retro di qualunque ristorante della città: noi cerchiamo di dare una famiglia a chi non l’ha», ci dice Decio Minunno, coordinatore delle mense della Caritas diocesana mentre si aprono le porte di quella di Santa Chiara, a pochi passi dalla cattedrale. Entrano giovani extracomunitari, anziani spaesati, gente che ha perso casa e lavoro. Un padre separato appena uscito dall’ufficio che tra alimenti e mutuo non ce la fa, una signora con scarpe e borsa firmate che da dietro gli occhiali da sole avverte: «Niente foto, nessuno sa che vengo qui, è solo un brutto momento, ora passa».

Non c’è solo la rete, precisa don Vito Piccinonna, responsabile della Caritas Diocesana di Bari Bitonto, 126 parrocchie e 700 mila abitanti: «C’è una dimensione educativa della carità, perché aiutare i poveri significa anche cambiare la propria vita, e il contributo delle parrocchie in termini di ascolto e accoglienza è fondamentale». Alle mense diffuse su tutto il territorio vanno aggiunti il dormitorio Don Vito Diana, dietro la stazione, 48 letti occupati ogni notte, l’Opera Padri separati a Modugno, per sei papà in difficoltà. «In questo periodo cerchiamo di dar loro anche un supporto psicologico e favorire il ricongiungimento», precisa don Vito Piccinonna, cui fa capo anche il nuovo centro di orientamento sanitario attiguo alla parrocchia Sacro Cuore. Nato per gli extracomunitari che non hanno ancora documenti regolari, e dunque neppure accesso alla sanità pubblica, è aperto il sabato mattina e il mercoledì pomeriggio. «Qui trovano sempre un medico», ci spiega la dottoressa Stefania Sabatini, «per una prima visita, un farmaco urgente, o per fissare una visita successiva con uno dei 50 specialisti della rete». O per un rinvio a una struttura di pronto soccorso. «Gli italiani? Non avrebbero ragione di venire qui, ma capita: per procurarsi farmaci per i quali comunque dovrebbero pagare un ticket o per quelli da banco, che dovrebbero pagare interamente». La salute è il tallone d’Achille dei più vulnerabili, e anche le istituzioni tengono la guardia alta. «Da alcuni mesi abbiamo fatto partire l’odontoiatria sociale», spiega l’assessore Bottalico. «Controlli gratuiti per tutti i bambini, e un protocollo per cure successive con dieci studi odontoiatrici. Ora stiamo lavorando a un accordo per le cure alle donne in gravidanza e ai bimbi fino a tre anni e abbiamo fatto un bando per un centro polifunzionale per la prima infanzia di contrasto alla povertà di cui ci sarà l’aggiudicazione a breve».

Semi che cominciano a dare i frutti, se è vero che un poliambulatorio low cost, che fa visite specialistiche a prezzo calmierato di 30 euro a visita, ha chiesto di poter entrare nella rete di solidarietà del Comune lanciando le “visite sospese”: una pagata per sé e una per chi ne avrà necessità.
«E’ questo il nostro obiettivo», dice l’assessore, «attivare la società civile in una cultura di solidarietà, che si tratti dell’adottare una famiglia del vicinato cui donare un pacco di viveri regolarmente o di far funzionare “Le spose di pace”, emporio di abiti da cerimonia prestati gratuitamente».

Tutto serve, perfino un gelato “sospeso”, come quello che si può lasciare già pagato da “Che gusto c’è?”, la gelateria in via De Rossi. Alla parete il titolare Francesco Gennaccaro ha attaccato la lista dei coni donati, lunghissima, e un biglietto scritto con la matita rosa: “Grazie, Chiara”.



di Rossana Linguini

14 giugno 2016

Fonte: Gente N. 23


Articolo molto, molto bello che riporto con grande piacere tra le pagine di questo blog.
Penso che quello che sta facendo la città di Bari per venire incontro alle fasce di popolazioni più povere (purtroppo in crescita), con questo magnifico proliferare di attività socialmente utili, dovrebbe essere preso d'esempio da ogni città d'Italia. Alle volte basta molto poco per fare tanto di buono: un cono gelato regalato, un pacco spesa donato, cure e visite mediche gratuite, qualche ora della propria attività messa a disposizione dei meno abbienti.... tutto questo contribuisce a rendere visibilmente migliore la nostra società e a creare un clima di Solidarietà, Inclusione e Amore di cui c'è tanto, ma proprio tanto bisogno!

Marco

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