Per i fanciulli di tutto il mondo Francesco è come un familiare. A lui confidano problemi e desideri. Un esempio? “Vorrei fare merenda con te”. Ora questi messaggi sono diventati un libro
“Penso che i tuoi abbracci fanno miracoli”, scrive Federico, un bimbo pugliese di 8 anni la cui mamma sta affrontando una “malattia importante”. Massimo della Valtellina invece chiede intercessione: «Tu che sei il Papa, parla con Gesù e digli che gli voglio bene». E Benedetta chiede: «Caro Papa, prega per la mia mamma che ha perso il lavoro».
Sono tanti i bambini di tutto il mondo che scrivono a Papa Francesco. Ogni settimana all’Ufficio corrispondenza del Vaticano arrivano oltre 900 lettere in tutte le lingue e gli idiomi: non si contano quelle scritte dai ragazzini ma sono tante, tantissime. Un centinaio di queste sono state riunite nella raccolta Letterine a Papa Francesco (Gallucci editore), in questi giorni nelle librerie. «E’ stato lungo selezionarle», spiega la vaticanista Alessandra Buzzetti, curatrice del libro. «Alcune sono divertenti come quella di un bambino che si è presentato al Papa raccontando che il suo mito è un altro Francesco, ossia Totti, il campione della Roma. Oppure Anna che confida che non le dispiacerebbe poter prendere il posto del Pontefice, o quella di un bimbo argentino che sostiene che la squadra più forte di Buenos Aires sia il Boca, mentre Papa Francesco tifa per il San Lorenzo».
Altre lettere, invece, sono toccanti. «Mi ha molto colpito quella di Aiden», continua Buzzetti, «che, dal campo profughi di Erbil (nel Kurdistan iracheno, ndr) spiega al Papa di essere dispiaciuto per aver dovuta lasciare la sua bicicletta a Qaraqosh, città cristiana nella valle di Ninive, conquistata dal Califfato islamico». Ci sono anche lettere di bambini non cristiani. «Come quella di Aziz, musulmano di Lahore», continua Buzzetti, «che chiede scusa al Papa per l’ennesimo attentato contro i cristiani in Pakistan. Altri assicurano al Pontefice la loro preghiera per proteggerlo da “quelli dell’Isis” che lo vogliono uccidere».
Nella loro innocenza disarmante i bimbi scrivono di tutto e le lettere sono state pubblicate con gli errori di ortografia (riportate in corsivo) per non intaccarne l’autenticità. Chiedono al Papa di spiegare come Dio “ha fatto il Big Bang”, oppure domandano: “Ti confessi anche tu?”, e anche: “Farai come Benedetto XVI?”. Molti vogliono sapere perché al mondo c’è chi non vuole la pace. “Caro Papa, io non vorrei che ci fossero questi pazzi scatenati che fanno ammazzare le persone come se fossero bruscolini”, scrive Alfredo dalla Toscana.
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Ogni mattina alle otto un sacerdote, una suora e due mamme arrivano all’ufficio corrispondenza del Vaticano, aprono sacchi, dividono le lettere trattenendo quelle in italiano e spedendo le altre alle differenti sezioni della Segreteria di Stato perché siano tradotte. «Ultimamente hanno assunto più personale», spiega l’autrice, «perché il lavoro è davvero tanto». Viene archiviato tutto, anche i biglietti lanciati al passaggio della Papamobile. «Entro tre mesi», spiega la curatrice del libro, «ogni lettera riceve una risposta dallo staff papale e alcune dallo stesso Papa Francesco. Lui le legge, le sigla con una effe, le sottolinea con un tratto a onda. Nessuno, se non i diretti interessati, sa a quanti poi telefoni o risponda via lettera di persona; in altri casi “suggerisce” ai suoi collaboratori cosa scrivere. Nello scegliere a chi rispondere per primo, i bambini hanno la precedenza, specie quando confidano i loro problemi o chiedono preghiere per la loro salute». Quando i casi esposti dai bambini sono gravi, il Papa offre anche un aiuto concreto. «A volte, se il bambino è di Roma, viene attivata la elemosineria apostolica», spiega Alessandra Buzzetti. Ma ci sono stati anche casi, sempre controllati attraverso la diocesi cui appartiene chi scrive, in cui il Papa ha regalato oggetti concreti come macchinari sanitari.
«Può succedere che il Papa arrivi all’improvviso nell’ufficio corrispondenza, così come gira per altri uffici del Vaticano, è il suo stile», racconta la vaticanista. «E’ successo a Pasqua: è andato a fare gli auguri ai dipendenti».
Attraverso queste lettere si capisce quanto questo Pontefice abbia fatto breccia nel cuore dei bambini. «In passato, era già successo con Giovanni Paolo II», dice ancora Buzzetti. «La novità è che i piccoli sembrano molto attenti a quello che dice il Papa. Se sanno che è stato poco bene, gli scrivono per dirgli che pregano per lui, raccomandandogli di curarsi». Inoltre, anche quelli molto piccoli, pare abbiano recepito i messaggi lanciati da Bergoglio in questi primi due anni di Pontificato. «Una bambina di soli otto anni», spiega la Buzzetti, «ha espresso la sua ammirazione per la scelta del Papa di vivere lontano dalle ricchezze scegliendo un piccolo appartamento». Alcuni confidano al Papa i segreti più intimi. Matteo, 11 anni, dalla periferia di Napoli chiede addirittura a Francesco di aiutare il papà a trovare un lavoro quando sarà uscito dal carcere. Oppure Liliana, 10 anni, che dice: “Ho una sorella maggiore di me. Da quando si è ammalata di anoressia dice che ha perso la fede e vorrei che pregassi per lei”.
«In genere», continua la curatrice, «Bergoglio è percepito come un nonno, al quale possono raccontare i loro problemi in maniera diretta, senza filtri».
Il Papa è stato coinvolto direttamente nel progetto di questo libro. «Per consultare le letterine dei bambini», conclude la Buzzetti, «ho avuto l’approvazione della Segreteria di Stato. Ho poi chiesto a qualche ente benefico di devolvere il ricavato di questo libro e il Pontefice ci ha suggerito il Dispensario di Santa Marta: si trova in Vaticano, a pochi passi dalla sua residenza, e ogni giorno offre un aiuto concreto a circa cinquecento bambini in difficoltà e alle loro famiglie attraverso visite mediche gratuite e l’acquisto di farmaci».
di Roberta Spadotto
FONTE: Gente N. 50
22 dicembre 2015
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