In Iran è attivo un movimento che incoraggia le famiglie delle vittime di omicidio a graziare i responsabili. Nella Repubblica Islamica, al primo posto nelle esecuzioni capitali, sono stati salvati molti condannati. “Non sono tanti gli iraniani che credono nella legge del taglione”: nel 2016 risparmiate almeno 228 vite
Centinaia di persone si erano radunate davanti alla prigione di Nour, nel nord dell'Iran, per assistere all'impiccagione di un uomo di nome Balal, condannato per omicidio. “Perdonalo! Perdonalo!” gridava qualcuno tra la folla. Fu allora che la madre della vittima (un giovane accoltellato in una rissa) si avvicinò all'omicida, lo schiaffeggiò e, lasciando tutti a bocca aperta, gli tolse il cappio dal collo. Anche il boia si sciolse in lacrime. La donna aveva perdonato il colpevole, risparmiandogli così la vita. “Ho sognato mio figlio. Mi ha detto che non vuole vendetta”.
In Iran la legge del taglione prevede che il sangue si paghi con il sangue. Ma il "movimento del perdono" non ci sta. L'acronimo persiano è "Legam": significa "Campagna per l'abolizione della pena di morte passo dopo passo". Nella Repubblica Islamica, che insieme alla Cina è al primo posto al mondo per le esecuzioni capitali, la società civile ha cominciato nel 2014 (quando Balal fu perdonato) ad attivarsi con sit-in e sui social media contro la pena capitale, con l'aiuto di celebrità dello sport e del cinema (incluso il regista Asghar Farhadi) che invitavano le famiglie delle vittime al perdono. In caso di omicidio, infatti, la shaira (la legge islamica) prevede la morte, ma la famiglia della vittima ha diritto a risparmiare il condannato in cambio di un pagamento in denaro.
“Il popolo iraniano è un popolo gentile. Una famiglia che ha perduto un figlio non vuole che la stessa cosa accada ad un'altra famiglia”, dice al Corriere uno dei fondatori di "Legam", l'85enne Mohammed Maleki, che abbiamo incontrato nella sua casa a Teheran. “In realtà – sostiene – non sono tanti gli iraniani che credono nella legge del taglione”. Quel che è chiaro è che, in un paio d'anni, il movimento del perdono ha ottenuto risultati concreti, anche se non ha certo fermato le esecuzioni. Nel 2016, almeno 530 persone sono state messe a morte, secondo i dati dell'organizzazione "Iran Human Rights" (IHR). Tuttavia, tra i condannati per omicidio (che è la seconda principale accusa che porta alla forca, dopo il traffico di droga) sono di più coloro che sono stati "perdonati" (228) rispetto agli impiccati (142). E i dati per il 2017 sono simili, preannuncia IHR. Il prezzo pagato dagli attivisti di "Legam" è però altissimo. “Per questa attività Narges Mohammadì è stata condannata a 10 anni di carcere”, spiega Maleki, anche lui più volte arrestato (e torturato) per attivismo sociale e politico dal 1981 al 2009. “Io per legge sono troppo anziano per il carcere, ho problemi al cuore e ho il cancro. Ma creano problemi alla mia famiglia: a mio figlio maggiore hanno rifiutato di consegnare la laurea ed è disoccupato; il più giovane è in Olanda e se rientra rischia l'arresto, mentre io non posso lasciare l'Iran, non lo vedo da sette anni”.
Nel 2016 altre 296 persone sono invece finite sulla forca per traffico di droga (il 56% del totale). A novembre, però, è arrivata una buona notizia, spiega il portavoce di "Iran Human Rights" Mahmood Amiry-Moghaddam: il parlamento ha approvato un emandamento alla legge sui narcotici che, se applicato, potrebbe portare a commutare la pensa di morte a 5000 condannati. “Finora dal passaggio della legge non ci sono state esecuzioni per crimini di droga. In ogni caso, il significato va oltre quello immediato. Da dieci anni ci occupiamo di pena capitale: non c'era sensibilità per i condannati per traffico di droga, nemmeno da parte degli attivisti dei diritti umani. Il fatto che ora le stesse autorità ammettano che le esecuzioni non hanno risolto il problema e che il parlamento per la prima volta in 38 anni abbia approvato un emandamento è un risultato significativo. E' il risultato di anni di lotta da parte della società civile dentro e fuori l'Iran”.
Di Viviana Mazza
FONTE: Speciale “Buone Notizie” del Corriere della Sera
2 gennaio 2018
Che grande Virtù è quella di saper perdonare! E perdonare una persona che ha ucciso una persona cara, persino un figlio, è un atto veramente Eroico e Santo! Onore e merito quindi a tutti coloro che sanno perdonare, onore e merito al "movimento del perdono" in Iran, che ha salvato (e certamente ne salverà ancora) tantissime vite umane condannate alla pena di morte. Grazie di esistere!
Marco