E’ stato ospite per 15 anni della Casa della carità, tenuta da una congregazione fondata da un sacerdote italiano. “Ci ha dato la gioia e la grazia di toccare il Corpo di Gesù”. Nonostante le sue fatiche, era pieno di entusiasmo. Aveva un forte amore per l’Eucarestia. Diffondeva gioia attorno a lui.
Mumbai (AsiaNews) – Rohan Kemu, un giovane 18enne con disabilità fisiche e mentali, è morto lo scorso 4 giugno nella Casa della carità a Uttan, a nord di Mumbai. Fino all’ultimo le suore della Casa Mariana della carità si sono occupate di lui e dicono che egli ha lasciato dietro la sua morte "un odore di Santità".
Sr Julie Pereira, la superiora della Casa, ricorda che Rohan “per 15 anni è stato un dono per noi, da quando aveva tre anni fino ai 18 anni. Ci ha dato la gioia e la grazia di toccare il Corpo di Gesù”. Sr Julie ricorda che negli ultimi 20 giorni di vita Rohan aveva febbre di continuo. Lei lo ha tenuto in braccio giorno e notte, senza mai lasciarlo o metterlo a letto: “Mi sedevo su una sedia, con lui fra le braccia, e pregavo il rosario della Divina Misericordia. In quei momenti ho sentito la presenza di Dio, di Gesù che mi diceva: Questo sono io; è il mio corpo che stai sostenendo; fai questo in memoria di me; tutto ciò che fai a lui, lo hai fatto per Gesù. Rohan ci ha insegnato a vivere nonostante le molte sofferenze e offrendo il proprio dolore a Cristo. Egli ci ha insegnato a contemplare Dio e come pregarlo. Più soffriva, più la sua preghiera era sincera. Anche durante la sua agonia, ci ha insegnato a pregare”.
La Casa della carità di Uttan (Bhyandar) è stata costruita nel 1992. La congregazione delle suore della "Casa Mariana della carità" è stata fondata da un sacerdote italiano, p. Mario Prandi (1910-1986). Al presente vi sono 11 ospiti, tutti disabili fisici e mentali. Il più vecchio ha 82 anni; il più giovane ha cinque anni, ma è stato accolto nella casa quando aveva solo un mese di vita.
Godfrey Malu, diacono della parrocchia di Nostra Signora del Mare a Uttan, ha conosciuto Rohan per otto anni. “Rohan – dice ad AsiaNews – è stato proprio scelto da Dio prima che nascesse, per essere un esempio di pazienza, resistenza, misericordia e amore a Dio. Se tu lo guardavi, il tuo cuore si riempiva di compassione, ma a vedere il suo entusiasmo, nonostante i suoi limiti fisici, ti faceva vergognare”.
Fin dalla nascita Rohan ha sofferto di distonia, una malattia per cui parti del corpo subiscono spasmi muscolari incontrollabili, spesso molto dolorosi, causati da messaggi sbagliati del cervello. La madre di Rohan è morta quando lui aveva tre anni. Suo padre era un alcolizzato cronico, che lo picchiava di continuo senza pietà.
La gente del villaggio, assistendo a questi abusi e torture quotidiani, oltre al fatto che il padre non si preoccupava di nutrirlo, ha chiesto alle suore della Casa di carità di accogliere Rohan.
I traumi subiti, hanno creato in lui così tanta paura che all’inizio, se le suore cercavano di parlare con lui, si rinchiudeva in se stesso. Le voci maschili poi, lo terrorizzavano, dato che gli ricordavano quella del padre. Se qualcuno alzava la voce per parlare, subito cadeva nella paura e nell’insicurezza.
“A poco a poco – racconta p. Godfrey - crescendo nella Casa, insieme ad altri ospiti, anch’essi disabili, ha imparato a godere la vita, a essere felice, gioviale, sempre sorridente.
La cosa più bella che gli è accaduta è stata quando ha fatto la Prima Comunione con tutti gli altri bambini. Ha frequentato la classe di catechismo come tutti, e ha compreso che Gesù era suo amico e si prendeva cura di lui. Il suo amore all’Eucarestia era così forte che se non gli portavano la comunione, rimaneva contrariato e piangeva. Gli piaceva molto seguire la messa in latino alla televisione, ma soprattutto amava parteciare alla messa in maharati e vi partecipava in modo integrale: corpo, mente e anima. I suoi Santi favoriti erano Padre Pio e Giovanni Paolo II. Conservava due immaginette sotto il cuscino: Padre Pio alla sua destra, Giovanni Paolo II alla sua sinistra. Sapeva che questi due Santi intercedevano per lui perché fosse alleggerito dalla sofferenza fisica”.
A Rohan piacevano I cartoni animati e il cioccolato fondente. Il suo sorriso era contagioso anche per i dottori che lo curavano. Alcuni di loro hanno pagato di tasca propria le cure mediche e le operazioni di cui egli aveva bisogno
“Ringrazio Dio per il dono di Rohan – conclude Gpdfrey - perchè egli mi ha insegnato cosa significa sorridere e dire grazie a Dio per il suo benedirci molto più di quanto noi meritiamo. Egli è stato unn esempio vivente di come diffondere il messaggio dell’amore di Dio nonostante i nostri dolori e sofferenze”.
di Nirmala Carvalho
8 marzo 2020
FONTE: Asianews
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