martedì 20 dicembre 2022

Addio a Sinisa Mihajlovic, campione nello sport e nella vita, con tanta Fede e un rapporto “speciale” con Medjugorje

Venerdì 16 dicembre 2022 ci ha lasciati Sinisa Mihajlovic, indimenticabile campione di calcio e allenatore, vincitore di due Coppe dei Campioni con la Stella Rossa di Belgrado all'inizio degli anni novanta e poi militante in diverse squadre italiane come la Roma, la Sampdoria, la Lazio e l'Inter. Giocatore dal carattere forte e indomabile, ma leale e carismatico, si ricordano in particolar modo i suoi famosi calci di punizione, dalle traiettorie spesso imparabili per i portieri avversari.
Notevole anche la sua carriera come tecnico, in cui ha allenato squadre come Bologna, Sampdoria, Fiorentina Milan e Torino.

La Malattia, la sua Fede e il legame forte con Medjugorje

Nel 2019 Sinisa scopre di essere affetto da leucemia mieloide acuta, malattia terribile con la quale lotterà fino alla fine, e causa del suo decesso avvenuto pochi giorni fa all'età di 53 anni.

Per chi lo ha conosciuto ci sono solamente parole buone per Sinisa, vero e proprio campione dello sport ma anche nella vita, e persona dalla vera e genuina Fede.
Da sempre credente, lui amava definirsi metà ortodosso e metà cattolico, e viveva la propria Fede, a detta di sua figlia Viktorija, in maniera discreta e riservata.
Indimenticabile, per lui, è stato un pellegrinaggio fatto a Medjugorje nel 2008, che lo ha profondamente toccato e cambiato. Come lui stesso ha raccontato al giornale Tuttosport: «In quel posto mi è successa una cosa che non mi era mai accaduta, non avevo mai provato. Quando sono arrivato là mi sono sentito di colpo come un bambino. Mi sono seduto su una panchina e sarei potuto stare così all’infinito, stavo benissimo. È stato il momento più bello della mia vita, ero beato! In quella circostanza ho pianto tre o quattro volte ma non so dire perché. Su quella panchina è come se mi fossi ripulito, come se avessi tolto una pietra dal cuore. Da lì ho iniziato a pregare. Solo che commettevo uno sbaglio, pregavo solo quando avevo bisogno, un po’ come tutti. Sono andato un po’ in conflitto, a volte Dio mi aiutava a volte no. Poi ho capito che bisogna pregare sempre, da prima della malattia prego due volte al giorno. Ma non bisogna dire “voglio, voglio…”, ma “grazie, grazie…”».

La figlia Viktorija rivela che c'era l'intenzione di tornare a Medjugorje tutti insieme con la propria famiglia, ma purtroppo, a causa della pandemia, questo pellegrinaggio non si è potuto attuare.

Belle e profonde anche le parole di Chiara Amirante, fondatrice della Comunità Nuovi Orizzonti, e di don Davide Banzato, giovane sacerdote della stessa Comunità, che lo ricordano con molto affetto. A questo proposito Chiara Amirante, sui social dove è presente, ricorda di lui: «Al suo primo viaggio a Medjugorje era venuto a trovarci nella comunità Nuovi Orizzonti incontrando e ascoltando le storie dei ragazzi usciti da diversi inferni. C'era anche Mirijana presente (una dei sei veggenti di Medjugorje) che ha fatto la sua testimonianza personale e abbiamo vissuto un momento intimo molto intenso di condivisione, dove avevo potuto raccontare la storia della comunità, e ricordo le sue lacrime di commozione e un abbraccio unico, di uomo davvero fuori dal comune, a pochi anni da una guerra tremenda nell'ex Jugoslavia. Sinisa Mihajlovic non aveva nascosto le sue lacrime da guerriero con un cuore immenso, dicendo parole, per chi ha vissuto quel momento, straordinarie quanto la sua anima, sigillate da un abbraccio autentico e spontaneo che a noi potrebbe sembrare semplice, ma che invece è stato potente per i ragazzi presenti».

Importante, per la sua vita di uomo e di Cristiano, è stato anche un incontro avvenuto con Papa Francesco durato ben tre ore. Sinisa ricorda il Papa come un «uomo saggio, gentilissimo e anche simpatico con la battuta pronta».

Uomo profondamente buono e sempre disponibile, la scomparsa di Sinisa lascia un grande vuoto dietro di sé, soprattutto nella propria famiglia, ma da persona di Fede non dubitiamo affatto che il buon Dio lo accoglierà tra le Sue Braccia e gli riserverà un posto meraviglioso nel Suo Beatissimo Regno.

Ciao caro Sinisa, fai tanto del Bene da Lassù e intercedi per tutti quanti noi, pellegrini su questa terra. Sii eternamente Felice!


Marco

lunedì 22 agosto 2022

La Fede di Lucio Dalla


Forse non tutti lo sanno ma Lucio Dalla, uno dei più grandi cantautori nella storia della musica italiana, di cui si è detto, scritto e parlato moltissimo a proposito della sua musica, è stato anche una persona dalla viva e genuina Fede, come possono confermare tutti coloro che gli erano amici e che lo conoscevano bene. Lo stesso Lucio non ha mai nascosto la sua Fede, di cui sovente parlava anche durante delle interviste fatte con lui. Non la sbandierava ai quattro venti ma non la teneva neppure nascosta. Proprio pochi giorni prima di morire (la sua morte è avvenuta a Montreux, Svizzera, il 1° marzo del 2012) si era confessato in San Petronio a Bologna e aveva partecipato alla S. Messa nella chiesa dei Celestini, di fronte al balcone di casa sua.
Il domenicano padre Bernardo Boschi, suo amico e confessore, non nascondeva che A volte si ritirava con noi in convento, anche due o tre giorni, per meditare e pregare (Fonte: Avvenire 3-3-2015).

In un intervista fatta con lui nel 2000 da padre Vito Magno, Lucio Dalla sottolinea chiaramente il suo essere Cristiano Cattolico e parla della sua Fede come uno dei pochi punti fermi e delle certezze della mia vita, la quale però non gli proibiva di immaginare, di sperimentare anche possibilità che non contrastano con la sua certezza religiosa, ma che fanno parte della sua struttura di uomo contemporaneo. Uomo di Fede sì quindi, ma anche e soprattutto "uomo", con le sue idee e il suo modo di vedere le cose che traspaiono chiaramente nei testi delle sue canzoni.
In questa intervista Lucio si professa Credente fin da quando era bambino e sente la Fede quasi come una "necessità" da parte dell'uomo di oggi in un mondo, una società sempre più complessa ed enigmatica. Non nasconde il suo amore per i Salmi (che ha anche cantato) e per le Sacre Scritture, anche se su queste ultime ha sempre preferito non parlare perché, per sua stessa ammissione, “Mi manca la conoscenza teologica e storica per farlo”, pur sottolineandone l'intensità e il mistero, un mistero “destinato a scoprirlo solamente chi viaggia nell'anima e non nella conoscenza scientifica”. (Fonte Radio Vaticana)

Anche il domenicano padre Giovanni Bertuzzi, direttore del Centro San Domenico a Bologna, ricorda con affetto Lucio Dalla, descrivendolo come una persona molto disponibile, aperta e gioviale. Padre Giovanni tra l'altro, essendo bolognese come Lucio, lo ha conosciuto fin da quando era ragazzo, sottolineandone le qualità sia come cantante che, ancor di più, come musicista, già dagli esordi, quando faceva parte di un gruppo jazz assieme a Renzo Arbore e a Pupi Avati.
Di lui, padre Giovanni, ricorda un interessante aneddoto: durante la celebrazione di una Santa Messa, celebrata proprio da padre Giovanni e con Lucio Dalla presente tra i tanti fedeli, c'era anche un coro di studenti che cantavano durante il Rito. Al termine della Celebrazione Lucio si presentò in sacrestia, colpito dalla voce di uno di questi studenti, e lo chiamò a cantare con lui in uno dei suoi dischi di maggior successo. Padre Giovanni non si era accorto del talento di questo ragazzo, Lucio Dalla invece sì.
Padre Giovanni rimarca il fatto che Lucio viveva il suo essere Cattolico praticante attraverso una Fede molto spontanea, nel bel mezzo però di una vita molto movimentata e anche un po' "anarchica". Aveva una notevole sensibilità musicale ma anche religiosa, che gli faceva sentire la Presenza di Dio nella natura e nella sua vita in generale.
Era disponibile e generoso nel confronto degli altri, era facile interloquire con lui, nonostante la sua popolarità, e si comportava da persona qualunque senza particolari riservatezze e mai con altezzosità. Era una persona semplice e umile.
Padre Giovanni, sempre tirando fuori aneddoti dalla "scatola dei ricordi", ci tiene a dire come la sua celebre canzone "Caro amico ti scrivo" fu composta da Lucio nel parlatorio del convento assieme a padre Michele Casali, il fondatore del centro San Domenico, oggi diretto proprio da padre Giovanni Bertuzzi. Lucio e padre Michele si vedevano molto spesso tra loro, e da uno di questi colloqui praticamente è nato il testo di questa famosa canzone.

E' giusto ricordare che Lucio Dalla nel 1997 cantò davanti a Giovanni Paolo II, accanto a Bob Dylan, Bocelli, Morandi, Celentano e tanti altri, e quell'evento, per stesse parole di Lucio rimane uno dei più grandi momenti della mia vita. Cantai "Henna", che esprime il valore redentivo della sofferenza e dell’amore e la dedicai a Papa Wojtyla.
Lucio Dalla curò anche la colonna sonora del cortometraggio "Il giorno del sole", per il Congresso Eucaristico del 1987. In quell'occasione racconta la sua Fede, il suo rapporto con Padre Pio e il suo bisogno di pregare:
Qualche volta vorrei essere dimenticato per andare in chiesa a pregare.
Per Lucio la sua musica era preghiera, e citava spesso Sant’Agostino: Qui bene cantat bis orat .

La vita di Fede di Lucio Dalla e la sua vita di musicista spesso "urtavano" l'una contro l'altra.... non è facile infatti vivere la Fede in un mondo come quello della musica e dello spettacolo, che spesso vanno controcorrente rispetto a certi Valori. Non mancavano, per queste ragioni, certe "contraddizioni" nella sua vita.... ed ecco che allora Lucio sentiva il bisogno di confessarsi spesso.


Marco

venerdì 22 luglio 2022

La coraggiosa storia di Giorgio: quando l'Amore salva la vita!


Mi chiamo Giorgio, sono nato a Castel San Pietro Terme l'8 aprile del 1946. Mia madre bolognese e mio padre abruzzese. Ero un bambino timido e solitario. Ho subito bullismo da bambino perché ero figlio di un meridionale. Vivevo con mia madre, mio nonno e mio zio. Mio padre andò via. Avevo 13 anni.
Decisi di allargare le braccia per difendermi da chi praticava bullismo. Inizio a farmi rispettare.
È il 1974 e mi sposo. Nasce Leandro nel 1974, poi Michele nel 1983. Lavoravo come imbianchino. Ero un gran lavoratore. Nel 1985 sono fondatore del club Bologna calcio.

Nel 2000 entro al bar con un amico e conosco Serena. La frequento. La aiuto. Veniva da una situazione difficile. Le ho dato tutto il mio sostegno sia psicologico che morale. L'ho salvata. La invito a vivere con me. Lei accetta. Era l'ottobre del 2013.

Di notte mi alzo per andare in bagno e provo un gran giramento di testa. Crollo per terra. Avevo la bava alla bocca. Non parlavo. Non camminavo.
Serena allerta immediatamente il 118. A sirene spietate mi portano d'urgenza in ospedale. Un ictus cardioembolico mi aveva messo KO!

Serena lascia il lavoro per starmi vicino giorno e notte in ospedale. Alla notte dorme in poltrona. I medici per farmi mangiare mi mettono il sondino. Per parlare scrivevo. Mi sentivo una nullità! Non valevo più nulla. Feci i 4 mesi più brutti della mia vita in ospedale. I medici dissero che non sarei più migliorato. Mi levarono il sondino. Poi la scelta. I miei figli, ovvero la moglie di mio figlio Leandro e la mia ex moglie mi costrinsero ad andare in una casa di riposo. Io non volevo. Sapevo che stando vicino alla mia compagna sarei migliorato. Feci mesi d'inferno. Non era il mio posto. Volevo andare via. Serena dopo lotte su lotte si fece dare una appartamento protetto.

Finalmente avevo una mia casa. La nostra casa. Se non ci fosse stata lei sarei morto!

Eccomi. Sono qui. Di progressi ne ho fatti tanti e ne farò ancora. Non mollo.
L'amore ci salva. Lei mi ha salvato. Io ho salvato lei. Non mollate mai!
Le situazioni potranno essere difficili, ognuno di noi deve avere il coraggio di rimboccarsi le maniche e realizzare i suoi sogni. Qualunque sia l'ostacolo non mollate mai!
Ho un grande sogno: aprire un associazione per aiutare tutti i disabili di tutta Italia!!!


Giorgio Pallozzi

domenica 3 luglio 2022

Il bicchiere di latte

Un giorno un ragazzo povero, che per pagare i suoi studi vendeva beni di porta in porta, si accorse che gli era rimasta solamente una monetina da dieci centesimi, e aveva fame. Così decise di chiedere da mangiare alla prossima casa che avrebbe visitato. Ma si smontò subito quando vide che ad aprire la porta era una giovane donna.
Invece di un pasto, gli riuscì solo di chiedere un bicchier d’acqua. Lei però lo vide così affamato e assetato che pensò di portargli un bel bicchierone di latte. Il ragazzo lo bevve lentamente e poi gli chiese: “Quanto le devo?
Non mi deve niente – rispose lei – Mamma ci ha insegnato a non accettare mai compensi per una gentilezza”.
Lui le disse: “Allora la ringrazio di cuore”.
Quando Howard Kelly lasciò quella casa, non si sentiva più forte solo fisicamente, ma anche la sua Fede in Dio e nell’uomo si erano rafforzate. Poco prima era stato quasi sul punto di mollare tutto.

Anni dopo quella giovane donna si ammalò gravemente. I dottori locali non sapevano come cavarsela e alla fine la mandarono in una grande città, perché degli specialisti studiassero la sua malattia rara.
Anche il Dott. Howard Kelly fu chiamato per un consulto, e quando sentì il nome della città da cui proveniva, una luce strana riempì i suoi occhi. Immediatamente si levò e corse giù verso la camera d’ospedale della donna. Avvolto nel suo camice da dottore andò a visitarla e subito la riconobbe. Uscì da quella stanza determinato a fare tutto il possibile per salvarle la vita. Da quel giorno riservò grandi attenzioni al caso e, solo dopo una lunga lotta, la battaglia fu vinta.

Il Dott. Kelly chiese all’amministrazione di comunicargli il conto, per la sua approvazione. Dopo averlo visionato, scrisse qualcosa in un angolo e lo fece recapitare nella stanza della donna.
Lei temeva di aprirlo, perché sapeva che ci avrebbe messo una vita per pagarlo tutto. Alla fine aprì la busta e qualcosa richiamò la sua attenzione. Su un bordo della fattura ospedaliera c'era scritto: 
Tutto pagato tanti anni fa con... un bicchiere di latte. Grazie da parte del dottor Howar Kelly

FONTE: Web




Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia

Matteo 5,7

venerdì 17 giugno 2022

L'Inferno e il Paradiso

Un Sant'uomo alla fine dei suoi giorni terreni fu accolto in Paradiso, siccome era stato un uomo giusto, mite ed umile di cuore il Signore Dio decise di esaudire un suo desiderio, l’uomo allora gli chiese: "Signore, mi piacerebbe poter vedere sia l' Inferno che il Paradiso".
Dio condusse il Sant'uomo verso due porte. Aprì una delle due e gli permise di guardare all'interno.
Al centro della stanza, c'era una grandissima tavola rotonda.
Al centro della tavola, si trovava un grandissimo recipiente contenente cibo dal profumo delizioso. Il Sant'uomo sentì l'acquolina in bocca.
Le persone sedute attorno al tavolo erano magre, dall'aspetto livido e malato. Avevano tutti l'aria affamata.
Ognuno era munito di cucchiai dai manici lunghissimi, attaccati alle loro braccia.
Tutti potevano raggiungere il piatto contenente il cibo e raccoglierne un po', ma poiché il manico del cucchiaio era più lungo del loro braccio, non potevano accostare il cibo alla bocca.
Il Sant'uomo tremò alla vista della loro miseria e delle loro sofferenze.
Dio disse: "Hai appena visto l'Inferno!"

Dio e l'uomo si diressero verso la seconda porta. Dio l'aprì.
La scena che l'uomo vide era identica alla precedente. C'era la grande tavola rotonda, il recipiente colmo di cibo delizioso che gli fece ancora venire l'acquolina. Le persone intorno alla tavola avevano anch'esse i cucchiai dai lunghi manici. Questa volta, però, le persone erano ben nutrite e felici e conversavano tra di loro sorridendo.
Ognuno prendeva il cibo dal proprio piatto con il cucchiaio e imboccava il dirimpettaio.
Dio disse: "Questo è il Paradiso!"




lunedì 30 maggio 2022

Bambini autistici imparano ad andare in bicicletta nella scuola di ciclismo “Franco Ballerini” di Bari, ed acquistano maggiore fiducia in sé stessi

La scuola di ciclismo “Franco Ballerini” di Bari, intitolata al campione delle 2 ruote degli anni 80 e 90, vincitore di 2 Parigi-Roubaix, è da oltre 20 anni un punto di riferimento per tanti bambini della città pugliese che vogliono imparare ad andare in bicicletta, tenendosi lontani dai pericoli urbani e con il solo scopo di divertirsi.

L'area scelta per questa scuola è quella che circonda il Municipio della città e quella di San Paolo, una zona resa accessibile a tutti per permettere di praticare questo bellissimo sport senza pericoli, così da diventare ideale anche per ragazzi che hanno delle difficoltà psicofisiche, come i ragazzi autistici. Inizialmente questi ragazzi possono avere delle difficoltà, spiega l'istruttrice Tamara Loiacono, ma poi, col tempo, prendendo maggiore confidenza col mezzo, acquistano sicurezza e fiducia in sé stessi.

I genitori di questi ragazzi sono entusiasti che i loro figli si dedichino a questo sport con tanta passione, dopo aver superato quella fase iniziale di comprensibile timore, dovuta al fatto che i ragazzi autistici, inizialmente, sono piuttosto “rigidi” alle novità, e quindi abbisognano di un po' di tempo per imparare ad andare in bicicletta. Ma quando poi viene “rotto il ghiaccio” e i ragazzi imparano ad andare in bici da soli, in piena autonomia, allora il divertimento diventa assicurato, soprattutto quando possono uscire in gruppo.


Marco

mercoledì 18 maggio 2022

Un sogno che si avvera: nasce a Medjugorje il Pronto Soccorso della Pace

Alle volte i desideri che si hanno nel cuore diventano realtà, soprattutto se alle spalle di un desiderio c'è tanta determinazione, lavoro e, in questo caso, anche tanta Fede.

E' quello che sta accadendo a Medjugorje, cittadina della Bosnia Erzegovina conosciuta in tutto il mondo per le Apparizioni della Regina della Pace che stanno avvenendo dal 1981, quindi da oltre 40 anni.
Paolo Brosio, uno dei più grandi estimatori di Medjugorje, sei anni fa ha avviato un progetto per realizzare un grande Pronto Soccorso in questa cittadina, terra di Fede autentica per tantissimi pellegrini, ribattezzato “Pronto Soccorso della Pace”.
Dopo un iter costituito da un lungo percorso di raccolta fondi, organizzazione e produzione, si è giunti finalmente al termine, e nel giro di qualche settimana prenderanno il via i primi lavori sul posto, partendo con la prima parte del progetto denominata “Mattone del Cuore”.

Tutto questo è stato reso possibile grazie al grande impegno di Paolo Brosio e della sua Associazione Olimpiadi del Cuore Onlus, ma anche grazie al presidente della Regione Toscana Eugenio Giani, che ha dimostrato subito un grande entusiasmo per il progetto di Paolo, cercando di supportarlo in ogni modo.
Non si può tralasciare la collaborazione del Comune di Forte dei Marmi e quello di tante altre istituzioni e poi, naturalmente, alla base di tutto c'è la grande generosità della gente, che con numerosissime donazioni ha permesso a questo grande sogno di divenire presto una concreta realtà.

Questo Pronto Soccorso costituisce un vero e proprio “segno” di Pace in questo particolare periodo storico in cui i “venti di guerra” soffiano più forti che mai, soprattutto a causa dell'orribile conflitto tra Russia e Ucraina.

La soddisfazione di Paolo Brosio per questa bellissima opera ormai prossima ad essere avviata è evidente, un opera rivolta a tutti, senza nessuna distinzione di ceto sociale, credo politico, religione o altro. Un opera che sorgerà, e non a caso, in una zona costituita dagli altopiani dell'Erzegovina caratterizzata dalla presenza di molti piccoli villaggi, frazioni e comuni, a circa 40 Km da Mostair (dove è presente l'unico, vero, ospedale della zona), in cui non esiste alcun sistema sanitario di pronto soccorso d’urgenza, ma solo ambulatori medici.

Anche Papa Francesco è informato di questa bellissima opera, ed esso stesso, nel 2015, ha voluto benedire personalmente il simbolo di questo pronto soccorso che dovrà diventare un messaggio di pace per tutte le etnie e le religioni.

Chiunque volesse sostenere questo progetto, molto impegnativo da un punto di vista economico, col proprio obolo, lo può fare attraverso il sito internet dell'associazione Olimpiadi del Cuore Onlus fondata da Paolo Brosio, alle coordinate indicate.

Pensiamo sempre che l'oceano è formato da tante piccole gocce e, ciascuno di noi, può rappresentare quella goccia di Solidarietà e Amore che può permettere a questo progetto di realizzarsi e andare avanti.
Chiunque non fosse nelle condizioni di poter fare delle donazioni, può comunque contribuire a questa opera facendola conoscere e supportandola con la propria preziosissima preghiera.
Grazie di vero cuore a chi lo farà.


Marco

venerdì 4 febbraio 2022

Le isole di Tonga colpite fortemente dall'eruzione del vulcano sottomarino Hunga-Tonga Hunga-Ha'apai. Aiutiamo questa popolazione in grande difficoltà!

L'eruzione del vulcano sottomarino Hunga-Tonga Hunga-Ha'apai del 15 gennaio, secondo i dati della Nasa, 500 volte più potente della bomba atomica sganciata su Hiroshima, ha creato dei danni enormi, in particolar modo nell'arcipelago delle isole di Tonga, costituito da 169 isole (anche se solo 36 sono abitate), per un totale di 100 mila persone. Le isole più periferiche dell'arcipelago sono state quelle maggiormente colpite ma, secondo la Federazione internazionale della Croce Rossa e Mezzaluna Rossa (Ifrc), almeno 80 mila persone potrebbero essere in gravi difficoltà, quindi la netta maggioranza della popolazione totale.

Le isole più colpite dalla furia di questa eruzione vulcanica sono quelle di Tongatapu, di Mango (completamente distrutta) e di Fonoifua. Danni ingenti anche per l'isola di Nomuka.
La situazione è critica soprattutto perché manca l'acqua potabile, contaminata dalla cenere vulcanica, piena tra l'altro di metalli pesanti come il rame, il cadmio e l'arsenico. Inoltre strade e ponti sono stati gravemente danneggiati e molti rifugi delle zono costiere sono stati travolti dagli tsunami.

Gli aiuti umanitari faticano ad arrivare a causa della cenere che rende difficilmente praticabile l'aeroporto Fuaamotu e, nonostante che siano passati diversi giorni, la cenere continua a ricoprire case, strade, spiagge e infrastrutture.

La Caritas Tonga, in collaborazione con Caritas Aotearoa/Nuova Zelanda e le autorità locali hanno stoccato rifornimenti nei magazzini di Tongatapu, da distribuire alla popolazione in grandi difficoltà. Anche la Caritas italiana si sta adoperando per aiutare queste popolazioni, in una situazione di così grave emergenza.

Pure l'Unicef si sta mobilitando con grande impegno in questi giorni di gravi difficoltà, con la preparazione di molti pallet di materiali d'emergenza. “Mentre i danni all’agricoltura sono inferiori rispetto a quanto si temeva, sono state sollevate preoccupazioni per l’approvvigionamento idrico, la qualità dell’aria e la disponibilità di carburante – informa Unicef -. Si teme anche l’insorgere di malattie legate all’acqua, dato che le ondate di marea hanno causato l’inondazione di 2-3 isolati nell’entroterra” (citazione: Agensir). Sono stati inviati anche molti kit ricreativi per le attività psicosociali a favore dei bambini, che il Ministero degli Affari Interni distribuirà in collaborazione con i volontari della Chiesa locale.
Secondo Save the Children, sono 28 mila i bambini colpiti da questo disastro, e ancora e sempre, è l'assenza dell'acqua potabile a costituire il problema maggiore.

Ora per le popolazioni delle isole di Tonga c'è anche tanta paura per il diffondersi del Covid-19. Finora, infatti, questo arcipelago di isole era stato un territorio Covid-free, ma con gli arrivi, assolutamente necessari, degli aiuti umanitari è arrivato anche il Coronavirus. Un altra brutta "tegola" da dover affrontare.

La situazione che si è abbattuta sull'arcipelago delle isole di Tonga è drammatica, ma chiunque di noi, con un po' di buona volontà, può fare qualcosa di veramente bello per aiutare queste popolazioni. E lo si può fare donando il proprio contributo attraverso la Caritas italiana che ha aperto una raccolta fondi a questo scopo (cliccare qui).
Anche la divulgazione di questo post o altri articoli simili può essere utile alla causa e poi, naturalmente, cosa importantissima, invito tutti a sostenere queste popolazioni con la propria preghiera.

Non manchiamo mai di fare del Bene laddove c'è bisogno.... e il bello è che chiunque, ma veramente chiunque, nessuno escluso, lo può fare.
Grazie di cuore!


Marco

lunedì 24 gennaio 2022

Suor Maria Irene, per oltre quarant'anni a fianco di suor Lucia, la veggente di Fatima

Lei si chiama suor Maria Irene ed ha vissuto per oltre quarant'anni a fianco di suor Lucia, una dei tre veggenti delle Apparizioni di Fatima, l'unica dei tre sopravvissuta alla "spagnola" del 1918 e poi "nata al Cielo" il 13 febbraio 2005 all'età di 98 anni.
Vivere per tanto tempo a fianco della veggente è stata un esperienza straordinaria per suor Maria Irene, religiosa carmelitana, ed è spesso motivo di tante domande per i numerosi pellegrini che, di anno in anno, varcano la soglia del convento di Coimbra, in Portogallo, che è stata la casa dove suor Lucia è vissuta per 57 anni. Cinquantasette lunghi anni vissuti da suor Lucia nel silenzio e nella preghiera, ma anche nella Gioia di una Vocazione a cui lei ha risposto senza riserve e in assoluta pienezza. Suor Lucia ci «scherzava sopra» a proposito della sua lunga vita, ricorda col sorriso sulle labbra suor Maria Irene, rimarcando quindi il carattere ilare e gioioso della veggente. Del resto la Madonna stessa le aveva detto a Fatima: «Giacinta e Francesco li porto in Cielo fra poco, ma tu resterai qui ancora per qualche tempo. Gesù vuole servirsi di te per farmi conoscere ed amare». Parole che si sono immancabilmente avverate, anche se forse nemmeno lei avrebbe pensato che quel “qualche tempo”, in realtà sarebbe stato un tempo così lungo, lungo almeno per i nostri "parametri" terreni.

«Suor Lucia era sempre allegra e ben disposta», racconta suor Maria Irene, «e quando ci lamentavamo perché eravamo un po' stanche per il continuo via vai di pellegrini che desideravano incontrarla, lei ci incoraggiava: “Voi passate ora quello che ha passato la mia famiglia subito dopo le Apparizioni, quando eravamo sottoposti alle domande dei curiosi e anche veri e propri interrogatori delle autorità”» (cit. rivista "Maria con Te" N. 1 13 maggio 2018).
Effettivamente la vita dei 3 pastorelli di Fatima all'inizio non fu affatto facile anche a causa di questo clima di grande sospetto nei loro confronti, da parte delle autorità civili.

Oggi nel Carmelo di Coimbra, dove vige la clausura, vivono 18 consorelle, tuttavia le monache, a turno, possono accogliere i tanti pellegrini che arrivano, nella chiesa conventuale. I pellegrini che arrivano sono molti, ma dopo la morte di suor Lucia sono aumentati ancor di più, come la stessa suor Lucia aveva predetto alle consorelle.
A poca distanza dalla chiesa, per venire incontro ai tanti pellegrini desiderosi di amare Gesù e la Madonna, ma anche di conoscere qualche cosa di più della veggente di Fatima, hanno allestito un piccolo museo-memoriale dove sono conservati gli oggetti personali di suor Lucia, sue fotografie e parte della sua vastissima corrispondenza. Suor Maria Irene, infatti, ricorda che tantissima gente scriveva a suor Lucia, da ogni parte del mondo, e lei, con grande attenzione e cura, rispondeva personalmente con una macchina da scrivere. Era un apostolato per corrispondenza molto prezioso questo, e suor Lucia archiviava con grande cura tutto: missive e santini, conservando persino i francobolli. Quando suor Lucia è morta sono state raccolte qualcosa come 60 valige piene di corrispondenza!
Tutte queste lettere sono state vagliate poi, con grande attenzione, quando Papa Benedetto XVI ha aperto la causa di Beatificazione di suor Lucia, un lavoro certamente enorme, ma necessario. Attualmente, suor Lucia, è "Serva di Dio".

Suor Lucia è stata una vera e propria "Mistica" e molte persone pensano erroneamente che i suoi rapporti con il Divino si siano esauriti con gli avvenimenti di Fatima. Ma non era così..... lei ha continuato anche dopo ad avere esperienze mistiche. La stessa suor Maria Irene ricorda queste cose. Infatti, alle volte, suor Lucia arrivava in ritardo agli appuntamenti comunitari del monastero, ma questo avveniva proprio perché si tratteneva in "dialogo" con la Madonna. E questo dialogo non poteva certamente interrompersi.


Marco

Fonte fotografia: Rivista "Maria con Te" N. 1 del 13 maggio 2018