Dopo aver rilevato il locale, ha tolto di mezzo le slot machine, ha affittato una stanza vicina e l’ha trasformata in una libreria aperta al pubblico; ed ora ora gli abitanti del paese del Mugello vanno a leggere da lui bevendo un caffè. “Guadagno meno ma ho la coscienza pulita. Ho visto troppa gente rovinarsi”.
La prima cosa che ha fatto quando un anno fa ha rilevato dallo zio il bar-gelateria Gentilini di Palazzuolo sul Senio, in provincia di Firenze, è stato staccare la spina dell’ultima slot machine e disdire il contratto con il fornitore. E al suo posto ha messo un po’ di libri. Come spiega oggi Repubblica, la decisione di Lorenzo è maturata dopo aver visto i suoi concittadini — molti padri di famiglia — passare interi pomeriggi a giocare e perdere lo stipendio. E investire grosse somme di denaro nell’illusione, vana, di una vincita facile. “Non volevo essere complice di tutto questo. Non volevo rovinare la vita a nessuno. La ludopatia è una malattia seria, che fa male non solo a chi gioca, ma anche alle loro famiglie”, spiega.
Pazienza se qualche affezionato cliente, assiduo frequentatore delle slot, ha scelto di non entrare più: “Ho visto troppa gente rovinarsi. C’è chi ha perso 500 euro in poche ore — racconta Lorenzo Naldoni, 31 anni, una compagna e una figlia in arrivo a ottobre,— o anche chi, una volta finiti i soldi, si faceva tenere il posto da un amico per non perdere il turno e nel frattempo andava a prelevare altre banconote al bancomat per continuare a giocare”. “Certo — aggiunge lui — ho rinunciato a una fetta significativa di introiti derivanti dalla presenza delle slot machine che avrebbe potuto farmi comodo, soprattutto per un’attività agli inizi come la mia. Ma non mi importa perché la sera vado a dormire con la coscienza pulita”.
Una scelta che tanti altri negozianti hanno fatto in questi anni prima di lui. Ma il giovane barista è andato oltre. E dopo aver eliminato le slot machine, lo scorso dicembre, a pochi mesi dall’apertura, ha deciso di affittare una stanza vicina e comunicante al bar e di trasformarla in una piccola libreria aperta al pubblico. “Abbiamo installato un po’ di scaffali, tavoli e sedie per poter leggere in tranquillità magari bevendo un caffè. I primi libri li ho portati da casa. Altri poi ce li hanno regalati via via persone del posto”, racconta soddisfatto Lorenzo. In questi primi mesi l’esperimento del bar-libreria sembra essere piaciuto ai residenti e alla clientela: in tanti (lockdown permettendo) hanno cominciato a frequentarlo non solo per fare colazione o per pranzare al volo ma soprattutto per leggere.
di Biagio Chiariello
26 agosto
FONTE: Fanpage