«Ho avuto un incidente d'auto spaventoso e, se sono ancora vivo, lo devo al mio angelo custode», dice l'attore ora a "Ballando con le Stelle"
ROMA – Massimiliano Morra fatica a tenere l'occhio sinistro aperto, ha il corpo ricoperto di lividi e ferite, sente dolore ogni volta che compie il più piccolo movimento e la testa gli fa ancora molto male. «Ho avuto davvero tanta paura, non mi vergogno ad ammetterlo, e penso, anzi, sono sicuro che è grazie a un miracolo se adesso posso raccontarle ciò che mi è accaduto in quel maledetto incidente», mi dice il popolare attore che ora vediamo sia a Ballando con le Stelle su Raiuno, dove danza in coppia con Sara di Vaira, sia nella fiction Furore – Capitolo secondo di Canale 5.
Incontro Massimiliano Morra all'indomani del drammatico incidente di cui è stato protagonista la notte tra sabato 17 e domenica 18 marzo sul Grande Raccordo Anulare di Roma, all'altezza di Tor di Quinto, la stessa notte in cui, poche ore prima, aveva trionfato a Ballando con le Stelle. «Erano circa le tre e io stavo tornando alla mia casa a Zagarolo, a sud di Roma», racconta Morra. «Dopo aver preso parte alla seconda puntata di Ballando con le Stelle, ero andato a mangiare al ristorante con Sara di Vaira, la mia maestra, e con gli altri protagonisti della trasmissione. Era stata una serata divertente, allegra. Però, alle tre ero stanco. Tra l'altro, per tornare a Zagarolo, dagli studi di Ballando con le Stelle, che sono nella zona nord di Roma, mi aspettava un bel viaggio, di almeno tre quarti d'ora. Così ho salutato Sara e gli altri e sono salito sulla mia Cinquecento».
«Le posso chiedere se aveva brindato a cena con i suoi colleghi?».
«Io sono astemio. Ero lucido quando mi sono messo alla guida».
«Ci può raccontare allora che cosa è capitato?», chiedo.
«Avevo imboccato il raccordo da poco e stavo sulla corsia di sorpasso, ma senza correre: non superavo i centodieci chilometri orari. La strada era praticamente deserta, c'erano solo poche macchine. Ma poi... tutto è accaduto in un attimo: all'improvviso, un'auto che era nella corsia centrale, alla mia destra, ha invaso la mia corsia, senza neanche mettere la freccia. In pratica, mi ha tagliato la strada di colpo. Io andavo più veloce di questa macchina e, quando me la sono ritrovata davanti, ho frenato bruscamente per cercare in tutti i modi di non travolgerla. Così facendo, però, ho perso il controllo della mia Cinquecento. Mi sono ritrovato in testacoda. Ho cercato di riprendere il controllo, ma non ci sono riuscito e la macchina è schizzata contro la barriera della carreggiata esterna, attraversando le tre corsie. L'impatto è stato violentissimo, al punto che la macchina si è cappottata e ha fatto una decina di "capriole". Così, almeno, mi hanno detto perchè io, dico la verità, non rammento nulla di quegli attimi. Ricordo distintamente il testacoda e la barriera che si avvicina... Ma l'impatto mi ha fatto perdere i sensi, perciò quello che è avvenuto subito dopo non lo rammento».
«Quando ha ripreso i sensi?».
«Ho riaperto gli occhi quando la polizia era già sul posto. Alcuni agenti stavano cercando di tirarmi fuori dalla macchina, che era un groviglio di lamiere. Io cercavo di slacciarmi la cintura, ma non ci riuscivo, anche perchè i miei movimenti erano rallentati dai due airbag che, per fortuna, si erano attivati al momento dell'impatto, proteggendomi. Ho ricordi confusi di quei momenti, non so bene come hanno fatto a tirarmi fuori dall'auto. Ricordo che ero sotto shock, questo sì. Non capivo bene che cosa stava succedendo, le persone mi parlavano, ma io non riuscivo a rispondere in modo coerente. Mi hanno invitato a salire sull'autoambulanza e, durante il tragitto per raggiungere l'ospedale, ho cominciato a realizzare che cosa mi stava capitando. Ho chiesto a uno dei paramedici di prendere il mio telefonino in tasca e di chiamare mia madre per avvisarla. Poi ho perso i sensi di nuovo. Quando mi sono riavuto, ero sulla barella, all'ingresso del pronto soccorso dell'ospedale Sandro Pertini, con i paramedici che continuavano a urlare: "Codice rosso!"».
«Il codice rosso indica che il paziente è in pericolo di vita. Che cosa pensava in quegli attimi?».
«Continuavo a chiedermi: "Ma sono ancora vivo?". Non so perché, ma avevo la sensazione di vedere tutto dall'alto...».
«Come se osservasse la scenza dal Cielo, intende?».
«Qualcosa del genere, ma non so spiegarlo. Non voglio esagerare, ma ho avuto la sensazione che qualcuno mi abbia protetto dall'alto. E credo di sapere chi è stato: l'arcangelo Gabriele».
«L'arcangelo Gabriele? L'angelo che ha annunciato alla Madonna che avrebbe concepito il figlio di Dio?».
«Sì, proprio lui. Mi rendo conto che può apparire pazzesco, ma io sono molto credente, e sono devoto a Dio e ai Santi. E deve sapere che il mio vero nome non è Massimiliano, ma Gabriele: l'ho cambiato quando ho iniziato a fare l'attore, seguendo il consiglio dei produttori».
«Perché i produttori le hanno fatto cambiare nome? Volevano evitare che venisse confuso con Gabriel Garko, che fa parte della loro scuderia?».
«Non so, mi dissero che Gabriele Morra non suonava bene e mi consigliarono di usare il mio secondo nome, Massimiliano. Accettai, ma il mio vero nome, quallo usato dai miei genitori, resta Gabriele».
«Come mai i suoi genitori l'hanno chiamata Gabriele?».
«Era il nome del nonno paterno. E' grazie a lui se a casa mia siamo sempre stati particolarmente devoti all'arcangelo Gabriele. Tra l'altro, le posso dire una coincidenza incredibile? Da qualche anno, la Chiesa ha deciso che san Gabriele si festeggia il 29 settembre. In passato, però, san Gabriele era a marzo e, in particolare, mio nonno lo ha sempre festeggiato il 18 marzo, proprio il giorno in cui ho avuto l'incidente. E anch'io l'ho sempre festeggiato a marzo. Ecco perchè, essendo l'incidente avvenuto proprio all'alba del 18 marzo, mi sono convinto che è stato l'arcangelo Gabriele a salvarmi la vita. Ognuno è libero di non crederci, ma io sento di essere vivo per miracolo. Lei ha visto in che condizioni era la mia auto?».
«Ho visto la foto che pubblichiamo anche su Dipiù», dico.
«Bene, così si può verificare che l'auto era un ammasso di lamiere: per uscirne vivo ci voleva l'intervento di qualcuno Lassù, ne sono certo».
«Questa sensazione di essere protetto dall'arcangelo Gabriele le ha dato più tranquillità in quelle ore?».
«Sì, anche se, a un certo punto, ho avuto davvero tanta paura. E' capitato quando il medico mi ha detto che avevo riportato un trauma cranico e anche dei versamenti ematici nel cervello. A quelle parole, ho pensato di avere una emorragia cerebrale in corso. Ho davvero creduto di morire o, quantomeno, di riportare conseguenze gravi. Per fortuna, però, la situazione era meno grave di quanto temessi. In quelle ore, comunque, mi ha dato serenità anche la presenza della mia maestra di danza, Sara Di Vaira. E' stata la prima a scrivermi dopo l'incidente e si è tenuta in contatto costante con me. Mi ha fatto piacere sentirla vicino».
Di Mattia Pagnini
FONTE: Di Più N. 13
2 aprile 2018
Bella e intensissima testimonianza di Massimiliano Morra, dopo il terribile incidente che ha avuto nel mese di marzo a bordo della sua auto. Bella perchè, grazie a Dio, l'incidente che sembrava potesse avere conseguenze di ben altra portata, si è concluso bene, senza danni troppo rilevanti per la sua salute... intensissima perchè Massimiliano ritiene di essere stato salvato dall'arcangelo Gabriele di cui è sempre stato molto devoto e di cui porta anche il nome. La sua è quindi una testimonianza di grande, profonda Fede, di quelle che veramente non lasciano indifferenti, a prescindere da chi è credente o meno.
Personalmente credo in quanto afferma Massimiliano, perchè penso fermamente che "Lassù" noi abbiamo tanti "protettori" ed "intercessori" potenti presso il buon Dio, dalla Vergine SS., agli Angeli, ai Santi e ai nostri cari che non ci sono più. Ed è veramente bello che ci siano persone che rendano testimonianza di tutto questo.
Con l'augurio più sincero che Massimiliano si riprenda totalmente da questo incidente, certamente questo evento rimarrà per sempre scolpito nella sua memoria e, sono convinto, servirà a rendere ancora più forte e più sentita la sua Fede. E davvero, tanti, tanti cari Auguri per tutto!
Marco
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