venerdì 20 agosto 2021

Lascia 150mila euro in eredità alla casa anziani

Che fosse un signore l’aveva ampiamente dimostrato, che non difettasse di generosità anche, ma che avesse un cuore tanto grande da lasciare alla Casa anziani un vero e proprio tesoro nessuno se lo sarebbe immaginato. Aurelio Aliverti, scomparso lo scorso 12 dicembre all’età di 95 anni è l’emblema di una vita piena, affrontata con quell’innata eleganza che lo distingueva come personaggio unico.

Una vita condivisa sino al 2007 con l’amata moglie Emilia. Venuta a mancare l’altra metà del suo cielo, trascorse qualche anno in autonomia a casa, poi la scelta di varcare il cancello della casa di riposo di via Michelangelo. Negli ultimi due anni e mezzo, infatti, Aurelio è stato circondato dall’affetto di quella che considerava la sua seconda famiglia: personale e ospiti della Rsa. Una seconda famiglia premiata da una sorpresa eccezionale, scoperta al momento dell’apertura del testamento di Aurelio: circa 150.000 euro, la quota di eredità lasciata alla Casa anziani.

Un lascito da far luccicare gli occhi, preziosissimo in un momento tanto difficile come quello caratterizzato dalla pandemia: contagi, sei decessi Covid correlati, l’improvvisa scomparsa di Stefano Landoni, dipendente in servizio negli uffici amministrativi. Ecco perché, oggi, il clamoroso dono di Aurelio assume valenza persino più preziosa della cifra economica destinata alla residenza sanitaria per anziani. «Nel testamento Aurelio ha voluto ricordare la Casa anziani - conferma la direttrice Luciana Corti - Sappiamo che l’aveva preparato prima che mi nominasse suo amministratore di sostegno. Ci diceva sempre che in casa di riposo si trovava benissimo, perché qui aveva incontrato persone che gli volevano bene e nuovi amici. Potevamo pensare che si sarebbe ricordato della Casa anziani, nel suo testamento, ma non fino al punto di lasciare alla Rsa una somma così importante: poco meno di 150.000 euro». D’altronde, lui, era fatto così. E a incorniciare affabilità e cuore immenso di Aurelio c’è un episodio, un ricordo misto a tenerezza e gratitudine che affiora nella parole della direttrice. «Quando già aveva scelto di nominarmi amministratore di sostegno - racconta Luciana Corti - voleva regalarmi un bellissimo servizio di porcellana inglese. Gli spiegai che non ero nelle condizioni di poter accettare, appunto essendo il suo amministratore di sostegno. Gli dissi che avrebbe potuto regalarlo a tutti, ma non a me. Aurelio ci rimase male...».


di Nicola Gini

30 gennaio 2021

FONTE: Prima Como

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