martedì 20 aprile 2021

Manda tutti i suoi risparmi all’amico: «Costruisce un ospedale in Africa»

Il ragazzo è arrivato in Italia sei anni fa e lavora come lavapiatti. È stato accolto da una famiglia che ha scoperto per caso il suo gesto: «L’ha fatto di nascosto, siamo fieri di lui»

È stato per caso. Sandra era alle prese con operazioni bancarie legate al suo conto corrente e ha scoperto che su quello di Tignate — il ragazzo ghanese che ospita a casa sua da cinque anni e che considera ormai suo figlio — non c’era più nemmeno un centesimo. Ma come? si è stupita e preoccupata allo stesso tempo. Non si sarà cacciato in qualche guaio... Tignate Kwajo, 27 anni, è assunto con un regolare contratto come lavapiatti in un ristorante della sua città, vicino Rimini. Non ha uno stipendio stellare, certo, ma ha abbastanza per vivere dignitosamente e mettere da parte qualcosa per il suo futuro. Da quando è arrivato a casa di Sandra ha sempre lavorato e si è sempre distinto come lavoratore serio e affidabile. E ora cosa stava succedendo? Non senza imbarazzo Sandra è stata costretta a chiedere chiarimenti. Che fine hanno fatto i tuoi soldi? gli ha domandato non sapendo più che cosa pensare. Gli occhi le sono diventati lucidi per l’emozione quando ha sentito la sua risposta. «Li ho mandati al mio amico medico, ne aveva bisogno perché sta costruendo una clinica a Techiman», ha detto lui vergognandosi per aver taciuto fino ad allora su quella donazione.

La notizia della laurea

Ottomila euro, tutti i suoi risparmi, sono bastati a costruire un edificio modesto che diventerà un piccolo ospedale, soprattutto per bambini, a Techiman, appunto, la comunità da cui Tignate è partito quando ha deciso di venire a cercare fortuna in Europa. Sootey Tirbantey, il suo miglior amico, lo aveva salutato con un abbraccio. Lo ha stretto forte a sé prima di vederlo andar via, nel 2013. «Vai, amico mio, buona fortuna». Lui sarebbe rimasto lì a provare la via dello studio per aiutare la sua gente. Tignate ha saputo via WhatsApp che ce l’ha fatta: si è laureato in medicina. E per dargli una mano ha deciso di mandargli i suoi risparmi, appunto. La clinica di Sootey sarà operativa da giugno, intanto lui manda fotografie per mostrare al suo finanziatore l’avanzamento dei lavori.

L’infanzia insieme

Sono amici da una vita, Tignate e Sootey. Giocavano assieme da bambini, sono cresciuti a un passo l’uno dall’altro e quel ragazzo che da piccolo sognava di fare il medico, che tante volte aveva dato una mano a lui, adesso è l’unica persona cara che gli sia rimasta laggiù. Tignate non ha mai conosciuto sua madre, morta quando lui è nato e la scuola per lui è finita in seconda elementare. Suo padre, morto quando lui aveva 14 anni, non poteva permettersi di più. Quel ragazzino rimasto solo ha provato a costruire il suo futuro in quelle terre polverose, ma ha capito presto che doveva cercare altrove le sue opportunità. Così nel 2013, a 21 anni, ha deciso di andare via dal Ghana per raggiungere la Libia e, da lì, quella lunga striscia di terra promessa di cui aveva tanto sentito parlare, l’Italia. Un viaggio lunghissimo al limite della vita: passando per il Burkina Fasu, il Niger, il deserto e finalmente la Libia. Dieci mesi ad aspettare l’imbarco assieme a migliaia di altri disperati come lui finché un giorno non l’hanno messo su una bagnarola che ha passato il Mediterraneo ed è arrivata a Lampedusa.

Una nuova casa

All’inizio lo hanno accolto i ragazzi della comunità Papa Giovanni XXIII, poi la famiglia di Sandra. Lei (che di cognome fa Talacci e ha 52 anni) e suo marito Alfredo Magnanelli, 50 anni, hanno tre figli (23, 18 e 13 anni) e la loro casa è sempre stata un posto accogliente: prima di Tignate per 23 anni è rimasta con loro fino all’ultimo dei suoi giorni una ragazza dalla salute gravemente compromessa. E adesso è dal 1 maggio del 2015 che ospitano il ragazzo ghanese. «Sono fiera di te» gli ha detto Sandra dopo aver scoperto della sua donazione all’amico. La clinica è quasi pronta, Sootey infilato in un camice bianco sorride da una fotografia inviata via WhatsApp. Tignate, adesso sì, può pensare a se stesso.


di Giusi Fasano

17 aprile 2019

FONTE: Corriere della Sera

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