Capitano pluridecorato, aveva 100 anni, si è ammalato di recente di Covid. L’omaggio di Boris Johnson e anche della Regina Elisabetta. «Un vero eroe inglese»
LONDRA – Ci sono gli eroi delle leggende e dei fumetti e ci sono gli eroi della vita quotidiana, gente che al posto dei muscoli ha il coraggio e della forza fisica la determinazione, che non si ferma davanti alle difficoltà e il cui vero merito, al di là delle azioni, è di ispirare gli altri a essere la versione migliore di sé stessi. Sir Tom Moore, che si è spento oggi all’età di cento anni, è stato un eroe. Lo è stato per il Regno Unito nell’era del Covid così come per centinaia di migliaia di persone in tutto il mondo, che rapiti dalla sua intraprendenza lo hanno aiutato a raccogliere quasi 33 milioni di sterline per il sistema sanitario britannico.
«Un’anima piccola come me non potrà fare una grande differenza», disse nel corso della sua prima intervista televisiva lo scorso aprile. Sbagliava. Le immagini di un anziano signore in giacca e cravatta che con un deambulatore si impegnava ogni giorno per raggiungere l’obiettivo di cento giri del giardino di casa per il suo centesimo compleanno hanno dato speranza a un paese in preda al virus, hanno rappresentato un raggio di luce tra i tragici bollettini del Covid, hanno ricordato a tutti che nonostante le restrizioni e la solitudine la vita poteva, e doveva, andare avanti.
L’ironia della sorte ha voluto che fosse proprio il virus a portarselo via, lui che durante la seconda guerra mondiale con l’esercito era arrivato sino in India, «troppo giovane per avere paura». Per via di una polmonite diagnosticata alcune settimane fa, Sir Tom non aveva ricevuto il vaccino. La settimana scorsa è sopraggiunto il tampone positivo, domenica il ricovero. Ieri sera si è capito che la fine era vicina con la notizia che nonostante il lockdown i famigliari si erano riuniti al suo capezzale all’ospedale di Bedford.
LONDRA – Ci sono gli eroi delle leggende e dei fumetti e ci sono gli eroi della vita quotidiana, gente che al posto dei muscoli ha il coraggio e della forza fisica la determinazione, che non si ferma davanti alle difficoltà e il cui vero merito, al di là delle azioni, è di ispirare gli altri a essere la versione migliore di sé stessi. Sir Tom Moore, che si è spento oggi all’età di cento anni, è stato un eroe. Lo è stato per il Regno Unito nell’era del Covid così come per centinaia di migliaia di persone in tutto il mondo, che rapiti dalla sua intraprendenza lo hanno aiutato a raccogliere quasi 33 milioni di sterline per il sistema sanitario britannico.
«Un’anima piccola come me non potrà fare una grande differenza», disse nel corso della sua prima intervista televisiva lo scorso aprile. Sbagliava. Le immagini di un anziano signore in giacca e cravatta che con un deambulatore si impegnava ogni giorno per raggiungere l’obiettivo di cento giri del giardino di casa per il suo centesimo compleanno hanno dato speranza a un paese in preda al virus, hanno rappresentato un raggio di luce tra i tragici bollettini del Covid, hanno ricordato a tutti che nonostante le restrizioni e la solitudine la vita poteva, e doveva, andare avanti.
L’ironia della sorte ha voluto che fosse proprio il virus a portarselo via, lui che durante la seconda guerra mondiale con l’esercito era arrivato sino in India, «troppo giovane per avere paura». Per via di una polmonite diagnosticata alcune settimane fa, Sir Tom non aveva ricevuto il vaccino. La settimana scorsa è sopraggiunto il tampone positivo, domenica il ricovero. Ieri sera si è capito che la fine era vicina con la notizia che nonostante il lockdown i famigliari si erano riuniti al suo capezzale all’ospedale di Bedford.
La regina Elisabetta, che a luglio aveva interrotto l’isolamento per insignire Moore del titolo di Sir di persona con una cerimonia nel giardino del castello di Windsor, ha mandato alla famiglia le condoglianze sue e di tutti i Windsor, sottolineando che «incontrarlo è stato un vero piacere». Il primo ministro Boris Johnson lo ha definito «un eroe nel vero senso della parola». «Nei giorni bui della seconda guerra mondiale ha combattuto per la libertà, di fronte alla crisi più buia dal dopoguerra ha unito la popolazione e ci ha tirato su di morale. Ha rappresentato – ha detto – il trionfo dello spirito umano».
Le figlie Hannah e Lucy hanno fatto sapere di aver condiviso con il padre, anche durante le sue ultime ore, «riso e lacrime» parlando dei ricordi della loro infanzia e della madre. «L’ultimo anno della sua vita – hanno sottolineato – è stato straordinario, lo ha fatto sentire più giovane e gli ha permesso di provare esperienze che mai avrebbe immaginato». Un’anima non piccola. Un gigante.
di Paola De Carolis
2 febbraio 2021
FONTE: Corriere della Sera
Le figlie Hannah e Lucy hanno fatto sapere di aver condiviso con il padre, anche durante le sue ultime ore, «riso e lacrime» parlando dei ricordi della loro infanzia e della madre. «L’ultimo anno della sua vita – hanno sottolineato – è stato straordinario, lo ha fatto sentire più giovane e gli ha permesso di provare esperienze che mai avrebbe immaginato». Un’anima non piccola. Un gigante.
di Paola De Carolis
2 febbraio 2021
FONTE: Corriere della Sera
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